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Notiziario del Campo Antimperialista del 12 giugno 2003

14. June 2003

Obbebdienti e Disobbedienti

1. RESISTERE ALL’ATTACCO! appello per il campo antimperialista 2003

Per un fronte internazionale di tutti coloro che combattono contro il nuovo fascismo americano

Il più vasto movimento per la pace degli ultimi decenni, l’opposizione delle Nazioni Unite e di quasi tutti i suoi stessi storici alleati, non hanno impedito agli Stati Uniti d’America di aggredire nuovamente l’Iraq.

La Casa Bianca dichiara apertamente che spazzerà  via a cannonate ogni ostacolo che si frapponga al suo disegno strategico. Apparentemente questo disegno consiste nella difesa dell’attuale ordine monopolare segnato dal predominio planetario degli U.S.A. In realtà  la dottrina della …³guerra preventiva permanente…² nasconde un obbettivo più ambizioso: quello di forgiare (come sancito dal “Progetto per il Nuovo Secolo Americano” -PNAC) un vero e proprio Impero a stelle e striscie. Un Impero che, per la prima volta nella storia, non avrebbe confini e in cui le diverse nazioni, pur conservando una formale autonomia, sarebbero ridotte al rango di province asservite e dipendenti.

Siamo adesso nella fase iniziale, di incubazione. Per ora gli U.S.A. si limitano a colpire i bersagli più facili, cioਠi più poveri, male armati ed isolati fra i cosiddetti “Stati canaglia”, cioਠquei paesi che non hanno intenzione di rinunciare alla loro sovranità  nazionale; e allo stesso tempo cercano di spazzare via il loro nemico principale, ovverossia i movimenti antimperialisti. In un futuro non troppo lontano, la stessa sorte potrebbe toccare anche alla Cina, all’Europa, alla Russia, se queste potenze regionali non accettassero di sottomettersi. Gli U.S.A. voglionoi trasformare l`intero pianeta nel loro …³cortile di casa…².

E’ dunque iniziata una partita di portata storica, che sarà  lunga e sanguinosa, poichà© l’Impero americano, più di quelli che l’hanno preceduto, puಠcostituirsi solo attraverso un’intera epoca di guerre e di catastrofi. Nessun popolo che abbia una dignità  accetterà  mai di diventare schiavo e lotterà  con ogni mezzo prima di essere sopraffatto. Oltre a quella cubana, l’indomita lotta palestinese ਠun esempio per noi e un monito per i nordamericani, che proprio in Iraq, nonostante la momentanea vittoria, devono fare i conti con una crescente mobilitazione popolare che chiede apertamente il loro immediato ritiro dal paese.

La pretesa di chi ha imboccato la strada di questa guerra mondiale imperialista, ਠquella di avere una …³missione speciale…², quella di plasmare il mondo a propria immagine e somiglianza, di obbligare tutti ad accettare l’americanismo e la sua ide di modernità  come nuova religione. Quando Bush, Cheney, Rumsfeld, Woolfowitz, Perle, dicono di voler …³esportare la democrazia…² (cioਠla soffocante oligarchia presidenzialista e maccartista fondata sulla sacralità  del mercato, sulla sistematica esclusione sociale dei poveri e sull’annientamento di ogni antagonismo), intendono appunto l’americanizzazione forzata dei popoli, l’estirpazione di ogni civilizzazione che non intenda soccombere. Questa setta protestante e fondamentalista (brutta copia del sionismo a cui ਠlegata a doppio filo), sicura di marciare con …³Dio al proprio fianco…², ਠdunque intimamente teocratica e tirannica, non meno del fascismo e del nazismo.

Il dovere di tutti coloro che si oppongono all’Impero americano non ਠsolo quello di sostenere le forze resistenti, ma anche di coordinarle, fino alla formazione di un fronte unito internazionale antimperialista, per trasformare la difesa in attacco,

E’ con questo spirito che chiamiamo tutti quelli che si battono per la liberazione dall’oppressione nordamericana, ad aderire e a partecipare al Campo Antimperialista 2003

Per aderire all`appello politico del Campo scrivi a: >campoantimperialista@libero.it

2. Prime adesioni internazionali all`Appello per il campo 2003

1. DHKP-C, Fronte Rivoluzionario di Liberazione del Popolo, Turchia, 2. CMKP, Partito Comunista Operaio e Contadino, Pakistan, 3. Movimento Nazionale Comunista Democratico, Iraq, 4, Coalizione Nazionale Irachena, Iraq, 5. Clajadep, America latina, 6. APC, Club Arabo Palestinese, Austria, 7. ACTUS, Azione per l`Unita` e il Socialismo, Ciad, 8. Lealta` all`Uomo e alla Terra, Libano, 9. KIK, Comitato contro l`imperialismo e la guerra, Rhineland, Germania, IRSP, 10. Partito Irlandese Repubblicano Socialista, Irlanda, 11. Comitato d`appoggio alla causa palestinese, Tunisia, 12. Scelta Socialista, Ucraina, 13. Voce democratica, Marocco, KKE-ml, Partito Comunista di grecia-ml Grecia, 14. Sloboda, Associazione Liberta`, Serbia, 15. Associazione Socialista dell`Afganistan, 16. PRD, partito Popolare Democratico, Indonesia, 16. Abnaa el Balad, Figli del Popolo, Palestina, 17. Iniziativa Antifascista, Duisburg, Germany, 18. RKL-T, lega Comunista Rivoluzionaria Turingia, Germania, 19. Unione Politica Operaia, Russia, 20. Centro Sindacale degli Urali, Russia, 21. ZZZ, Sindacato Operaio, Russia, 22. Nuovo partito di Sinistra, Russia, 23. IDP, Sinistra Democratica Popolare, Messico, 24. JOSB, Movimento di Solidarieta` Jugoslavia-Austria, 25. Umbria Rossa, Italia, 26. Movimento per la Confederazione dei Comunisti, Italia, 27. ILC, Corrente Leninista Internazionale, 28. RKL, Lega Comunista Rivoluzionaria, Austria, 29. D-17, Italia, Poeti Antimperialisti: 30. Bousoà’o Gonzalez Jorge, Cuba, 31, Bucher Denis, Canada, 32. Bustamante Cecilia, Peru`, 33. Carbone Carlos Nomberto, Argentina, 34. Castillo Cesar (Cile), 35. Castro Raul Mellado, Cile, 36. Daoust Jean-Paul, Canada, 37. Davis Vallejos Nelly, Cile, 38. Del Valle Estrella, Messico, 39. Etcheverry Jorge, Cile, 40. Farkas Endre, Canada, 41. GarcàŒa Mario, Cile, 42. Gonzalez Koppmann, Bernardo, Cile, Letelier ElàŒas, Cile, 43. Massoni Marco, Cile, 44. Melendez Mario, Cile, 45. Mora Pablo, Venezuela, 46. Navarro Harris, Heddy Cile, 47. Pozier Bernard, Canada, 48. Riedemann Clemente, Cile, 49. Riveros Juan Pablo, Cile, 50. Rubio Kay, Colombia, 51. Santibà’ez Rogers, Peru`, 52. Schuster Hans, Cile, 53. Serrano Bruno, Cile, 54. Silva Enrique, Cile, 55. Soto MaràŒa del Socorro, Messico, 56. Thibodeau Serge Patrice, Canada, 57. Torres Recinos Julio, El Salvador, 58. Zerun Lina, Messico, 59. Ziebrecht Alejandra, Cile, 60. Adi Rasworschegg, Solidarieta` Kurdistan, Austria, 61. Ziad ElJishi, Palestina-USA, 62. Werner Pirker, giornalista, Austria, 63. Jelica Redzic, Austria-Yugoslavia, 64. Hisham Bustani, medico, Giordania, 65. Choukri Latif, scrittore, Tunisia, 66. Wilfried Bader, Austria, 67. Vladimir Krsljanin, Sloboda, Belgrado, Serbia, 68. Oralba Castillo, scrittrice, Messico, 69. Harsh Thakor, giornalista, India

Per aderire all`appello scrivi a: campoantimperialista@libero.it

3. Dino nel cuore

Alcuni di noi hanno conosciuto Dino agli inizi degli anni `70, quando militava giovanissimo nelle file di Avanguardia Operaia. Altri lo hanno conosciuto piu` tardi, negli anni `80, al tempo delle proteste contro i Missili. Altri ancora solo recentemente, o in virtu` del suo impressionante impegno per i diritti dei migranti, o per la solidarieta` col popolo curdo. Della sua straordinaria passione civile, del suo impegno in difesa degli umili, dei diseredati e dei dannati della terra, in molti hanno scritto e detto. Il contatto con i curdi accentuo` questi suoi tratti, la sua militanza divenne una missione spirituale, quasi religiosa. Non era solo altruista, come Guevara pensava che un coerente rivoluzionario dovesse sentire sulla sua pelle tutte le sofferenze del mondo, e che il mondo non sarebbe mai stato libero fino a quando un solo uomo fosse umiliato, infelice, oppresso. Questo trasporto integrale, questa concezione totale dell` impegno, non sono estraneo alla sua morte, dato che egli ha sempre trascurato la sua vita, rifuggendo i comfort e il consumismo. Questo ci univa, anche affettivamente a Dino. Per questo gli abbiamo sempre portato rispetto. ma con lui abbiamo avuto anche tanti dissensi. Lui non ha mai digerito le nostre critiche al PKK, come noi non abbiamo mai digerito la svolta negoziale di Ocalan. Dopo la svolta dei curdi, Dino abbraccià², pur senza essere pacifista, la pace come paradigma universale, come modalita` della liberazione. Noi no. Quando la Iugoslavia venne aggredita critico` la nostra posizione di appoggio incondizionato alla Iugoslavia. Il suo amore per gli oppressi gli impedi di capire che i kosovari erano una pedina dell`imperialismo USA e della NATO. Criticava come settari i compagni turchi del DHKC, noi riteniamo che essi siano una forza imprescindibile della lotta contro il regime oligarchico turco. Potremmo andare avanti, ma ci preme ricordare che Dino sempre, anche nelle discussioni piu` accanite, ha sempre tentato di rispettare i suoi interlocutori, mai cedendo alla supponenza, mai serbando rancore. La comparsa sulla scena del movimento no global suscito` in lui immense speranze e diede molto a questo movimento. Ricevendone ben poco in cambio pero`. La smania della visibilita` mediatica, l`ossessione del movimento di stare sempre sotto le luci della ribalta, le leggi ciniche della spettacolarizzazione della politica. Tutto questo lo ha spinto ai margini.
Ora che Dino se n`e` andato e da buoni cattolici tutti lo incensano (addirittura Veltroni!), noi non ce la sentiamo di dire retoricamente che –e` vivo e lotta assieme a noi–. Noi proveremo solo a mettere nella nostra lotta la sua stessa passione, la sua smisurata determinazione e tenacia. Non e` per niente facile.

4. Obbedienti e disobbedienti

Si capiva da tempo che tra i Disobbedienti e il resto del –movimento no global– si fosse arrivati ai ferri corti. ma venire a sapere che i settori piu` moderati del –Movimento–, gia` ad Evian, hanno deciso di usare i servizi d`ordine non piu` solo per cacciare i black bloc, ma pure le ex-tute bianche, fa un certo effetto. I Disobbedienti accusano gli altri, anche i Cobas, di essere dei chiacchieroni convegnisti, mentre qui occorre sperimentare, con l`azione diretta, forme nuove ed efficaci di antagonismo sociale. In realta` questa polemica nasconde la crisi del –movimento–, che e` una crisi di prospettive, di respiro strategico. I Disobbedienti hanno ragione a criticare la tendenza al politicismo e al tatticismo (si ricorderanno che anche loro subirono questa stessa critica, anche da parte nostra) ma si illudono se pensano di risollevare il movimento artificialmente, alzando il tiro, semplicemente radicalizzando le forme della lotta. Non si puಠsupplire con l`azione alla assenza di progetto. Essi ovviamente sono convinti che la –disobbedienza– sia una panacea per tutti i mali, ma non e` cosi. E tutti lo sanno. I disobbedienti pensano di essere del tutto diversi dai pacifisti, dai moderati, dai politicisti. Dal nostro punto di osservazione tutte queste differenze non si vedono. Se ci sono differenze politiche le mostrino finalmente, invece di lanciare siluri e messaggi trasversali. Vorremmo ricordare tutti gli errori commessi prima dalle tute Bianche, poi dai Disobbedienti, e quanti rospi hanno fatto ingoiare al -movimento– per tenere assieme la baracca che va da loro fino ai…DS.
Ora questa baracca sta sbaraccando. Non e` un bene di per se`. E` un bene se questo annuncia un salto poltico del movimento, una politica piu` chiara, oltre le astrattezze di Porto Alegre (dietro alle quali si sono nascosti comodamente un po` tutti).
Ai Disobbedienti un ultimo pensiero. Conflitto e consenso avete sempre detto. Bene. Il conflitto attiene alle forme della lotta, ma il consenso si conquista alle idee. E le idee debbono avere una coerenza, hanno un senso se non sono disparate, ma dentro la cornice di un pensiero rivoluzionario che guarda oltre al capitalismo e all`imperialismo e riattualizza il concetto di rivoluzione. Per questo, cari compagni servono anche i convegni e gli incontri, a patto, covviamente, che non siano cenacoli dorotei per stabilire la noemenklatura non global.

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