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Referendum in Francia e Olanda. Risoluzione dell´assemblea internazionale del Campo Antimperialista

10/06/2005


Referendum in Francia e Olanda
Un voto contro una costituzione antidemocratica ed ultraliberista
Un pronunciamento contro le oligarchie

Firenze 5 giugno 2005
Risoluzione dell´assemblea internazionale del Campo Antimperialista

L´assemblea internazionale del Campo Antimperialista, tenutasi a Firenze il 5 giugno 2005, ha dedicato una parte dei lavori all´analisi del significato e delle conseguenze dei referendum sulla costituzione europea che si sono svolti recentemente in Francia ed Olanda.

La forte affermazione del no, in particolare in un paese chiave come la Francia, segna prevedibilmente l´inizio di un vero e proprio terremoto su scala continentale.
Gli effetti politici in Francia – dimissioni del governo Raffarin, spaccatura del Partito Socialista con l´espulsione di Fabius dalla direzione –, la decisione del governo inglese di "congelare" il referendum, la reazione confusa sul da farsi dei vertici della UE, attestano lo choc dell´intera classe dirigente europea.
Il frettoloso tentativo di archiviare il voto francese come un "incidente" ਠstato immediatamente ridicolizzato dal pronunciamento degli olandesi e dalla crescita registrata dal no in tutti i sondaggi realizzati nell´ultima settimana in altri paesi dell´Unione.

Questa spettacolare crisi del tentativo di costruzione dell´Europa politica, come necessario sviluppo dell´unificazione monetaria, mostra in maniera esemplare quanto fosse debole quel processo e quanto fossero assenti i presupposti (al di là  della volontà  soggettiva di una classe dirigente largamente subalterna agli USA) per la nascita di un polo imperialista davvero in grado di competere su tutti i piani con gli Stati Uniti.

Dall´analisi del voto emerge una forte connotazione popolare e di classe. Nei quartieri popolari delle città  francesi il no ਠattorno all´80%, mentre gli studi disponibili dicono che gli operai hanno votato no al 79%, gli impiegati al 67%, gli agricoltori al 70%; al contrario il sଠha trionfato tra i professionisti e i dirigenti con il 65%.
Questi dati ci dicono che il referendum ਠstato anche un pronunciamento, sia pure ritardato, contro il trattato di Maastricht che ha disegnato l´Europa attuale, l´Europa dei banchieri di cui la stessa costituzione non ਠaltro che la logica conseguenza.

La bocciatura di una costituzione antidemocratica ed ultraliberista, che ਠanche un evidente pronunciamento contro le oligarchie dominanti, ਠstata resa possibile dall´attivazione dal basso (attraverso migliaia di comitati) della sinistra reale, che ha saputo respingere il ricatto – a differenza di quanto accadde alle elezioni presidenziali del 2002 che portarono al plebiscito per Chirac – del fronte del "politically correct" che anche in questa occasione ha agitato, ma inutilmente, lo spauracchio dell´ "alleanza rosso-bruna".
Il risultato ਠstato che, grazie a questa mobilitazione e al non aver avuto paura di "sporcarsi le mani", il no ha segnato un successo netto ed inequivocabile per le forze popolari e di sinistra.

I due referendum della scorsa settimana sono la conferma clamorosa del crescente distacco tra la società  reale ed il mondo della politica, sempre più elitario, sempre più asservito alle oligarchie finanziarie, sempre meno rappresentativo delle esigenze e del sentimento popolare.
Il controllo pressochà© assoluto dei mezzi di informazione (al 95% schierati per il sà¬) questa volta non ਠservito a niente, ad ulteriore dimostrazione della profondità  del distacco che si ਠcreato.
Naturalmente, questa frattura puಠsvilupparsi in diverse direzioni, ma prevalente ਠla spinta popolare ed anticapitalista, una spinta che potrà  consolidarsi e rafforzarsi a partire dal no all´Europa del grande capitale.
Questo ਠstato infatti in primo luogo un no contro il dominio dei principali gruppi capitalistici europei ed un no al loro asservimento agli interessi strategici degli Stati Uniti. E´ stato dunque un no all´Euroamerica ed al processo di americanizzazione del continente.

A chi teme un regresso in una dimensione nazionalista, rispondiamo che questa Europa serve soltanto alla grande borghesia che ormai non si esprime più nella sua dimensione nazionale ma solo in quella europea.
Opposto ਠil discorso per le classi popolari, che hanno realizzato le loro conquiste storiche nell´ambito nazionale, mentre da quello sovranazionale hanno avuto soltanto sacrifici e sterilizzazione delle lotte.

A chi pensa che in fondo una pessima Europa possa essere sempre meglio di nessuna Europa, specie per bilanciare lo strapotere americano, rispondiamo che questa Europa ਠnon soltanto pessima ma ਠanche asservita agli USA.

L´assemblea internazionale del Campo Antimperialista saluta dunque come estremamente positivo il risultato dei due referendum e, mentre ritiene che debbano essere respinte ulteriori ratifiche nazionali attraverso il voto di parlamenti palesemente non rappresentativi, considera fondamentale la richiesta di referendum in tutti i paesi dove non si siano ancora svolti, indipendentemente dal fatto che vi sia stata o meno una ratifica parlamentare.

La parola d´ordine deve essere: "Fare come in Francia".
Contro l´Europa liberista
Contro l´Europa oligarchica
Contro l´Euroamerica

Firenze, 5 giugno 2005