Un valutazione sugli esiti della Conferenza Internazionale “Per una pace giusta in Medio Oriente”
Un successo politico
La conferenza internazionale di Chianciano ਠstata un grande successo politico.
Per due anni ci siamo battuti per poterla effettuare. Alla fine l’abbiamo realizzata nel migliore dei modi.
Odiamo il trionfalismo, e chi ci segue lo sa, ma in questo caso dobbiamo esprimere davvero una grande soddisfazione. Alla conferenza hanno partecipato 18 relatori provenienti dal Medio Oriente. Questo risultato ਠstato raggiunto sia per la vittoria sul fronte dei visti, frutto di una lunga battaglia politica, sia per il grande interesse che la conferenza ha suscitato tra le forze della resistenza in Iraq, Palestina, Libano, Afghanistan.
A Chianciano sono intervenute tutte le componenti della Resistenza irachena, ed in particolare le correnti baathiste, islamiche, nazionaliste arabe e comuniste; le più importanti componenti della Resistenza nazionale libanese a partire da Hezbollah; le forze del movimento di liberazione palestinese, da quelle storiche ad Hamas; esponenti della Resistenza afghana.
I rappresentanti di queste forze hanno lasciato l’Italia con la consapevolezza di aver fatto un passo avanti, di essersi conquistati non solo il diritto di parola, ma anche un sostegno ed una solidarietà più ampia.
Ma l’interesse internazionale ਠandato ben oltre ed a Chianciano sono arrivate delegazioni da una ventina di paesi.
Il convegno ha visto una partecipazione costante di oltre 300 persone, un dato positivo se si tiene conto della natura dell’incontro e del boicottaggio della sinistra politicamente corretta e dell’area del movimentismo senza costrutto. Un dato significativo anche perchà© vero e verificabile, cosa assai rara in un paese dove ormai il numero dei partecipanti alle manifestazioni viene spesso moltiplicato per 10.
Un successo organizzativo
Un altro elemento positivo che dobbiamo segnalare ਠstata la riuscita organizzativa della conferenza, che anche grazie ai compagni impegnati nell’organizzazione, si ਠsvolta nella massima serenità , Una serenità , quella della due giorni del 24-25 marzo, che ha consentito di dare ai lavori un ritmo intenso e partecipato con grande attenzione.
Questo risultato non era del tutto scontato visto il clima di paura che qualcuno aveva cercato di creare. Intendiamoci, nulla di paragonabile all’incredibile campagna mediatica che ci era stata scatenata contro nel 2005, ma – giusto per fare un esempio – ਠbene che si sappia che a dieci giorni dall’evento siamo stati costretti a cambiare la sala della conferenza a causa delle pressioni subite dal proprietario di quella inizialmente prevista.
Dobbiamo poi segnalare un altro dato: quello dell’autofinanziamento del convegno. In molti ci hanno chiesto come si sarebbe finanziata la conferenza. Questa domanda ci ਠstata spesso rivolta da giornalisti interessati, ma anche da persone oneste. E’ chiaro che ਠormai passata l’idea che la politica si puಠfare solo stando o con i partiti istituzionali (e le loro appendici collaterali) o con i potentati economici.
Purtroppo questa idea ਠtutt’altro che infondata. A maggior ragione siamo ben lieti di avere mostrato che si possono percorrere strade alternative, fondate sulla sottoscrizione volontaria.
Una strada che ha avuto successo. L’andamento della sottoscrizione, che rilanciamo anche in questo bollettino telematico, ci fa ritenere realistico l’obiettivo del pareggio economico.
E’ questo un dato politico assai interessante, il segno che quando ci sono idee forti ed obiettivi chiari si possono superare anche gli ostacoli di tipo economico.
Un fatto nuovo
La conferenza non piaceva a molti.
Non piaceva alle forze della destra filoamericana, ben felici di averla impedita su ordine di Washington due anni fa ed oggi imbarazzate dal suo svolgimento. Non piaceva alle forze di governo, impegnate a garantire la continuità atlantica della politica italiana, vero pilastro dei “12 punti” su cui si ਠcostruito l’asfittico rilancio del governo Prodi. Non piaceva al pacifismo ipocrita che non sa scegliere tra oppressi e oppressori. Non piaceva neppure a settori del movimento contro la guerra, che pur riconoscendo ormai il ruolo delle resistenze, vorrebbero perಠgestirlo in un’ottica eurocentrica che esclude di fatto l’ascolto, il confronto, la collaborazione e l’alleanza con queste.
E’ anche alla luce di tutto ciಠche il successo di Chianciano ਠstato davvero notevole. Il segno che qualcosa di nuovo si sta facendo avanti. Un nuovo fatto di persone che guardano ai fatti e non al teatrino della politica, che vogliono contribuire alla costruzione di un’alternativa fatta di sostanza e non di mera ritualità movimentistica, che hanno capito (e molti lo dicevano) che un incontro internazionale come questo vale 10 manifestazioni…
Il silenzio assordante della stampa
Qualcuno leggendo queste note proverà forse una certa sorpresa.
La conferenza di Chianciano ਠstata infatti oscurata dai mezzi di informazione. E si sa cosa significhi in società come la nostra. Tuttavia in questo caso lo scandalo della disinformazione di regime ਠtalmente enorme – perchà© enorme ਠlo scarto tra un evento di portata mondiale ed il suo assoluto oscuramento mediatico – che non vogliamo qui lamentarcene, ma piuttosto riflettere sul suo significato. Avevamo capito da tempo che la linea di condotta bipartisan sarebbe stata quella del silenziamento. D’altronde, nei confronti di chi sostiene le lotte di liberazione dei popoli oppressi la linea ਠquesta: o criminalizzazione o silenziamento.
Ma in questo caso si ਠpassata ogni misura, chiediamoci il perchà©. Dobbiamo chiedercelo anche perchà© a Chianciano erano presenti le maggiori agenzie di stampa oltre ad alcune testate giornalistiche e televisive. Anche questa presenza non ha prodotto alcun ritorno informativo.
A noi pare che tutto ciಠabbia un’unica spiegazione: siccome avrebbero dovuto parlare di una grande riuscita della conferenza hanno preferito non parlarne per niente.
A questo siamo arrivati, su questo sarebbe bene ragionare per capire dove sta andando la “democrazia” italiana nei tempi del centrosinistra.
Nello scandalo generale del silenziamento c’ਠun altro scandalo non meno grande, quello dell’assenza di ogni informazione su quotidiani come il Manifesto e Liberazione i cui lettori hanno saputo della conferenza solo grazie alla pubblicazione delle manchette a pagamento.
La discussione con e tra le Resistenze
Nella preparazione della conferenza abbiamo spesso parlato di Resistenze. Se il fenomeno della resistenza al progetto di dominio americano concepito con la “Guerra Infinita” ਠinfatti unico, diverse sono le sue espressioni ed articolazioni nelle varie realtà nazionali.
Di fronte a questa evidenza avevamo due strade. La prima era quella di far finta di niente, approcciandoci alle Resistenze in maniera generica e superficiale; la seconda – che abbiamo scelto – era quella dell’invito alle forze maggiori e più rappresentive, coinvolgendo le aree politiche e culturali più significative e decisive nell’avanzamento di un necessario processo di unità che possa sfociare nella costruzione di un vero fronte antimperialista internazionale.
Ovviamente questa scelta implicava anche il confronto tra posizioni diverse.
Come era facile prevedere un rilievo particolare ha assunto la valutazione dell’attuale politica iraniana in Medio Oriente. Una politica vista con il massimo favore da Hezbollah e dalle altre forze della resistenza nazionale libanese, cosଠcome da Hamas; valutata invece in termini nettamente negativi dalla resistenza irachena che deve confrontarsi militarmente con un governo (e con gli squadroni della morte ad esso collegati) assai vicino a Teheran.
Jabbar al Kubaysi, portavoce del Fronte Nazionale Patriottico Islamico, ha cosଠsintetizzato la questione: “Saremo con l’Iran se verrà aggredito dagli Usa, ma oggi ਠl’Iran che deve rovesciare la propria politica in Iraq smettendo di sostenere l’occupazione statunitense”. Il tema ਠstato ripreso nelle conclusioni di Moreno Pasquinelli, che ha argomentato la necessità di stare con l’Iran nella prospettiva dell’aggressione, mantenendo perಠuna forte critica nei confronti dell’attuale geopolitica iraniana che tanti danni sta provocando sul fronte iracheno.
Un passo avanti
Un passo avanti ਠstato fatto.
Per la prima volta ਠstato possibile un confronto internazionale ad altissimo livello su questi temi, con questi protagonisti. Il documento conclusivo che pubblichiamo di seguito, proposto dalla presidenza ed approvato per acclamazione, ਠcertamente un passo avanti nella direzione dell’unità .
In esso si legge che: “seguendo il sentiero tracciato dalle Resistenze in Palestina, Iraq, Libano e Afghanistan, ci impegneremo a costruire una rete delle forze antimperialiste affinchà© si concretizzi la speranza di tutti gli oppressi, dal Sud al Nord, dall’Est all’Ovest: un’alleanza antimperialista internazionale”.
Se per raggiungere questo obiettivo c’era un grande bisogno del confronto tra le resistenze, altrettanto importante ਠla questione del rapporto tra queste ed il movimento contro la guerra in occidente. Su questi punti sono stati rilevati i passi avanti compiuti nell’ultimo anno, ma anche la loro insufficienza.
Se l’obiettivo del Fronte antimperialista internazionale richiede certamente un lungo lavoro politico, quel che ਠemerso da Chianciano ਠla necessità di proseguire su questa strada, unica risposta all’altezza della sfida lanciata dall’imperialismo con la “Guerra Infinita”.
Per quanto riguarda l’Italia, il successo della conferenza indica la necessità di un’aggregazione più ampia e più forte degli antimperialisti. In un contesto generale molto difficile, il lavoro di questi anni ha dato dei frutti importanti che ora costituiscono la base di un possibile passo in avanti.
Di tutto questo discuteremo nelle prossime settimane con chi ha lavorato con noi in questi mesi.