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CON TUTTO IL RISPETTO

12/10/2004

Notiziario del Campo Antimperialista ... 11 ottobre 2004


Notiziario del Campo Antimperialista ... 11 ottobre 2004
itacampo@antiimperialista.org

Il 25 settembre in una ventina di paesi si sono svolte manifestazioni e presidi in sostegno alla Resistenza irachena, cosi come proposto da numerose forze convenute al Mumbay Resitance 2004, il Campo tra queste. Non si e´ trattato, tranne in alcuni casi, di mobilitazioni di massa. Ma non ci facevamo illusioni. Sapevamo del clima di repressione, della caccia alle streghe dei media per cui chi sostiene la Resistenza sarebbe un "terrorista". Sapevamo infine che le forze piu´ rappresentative del Forum Social Mondiale erano ostili alla giornata internazionale d´azione. Per questo, sentiti i compagni in giro per il mondo, tutti hanno espresso la loro soddisfazione. Anche in Italia il bilancio e´ positivo. Nonostante tutto ci sono state tre manifestazioni, due concerti, in alcune citta´ volantinaggi di massa. In tutto alcune migliaia di persone hanno raccolto coraggiosamente l´appello per il sostegno alla Resistenza. Non e´ poco vista l´aria che tira e il riflusso di tutti i movimenti contro la guerra.


Questo Notiziario contiene:

1. MAMMA LI TURCHI!
Contro l´ingresso della Turchia nell´Unione Europea
(DEDICATO AI COMPAGNI ER AVNI E KILIC ZEYNEP INGIUSTAMENTE DETENUTI IN ITALIA DAL 1. APRILE)
2. CON TUTTO IL RISPETTO
Sulla vicenda delle due Simona
3. AL MAHDI, L´ARMATA DEI PEZZENTI
4. DESAPARECIDO: APPELLO PER LA LIBERTA´ IMMEDIATA PER KUBAYSI! (desaparecido a Bagdad)
5. VENEZUELA FEBBRAIO 2005: CAMPO ANTIMPERIALISTA BOLIVARIANO (invito a far parte della delegazione italiana)


1. MAMMA LI TURCHI!
Contro l´ingresso della Turchia nell´Unione Europea
(DEDICATO AI COMPAGNI ER AVNI E KILIC ZEYNEP INGIUSTAMENTE DETENUTI IN ITALIA DAL 1. APRILE)

"Storicamente gli Stati Uniti sono stati i sostenitori più entusiasti dell´adesione della Turchia all´Unione Europea. Spero la penseranno allo stesso modo se e quando la Turchia diventerà  membro dell´Unione, perchà© il suo ingresso farà  dell´Europa un protagonista incomparabilmente più significativo nella regione, in Medio Oriente, nel Caucaso e in Asia Centrale. La Turchia ਠinfatti un grande paese con una grande forza militare e con una visione regionale del mondo. Non solo. Contribuirà  anche ad evitare il conflitto di civilizzazione tra Europa, America e mondo islamico. Per questo ਠparadossale che in Francia, un paese che da sempre ha cercato un ruolo mondiale per l´Europa, ci sia chi si oppone all´ingresso della Turchia". [Chris Pattern. IL SOLE-24 ORE del 10-10-04]

Questa dichiarazione del responsabile (inglese) delle Relazioni esterne nella Commissione Prodi la dice lunga sul significato strategico della decisione della medesima di avviare i definitivi negoziati per l´ ingresso della Turchia nell´Unione Europea. Certo il percoso e´ irto di ostacoli e non ਠdetto che l´ingresso vada in porto (il 17 dicembre si riuniranno a Bruxelles i capi di stato e di governo europei e vedremo se approveranno l´ingresso), ma e´ un fatto che la decisione della Commissione rafforza le mire imperialistiche europee verso il Caucaso, l´Asia Centrale e il Medio oriente (ragione sufficiente per opporvisi). Questo ingresso ਠstato poi fortemente voluto dagli U.S.A. poichà© attraverso la Turchia viene contestualmente potenziata la tutela americana sull´Europa medesima (raddoppiamento delle ragioni per contrastare l´adesione turca alla U.E.).
Commettono dunque un errore coloro i quali leggono la prossima adesione della Turchia come una vittoria di quelle forze imperialistiche europee che vorrebbero strappare l´Unione dall´influenza americana nella prospettiva di una competizione strategica a tutto campo. Queste forze sono in realtà  state battute. Ne sono una prova non solo l´opposizione francese, ma il buon viso a cattivo gioco che ha dovuto assumere la Germania. E a proprosito della Germania non deve essere sottovalutata la sua battaglia per avere un seggio permanente nel Consiglio di Sicurezza dell´O.N.U. a scapito del seggio europeo. Questa decisione tedesca indica che la Germania ha preso atto che l´Unione Europea non potrà  essere molto di più che un mero spazio economico a sovranità  limitata, ovvero sotto la tutela poltica e strategica nordamericana, di qui l´importanza del seggio di New York, che darebbe all´asse franco-tedesco un potere di veto globale che questa Unione Europea non avrà .

L´ingresso turco sancisce quindi la vittoria (il futuro ci dirà  fino a che punto momentanea) dell´asse anglo-americano che mentre considera "retoriche molte ambizioni internazionali europee" (Pattern nella stessa intervista), spinge affinchà© l´Europa condivida in posizione subordinata la partnership imperialistica con gli U.S.A.

Quest´ingresso turco ਠspacciato dagli americanisti di destra e sinistra come un´apertura verso l´Islam e i popoli arabi in generale. Nulla di più falso. Attraverso la Turchia l´Europa ਠora ben più saldamente incatenata alle sorti e agli interessi di Israele (il quale ਠlegato alla Turchia da un Patto strategico tutto puntato contro contro le aspirazioni antimperialiste sia islamiche che arabe). Basta vedere come i paesi del Medio Oriente hanno reagito al futuro ingresso: encomio (neanche troppo entusiasta) da parte di paesi filoamericani come l´Egitto, e opposizione secca da parte di paesi come l´Iran o la Siria che leggono l´adesione turca come una minaccia diretta ai loro interessi. Ciಠper non parlare di cosa pensino la Resistenze palestinese e irachena, che considerano la Turchia una padina dell´asse americano-sionista.
Non ਠun caso che le forze d´opposizione al regime oligarchico turco, non solo la sinistra rivoluzionaria ma pure gli islamisti antimperialisti, si oppongano radicalmente all´adesione che, dal loro punto di vista, ਠuna cocente sconfitta poich੠ਠil regime oligarchico-militare che si consolida e rinsalda la sua presa sulla società  (restano nelle carceri migliaia di oppositori politici).
Esce duramente sconfitto da questa vicenda anche il movimento di liberazione curdo, che sull´Europa aveva affidato ogni sua speranza. L´adesione ਠstata formalizzata e le tappe decise, senza che nell´intesa gli europei abbiano sollevato nà© il diritto del Kurdistan all´autodeterminazione (per non parlare delle altre nazionalità ), nà© quello dell´allineamento della Turchia agli "standard democratici europei".

Il primo Ministro Erdogan puಠquindi a giusto titolo cantare vittoria e sperare che d´ora in avanti un consistente flusso d´investimenti travolga la Turchia, nella speranza che ciಠaiuti questo paese semi-coloniale a uscendo dal suo congenito sottosviluppo. Che questo accada, tuttavia, ਠtutto da vedere e un collasso all´argentina potrebbe intervenire prima che l´ingresso nella U.E. sia definitivamente sancito.


2. CON TUTTO IL RISPETTO
Sulla vicenda delle due Simona

Tutto ਠbene quel che finisce bene, non per questo ce la danno a bere.
Non ci danno a bere ne´ la versione sul sequestro (da tutti i soggetti coinvolti nella faccenda attribuito senza dubbi alla Resistenza irachena), ne´ possiamo bere il vino accompagnato dai tarallucci, la favoletta a lieto fine degli "italiani brava gente", la patetica storia di un paese in guerra e dilaniato al suo interno che cristianamente e con spirito bipartisan si riunisce in nome del "sacro valore della vita umana".
Per quanto riguarda il sequestro, non occorre essere affetti dalla dietrologia per capire che troppe cose non quadrano. Guarda caso la liberazione ਠavvenuta per l´intercessione di una serie di paesi, in primis il Kuwait e la Giordania, che sono in prima linea nel sostegno all´occupazione angloamericana i quali, se non hanno alcun addentellato con la Resistenza che combattono, ce l´hanno di sicuro coi loro infiltrati iracheni. Di converso nessuna organizzazione della Resistenza, nessun esponente indipendente, nessun settore religioso o patriottico ha avuto alcun ruolo reale nell´esito finale della vicenda delle due Simona. Come deve esserci spiegato lo straordinario impegno profuso dal governo italiano a tutti i suoi livelli, anche i piu´ torbidi. (Per tutto questo, subito dopo questo strano rapimento, noi dichiaravamo, tra lo stupore dei piu´, che in effetti "il governo italiano poteva fare molto" affinche´ le due Simona venissero rilasciate).
Sta di fatto che il governo Berlusconi ha tratto da questo sequestro un indiscutibile vantaggio, ci ha fatto una bella figura …—come se tutto fosse gia´ stato scritto in un copione, lieto fine compreso. E´ un fatto che la spettacolarizzazione di questa vicenda ha fornito l´alibi a quello che appare come un riposizionamento italiano nel vespaio mediorientale, piu´ consono alle tradizioni doppiociochiste "filoarabe", quindi non piu´ schiacciato sulle posizioni Neocon. Nessuno pensera´ che sia un caso se Fini (sponda politica di settori occulti dell´apparato statale italiano) abbia affermato "a caldo" che subito dopo le elezioni "non ci sarà  alcun motivo per restare in Iraq". Chi ha orecchie per intendere intenda. O che il Papa e le massime autorità  abbiano ricevuto in pompa magna le due Simona, quasi a voler indicare al mondo, con quest´abbraccio delle due pacifiste, che l´Italia ਠsulla via di una rideclinazione della sua politica estera.
Tutto questo chiama in causa non solo le opposizioni uliviste (nessuno dimentica l´8 settembre e l´inciucio di Palazzo Ghigi) ma lo stesso Un Ponte Per... E con esso, tranne significative eccezioni, il movimento pacifista. Il comunicato di Un Ponte Per... , quello diffuso l´8 ottobre, pare ispirarsi alla massima cerchiobottista: stai coi frati e zappa l´orto. Ci dispiace dirlo, ma il Comunicato e´ un monumento (arraffazzonato) all´ambiguita´. Piu´ che ispirato ad un coerente pacifismo esso e´ attraversato dal politicismo peloso e salomonico delle diplomazie. In sofferenza per certe dichiarazioni sulla Resistenza pronunciate dalle due Simona (che vanno a loro onore e che hanno scatenato il volgare linciaggio da parte di certa stampa reazionaria) , il Comunicato raddrizza il tiro. Non solo esso giunge in soccorso del governo ringraziandolo per il suo operato, nega il riscatto avvalorando la versione ufficiale sul sequestro (ellitticamente: "Chi ha operato il sequestro non era criminale comune ma un gruppo politico religioso armato iracheno. Terroristi? Resistenti? Non sappiamo.") ma riguardo all´accusa di sostenere la Resistenza esso suona, anzi rimbomba: "sosteniamo la resistenza pacifica e nonviolenta all´occupazione, ma riconosciamo anche l`esistenza e la legittimità  di una resistenza armata". Che tradotto vuol dire sostenere i fantasmi. Afferma che i crimini di guerra non sono solo i bombardamenti alleati ma pure le azioni partigiane che ucidono i civili: che "ostaggi" non sono solo i carcerati di Abu Grahib ma pure "i giovani che non possono arruolarsi nella polizia". Che tradotto significherebbe: i Vietcong non avrebbero dovuto colpire gli ascari sudvietnamiti, ma solo i marines (!). Per poi dare una botta al cerchio e uno alla botte facendo appello, oltre che al ritiro delle truppe d´occupazione, al negoziato diplomatico, anche al "concorso di tutti i paesi per portare la pace" e quindi "agli investimenti occidentali" (come se no fossero questi investimenti a gettare i paesi piu´ poveri nella miseria e ad incatenarli al sottosviluppo, e come se il "concorso" fosse neutrale, come se il popolo iracheno fosse minorato e non sia in grado di esercitare a pieno la sua sovranita´, che e´ proprio cio´ per cui combatte).
Noi abbiamo sempre rispettato l´attivita´ di Un Ponte Per..., che ha condotto battaglie coraggiose, come quella in difesa della Jugoslavia, anche in controtendenza rispetto a certi pacifisti di Sua Maesta´. Ma il blasone per meriti passati non costituisce assoluzione rispetto a questo esito emaciato. Non si gridi allo scandalo, dunque, se esprimiamo il nostro disappunto. Quando furono rapiti i quattro italiani venimmo accusati di opportunismo da certi trogloditi perche´ ci "prestavamo a salvare la vita di tre mercenari", mentre il Gotha del pacifismo si tiro´ indietro davanti alla proposta autorevole e partigiana che chiedeva di inviare in Iraq una delegazione antigovernativa alla quale i guerriglieri avrebbero consegnato i prigionieri. Erano i giorni del "partito della fermezza" del "nessuna trattativa coi terroristi", che l´inziativa della Resistenza e nostra tendeva a scardinare per mettere il governo Berlusconi con le spalle al muro. Deve far riflettere tutti non solo il diverso atteggiamento del governo rispetto ad aprile (trattativa ad ogni costo), ma quello dei pacifisti di maniera, che allora rifiutarono di giocare tempestivamente la carta del rilascio contro il governo pur di non sembrare conniventi con la Resistenza, mentre in questo caso non hanno esitato ad essere conniventi con un governo di guerra che mantiene truppe d´occupazione. I due casi sono diversi, ma entrambi segnalano la totale mancanza di autonomia rispetto al sistema bipolare, sudditanza simbolicamente segnalata dalla pittoresca composizione della delegazione che ricevette le due Simona a Ciampino. Una scena raccapricciante.


3. AL MAHDI, L´ARMATA DEI PEZZENTI

Vedremo melle prossime settimane se l´ordine di smobilitazione lanciato da Moqtata al-Sadr sara´ seguito dal grosso dei combattenti sciiti. Per ora le cronache parlano di miliziani in processione che consegnano, agli stessi uffici di polizia di Sadr City su cui fino a ieri facevano fuoco, AK-47, RPG, granate e addirittura missili antiaerei Sam-7. Piu´ che una consegna si tratta di un baratto: 50 dollari a pezzo. Cosi chi vende 20 granate incassa la cospicua cifretta di mille dollari. Altri molto di piu´. Soldi che evidentemene andranno nelle casse di Moqtada, a finanziare la eventuale partecipazione alle elezioni-farsa. Ammesso che si facciano. Che il termine dei cinque giorni per la consegna verra´ certamente prorogato da Allawi indica tuttavia che la resa non fila liscio. Ci auguriamo che non fili liscio. Quella di Moqatada ਠin effetti una resa tragica, che il baratto in denaro rende se possibile grottesca. Tragica perche´ indebolisce la Resistenza e rafforza i piani del duo Allawi-Negroponte. Il quale punta ad isolare la spina dorsale della Resistenza, rappresentata dalle citta´ come Fallujia, Samarra, Ramadi, ovvero dalle forze nazionaliste di ispirazione socialista e antimperialista.
Quando i nostri amici e compagni iracheni esprimevano scetticismo davanti all´ingresso sulla scena dell´Armata del Mahdi e ci mettevano in guardia sul fatto che il clero sciita, per tradizione, e´ portato all´oscillazione e al tradimento, noi non volevamo credergli, e vorremmo non crederli anche adesso. Ci mettevano in guardia dal non fidarsi troppo degli ayatollah i quali, alla fine, avrebbero ubbidito a Tehran, da sempre ostile all´Iraq e pronto ad usare i suoi sostenitori per raggiungere un compromesso con gli americani alle spalle del popolo iracheno. Il disarmo del Mahdi sembra dare ragione ai nostri amici, i quali ci sembravano prigionieri di un pregiudizio nazionalista-sunnita. In verita´ essi non avevano dubbi sul fatto che la popolazione di fede sciita avrebbe raggiunto la Resistenza, ma l´avrebbe fatto non grazie agli Ayatollah, ma loro malgrado. Davanti alla tragedia-farsa della resa vogliamo sperare che essi abbiano ragione, poiche´ la decisione di Moqtada, inutile nasconderselo, rappresenta una vitale boccata d´ossigeno per Allawi e gli occupanti, e rafforza il tentativo di normalizzazione del paese e potrebbe fornire un paravento alla trappola delle elezioni.
Le elezioni sono in effetti la prova del nove per gli occupanti. Un boicottaggio di massa farebbe saltare tutti i loro piani. Mentre se si realizzasse uno scenario all´afgana, con file di persone davanti ai seggi, la Resistenza subirebbe un colpo fatale, seppure non mortale. Tutto indica che le prossime settimane saranno decisive. Vedremo se la Resistenza e´ stata seriamente azzoppata dalla mossa di Moqatada, o se non sara´ Moqtada ad uscire con le ossa rotte a causa della sua resa e dei suoi mercanteggiamenti. Delle due l´una e noi preferiamo la seconda.


4. DESAPARECIDO: APPELLO PER LA LIBERTA´ IMMEDIATA PER KUBAYSI! (arrestato a Bagdad dagli americani e ora scomparso)

Ad un mese dalla cattura le autorità  americane si rifiutano di fornire notizie riguardanti Jabbar, che e´ oramai un clamoroso caso di Desaparecido!

A p p e l l o I n t e r n a z i o n a l e
L´indirizzo a cui inviare le firme di adesione e´ il seguente: liberokubaysi@tiscali.it

ABDUL JABBAR AL-KUBAYSI, presidente della Alleanza Patriottica Irachena e noto esponente della Resistenza popolare,
e´ stato arrestato la notte del 3 settembre in un quartiere di Bagdad controllato dalla guerriglia.
La casa dove risiedeva ਠstata accerchiata e assaltata dalle truppe americane, le quali hanno fatto uso di elicotteri, carri armati e un centinaio soldati armati fino ai denti.

ABDUL JABBAR, subito dopo l´aggressione anglo-americana, decise di porre fine a trenta anni di esilio per tornare in Iraq proprio allo scopo di lottare per cacciare gli occupanti. Da piu´ di un anno, in condizioni difficilissime, ha profuso ogni sua energia per realizzare l´unione di tutte le forze popolari che combattono per l´indipendenza e la sovranita´ del suo paese.

L´impegno appassionato per la liberta´ dell´Iraq, l´amore per il suo popolo martoriato dalla guerra, l´ inflessibile determinazione a cacciare gli invasori imperialisti, gli sono valsi la feroce ostilita´ sia degli americani che dei loro satrapi locali (primo fra tutti il presunto presidente Allawi), i quali per questo e da tempo gli davano una caccia spietata.

Esprimiamo la piu´ vibrata protesta contro il sequestro di ABDUL JABBAR, come quello di ogni altro partigiano iracheno. Esso e´ un vero atto di pirateria internazionale, perpetrato da un potere dispotico (nessuno dimentica Abu Ghraib) e giuridicamente illegale, per il quale la democrazia e´ valida solo entro il perimetro in cui sono asserragliati coloro che accettano servilmente un´occupazione sanguinosa quanto illegittima.

Esprimendo piena solidarieta´ alla famiglia e ai compagni di ABDUL JABBAR, ne chiediamo l´immediato rilascio, ripromettendoci, ove questa liberazione non fosse immediata e incondizionata, di inviare a Bagdad la piu´ autorevole delegazione internazionale.

LIBERTA´ PER ABDUL JABBAR AL-KUBAYSI!
VIA TUTTE LE TRUPPE D´OCCUPAZIONE DALL´IRAQ!
AUTODETERMINAZIONE E LIBERTA´ PER IL POPOLO IRACHENO!


5. VENEZUELA FEBBRAIO 2005: CAMPO ANTIMPERIALISTA BOLIVARIANO

Sono iniziate agiungerci le prime richieste per far parte della delegazione italiana. Compagne e compagni ci chiedono costi e dettagli sul viaggio. Li forniremo entro la prima settimana di novembre. Nel frattempo chiediamo a chiunque fosse interessato a segnalarci la propria disponbilita´ poiche´ i ragguagli dipendono anche da quanti saremo.

La rotonda vittoria referendaria delle forze popolari che sostengono il Presidente Chavez ਠun evento di straordinaria importanza. Il Venezuela non finira´ ne´ come il Cile di Allende, ne´ come il Nicaragua sandinista: il Movimento rivoluzionario non e´ stato sorpreso dal golpe militare ne´ e´ stato battuto sul terreno delle elezioni. Questo esprime la forza della rivoluzione democratica venezuelana, che coniuga l´uso della forza armata con il consenso poopolare, il potere dal basso e la democrazia. La nuova batosta subita del blocco sociale che si raggruppa dietro all´oligarchia capitalista venezuelana non deve tuttavia dare adito ad illusioni. La controrivoluzione tentera´ senz´altro di riprendere il potere, anche se per adesso deve leccarsi le ferite. Per questo i comitati popolari restano in guardia, pronti non soltanto a difendere le conquiste sociali ottenute ma a strapparne di nuove. Ma per sventare nuove minacce reazionarie la solidarieta´ internazionalista al Venezuela bolivariano diventa un fattore cruciale.
E´ in questa prospettiva che alcune organizzazioni rivoluzionarie venezuelane (Movimiento por el Poder Popular, Frente Nacional Campesino Ezequiel Zamora, Movimiento Nacional Unià³n de Fuerzas Independientes, Coordinadora Cultural Simà³n Bolà­var, Asociacià³n Nacional de Medios de Comunicacià³n Libre y Alternativo) e colombiane (Asociacià³n Campesina de Arauca), congiuntamente al Campo Antimperialista, hanno deciso di promuovere un INCONTRO INTERNAZIONALE, ovvero un Campo Internazionale Bolivariano e Antimperialista.
Esso si svolgera´ dal 6 al 12 febbraio 2005 a Guasdualito, nella provincia di Apure (vicino alla frontiera con la Colombia). Il Comitato promotore e´ gia´ al lavoro per definire il programma dell´incontro e risolvere gli aspetti logistici. Dal 13 al 19 febbraio i compagni venezuelani aiuteranno le diverse delegazioni internazionali a svolgere un fitto giro di incontri, sia con le multiformi organizzazioni popolari di base del paese che con i rappresentanti del potere bolivariano.
Per informazioni e adesioni scriveteci a: itacampo@antiimperialista.org (nel titolo del messaggio specificare: Venezuela).