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""TERRORISTI"" IN SCIOPERO DELLA FAME. ECCO PERCHE`

29/08/2005

La questione dei visti negati ad alti esponenti iracheni che si oppongono all`occupazione ha conquistato le prime pagine di tutti i giornali. Un piccolo successo, se si pensa che fino a qualche giorno fa si parlava invece di presunti e degli sfracelli a cui noi andavamo incontro.
Merito anzitutto del Comitato Iraq Libero, che presiede, a nome di un ampio schieramento mondiale (http://www.iraqiresistance.info/endorsers.php) all`organizzazione della Conferenza internazionale prevista a Chianciano per i giorni 1 e 2 ottobre. Comitato Iraq Libero che e` riuscito a raccogliere, nel giro di pochi giorni, tantissime qualificate adesioni alla lettera di protesta indirizzata al Ministro degli esteri italiano (vedi sotto).
Che non solo gli ambienti antimperialisti ma il mondo della cultura, dell`informazione, del diritto, della scienza, della chiesa, siano scesi in campo affinche` la Conferenza possa svolgersi, ha certamente contribuito a rompere il muro di silenzio. Ci sono infatti volute tre settimane (eccezion fatta per il manifesto) affinche` la stampa parlasse dell`arrogante ingerenza dei 44 congressisti americani (vedi sotto). Cosa chiedono, a nome di Bush, i 44 (tutti esponenti della destra Neocon)?. Due cose. Obbiettivo massimo: far fuori una volta per tutte il Campo (che per Lorsignori sarebbe capostipite di tutti i disfattisti antiamericani). Obbiettivo minimo: impedire la Conferenza internazionale del 1-2 ottobre.
Per quanto concerne l`illegalizzazione del Campo, dicono i 44 ai satrapi italiani, vi diamo un po` di tempo (intanto, per dare una mano e una spinta al governo italiano la Casa Bianca porebbe infilare il Campo nella famigerata Lista nera), ma la Conferenza e` alle porte e dovete darci un segnale immediato.
Il segnale e` arrivato presto. Poco prima di ferragosto il Ministero degli Esteri interviene di persona affinche` la nostra ambasciata a Bagdad faccia marcia indietro bloccando immediatamente la consegna dei visti agli invitati iracheni. E` stata la prova inconfutabile di almeno tre cosette: 1) che la politica estera italiana non si fa a Roma ma a Washington, 2) che il non solo infetta le istituzioni italiche ma ha un peso dominante nella compagine governativa, 3) che Fini e` ormai il principale referente politico di questo partito.
Ieri, 28 agosto, a causa della pressione mediatica, il Ministro degli esteri e` sceso personalmente in campo, affermando che i visti non saranno concessi perche` gli esponenti iracheni invitati . E perche` rappresenterebbero una minaccia? Udite, udite: non perche` sarebbero dei terroristi, quanto perche` sono contrari all`occupazione imperialista dell`Iraq e verrebbero in Italia a raccogliere --fondi alla guerriglia? macche`: .
Siamo davanti ad un fatto enorme: Fini rifiuta il diritto di parola a capi politici iracheni che nello stesso Iraq sotto tallone USA possono manifestare la loro opposizione alla guerra d`aggressione e all`occupazione che ne e` seguita. Ergo: c`e` piu` liberta` d`espressione in un paese sotto occupazione straniera che in Italia.
La tracciata da Fini ਠdunque di un`inaudita gravita`. La sua decisione viola palesemente sia la Costituzione italiana che cio` che resta del Diritto internazionale, che non solo sancisce il diritto a resistere da parte di un popolo aggredito, ma la liberta` di pensare e di dire che la Resistenza e` legittima e giusta.
C`e` poi un altro punto. Che intende Fini per ? Egli agisce come un patetico proconsole di Bush, per cui la sicurezza italiana corrisponderebbe, come per transitiva proprieta`, a quella degli Stati Uniti. Ma non e` cosi. Gia` la maggior parte dei cittadini pensa che la politica imperiale di Bush metta a repentaglio oltre alla pace gli interessi del popolo italiano, e quindi la loro sicurezza. Alzando un muro contro l`Iraq ribelle, Fini ostenta al mondo intero un`Italia guerrafondaia, antiaraba, antimusulmana e schiacciata sulle posizioni di Bush-Stranamore.
Noi rovesciamo l`accusa: se qui c`e` una minaccia alla nostra sicurezza questa e` rappresentata proprio dalla politica estera del a Roma.
Andreotti afferma (meeting di CL) che questo e` , ovvero: un atto politico (a maggior ragione se istituzionale) ove non respinto dal corpo sociale, finisce per diventare consuetudime politica, se non un vero e proprio principio giuridico (malgrado sia extra-costituzionale). Oggi Fini nega il diritto di parola a iracheni contrari all`occupazione, cosi facendo stabilisce un , un principio politico-giuridico per cui domani chiunque pensi e dica che il popolo iracheno ha ragione a combattere contro gli occupanti verra` messo nelle condizioni di tacere.
Non si tratta dunque solo di visti, si tratta se questo paese, sulla questione cruciale della guerra, accettera` la liberta` di pensiero e di espressione, oppure se seguira` le orme di Bush e del Patriot Act, per cui, chi sostenga la Resistenza, viene incarcerato per propaganda antinazionale e fiancheggiamento al terrorismo.
Ognuno capisce che razza di colossale slittamento verso la tirannia stiamo subendo.
Ancora ai tempi del Vietnam, ma pure del Nicaragua, cittadini americani potevano non solo protestare contro la guerra, ma dichiarare che preferivano la vittoria dei Vietcong o dei sandinisti. Potevano non solo dirlo ma aiutare quelle rivoluzioni, recarsi in quei paesi e raccogliere fondi per le lotte di liberazione. Oggi, negli USA, si puo` andare in galera per molto meno.
Il post-fascista Fini scalpita per allineare l`Italia allo standard dispotico ora vigentge negli USA. Cio` facendo calca le orme di Mussolini, che incarcerva come presunto agente del chiunque fosse contrario all`invasione coloniale dell`Etiopia.
Una certa destra becera e filoamericana su questo sta in effetti picchiando duro (e prende noi come capro espiatorio) e dice: c`e` una guerra mondiale in corso, c`e` una guerra di civilta` (anche Mussolini giustificava il suo imperialismo con la necessita` di esportare la civilta` di Roma contro i selvaggi abissini) non si puo` stare nel mezzo, tantomeno col . Chi sta col sta coi , chi sta coi va messo a tecere con ogni mezzo.
Vi sembra poco? E` forse una questione che riguardi solo i militanti antimperialisti? Ovvio che no: qui sono chiamati in causa tutti coloro che sono stati contro la guerra, che sono contro l`occupazione dell`Iraq, anche coloro i quali, diversamente che da noi, non giungono a sostenere la Resistenza.
A volte un particolare contiene l`universale. E questo e` uno di quei casi. Anche per questo sta montando la polemica, non soltanto perche` il ceto politico e` diviso e si accapiglia in vista delle elezioni. C`e` la percezione che oltre ad essere un paese a sovranita` limitata, stiamo precipitando con dosi omeopatiche sotto una vera e propria dittatura a stelle e striscie, per cui la liberta` ci sara` solo per coloro che stanno con gli americani.
In questo contesto il Comitato Iraq Libero ha deciso di provare a sfondare la tracciata da Fini.

A giorni alcuni compagni entreranno in sciopero della fame affinche` i visti agli amici iracheni siano concessi.
Iniziativa disperata? Lotta velleitaria?
Fini deve assumersi fino in fondo le responsabilita` dei suoi atti. Sbaglia, il Vassallo, se pensa che possa cavarsela a buon mercato.
Per tutti noi e` chiaro che il diniego dei visti e` un modo, non solo di impedire la conferenza, ma di aprire il della guerra, obbligando le riottose istituzioni affinche` si schierino col potere imperiale e quindi portino un assalto frontale a chi, come noi, ha ancora voce per dire che il nemico numero uno dell`umanita` e` Bush, sono gli USA, e nostri amici i popoli ribelli.
Sappiamo cosa significhi uno sciopero della fame. E` una forma di resistenza che, ove il potere persista nella sua arroganza, puo` condurre a sacrifici estremi.
Non abbiamo, per impedire che sulla pelle nostra si consumi il , altra scelta. Possiamo perdere? Certo, ma meglio perdere a testa alta che piegarla dandola vinta al l`Italia di Berlusconi e del servilismo verso gli Stati Uniti. Ci dicono che gli italiani siano ormai narcotizzati, rimbambiti, egoisti assuefatti a tutto. Puo` darsi. E` che ci non lottiamo solo per loro ne`, tantomeno, solo per noi, ma per i popoli oppressi di tutto il mondo, per tutti e dannati della terra che stanno affrontando sacrifici ben piu` duri dei nostri.
Forse non abbiamo la stessa tempra del Che, ma vorremmo almeno provare a tener fede alla sua inequivocabile consegna:
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Messaggio alla Tricontinentale, 17 aprile 1967