Un Feddayn palestinese racconta la sua esperienza nella battaglia di Baghdad
Jehad Hussein, studente palestinese a Baghdad e feddayn della resistenza irachena, ha partecipato al Campo Antimperialista 2003 testimoniando la sua battaglia internazionalista per la libertà , come 22enne combattente palestinese e arabo. Durante la sua presenza ad Assisi ha presenziato a questi incontri:
Forum
Reportage sulla guerriglia antiamericana in Iraq
Incontro con Jehad Hussein, feddayn della resistenza irachena.
Forum
Intifada, martirio e Jihad
incontro con le delegazioni di Palestina, Iraq, Libano, Tunisia e Marocco.
Tavola rotonda
Contro-processo ai criminali di guerra
La parola ai “terroristi” inseriti nella Black List: baschi, colombiani, palestinesi, libanesi, turchi, filippini, nepalesi.
Stesso nemico, campi di battaglia differenti.
Un Fedayn palestinese racconta la sua esperienza nella battaglia di Baghdad.
Nato nel 1981 ad Amman da un famiglia palestinese espulsa da Hebron, Jehad Hussein era studente all´universitá di Mustansereya a Baghdad quando ਠscoppiata la guerra. Insieme al fratello Ramez e ad altri studenti palestinesi ha quindi partecipato alla difesa di Baghdad contro l´invasione americana. Il fratello Ramez ਠstato ucciso nella battaglia avvenuta intorno al “Tunnel della polizia” nell´area dell´aeroporto. Ramez stava studiando informatica all´universitá di Baghdad. Era membro del “Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina” (FPLP) e aveva partecipato a molte attivitá politiche in sostegno dell´Intifada a Baghdad.
Gli altri studenti sono stati catturati dalle truppe d´occupazione americane e hanno trascorso 50 giorni in condizioni disumane in diversi campi di prigionia .
Jehad era al suo terzo anno di studi di Direzione e Gestione Alberghiera, quando ਠiniziata l´aggressione dell´Iraq. “12 studenti palestinesi restarono a Baghdad durante la crisi vivendo nello stesso edificio”. Essi decisero di restare e di unirsi ai volontari arabi venuti a difendere Baghdad. “Ci sentivamo coinvolti come arabi e come palestinesi. Gli Stati Uniti stanno sostenendo l´occupazione israeliana del nostro paese, stanno saccheggiando le risorse arabe e stanno sfruttando i popoli del terzo mondo. Si trattava di un campo di battaglia diverso, ma il nemico era lo stesso”, spiega Jehad.
Il gruppo di studenti riceveva i volontari arabi all´hotel Sudeir a Baghdad. “Arrivarono volontari da molti paesi arabi. Dalla Siria, l´Algeria, il Marocco, la Giordania, il Libano, ecc. Anche il loro background era diverso: islamico, pan-arabista, marxista o semplicemente patriottico.”
I palestinesi furono portati al campo di addestramento di Baladyt. Il campo venne ben presto bombardato per cui essi furono costretti a trasferirsi altrove. “Ogni campo in cui ci trasferivano veniva bombardato dagli americani. Era chiaro che molte spie operavano a Baghdad. Molti morirono durante i bombardamenti”.
Il gruppo di studenti prese posizione nel distretto di Qadisiyya ed alcuni parteciparono anche se non in prima linea alla battaglia dell´aeroporto. “All´inizio gli iracheni ottennero diversi successi e gli americani subirono delle perdite, ma per ragioni inspiegabili due brigate vennero ritirate e spedite a Najaf, nel sud. Lungo la strada esse furono completamente annientate. L´ordine del ritiro fu dato da Sufyan Tikriti”. àˆ a questo punto che il fratello di Jehad venne ucciso nelle battaglie che stavano avvenendo intorno al Tunnel della Polizia.
Come gli altri volontari arabi, Jehad e i suoi compagni furono sorpresi dalla “sparizione” dell´esercito iracheno. “Una mattina ci svegliammo e non trovammo piú nessuno”.
Il 15 aprile, Jehad e i suoi compagni furono arrestati nell´edificio di Qadisiyya. Per 50 giorni furono trasferiti da un campo di prigionia all´altro, vivendo in condizioni disumane. Jehad fu rilasciato da un tribunale militare americano. Egli descrive il tribunale come una “caricatura”. “Il giudice mangiava patatine e beveva Coca Cola. Il modo in cui decideva se i prigionieri dovevano restare in prigione o essere rilasciati era completamente arbitrario. Guardava la faccia dei prigionieri e decideva in base al suo umore”. Quattro compagni di Jehad si trovano tuttora prigionieri in Iraq. “Io ed alcuni altri studenti fummo rilasciati. Ci diedero 5 dollari ciascuno e ci lasciarono andare. Arrivammo a Baghdad da soli. Io lasciai quindi l´Iraq e andai in Giordania”.
Jehad non ha rimpianti per la sua esperienza in Iraq. “Aspetto la prossima occasione per tornare. Dopo avere testato la loro reale forza in battaglia, sappiamo che gli americani possono essere sconfitti, che questa forza ਠrelativa. Con una maggiore resistenza e una migliore organizzazione, avremmo potuto resistere piú a lungo. Io ho agito come palestinese, come arabo e come combattente internazionalista per la libertá”.