Questo Notiziario contiene:
1. ORIENT EXPRESS
CHI HA PAURA DEL BLOCCO NERO?
2. TUTTI A ROMA IL 9 GIUGNO
Gli ultimi saranno I primi
3. QUANDO PUTIN HA RAGIONE
Spaghetti, mandolino e il telefono con una cornetta soltanto
4. FATAH AL-ISLAM
Cosa c’e’ dietro all’attacco contro il campo palestinese di Nahr el-Bared
1. ORIENT EXPRESS
CHI HA PAURA DEL BLOCCO NERO?
Centinaia di feriti, altrettanti fermi e arresti. Sono lontani i tempi di Genova, quando i portavoce dei Social Forum qualificavano il Blocco Nero come quattro gatti provocatori, prezzolati dalla polizia. I Social Forum sono defunti, il Blocco Nero ਠinve e più forte di ieri. A fronte di una manifestazione mezza fallita, mentre gran parte di quei portavoce hanno fatto carriera, i ragazzi del Blocco Nero facevano impressione, erano migliaia. Possiamo discettare all’infinito se sia giusto o sbagliato “danneggiare” le manifestazioni con l’uso della violenza. Noi vogliamo anzitutto segnalare come sintomatico questa crescita del Blocco Nero. Essa indica un processo, nemmeno troppo latente, di radicalizzazione estrema che sta maturando tra la gioventù europea. Si manifesta, attraverso questi giovani che deliberatamente cercano lo scontro a rischio della propria incolumita’ e della galera, una tendenza crescente al rifiuto irriducibile di ogni ipocrita compromesso con i potenti della terra, contro questo stato di cose. Il sistema imperialista ci considera tutti, in quanto cittadini di quest’Occidente opulento e degradato, come suoi soci in affari, adagiati nel benessere obnubilante fondato sulla rapina ai danni dei popoli oppressi. Coloro che rifiutano di essere collusi col crimine imperialista organizzato, ogni corresponsabilita’, non hanno apparentemente che due strade: o rifugiarsi a vita privata o ribellarsi. E di questa ribellione il Blocco Nero rappresenta il simbolo piu’ vistoso. Solo per questo ci sentiamo vicini a questi giovani. Di piu’. Nelle loro gesta si palesa la volonta’ di ascoltare grido di emancipazione che viene dai paesi aggrediti, di tendere una mano alla Resistenze, di rispondere agli appelli disperati dei dannati di Guantanamo, di Abu Grahib, di Bhagram. Non e’ un caso che in parallelo cresca in Europa, ma anche negli Stati Uniti, una coscienza antimperialista. Lo si e’ visto nella manifestazione di Rostock, dove gli spezzoni antimperialisti erano piu’ consistenti delle correnti pacifiste e dei partiti istituzionali di sinistra. Il cammino ਠancora lungo ma la direzione ਠtracciata. La divisione tra chi Resiste e chi accetta il compromesso con l’imperialismo si fara’ piu’ profonda. L’attuale, ancora fragile legame tra Resistenza armata nei paesi occupati e quella in Occidente, diventera’ più saldo. Resistenza e’ la sola speranza.
2. TUTTI A ROMA IL 9 GIUGNO
Gli ultimi saranno i primi
Abbiamo espresso le nostre riserve sull’Appello che convoca la prossima manifestazione nazionale del 9 giugno. Un Appello che chiama alla lotta contro la guerra infinita ma che non indica chi siano le vittime di questa guerra, contro chi essa e’ condotta, e chi la stia combattendo dall’altra parte della barricata e’ semplicemente penoso. E’ semplicemente vergognoso che non si spenda una parola in sostegno alle Resistenze nei paesi aggrediti. Questo silenzio omertoso e’ il prezzo che si deve pagare per far scendere in piazza correnti politiche che infatti stanno con un piede fuori e uno dentro il centro-sinistra. Queste riserve non ci impediscono tuttavia di augurarci il pieno successo di questa manifestazione. Successo per cui, nel limite delle nostre forze, noi stiamo lavorando. In barba alle pelose reticenze dei promotori questa manifestazione non sara’ solo contro Bush, essa sara’ anche, come e’ giusto che sia, non solo antiamericana e antimperialista: essa sara’ dalla parte dei popli palestinese, iracheno, afgano, ecc. che resistono in armi alla tracotanza imperialista e sionista.
PER QUESTO NOI CI SAREMO. CI TROVERETE IN FONDO AL CORTEO. Gli ultimi saranno i primi.
3. QUANDO PUTIN HA RAGIONE
Spaghetti, mandolino e il telefono con una cornetta soltanto
E’ noto che a noi, per ragioni opposte a quelle di certi governi occidentali, Putin non piaccia affatto. Siamo ostili alle sue ambizioni imperialiste. Siamo ostili ad ogni politica di potenza che implichi l’oppressione di altri popoli. Siamo ostili ad ogni sciovinismo nazionalista, compreso quello che Lenin chiamava grande-russo. Questo premesso Putin ha ragione da vendere a denunciare il sistema di scudo antimissile che Bush vuole piazzare in Europa dell’Est come un gesto di ostilita’ strategica contro la Russia, quindi come un atto di guerra da parte degli Stati Uniti. Nella sua lunga intervista al Corriere Putin denuncia i governi europei (sacrosanta verita’) come sudditi rispetto agli americani. E quindi deve minacciarli che nel caso accettassero il sistema di scudo antimissile Mosca ripuntera’ a sua volta i suoi missili balistici a testata atomica verso l’Europa. E’ in questo contesto che Putin solleva la barzelletta del telefono con una cornetta solo, quella d’ascolto, ad indicare che i governanti europei, quando chiama Bush, dicono solo Signorsଠe non sono in grado di opporre alcun rifiuto. In questo contesto l’Italietta di Prodi che fa? Si e’ allineata dicendo si al sistema offesivo antirusso. E’ questo un gesto, dopo il si al raddoppio della base di Vicenza, inaudito. Ed e’ scandaloso che partiti che fino a ieri erano nei movimenti per la pace non abbiano minimamente sollevato la questione, che tacciano su questa gravissima vicenda che potrebbe innescare una guerra fredda bis.
4. FATAH AL-ISLAM
Cosa c’e’ dietro all’attacco contro il campo palestinese di Nahr el-Bared
Che gli scontri si siano estesi dal campo profughi di Nahr al-Bà rid (Tripoli) a quello meridionale di AIN EL HILWEH, nei pressi di Sidone, la dice lunga sul significato degli scontri nei campi palestinesi in Libano. La posta in palio e’ appunto il controllo politico militare di questi campi. L’egemonia della frazione di Abu Mazen (al-Fath) vacilla a favore di tendenze piu’ radicali, tendenze non solo islamiste che dagli Accordi di Oslo in poi rifiutano ogni negoziato a perdere con Israele. Stolto e’ chi non vuol vedere che lo scontro in atto nei campi palestinesi in Libano non e’ che una propaggine di quello in atto a Gaza e in Cisgiordania e che vede opposti, da una parte il governo collaborazionista di al-Fath dall’altra il blocco antisionista di Hamas, Jihad e della sinistra radicale dall’altra. E’ alla luce di questa battaglia che decide delle sorti del movimento di liberazione palestinese nonche’ del governo di Abu Mazen che si spiega lo scontro in atto in Libano. L’assalto portato dal governo Siniora per nome e per conto dell’alleanza Olmert-Abu Mazen, sostenuta a sua volta dai regimi arabi filoamericani nonche’ dallo schieramento occidentale, punta ad espellere dal Libano tutte formazioni combattenti palestinesi. Questo assalto e’ infine una piccola prova generale dei prossimi tentativi di ridimensionare Hezbollah. Chi non vede questo e’ cieco oppure fa finta di esserlo.
Allo scopo di camuffare questi scopi e’ immediatamente partita una campagna di diffamazione e delegittimazione del gruppo combattente Fatah al-Islam. Si sono dette di tutti i colori. Che il gruppo e’ legato ad Al Qaida, E non e’ vero. Che e’ una pedina siriana. E non e’ vero. Che sarebbe ostile ad Ezbollah e anche questo e’ falso. Si e’ addirittura affermato che Fath al-Islam sarebbe una creazione del clan di Hariri in funzione antishiita e antiraniana. Balle!
E’ emblematico che questa campagna sia partita da alcune testate arabe schierate coi regimi filoamericani. Basta svolgere un minimo di indagine per appurarsene. Il fatto e’ che anch testate di sinistra occidentali hanno stupidamente abboccato. Tra queste il manifesto. Questo giornale non brilla per antimperialismo. Dopo la scomparsa di Chiarini le cose sono peggiorate di molto. Un esempio sono gli articoli di Michele Giorgio, che con disarmante leggerezza raccolgono tutta la paccottiglia propagandista dell’imperialismo. Un esempio davvero brutto e’ quello di domenica 3 giugno dove il Giorgio, facendo finta di fare un resoconto obbiettivo introduce giudizi liquidatori e provocatori del tipo: “… I fanatici jihadisti nascosti nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared” e poco piu’ avanti: ” … Il jihadismo straccione dei militanti di Fatah al-Islam”. Neanche una parola di sdegno contro i bombardamenti a tappeto e i massacri compiuti dall’esercito libanese contro palestinesi innocenti e spesso inermi. Neanche una parola di solidarieta’ con quei palestinesi che stanno resistendo agli attacchi. Neanche l’ombra di una spiegazione sulle ragioni degli scontri. Non chiediamo a il manifesto di adottare una posizione antimperialista, chiediamo almeno quel minimo di onesta’ intellettuae e morale che distingue il giornalismo serio … da quello straccione.