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Notiziario del Campo Antimperialista del 22 aprile 2003

22. April 2003

Fantocci Lusitani

“Tutta la nostra azione e` un grido di guerra contro l`imperialismo.
E` un invito all`unita` dei popoli contro il grande nemico del genere umano: gli Stati Uniti d`America”.
Ernesto Che Guevara

1. Iraq: la guerra di liberazione comincia solo adesso

–àˆ facile per un reporter prevedere sventura. Soprattutto dopo una guerra brutale, priva di una legittimazione internazionale. Ma la catastrofe ਠda sempre pronta per gli ottimisti in Medio Oriente. E specialmente per quelli che non lo sono davvero e invadono nazioni ricche di petrolio accampando scuse di tipo ideologico, sventolando dichiarazioni morali, accusando senza prove gli invasi di possedere armi di distruzione di massa. Cosଠposso sbilanciarmi in una predizione funesta. Che la guerra di “liberazione” americana ਠfinita, e che la guerra irachena di liberazione dagli americani sta per iniziare. In altre parole la vera storia, quella realmente terribile, comincia solo adesso–.
Robert Fisk, l`unità  18 aprile 2003
http://www.unita.it/index.

Alla fine il popolo iracheno non ha difeso l`Esercito. L`esercito non ha difeso il Baath. Il Baath non ha difeso Saddam. I soliti dietrologi sono all`opera, immaginando chissa` quali complotti o accordi sottobanco. E` sempre cosi quando la realta` e` fin troppo chiara. E la realta` e` che, come in altre occasioni, la borghesia nazionale, e` incapace di condurre una lotta antimperialista di difesa e liberazione nazionale. Il regime baathista, col suo nazionalismo di tipo kemalista, vittima dei suoi stessi errori strategici, non e` stato in grado di allargare la sua base sociale, non ha mai davvero trascinato dietro di se` e voluto rappresentare i settori oppressi, poveri e diseredati, ma solo la borghesia nazionale e un ossificato notabilato burocratico e statalista. Il risultato e` che la borghesia e i burocrati (come svariati capi tribali) sono passati in quattro e quattr`otto con l`invasore e si riciclano come classe dirigente e sfruttatrice; mentre gli oppressi, hanno lasciato cadere il regime ma oggi entrano in scena da protagonisti, rivendicando il rispetto dei loro diritti piu` elementari (diritti che confliggono con la politica paternalistica e imperialistica degli USA). E` triste ammetterlo, ma quando Rumsfield affermava che la guerra sarebbe stata breve –poiche` il regime di Bagdad era un castello di carte–, aveva ragione. Piu` che sul piano militare, infatti, gli imperialisti hanno vinto su quello politico. Ma essi si illudono se pensano di americanizzare l`Iraq e di farne una loro dependance. Le manifestazioni popolari antiamericane si susseguono, da Mosul a Bassora. L`Iraq e` piu` che mai in fermento e se gli USA non alzeranno i tacchi presto, questo fermento si trasformera` in una lotta di massa per cacciarli con ogni mezzo. La battaglia di mesopotamia e` solo agli inizi, le conseguenze di un prolungamento dell`occupazione saranno dirompenti. Ecco perche` abbiamo parlato di –settimo sigillo–. Berlusconi e` avvertito, i guerrieri senza testa del Tuscania anche. Non abbiamo dunque ragione per mutare la nostra solidarieta` alla resistenza del popolo iracheno. Abbiamo criticato il saddamismo e non ci entusiasma la prospettiva che l`Iraq diventi uno stato mezzo saudita e mezzo iraniano. Ci auguriamo che la resistenza nazionale si allarghi e si rafforzi fino alla cacciata delle truppe occupanti. Sosterremo ogni fronte di liberazione nazionale ma, dentro di esso, in primo luogo le tendenze che vogliono coniugare l`indipendenza, la democrazia con l`eguaglianza sociale.

2. Fantocci lusitani

In Parlamento si e` consumata un`altra pantomima bypartisan. Con l`avallo del centro-sinistra il governo Berlusconi ha deciso di inviare militari italiani in Iraq. La foglia di fico di questa operazione tipicamente imperialista e` quella degli –aiuti umanitari– al –povero popolo iracheno–. E` triste ma il trucco umanitario sta disorientando molti di quelli che erano contro la guerra. Diventa decisivo spiegare il vero scopo di questa missione all`amatriciana: l`Italietta berlusconiana, salita per tempo sul carro dei vincitori, sgomita per spartirsi, armi un pugno, il bottino neocoloniale.
Tra gli altro Kossiga ha spiegato come stanno le cose, sbuguardando i fantocci lusitani de l`Ulivo:

“In questa crisi il premie si ਠmosso con accortezza, combinando il pacifismo e l’antiamericanismo degli italiani, in particolare del mondo cattolico, con i consueti atti di furberia. E’ bene perಠricordargli che a Ginevra, città  della Svizzera francese, sono state siglate convenzioni che si applicano a tutti i conflitti tra e dentro gli Stati. In base a tali convenzioni, da ieri l’Italia ਠpotenza belligerante, e, nel momento in cui il primo soldato italiano metterà  piede in Iraq, diventerà  potenza occupante. I nostri militari, che saranno sicuramente all’altezza dei loro colleghi, non vanno a proteggere le scatole di pomodori pelati; vanno a dare manforte a un esercito di occupazione. Dovranno fronteggiare la resistenza irachena. Il terrorismo. I contrasti interni tra gli sciiti, tra sciiti e sunniti, tra iracheni e curdi, tra curdi e turchi, quindi tra alleati e turchi. Senza che nessuno se ne sia accorto, da paese prima neutrale, poi non belligerante, l’Italia ਠdiventata belligerante, e diventerà  occupante. Violando la Costituzione. E con tutti i problemi che ne conseguono”.
Da La Stampa del 17/4/2003

3. Una lettera dalla Russia

(…)
La situazione in Russia e` piuttosto strana. Descriverei la reazione alla guerra contro l`Iraq come una –protesta silenziosa–. Nonostante non vi siano in Russia manifestazioni, sono sicuro che il numero di coloro che sono contro la guerra e desiderano la sconfitta degli Usa e` qui piu` alto che in qualunque altro paese europeo o nordamericano; circa il 90 per cento della popolazione. La scorsa domenica ho visto alla TV un programma, diretto da Evgeny Kiseleov, decisamente pro americano e con un pubblico piuttosto filo-statunitense. Alla domanda se la sconfitta degli Usa in Iraq giovasse agli interessi nazionali russi, circa il 65 per cento ha risposto affermativamente. Kiseleov ha quindi trasmesso il discorso tenuto dal presidente Putin a Tambov nel quale egli affermava esattamente il contrario. Kiseleov ha successivamente riproposto la domanda e la risposta degli ascoltatori e` rimasta pressoche` invariata. Il sentimento anti-americano e` molto forte anche tra il pubblico filo-americano di questo programma. I russi restano tuttavia molto riluttanti nell`esprimere questo sentimento attraverso pubbliche manifestazioni e cio` nonostante l`inatteso e incoraggiante esempio del resto del mondo. Diverse le cause: l`evidente inutilita` del manifestare davanti alla ben presidiata ambasciata Usa, la tradizione di rispondere ad ogni aggressione con la forza militare (come accadde in Vietnam o in Medio Oriente) piuttosto che attraverso le manifestazioni, la riluttanza a manifestare ad ogni occasione, ecc. Ne consegue che gli sforzi congiunti di tutti i partiti non sono riusciti a portare all`incontro anti-americano che due-tremila persone.
Il RCWP-RPC (Partito Russo dei Lavoratori Comunisti -Partito Rivoluzionario dei Comunisti) ha preso parte alla protesta, benche` i nostri compagni non siano neppure stati autorizzati a parlare, ma, ad essere sincero, l`iniziativa e` stata lasciata al CPRF di Zyuganov. Ci sono stati incontri anche in altre citta`, ma la situazione era piu` o meno la stessa.
La facile conquista di Baghdad, di Tikrit e di altre citta` irachene ha ovviamente incoraggiato i borghesi liberali. Molti si aspettavano una lunga battaglia per la presa di Baghdad, ma cio` non e` accaduto ed ora la sinistra e gli anti-americani si stanno inventando di tutto per spiegare questo sviluppo: dall`ipotesi che Saddam abbia deciso di non esporre la capitale ed i suoi abitanti ad una battaglia continua e mortale, fino all`accusa che Saddam starebbe accordandosi con gli Usa e percio` abbia voluto evitare i combattimenti. E tuttavia, benche` sia chiaro che gli Usa avranno molti problemi, il loro successo militare e` evidente.
La situazione generale in Russia e` piuttosto tranquilla. L`offensiva capitalista sta andando avanti, ma a rilento e in modo graduale. Per questo motivo l`evidente scontentezza di molte persone, che soffrono per l`aumento dei prezzi e delle tariffe piu` alte, non sfocia in azioni di protesta. Alcuni si aspettano, come conseguenza della guerra in Iraq, dei cambiamenti, ma anche se cio` dovesse accadere, non portera` dei cambiamenti sostanziali. Questa –tendenza pacifica– e` ulteriormente rinforzata dall`attesa per le elezioni della Duma previste per il prossimo dicembre.

Saluti antimperialisti

S.N., Mosca

4. Serbia: perche` si tace sulla repressione?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Aspettando Godot

Quante settimane sono passate dall`omicidio Djindjic, e quante dalla proclamazione dello “stato di emergenza” in Serbia?

Svariate. Ma benche` le settimane ed i giorni continuino a passare, i quotidiani della sinistra italiana non hanno ancora nemmeno iniziato aspiegare ai loro lettori che cosa stia succedendo in Serbia. “Il Manifesto” non ha ancora scritto che ci sono stati piu` di settemila arresti. “Liberazione” non dice che piu` di 2000 arrestati sono trattenuti in carcere. “L`Unita`” non menziona che almeno due quotidiani ed un settimanale sono stati chiusi per decreto. “Repubblica” non spiega che la repressione, anziche` concentrarsi sulla mafia filo-occidentale responsabile dell`omicidio (alla quale lo stesso Djindjic era legato) si sta dirigendo verso gli oppositori politici ed in particolare contro gli esponenti della sinistra, benche` assolutamente estranei all`omicidio. “Il Manifesto” non parla nemmeno delle pressioni e della criminalizzazione in atto contro Kostunica e contro tutto quel settore della DOS troppo critico verso la corruzione della lobby di Djindjic. “Il Manifesto” ha dimenticato anche di riportare della esecuzione a sangue freddo di due tra gli imputati dell`omicidio, e dei pestaggi in carcere (come quello subito da “Ceca”). “Liberazione” ha tralasciato di raccontare la vicenda dei giudici: licenziati in massa, persino quelli della Corte Suprema, come ultimo atto della guerra scatenata dal regime contro la magistratura (altro che Berlusconi…). “Repubblica” non parla del regime di forti restrizioni cui sono sottoposti tutti i media.
Infine, nessuno dei suddetti giornali ci ha ancora raccontato la vicenda del “desaparecido” Predrag Polic: sparito pochi giorni dopo l`omicidio Djindjic, Polic – noto a noi italiani per tante iniziative-dibattito alle quali partecipo`, qui da noi, cercando di spiegarci gli effetti micidiali dei bombardamenti della NATO nel 1999 – e` stato ritrovato cadavere ieri sera sulla riva del Danubio. Il sito internet di Radio B52 (92 ?) ci racconta oggi che la polizia “ha constatato il suicidio”… Chi invece lo conosceva personalmente ci ha spiegato di misteriose pressioni e minacce che Polic, da Preside della Facolta` di Chimica a Belgrado, aveva ricevuto in tempi recentissimi, non sappiamo se per avere scoperto qualcosa di strano nella “sua” DOS o se per causa della sua attivita` di studio sulle conseguenze dei bombardamenti.
Certo, si dira`: “ma c`e` stata la guerra in Iraq”. Per l`appunto: infatti, nonostante la guerra in Iraq, il quodidiano “Il Manifesto” ha trovato lo spazio per cinema e tivvu`, ma non per parlare del regime antidemocratico ed antipopolare che e` stato oggi consolidato in Serbia – con l`appoggio delle “sinistre” occidentali. L`unica opinione che “Il Manifesto” ha riportato, su questo problema, e` quella di Zelemir Zilnik (“Il Manifesto”, 8 Aprile 2003): “…nel proclamare lo stato di emergenza fu anche proclamata la necessità  di togliere tutti questi vecchi killer dalle righe statali e ingaggiare volti e voci nuove, giovani. Per la prima volta mi sembra che si stia profilando una situazione pulita per una nuova situazione democratica senza il pericolo della tensione. Prova ne ਠche lo stato di emergenza non ha compromesso la vita quotidiana ma avviato una grande caccia ai mafiosi in tutti i ranghi. E ciಠmi ispira speranza…” In altri tempi la si sarebbe chiamata piuttosto “caccia alle streghe”, ma tant`e`: restiamo in attesa di “volti e voci nuove, giovani”, come a Sanremo. Ed anche per avere una informazione corretta, aspettiamo, aspettiamo, aspettiamo, aspettiamo.

Italo Slavo

5. Con Cuba comunque

L`esecuzione capitale avvenuta a Cuba dopo un veloce processo sommario di tre dirottatori che sequestrarono armi in pugno un battello per fuggire negli USA, come era inevitabile, ha dato la stura ad una virulenta campagna contro questo paese e il suo governo. Silenzio tombale invece sui cinque patrioti cubani arrestati negli USA e condannati a lunghe pene detentive solo perche` difendevano il loro paese dalla narco-mafia cubana di Miami. Un paese e un governo che da 43 anni subiscono un`attacco incessante, multiforme, sfrontato, spesso terroristico, teso a riportare l`isola sotto il controllo nordamericano. Come antimperialisti ci pare doveroso ribadire sia la nostra incondizionata solidarieta` al popolo cubano e al suo governo, sia denunciare questa campagna denigratoria che non puo` che legittimare e rafforzare le mire aggressive della Casa Bianca. Purtroppo anche noti intellettuali di sinistra (Saramago, Galeano, Ingrao), che certo non possono essere accusati di essere filoamericani, e che anzi sempre hanno espresso a Cuba la loro solidarieta`, hanno espresso la loro esecrazione per queste condanne a morte. Anch`essi ora insinuano che a Cuba i –diritti umani– non sono rispettati, e chiedono a Castro di adottare un sistema democratico e pluralista. Non ci associamo a questo piagnisteo. In nessun luogo del mondo il capitalismo, nemmeno dove puo` spalmare un diffuso benessere consumistico, e` riuscito a congiugare liberta`, autentico pluralismo ed eguaglianza sociale. Nella maggior parte dei casi, anzi, il capitalismo ha saputo sposare solo la miseria piu` nera e la tirannia politica. Tra tutti i paesi poveri Cuba e` indiscutibilmente quello in cui i –diritti umani– (se concepiamo questi diritti non solo in modo formale) sono tutelati piu` a fondo e seriamente.

Cio` premesso non e` meno importante affermare che noi per primi vorremmo espellere dalla storia la pena di morte, poiche`, sul piano morale, difendiamo il diritto alla vita di ogni essere umano. Ma dipende dalla bestia imperialistica, gli USA in primis, se oggi il mondo e` dilaniato dalle guerre e se i popoli in lotta sono costretti a ricorrere all`uso della forza armata per difendersi e reprimere chi sceglie di diventare servo dei potenti e degli sfruttatori. Da dentro l`Occidente europeo queste condanne paiono infine una pena spropositata e un serio errore politico. Non c`e` dubbio che il movimento d`opinione solidale con Cuba ne paghera` a caro prezzo le conseguenze. Di sicuro la direzione cubana ha valutato le conseguenze politiche internazionali di queste condanne esemplari. Evidentemente sono prevalse ragioni di politica interna, la necessita` di inviare un messaggio chiaro, durissimo, ai settori sociali pronti a passare col nemico. E cio` e` indice che la situazione a Cuba non e` affatto rosea (come non lo e` quella internazionale) e che le nubi fosche della controrivoluzione si addensano all`orizzonte. A maggior ragione, la difesa internazionale di Cuba diventa indispensabile, nonostante si possa dissentire da certe decisioni del governo, e malgrado tanti ex sinistri amici della Rivoluzione cubana l`abbandoneranno ai suoi massacratori.

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