L’occupazione del Dal Molin e le prospettive della lotta
di Gianluigi Maddalena
Dopo tre giorni l’occupazione dell’area civile
dell’aeroporto Dal Molin finisce, si fa per dire, in bellezza. Sà¬,
perchà© il fatto che una città sonnolenta come Vicenza dia vita, sotto
una pioggia battente gelata, a una fiaccolata con tremila (affermano i
manifestanti) persone che da Porta San Bortolo hanno marciato fino al
Dal Molin, ਠdi grande importanza.
Negli ultimi tempi c’erano state, ਠvero, una serie
di iniziative che testimoniavano il perdurare della protesta, ma la
portata e l’eco suscitati erano modesti. Sembrava insomma, che il
movimento contro la Ederle 2, avesse un po’ esaurito lo slancio dopo
che il Consiglio di stato aveva dato il nulla osta alla ripresa dei
lavori per la creazione della nuova base americana, annullando la
sentenza del TAR veneto favorevole alla sospensione.
Lunedà¬
invece c’ਠstata una bella manifestazione che ha dimostrato il
perdurare di un sorprendente appoggio della città al movimento contro
la base militare. L’occupazione perಠcesserà , e non poteva essere
altrimenti, poichà© lo sgombero forzato, con le conseguenze
immaginabili, era imminente. L’elemento determinante ਠstata
l’assicurazione del sindaco Variati che sull’uso della parte civile
dell’area si aprirà una trattativa con l’ente civile dell’aeroporto.
Che una parte dell’area venga destinata al godimento della popolazione,
con la creazione di un “parco della pace” ਠun buon ma modesto
risultato, se si considera che, a fianco, i lavori per l’insediamento
della famigerata “173° brigata aviotrasportata” degli USA
continueranno.
Si tratta quindi di un successo
molto parziale che non tocca la vera questione. Tuttavia il movimento
No Dal Molin non smobilita e anzi, sull’onda del risultato ottenuto, si
propone di continuare la lotta contro la base, facendo leva sulla
mancata valutazione dell’impatto ambientale. Utilizzare tutti i cavilli
legali per impedire la nascita della base ਠpiù che giusto, anche se il
governo, e per sua mano il commissario Costa, hanno dimostrato di non
tener conto nà© degli aspetti formali, nà© della volontà popolare.
D’altra parte non c’ਠda stupirsi, giacchà© tutto lo schieramento
politico che pesa, dalla Lega ai DS, ha appoggiato la creazione della
base, in sintonia con l’attuale governo di destra, ma anche con il
passato governo Prodi.
Quanto tempo ਠpassato
dalle battaglie che il PCI condusse contro l’insediamento degli
americani a Vicenza a fine anni ’50! Quanto tempo da quando i
lavoratori si mobilitavano contro le aggressioni imperialiste che
partivano dal nostro Paese. Ora le cooperative “rosse” CMC e CCC sono
proprio quelle che stanno lavorando alla base dopo aver vinto la gara
d’appalto.
L’aspetto positivo di questo “mutamento genetico” dei
faccendieri della politica ਠstato il rifiuto di una larga parte della
popolazione di tutta la classe politica, giudicata come staccata dai
bisogni e dal sentire dei cittadini e asservita al potere. Da ciಠla
nascita di un movimento dove i partiti sono non solo assenti, ma
criticati e boicottati. Un esempio del processo di riappropriazione
della politica da parte della popolazione che diventa ogni giorno che
passa sempre più necessario e urgente.
L’occupazione
ha dunque portato nuovo vigore alla lotta del No Dal Molin, e
l’elemento qualificante ਠstato proprio la dimostrazione di solidarietà
della città attraverso la fiaccolata dell’altra sera. Si tratta ora di
vedere se l’ottenimento del “Parco della pace” ਠvalutato come un
successo parziale, un esempio che dimostra come la lotta paghi, o se
sia invece una delle concessioni marginali in grado di svuotare il vero
obiettivo finale: impedire l’istallazione di una nuova, modernissima
base militare straniera con scopi chiaramente aggressivi.
L’aspetto
antimperialista e antimilitare del No Dal Molin non ਠmai stato in
primo piano. La lotta ਠiniziata utilizzando ragioni quasi
esclusivamente ambientaliste ed ecologiste, ma, cammin facendo, gli
elementi politici hanno preso forza e ora, pur non tralasciando gli
aspetti formali e ambientali, sarebbe il momento di dare all’azione un
ancor più deciso carattere contro l’imperialismo e la guerra.