La recente visita di Obama in Europa è stata caratterizzata da una clamorosa grancassa mediatica che lo ha quasi dipinto come una colomba di pace. In questo momento ci sono infatti diffuse speranze in un cambiamento della politica estera statunitense verso una minore aggressività e tendenza alla guerra, speranze che fanno sì che molte persone siano riluttanti a scendere in piazza. Ciononostante, il fatto che circa 30.000 persone hanno marciato (o hanno provato a farlo, dato il divieto di fatto) a Strasburgo contro il vertice della NATO, incrina l’affermazione mediatica per cui l’Europa avrebbe acclamato Obama. La massiccia mobilitazione anti NATO sta infatti a ricordare che il ruolo imperialista degli USA e della NATO non è mutato.
Ciò è più evidente e ovvio relativamente all’Afghanistan, dove Obama intende rafforzare l’occupazione e aumentare ulteriormente il coinvolgimento dell’Europa. Anche in Medio Oriente cambierà ben poco. Il nuovo governo israeliano proseguirà il suo lento genocidio contro il popolo palestinese, con il pieno appoggio americano. Mentre i toni contro l’Iran sono stati significativamente attenuati, la posta finale resta la stessa: il programma nucleare persiano, che accrescerebbe decisamente il potere dell’Iran nella regione. Infine, ma non di minore importanza: l’estensione della NATO ad Est ha subito un certo stallo a causa dell’azione militare russa in Georgia, ma la tendenza aggressiva verso l’Est prosegue senza diminuzione alcuna.
Torniamo alle mobilitazioni contro il vertice NATO. Gli impedimenti senza precedenti posti dalle autorità vanno interpretati come un forte segnale di avvertimento. Il diritto democratico a manifestare in massa sta subendo, di volta in volta, significative limitazioni. Non solo è stato sistematicamente impedito l’accesso ai luoghi entro un perimetro di 12 chilometri, violando la libertà di movimento. Ma l’intera città di Strasburgo è stata trasformata virtualmente in una zona ad ingresso vietato e nessun percorso è stato accordato per lo svolgimento della manifestazione. Soltanto alcune strade in una zona industriale quasi deserta, chiusa nel porto del Reno, sono state lasciate ai manifestanti, per vagare cercando di fuggire da centinaia, se non migliaia, di lanci di gas lacrimogeni.
La polizia tedesca è stata perfino più estrema. Ha semplicemente bloccato il ponte sul Reno, lasciando circa 10.000 contestatori dall’altra parte del confine. Il giorno precedente a Baden – Baden la polizia aveva controllato i manifestanti al punto tale da non permettere neppure che si dipingessero il viso. Così solo alcune centinaia di loro hanno potuto far questo, esibendo pubblicamente un’opposizione addomesticata.
Le tattiche della polizia di circondare i dimostranti in aree lontane, tenendoli a distanza con l’uso dei lacrimogeni, si è trasformata in un invito a distruggere e ad incendiare i luoghi circostanti. Si è iniziato con le telecamere di sorveglianza e la dogana dismessa al confine, per arrivare poi ad un albergo vicino e ad una farmacia.
Mentre alcune componenti politiche dei manifestanti provavano a dirigere la distruzione verso elementi simbolici collegati all’imperialismo, come il Mc Donald’s, la situazione è andata fuori controllo con centinaia, se non migliaia, di giovani francesi esclusi che cercavano così un modo per esprimere il loro odio contro il sistema. Noi non sosteniamo una distruzione indiscriminata e l’incendio di beni pubblici, soprattutto in una zona abitata prevalentemente da povera gente e migranti, ma difendiamo i manifestanti in quanto parte di una multiforme opposizione alla NATO. Viste la violenza e la distruzione causate per il mondo dalla NATO, le contestazioni non erano altro che una legittima, benché asimmetrica, autodifesa.
Un’osservazione a margine: la tradizionale leadership moderata della sinistra che aveva lavorato alla struttura della manifestazione non ha potuto controllare e dirigere nulla. E’ stata quasi assente. Questo è un altro sintomo della ricomposizione dell’opposizione alle elites capitaliste, a favore di forme quali il francese Nuovo Partito Anticapitalista (NPA) di nuova fondazione o il fenomeno delle proteste nelle periferie.
Come Campo Antimperialista porteremo avanti la campagna contro la NATO, ben consapevoli che la pesante crisi economica incrementerà la tendenza alla guerra imperialista, in barba alla promesse di Obama. Attualmente i suoi progetti consistono nella ricompattazione dell’Occidente dietro gli Stati Uniti nell’ambito della NATO, che dovrà essere potenziata per venire usata più come un preventivo strumento collettivo contro l’opposizione globale.
Campo Antimperialista