di Leonardo Mazzei, Moreno Pasquinelli e Costanzo Preve
In riferimento alle pretestuose polemiche lanciate contro la proposta di un movimento di resistenza all`impero americano e volte inoltre a boicottare la manifestazione “Con il popolo iracheno che resiste”, che si terrà il 6 dicembre a Roma, ci sembra doveroso diffondere questa dichiarazione.
PRECISAZIONI SULLA CRITICA ALL`AMERICANISMO
di Leonardo Mazzei, Moreno Pasquinelli e Costanzo Preve
1. Sono state recentemente lanciate polemiche pretestuose contro la proposta di un movimento di resistenza all`impero americano. Le polemiche in malafede non ci interessano. Ai rilievi in buona fede ਠinvece bene rispondere. E lo facciamo (o meglio, iniziamo a farlo) con questa breve nota.
2. Ci si dice: l`antiamericanismo ਠuna sorta di ambiguo comun denominatore sia del pensiero di estrema sinistra sia del pensiero di estrema destra. Chi lo ripropone, lo voglia o meno, fa solo una grande confusione ed in questo modo legittima a posteriori posizioni inaccettabili.
Non ਠcosà¬, o almeno nel nostro caso non ਠcosà¬. Per capirlo non ਠsufficiente ripetere cose già ampiamente note sulla Jugoslavia 1999 o sull`Irak 2003, eventi che pure segnano un salto di qualità nei rapporti internazionali con la rottura appunto da parte degli USA di quello che restava di un sistema giuridico internazionale. Questo ਠnecessario ma non sufficiente. Bisogna invece chiarire che la critica all`americanismo (espressione migliore di quella di “antiamericanismo”) proveniente da “sinistra” e da “destra” ਠfondata su presupposti filosofici diversi ed incompatibili.
E basta un pಠdi pazienza per capire perchà©.
3. La critica all`americanismo che si sviluppa all`interno del pensiero marxista della sinistra di origine illuministica ਠuna critica che si basa su due pilastri teorici fondamentali.
In primo luogo, ਠuna critica ad un modello di capitalismo particolarmente articolato, capillare e quindi egemone e vincente. Il capitalismo americano ਠin prospettiva il più egemone e vincente fra tutti i modelli di capitalismo perchà© fin dal principio non ਠappesantito da residui nobiliari e feudali, e fin dal principio ਠriuscito a far dimenticare il suo schiavismo verso i neri ed il suo sterminismo verso i pellirosse liquidandoli come imbarazzanti incidenti di percorso. Esso ਠil più egemone ed il più vincente non solo per la sua tecnologia militare, che pure ਠdecisiva, ma perchà© da più di un secolo (prima con il giornalismo, poi con il cinema, ed ora con la televisione) ha puntato sull`egemonia culturale e soprattutto sulla capillare colonizzazione dell`immaginario. Si tratta del solo modo in cui potrebbe funzionare un capitalismo mondializzato e globalizzato, e gli USA lo hanno anticipato.
In secondo luogo, ਠuna critica ad una patologia specifica della cultura marxista tradizionale, e cioਠl`economicismo. Secondo l`economicismo, tutti i capitalismi sono eguali, perchà© tutti si basano sull`estrazione del plusvalore e sulla esportazione all`estero di capitali. Questo ਠvero, naturalmente, ma in questo modo si dimentica che il capitalismo non ਠsolo strutturazione classista della società umana, ma puಠanche diventare una sorta di religione messianica di esportazione (l`esportazione della libertà nel mondo intero). La trasformazione del capitalismo da sistema economico a religione messianica di esportazione mondiale dà cosଠluogo ad una sorta di impero ideocratico, cosa che non furono mai in passato nà© l`Inghilterra, nà© la Francia, nà© la Germania, eccetera.
Riassumiamo. La nostra critica all`americanismo à¨, da un lato, una critica alle forme di economicismo tipiche della tradizione marxista, ed ਠdall`altro la presa d`atto storica dell`avvento parzialmente inedito di una sorta di capitalismo totalitario, messianico ed a vocazione ideocratica. Il discorso sarebbe lungo, ma crediamo che i termini siano abbastanza chiari.
4. La critica all`americanismo che si sviluppa all`interno della cultura di destra (o almeno in molte delle sue componenti più importanti) ਠdi tipo ben diverso, e non c`entra praticamente nulla con le due componenti teoriche prima indicate.
La critica all`americanismo che ha storicamente caratterizzato nell`ultimo secolo la cultura di destra ਠuna critica all`egualitarismo del denaro cui si contrappone una metafisica della diseguaglianza basata sulla tradizione, o più esattamente su di un immaginario onirico di una tradizione idealizzata (draghi, castelli, ordini templari, rivelazioni religiose originarie, eccetera).
Puಠsembrare curioso che una delle società più diseguali del mondo, come gli USA, venga invece criticata come eccessivamente egualitaria. Ma questo non deve stupire, perchà© il denaro ਠindividuato dalla cultura di destra non come il principale fattore disegualitario (come lo ਠnel marxismo), ma come un fattore di livellamento e di eguagliamento di un mondo ad una sola dimensione (il denaro, appunto). La cultura di destra vorrebbe diseguaglianze ben altrimenti fondate (valore guerriero, origine razziale, eccetera).
5. L`osservatore onesto e non prevenuto si accorgerà subito che queste due critiche all`americanismo non solo hanno origini filosofiche opposte, ma non possono di fatto neppure incontrarsi veramente, perchà© sono qualitativamente incompatibili. La prima individua nell`americanismo una ideocrazia della diseguaglianza umana a vocazione imperiale, la seconda individua nell`americanismo la forma estrema dell`eguagliamento umano. L`apparente contiguità di alcuni temi critici (ruolo del denaro, eccetera) non puಠnascondere il fatto che le dinamiche di sviluppo dialettico di queste critiche non sono addizionabili e non possono essere fuse in un solo blocco teorico. Solo un osservatore del tutto privo di sensibilità storica e filosofica puಠveramente pensare una cosa tanto sciocca.
6. Oggi, le cose stanno cosà¬: o la prima egemonizza progressivamente la seconda, o la seconda egemonizza progressivamente la prima. Il pensiero liberale e tutte le truppe mercenarie dell`ex comunismo riciclato hanno smesso di criticare l`americanismo, e credono di essere molto coraggiose quando ne criticano solo certi “eccessi” (Bush, i neoconservatori, l`appoggio al criminale Sharon, eccetera). Noi siamo profondamente convinti, e non lo nascondiamo, che la critica all`americanismo proveniente dalla tradizione antifascista e marxista possa oggi egemonizzare la critica all`americanismo proveniente dalla cultura di destra, e diciamo brevemente il perchà©. La prima critica ਠinfatti riformabile, sia pure con fatica, la seconda ਠinvece irriformabile. Ecco perchà© la prima puಠegemonizzare la seconda, e non il contrario.
7. La tradizione che si richiama a Marx, il pensatore oggi più “inattuale” che esista, ha pur sempre un nucleo di universalismo umanistico che ਠsano nella sua profonda essenza. Nonostante gli spaventosi fallimenti del passato, su cui non ਠancora stato fatto un bilancio teorico serio, e nonostante i difetti “strutturali” di economicismo, storicismo, eccetera, la critica all`americanismo fatta alla luce della tradizione di Marx porta appunto con sà© un progetto universalistico di liberazione politica e sociale.
La tradizione della cultura di destra, che presenta comunque tratti culturali interessanti, non puಠessere riformata, perchà© i suoi sogni disegualitari, o meglio di “diseguaglianza naturale giusta da ristabilire”, si sono ficcati in un vicolo cieco. Tutte le sue mitologie si sono svuotate, e la sua integrazione subalterna all`americanismo ਠcompiuta. Al potere sono Rumsfeld e Condoleeza Rice, e D`Alema e Blair sono solo patetici vassalli di complemento.
8. E tocchiamo ora l“ultimo punto delicato.
La nostra comune convinzione che la sola prospettiva filosoficamente praticabile della critica all`americanismo sia un universalismo umanistico a vocazione democratica ed egualitaria ਠtalmente forte e solida da non avere assolutamente alcuna paura del fatto che persone o gruppi con una pregressa (ed ormai abbandonata) esperienza politica e culturale di destra aderiscano alla nostra piattaforma.
E questo per molte ragioni, di cui qui ci limiteremo ad indicare solo alcune.
In primo luogo, ribadiamo che al fondo di tutto ci sta il nostro profondo convincimento dell`inevitabile egemonia della critica dell`americanismo su base democratica ed egualitaria.
In secondo luogo, ribadiamo che il riferimento ad una teoria dell`imperialismo che solo la tradizione di Marx ha saputo sviluppare fino ad oggi in modo convincente porta con se una cultura dell`anticolonialismo, dell`antirazzismo e soprattutto una cultura ostile ad ogni sofisma di interventismo umanitario e democartico. Sofisma in cui invece purtroppo ਠcaduta gran parte della sinistra cosiddetta “moderata”, ed addirittura “no global”.
In terzo luogo, proprio il nostro universalismo umanistico a base democratica ed egualitaria ci impedisce di “demonizzare” chi ਠstato in una fase precedente della propria vita di destra. Per noi il “fascismo” non ਠuna impurità sacrale originaria ed una lebbra permanente, ma ਠun insieme di comportamenti politici e culturali attuali che appunto combattiamo e non abbiamo mai smesso di combattere. Bisogna uscire dal “pensiero magico” per entrare nel mondo del pensiero razionale e dialettico.
La dialettica ci insegna che le cose cambiano continuamente. C`ਠchi a venti anni era comunista, ed a quaranta ਠdiventato un fascista anomalo. Inversamente, c`ਠchi a venti anni era fascista, ed a quaranta ਠdiventato un comunista anomalo. Paolo di Tarso a venti anni era “fascista”, e poi diventಠil principale esponente del messaggio cristiano.
La razionalità ci spinge a giudicare le posizioni per come sono ora, e a non condannare all`ergastolo nessuno.
Non solo non abbiamo motivo di vergognarci di quanto stiamo facendo, ma ne siamo anzi fieri e lo rivendichiamo. Pensiamo anche che il tempo sia galantuomo, e che lo sia anche in tempi relativamente brevi. La nostra alleanza con la razionalità storica e con l`intelligenza filosofica ਠsolida.