Sabato 13 Giugno 2009
Prime note su un voto che non lascia dubbi
Mostrando uno straordinario orgoglio patriottico ed antimperialista il popolo iraniano ha detto no al tentativo occidentale di condizionarne pesantemente le scelte politiche.
Torneremo quanto prima sull’esito delle elezioni presidenziali per un’analisi più circostanziata del voto, ma possiamo già esprimere un primo giudizio politico.
La vittoria di Ahmadinejead è netta (63,3%, 21 milioni e 800mila voti) in elezioni che hanno visto una elevatissima partecipazione al voto (oltre l’ 82%).
Le pretese degli Usa e dell’Europa, ovviamente spalleggiate da Israele, di mettere le mani sulla politica iraniana è fallita: Obama ha ricevuto uno schiaffo, ed hanno ricevuto uno schiaffo altrettanto forte tutti i leaders europei, a partire da Sarkozy, senza dimenticare l’osceno Frattini che poche settimane fa ha addirittura annullato la sua visita a Teheran.
Come già successo nel 2005, la propaganda occidentale viene ridicolizzata dall’esito elettorale. I giornali italiani, ad esempio, scommettevano tutti sull’avanzata di Moussavi, diventato per l’occasione il “riformista” da sostenere. Un’avanzata che veniva data per vittoriosa in caso di alta affluenza alle urne.
Moussavi, sul quale ha fatto blocco tutta l’opposizione ad Ahmadinejead si è invece fermato al 34,07%, raccogliendo dieci milioni di voti in meno del suo avversario. Gli altri due candidati si sono infatti fermati all’1,7% Rezai ed allo 0,9 Karroubi che pure veniva accreditato di qualche chance.
Il voto ha anche un preciso contenuto di classe. Mentre Moussavi aveva, ancor più che Rafsanjani quattro anni fa, il pieno sostegno della borghesia iraniana, Ahmadinejead ha raccolto i consensi delle classi popolari. Segno che le politiche sociali messe in atto durante la sua presidenza, e la stessa lotta alla corruzione, non sono state semplice propaganda come vorrebbero farci credere i nostrani scribacchini.
Gli antimperialisti e tutti coloro che hanno a cuore i diritti dei popoli non possono che felicitarsi di questo risultato.
Questo non vuol dire che l’attuale politica di Ahmadinejead sia esente da critiche. In Iran permangono seri problemi sociali, così come esiste il problema delle minoranze nazionali. Ancora più criticabile è la politica iraniana in Iraq, che ha avuto ed ha serie conseguenze sulle prospettive di liberazione di quel popolo.
Ma la vittoria di Ahmadinejead è la vittoria di una nazione e di un popolo che non intende piegarsi all’imperialismo, che non si è fatto spaventare dalle minacce occidentali, né incantare dalle promesse, tanto meno dalla lingua biforcuta di Obama.
Era questa la premessa per impedire il dispiegarsi dell’azione dell’imperialismo in tutta la regione. Il popolo iraniano lo ha capito ed ha agito di conseguenza.
Ne siamo felici.