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costituzione del “Comando Supremo per la Jihad e la Liberazione”

10. October 2007
Alcuni gruppi guerriglieri iracheni annunciano la costituzione del “Comando Supremo per la Jihad e la Liberazione”

Premessa

Nel Notiziario dell’11 dicembre 2006, dopo aver atteso più di un mese per verificare direttamente la notizia, informavamo con grande enfasi della nascita del Fronte Nazionale Patriottico Islamico (F.N.P.I.).

Scrivevamo “Fanno parte di questo Fronte, oltre al Partito Baath, raggruppamenti islamici sia sunniti che shiiti, le correnti nasseriane, la sinistra comunista, sia araba che curda. I fratelli dell’ Alleanza Patriottica Irachena sono stati protagonisti di questo processo unificativo. Non a caso a Jabbar al-Kubaisy e’ stato affidato il decisivo ruolo di portavoce ufficiale all’estero del F.N.P.I.”

Ad un anno esatto di distanza, da una fonte molto attendibile vicina al Baath (precisamente il sito web albasrah.net), giunge la notizia della formazione di un nuovo fronte, anch’esso capeggiato dalla corrente baathista. Il 3 ottobre ਠstata annunciata la nascita del “Comando Supremo per la Jihad e la Liberazione”. Come comandante supremo per la jihad il nuovo fronte ha scelto ‘Izzat Ibrahim al-Duri, il re di fiori per gli americani, che da generale nel vecchio regime baathista baathista vive dal 2003 nella clandesinità  e anima la Resistenza contro gli occupanti.

Da informazioni di prima mano la fondazione di questo nuovo fronte sancisce la morte di quello annunciato l’anno passato.
Cosa ਠsuccesso?

In un anno molte cose sono cambiate in Iraq. Tra queste due ci interessano presentando la fondazione di questo nuovo fronte.

(1) Dopo l’attacco terroristico del 22 febbraio del 2006 alla Moschea di Samarra (sacra agli shiiti), lo scontro tra le milizie shiite (sia quelle del Mahdi che quelle del Badr) e quelle della Resistenza sunnita si sono intensificate in maniera esponenziale producendo un’enorme massa di sfollati e addirittura una specie di pulizia etnica che ha fatto quasi sparire le zone miste. Protagonisti delle azioni di attacco o ritorsione contro le milizie shiite (spesso anche contro civili inermi), sono state la formazioni jihadiste salafite, nel frattempo diventate una delle componenti più consistenti della Resistenza e raggruppate nel Consiglio o “Shura dei Mujahideen” —che nell’ottobre 2006 hanno preteso addirittura di fondare il cosiddetto “Stato Islamico dell’Iraq”. La esasperata pratica settaria dei “qaidisti” non ha infierito solo contro gli shiiti ma anche contro altre formazioni della Resistenza non salafite che si opponevano a considerare tutti gli shiiti come nemici da colpire in quanto infedeli e al soldo degli occupanti.
Dalle prime scaramucce si ਠpassati, nella primavera scorsa, allo scontro aperto tra le formazioni salafite dello “Stato Islamico dell’Iraq” e alcune organizzazioni armate della Resistenza.
Gli americani hanno colto la palla al balzo dando una mano alla “lotta contro i qaidisti”. Dalla primavera scorsa fonti americane hanno riportato a più riprese che ci sono state vere e proprie azioni militari congiunte.

(2) Questa inedita alleanza anti-al qaida ha a sua volta causato aspre lotte intestine in seno alla Resistenza e nelle zone da essa controllate, producendo ad esempio una grave scissione delle Brigate della rivouzione del 1920 e la costituzione di Hamas in Iraq. L’appoggio americano a certe formazioni partigiane contro il jihadismo salafita non era un accidente tattico. Esso svela il nuovo approccio americano in Iraq, consistente nella presa di distanza dal Governo al-Maliki (accusato di essere ostaggio delle milizie shiite e dell’Iran e di non promuovere il reintegro dei vecchi baathisti negli apparati statali) e nel tentativo di avviare negoziati con le frazioni non-qaidiste della Resistenza, tra cui anche le correnti baathiste.

In questa situazione complessa e magmatica anche il fronte annunciato l’anno passato ci ha lasciato le penne. Tendiamo a pensare che le correnti baathiste, a loro volta divise tra una frazione filo-siriane e una antisiriana, hanno voluto sbarazzarsi dell’ala più dura, non disposta a negoziati con gli occupanti, nà© a cooperare con loro in alcun modo contro i combattenti salafiti.

A noi pare chiaro che questi nuovi posizionamenti e riallineamenti di forze si spiegano anche con la crescente minaccia di un attacco prossimo venturo degli USA all’Iran. Se i salafiti considerano gli shiiti e gli iraniani nemici alla stessa stregua degi americani, non e’ un segreto che per certe componenti della Resistenza (tra cui alcuni baathisti) considerano l’Iran e le milizie filoraniene nemici ancor piu’ pericolosi degli americani. Se l’attacco all’Iran ci sarà  l’Iraq diventerebbe un campo di battaglia e non ci stupiremmo se i fronti attuali si rimescolassero o capovolgessero, con una parte dell’attuale Resistenza che andrà  in soccorso agli americani entrando nel governo post al-Maliki, e una parte delle milizie shiite che ingaggeranno una lotta aperta contro gli americani.

La Resistenza irachena annuncia la costituzione del Comando supremo per la jihad e la liberazione

Il website patriottico iracheno albasrah.net ha riportato questo martedଠ[3 ottobre 2007] che 22 gruppi combattenti della Resistenza irachena sono convenuti a un congresso d’unificazione, in un quartiere liberato di Baghdad.

Il congresso ha risolto di unire tutti i gruppi della Resistenza che erano presenti all’incontro, i quali hanno concordato sulla liberazione totale dell’Iraq come obiettivo primario, per quanto lunga possa essere la strada. Il congresso ha anche deciso che la partecipazione al fronte unificato della Resistenza rimanga aperta ad altri gruppi o singoli combattenti che desiderino unirvisi. Il congresso ha inoltre risolto di creare un Comando supremo per la jihad e la liberazione, eleggendo come comandante supremo per la jihad il Presidente iracheno ‘Izzat Ibrahim al-Duri. Durante l’incontro sono stati eletti anche un vicecomandante e un delegato per gli affari militari.

Il Comando supremo per la Jihad ha poi convocato una propria riunione, durante la quale ਠstato istituito uno stato maggiore sotto la guida del comandante supremo per la Jihad. Il tenente generale ‘Amir Muhammad Amin ਠstato nominato vicecomandante. Sono inoltre stati creati: un gruppo di consulenza religiosa guidato dallo sceicco ‘Ali ‘Abdallah al-‘Ubaydi; una commissione per la sicurezza nazionale, guidato dal generale Khalid Sulayaman Khalaf; una commissione per le questioni amministrative e finanziarie, guidato dal tenente generale Muhammad Salig ‘Alwan; e una commissione per l’informazione e la mobilitazione, guidato dal generale Salah al-Din Ahmad. Kan’an Amin ਠstato nominato portavoce ufficiale del Comando per la jihad e la liberazione.

Il Comando supremo ha dichiarato che il Comando per la jihad e la liberazione si attiene ad alcuni “princà¬pi sacri” che non possono essere violati, e ha stabilito che nessun gruppo ਠautorizzato a entrare in trattative col nemico americano, tranne che sulla base dei princà¬pi stessi. Il Comando ha dunque dichiarato che la Jihad continuerà  e si intensificherà  finchà© il nemico americano non la riconoscerà  e si ritirerà  dall’Iraq.

Il Comando ha stabilito che, affinchà© sia possibile un qualsivoglia negoziato, gli Americani devono:

– riconoscere ufficialmente la Resistenza patriottica e tutte le organizzazioni patriottiche, nazionaliste arabe e islamiche in tutte le loro strutture sia guerrigliere sia civili come le uniche rappresentanti legittime dell’Iraq e del suo grande popolo.

– annunciare ufficialmente un ritiro incondizionato dall’Iraq, che potrà  darsi immediatamente o a tappe ravvicinate.

– far cessare i raid, le persecuzioni, le uccisioni, la distruzione, il sabotaggio, gli espropri e le espulsioni, e ritirare le truppe d’occupazione da tutti i centri abitati.

– liberare tutti i prigionieri senza eccezioni e risarcirli dei danni.

– far tornare in servizio l’Esercito iracheno e le forze di sicurezza nazionale, che sono state sciolte dagli Americani durante l’invasione nel 2003. Devono essere ripristinati in base alle regole e alle consuetidini in vigore prima dell’invasione americana, e risarciti dei danni arrecati loro.

– impegnarsi a risarcire l’Iraq per tutte le perdite morali e materiali causati al paese dall’occupazione.

– abolire tutte le leggi, i decreti e qualsiasi atto legislativo promulgato dopo l’avvento dell’occupazione.

– intrattenere un dialogo diretto con la Resistenza sull’attuazione di un programma che sia in linea coi princà¬pi adottati dal Comando supremo, se gli Americani vogliono salvarsi la faccia. Altrimenti saranno semplicemente sconfitti e costretti a lasciare l’Iraq.

Inoltre il Comando ha stabilito che bisogna tenere degli incontri per la ricostituzione di un governo, aggiungendo che il governo autocratico va superato e sostituito con un sistema basato su princà¬pi democratici islamici, distinti dalla democrazia imperialista che ਠnota per usare due pesi e due misure nel proprio interesse.

Le organizzazioni della Resistenza che hanno preso parte al congresso di fondazione del fronte unito per la jihad e la liberazione sono:

1. L’Esercito degli uomini dell’ordine della Naqshbandiya
2. L’Esercito dei compagni del Profeta
3. L’Esercito dei Murabitun
4. L’Esercito di al-Hamzah
5. L’Esercito del Messaggio
6. L’Esercito di Ibn al-Walid
7. Il Comando Unificato dei Mujahidin (Iraq)
8. Le Brigate di Liberazione
9. L’Esercito di al-Mustafa
10. L’Esercito di liberazione dell’Iraq
11. Gli Squadroni dei Martiri
12. L’Esercito dei Sabirin
13. Le Brigate della Jihad nella Terra dei Due Fiumi
14. L’Esercito del Cavaliere per la Liberazione della regione autonoma [curda]15. Gli Squadroni jihadisti di al-Fallujah
17. Il Fronte Popolare Patriottico per la Liberazione dell’Iraq
18. Gli Squadroni della Rivoluzione Husayni di al-Taff
19. Gli Squadroni per la Liberazione del Sud
20. L’Esercito di Haneen
21. Gli Squadroni di Diyala per la Jihad e la Liberazione
22. Gli Squadroni della Gloria per la Liberazione dell’Iraq.

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