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LO ZOCCOLO DURO

23/03/2004

Comunicato del Campo Antimperialista sulla manifestazione del 20 marzo


LO ZOCCOLO DURO

Comunicato del Campo Antimperialista sulla manifestazione del 20 marzo


La manifestazione svoltasi a Roma sabato 20 marzo, nell`anniversario dell`aggressione anglo-americana all`Iraq ਠstata imponente, certamente la più grande del mondo. Essa ha suscitato furiose polemiche. I mezzi di comunicazione di massa, non solo quelli in mano a Berlusconi, hanno puntato l`indice su due "fatti scandalosi". Il più eclatante ਠstato l`abbandono del corteo, dopo durissime contestazioni, da parte del segretario dei DS Piero Fassino. Il secondo: la presenza nell`immenso corteo di diversi striscioni e slogan di solidarietà  con la resistenza irachena e tra questi quello del contingente antimperialista promosso dai Comitati Iraq Libero: "CON LA RESISTENZA IN IRAQ, PER L`INTIFADA IN PALESTINA".
In effetti, a dispetto delle semplificazioni giornalistiche, questi due "fatti scandalosi", hanno rappresentato i due momenti topici dell`intera manifestazione.

1. La manifestazione era stata preceduta da aspre polemiche. Esse iniziarono subito dopo che a metà  febbraio il Comitato promotore "fermiamo la guerra" diffuse l`appello di convocazione. Quest`appello, malgrado i suoi limiti, considerava legittima "la resistenza dei fratelli e delle sorelle iracheni". Questo riferimento, per quanto moderato nei toni, registrava la diffusa solidarietà  con la resistenza irachena e sanciva la sconfitta dei settori pseudo-pacifisti ed equidistanti del "movimento", quelli legati al centro-sinistra e al PRC. I dirigenti politici ulivisti hanno sottovalutato questa radicalizzazione di posizione, considerandola un accidente, un colpo di mano, un` artificiale forzatura "gruppettara". Essa era invece espressione di un effettivo e maturo sentimento politico di massa. Il 20 marzo il centro-sinistra e i DS in particolare hanno fatto le spese di questo colossale errore politico.

2. Chi ha attentamente osservato e vissuto l`imponente manifestazione si ਠreso fisicamente conto che il movimento italiano contro la guerra, nel giro di dodici mesi, dopo un doloroso periodo di catalessi, non ha solo rialzato la testa, ma l`ha fatto con cognizione di causa, con una più alta maturità  politica. Va ricordato che dopo i fatti di Nassirya abbiamo dovuto subire una accanita campagna di intossicazione mediatica, tendente ad ottenere un triplice obiettivo. Intruppare patriotticamente i cittadini dietro ai soldati italiani (glorificati come "forze di pacificazione"), criminalizzare la Resistenza irachena bollandola come "terrorismo", isolare gli antimperialisti al resto del movimento contro la guerra. Su questi tre obiettivi si era formato un vero e proprio fronte unito di salvezza nazionale, dalla sinistra istituzionale fino ai post-fascisti di AN. Il miserabile fallimento della manifestazione istituzionale bypartisan contro il terrorismo del 18 marzo e di converso lo straordinario successo di quella del 20 marzo, hanno sancito il fiasco di questo fronte patriottico e imperialista, e del centro-sinistra in particolare. Un ruolo decisivo nel dare slancio alla manifestazione l`hanno avuto anche i fatti spagnoli segnati, prima ancora che dal massacro dei treni, dalla spettacolare caduta del governo Aznar, visto come l`alter ego di quello italiano, e come quest`ultimo altrettanto servile verso la politica guerrafondaia nordamericana e sionista.

3. I media di sistema denunciano allarmatissimi il nesso stringente tra l`impedimento al contingente dei DS di intrufolarsi nel corteo all`altezza di Via Amendola, la successiva contestazione a Fassino, la diffusa simpatia per la Resistenza irachena che ha segnato ampi settori dell`imponente manifestazione, l`assenza quasi totale di ogni riferimento all`ingannevole slogan della lotta "contro la guerra e il terrorismo". La cosa ਠpiù grave di quanto essi pensino. Il moto di indignazione contro un partito che ha bombardato la Jugoslavia quando era al governo, quando ha sostenuto Berlusconi nella guerra all`Afganistan pur essendo all`opposizione, e adesso che sostiene il mantenimento delle truppe d`occupazione in Iraq, non ਠriferibile solo a coloro che affermano chiaramente che la Resistenza irachena oltre che legittima ha il diritto di cacciare tutti gli occupanti. Al contrario: l`indignazione ਠstata ben più ampia, generale, capillare, fatta propria anche da chi si limita a chiedere la pace e il ritiro dei soldati italiani e non si spinge come noi a sostenere la guerra di liberazione antimperialista. Il tentativo di satanizzare i Disobbedienti, di farne il capro espiatorio, va decisamente respinto al mittente, dato che esso potrebbe essere solo l`antipasto di una più vasta campagna di criminalizzazione dell`antagonismo sociale di cui gli antimperialisti sarebbero senz`altro la prima vittima …‹gravissime e inquietanti le dichiarazioni rilasciate dal portavoce del centro-sinistra Francesco Rutelli alle agenzie di stampa lunedଠ22 marzo: "Vanno proibite tutte le manifestazioni che inneggino alla resistenza irachena". Respingiamo questi appelli sbirreschi oltrechà© stolti (e deploriamo alcuni pelosi distinguo in seno al movimento contro la guerra) che sono presagio di un`offensiva per dividerlo, indebolirlo e alla fine cacciarlo dalla scena politica e sociale --mentre non ci riguardano le zuffe interne al centro-sinistra.

4. Non c`ਠdubbio infatti che il tentativo di dividere e spegnere il movimento contro la guerra si farà  nelle prossime settimane e nei prossimi mesi più tenace e pericoloso. L`attacco sarà  su più piani. Quello repressivo ਠgià  in atto da tempo, quello politico, per mezzo di una massiccia campagna di criminalizzazione si intensificherà . Il regime bipolare polo-ulivo, col suo gioco delle parti, non puಠtollerare che vi sia un soggetto politico di massa autonomo che sfugge al suo controllo e che mina alla fondamenta la sua presa sulla società . I partiti politicanti di sinistra-centro-destra non vogliono intrusi, possono tollerare solo movimenti ammansiti che accettino le loro regole del gioco, le loro compatibilità . Sarebbe un grave errore pensare che la normalizzazione giochi solo su questi due piani, della repressione e della criminalizzazione mediatica. Ce n`ਠun terzo, non meno pernicioso. Assieme al bastone il fronte sistemico userà  la carota, tentando di dividere il movimento contro la guerra, arruolando come truppe ausiliarie interi suoi pezzi. Tra i diversi marchingegni il più collaudato ਠquello corruttivo: offrire dei seggi in Parlamento ad alcuni dei portabandiera del movimento medesimo. Le elezioni europee sono alle porte e le indiscrezioni si inseguono. I partiti più a sinistra de l`Ulivo sono deputati a questo ruolo di reclutatori e pontieri. Se questo accadesse sarebbe un fatto fatale, letale per l`autonomia del movimento contro la guerra: Lor Signori riuscirebbero ad addomesticarlo e ad usarlo come mero serbatoio di voti. Ciಠsarebbe un grande risultato per chi cerca la piena normalizzazione sociale.

5. La manifestazione del 20 marzo ha inferto un colpo durissimo al governo Berlusconi, ha smascherato i finti pacifisti di Sua Maestà , ha risvegliato all`impegno e alla protesta lo zoccolo duro di tanti cittadini che sono anticapitalisti e antimperialisti non solo nel cuore ma pure nella mente. Le tradizioni più solide sono dure a morire. Ha anche sancito una radicalizzazione del movimento contro la guerra determinando un effettivo rimescolamento al suo interno. Chi fa parte di questo movimento ਠoggi chiamato a gesti di coraggiosa coerenza, deve compiere una scelta di campo. Gli sforzi legittimi affinchà© la gente del 20 marzo non venga isolata, non possono giustificare il politicantismo e il tatticismo opportunistici. L`unità  senza l`autonomia ਠun guscio vuoto. L`autonomia dell`antagonismo sociale viene prima dell`unità , poichà© senza autonomia ogni movimento finisce per essere privato di senso e risucchiato nel tritacarne del sistema imperialistico. Sappiamo che i movimenti di massa hanno i loro cicli, che non possono sempre occupare il centro della scena. Tra un`ondata e l`altra occorrono dei ponti, dei canali di continuità . Per questo occorre che tutti gli anticapitalisti e gli antimperialisti uniscano i loro sforzi, trovino forme adeguate di unità  d`azione e di coordinamento e che sbarrino la strada, come accaduto il 20 marzo, al tentativo sistemico di domare l`antagonismo sociale. Il 20 marzo mostra che c`ਠuno spazio enorme, uno zoccolo duro, prevalentemente giovanile, che dice no non solo alle guerre, ma esprime una solidarietà  ai popoli che lottano contro l`imperialismo d`ogni colore. E` un no radicale al sistema, all`ordine di cose esistenti. Le strade sono due soltanto: dare forza a questa radicalità , con l`autonomia e l`unità  oppure accettare l`eutanasia, preferire il tatticismo politico che finirebbe per aiutare il processo di normalizzazione sociale. Quattro sono i NO che il 20 marzo ha scolpito nella coscienza: alla guerra, all`imperialismo, al governo Berlusconi e al centro-sinistra.

Ci sono momenti per per l`attacco e altri per la difesa. Un nuovo momentaneo riflusso ਠnell`ordine delle cose, ma questo non puಠgiustificare alcuna accettazione dell`ordine di cose esistente. Nuove divisioni potrebbero sopraggiungere, occorre evitare quelle sbagliate e accettare quelle inevitabili.

22 marzo 2004