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Afghanistan crocevia di interessi

16. February 2009

Lo stop della Russia agli Stati Uniti sulla rotta verso l’Afghanistan*

di M. K. Bhadrakumar

Preciso, rapido, mortale: sono solo queste le
competenze richieste a un soldato. Ma il capo del Comando Centrale
degli Stati Uniti, il Generale David Petraeus, ਠpiù di un soldato. Il
mondo si sta abituando a considerarlo quasi uno statista. Certo, la
seduzione della guerra fa ancora presa su di lui, ma ci si aspetta
anche che sia consapevole delle realtà  politiche delle due guerre che
sta conducendo, in Iraq e in Afghanistan.
Ecco perchà© ha fatto un
passo falso, lo scorso martedà¬, quando durante una visita in Pakistan
ha detto che l’esercito americano si era assicurato degli accordi per
far transitare i rifornimenti verso l’Afghanistan da nord, allentando
la pesante dipendenza dalla rotta pakistana. “Sono stati raggiunti
degli accordi, e adesso ci sono linee di transito e accordi di transito
per rifornimenti e servizi che coinvolgono diversi paesi
centro-asiatici e la Russia
“, ha dichiarato Petraeus.
àˆ stato
inutilmente preciso, come un soldato. Forse doveva impressionare i
generali pakistani facendo loro capire che non avrebbero potuto
continuare ancora a lungo a tenere in ostaggio le forze statunitensi in
Afghanistan. Oppure era semplicemente esasperato dall’ambiguità  e la
doppiezza dei generali del sud-ovest asiatico.
Un’impressionante
valutazione dell’intelligence russa resa nota da Mosca rivela che quasi
la metà  dei rifornimenti statunitensi che passano attraverso il
Pakistan viene rubata da un miscuglio di militanti talebani, venditori
ambulanti e semplici ladri. L’esercito degli Stati Uniti viene rapinato
alla luce del sole e non puಠfarci molto. Quasi l’80% di tutti i
rifornimenti diretti in Afghanistan passano attraverso il Pakistan. Il
bazar di Peshawar ospita un florido commercio di articoli militari
statunitensi rubati, come negli anni Ottanta durante il jihad afghano
contro l’Unione Sovietica. Questo volume di affari registrerà  un
poderoso balzo in avanti con il raddoppio dei soldati americani in
Afghanistan, che saliranno a 60.000. Le guerre sono essenzialmente
delle tragedie, ma non mancano di lati comici.

Mosca smentisce

In
ogni caso, un giorno dopo le affermazioni di Petraeus Mosca si à¨
affrettata a correggerlo. Il vice ministro degli Esteri Aleksej Maslov
ha dichiarato all’Itar-Tass: “Alla missione permanente della Russia
alla NATO non ਠstato sottoposto alcun documento ufficiale che
certifichi che la Russia ha autorizzato gli Stati Uniti e la NATO a
trasportare merci militari attraverso il paese
“.
Il giorno dopo l’ambasciatore della Russia alla NATO, Dmitrij Rogozin, ha aggiunto da Bruxelles: “Non
sappiamo niente del presunto accordo della Russia sul transito dei
rifornimenti militari degli americani o della NATO. Ci sono state
indicazioni in tal senso, ma non sono state formalizzate
“. E con un tocco di ironia Rogozin ha insistito che la Russia desiderava il successo dell’alleanza militare in Afghanistan.
Posso
responsabilmente dire che, nel caso di una sconfitta della NATO in
Afghanistan, i fondamentalisti ispirati da questa vittoria punteranno a
nord. Prima colpiranno il Tagikistan, poi cercheranno di entrare
nell’Uzbekistan… Se le cose vanno male, nel giro di dieci anni i
nostri ragazzi dovranno combattere estremisti islamici ben armati e ben
organizzati da qualche parte del Kazakistan
“, ha aggiunto il popolare politico moscovita passato alla carriera diplomatica.
Gli
esperti russi hanno fatto sapere che Mosca guarda con inquietudine alle
trattative degli Stati Uniti con i paesi centro-asiatici per la firma
di accordi di transito bilaterali che escludano la Russia. Sono stati
raggiunti accordi con la Georgia, l’Azerbaigian e il Kazakistan. Mosca
capisce che gli Stati Uniti continuano a mirare a una nuova rotta di
transito caspica che comporti il passaggio dei rifornimenti attraverso
la Georgia verso l’Azerbaigian, da lଠal porto kazako di Aktau e
attraverso il territorio uzbeko all’Amu Darya fino all’Afghanistan
settentrionale.
Gli esperti russi stimano che la rotta di transito
caspica possa diventare una rotta energetica nella direzione opposta, e
questo equivarrebbe a una sconfitta strategica per la Russia nella
decennale lotta per le riserve di idrocarburi della regione.

La Russia preme per avere un ruolo a Kabul

Effettivamente
l’Uzbekistan ਠil paese-chiave dell’Asia Centrale nel grande gioco per
la rotta di transito settentrionale verso l’Afghanistan. Durante la
visita del Presidente russo Dmitrij Medvedev a Taškent, la scorsa
settimana, l’Afghanistan ਠstato un argomento cruciale. Medvedev ha
caratterizzato le relazioni russo-uzbeke come un’ “alleanza e partenariato strategico” e ha detto che sulle questioni relative all’Afghanistan la cooperazione di Mosca con TaÅ¡kent assume un’ “importanza eccezionale“.
Ha anche detto che con il Presidente uzbeko Islam Karimov c’ਠaccordo sul fatto che non possa esserci alcuna “soluzione unilaterale” al problema afghano e che “non
ਠpossibile risolvere nulla senza prendere in considerazione l’opinione
collettiva di stati che hanno un interesse nella risoluzione della
situazione
“.
Ma soprattutto Medvedev ha sottolineato che la
Russia non ha obiezioni in merito all’idea del Presidente Barack Obama
di collegare i problemi dell’Afghanistan e del Pakistan, ma per una
ragione del tutto diversa, in quanto “non ਠpossibile esaminare la
creazione e lo sviluppo di un sistema politico moderno in Afghanistan
isolandolo dal contesto della normalizzazione delle relazioni tra
l’Afghanistan e il Pakistan nelle regioni di confine tra i due paesi,
mettendo in moto gli adeguati meccanismi internazionali e via dicendo
“.
Mosca
tocca raramente la delicata questione della Linea Durand, cioਠil
controverso confine che separa l’Afghanistan e il Pakistan. Medvedev ha
sottolineato che la Russia resta parte in causa, in quanto “ਠnecessario far sଠche questi problemi vengano risolti su base collettiva“.
In
secondo luogo, Medvedev ha messo in chiaro che Mosca resisterà  ai
tentativi degli Stati Uniti di espandere la propria presenza politica e
militare nelle regioni centro-asiatiche e del Caspio. Ha affermato
infatti: “Questa ਠuna regione-chiave, una regione in cui si
svolgono diversi processi e nella quale la Russia ha un lavoro cruciale
da svolgere per coordinare le nostre posizioni con i nostri colleghi e
contribuire a trovare soluzioni comuni ai problemi più complessi
“.
In
parole povere, Mosca non consentirà  che si ripeta la tattica degli
Stati Uniti dopo l’11 settembre 2001, quando vollero imporre una
presenza militare in Asia Centrale come misura temporanea e poi
procedettero freddamente a trasformarla in una base d’appoggio a lungo
termine.

Karzai guarda a Mosca

àˆ
interessante che le affermazioni di Medvedev coincidano con la notizia
secondo la quale Washington starebbe abbandonando il Presidente afghano
Hamid Karzai e progettando di istallare un nuovo “dream team” a Kabul.
Medvedev
aveva scritto a Karzai offrendogli assistenza militare. Karzai ha
apparentemente accettato l’offerta russa, ignorando le obiezioni degli
Stati Uniti secondo cui in base ad accordi segreti tra USA e
Afghanistan Kabul doveva ottenere il consenso di Washington prima
accordarsi con paesi terzi.
Una dichiarazione rilasciata lunedଠscorso dal Cremlino diceva che la Russia ਠ“pronta
a fornire ampia assistenza a un paese indipendente e democratico
[l’Afghanistan] che conviva con i suoi vicini in un’atmosfera pacifica.
La cooperazione nel settore della difesa… contribuirà  efficacemente a
instaurare la pace nella regione
“. Per Kabul ha senso stringere
accordi militari con la Russia, dato che le forze armate afghane usano
sistemi d’arma sovietici. Ma Washington non vuole una “presenza” russa
a Kabul.
Ovviamente Mosca e Kabul hanno sfidato il segreto potere di
veto degli Stati Uniti sulle relazioni esterne dell’Afghanistan. Lo
scorso venerdଠa Mosca si sono incontrati diplomatici russi e afghani,
i quali si sono “impegnati a continuare a sviluppare la
cooperazione russo-afghana in ambito politico, commerciale ed
economico, nonchà© nella sfera umanitaria
“. Significativamente, hanno anche “rilevato l’importanza della Shanghai Cooperation Organization
[SCO, Organizzazione di Shanghai per la Cooperazione, anche nota come
Gruppo di Shanghai, N.d.T.]”, che ਠdominata dalla Russia e dalla Cina.

La SCO vuole un ruolo nella risoluzione del problema afgano

Washington
non puಠcensurare apertamente Karzai impedendogli di avvicinarsi alla
Russia (e alla Cina), giacchà© l’Afghanistan ਠteoricamente un paese
sovrano. Nel frattempo, Mosca sta assumendo un ruolo nelle aspirazioni
di Kabul all’indipendenza. Mosca ha intensificato i propri sforzi per
ospitare una conferenza internazionale sull’Afghanistan sotto l’egida
della SCO. Gli Stati Uniti non vogliono che Karzai legittimi un ruolo
della SCO nel problema afghano. Ed ਠqui che sorge l’attrito.
Il 14
gennaio Mosca ha ospitato un incontro tra i vice ministri degli Esteri
dei paesi membri della SCO (Cina, Kazakistan, Kirghizistan, Russia,
Tagikistan e Uzbekistan). Il ministero degli Esteri russo ha in seguito
annunciato una conferenza prevista per la fine di marzo. L’iniziativa
russa ha ricevuto grande impulso grazie alla decisione di Iran e India
di partecipare alla conferenza.
Nuova Delhi ha accolto con favore
l’opportunità  di svolgere un ruolo più importante come membro
osservatore della SCO e intende “partecipare maggiormente” alle
attività  dell’organizzazione. In particolare, Nuova Delhi ha “espresso
interesse a prendere parte alle attività ” del gruppo di contatto della
SCO sull’Afghanistan.
La grande domanda ora à¨: Karzai coglierà 
queste tendenze regionali e risponderà  all’apertura della SCO,
liberando Kabul dalla morsa di Washington? Di certo Washington ਠin
corsa contro il tempo per produrre un “cambiamento di regime” a Kabul.
Il
fatto ਠche un numero sempre maggiore di paesi della regione trovano
difficile accettare il monopolio statunitense sulla risoluzione del
conflitto in Afghanistan. Washington faticherà  a dissociarsi dalla
conferenza della SCO prevista a marzo e avrebbe idealmente voluto che
anche Karzai se ne fosse tenuto lontano, pur trattandosi di una
iniziativa regionale a pieno titolo che coinvolge tutti i vicini
dell’Afghanistan.
Sicuramente la SCO metterà  l’Afghanistan
all’ordine del giorno del vertice annuale che si terrà  ad agosto a
Ekaterinburg, in Russia. Pare che in questa fase Washington non sia in
grado di distogliere la SCO dal suo proposito, a meno di coinvolgere le
potenze regionali nella ricerca di una soluzione del problema afghano e
consentire loro di parteciparvi appieno com’ਠloro legittimo interesse.
L’attuale
linea di pensiero statunitense, d’altro canto, ਠorientata a stringere
“grandi accordi” bilaterali trattando separatamente con le potenze
regionali e impedendo loro di coordinarsi collettivamente sulla base di
preoccupazioni e interessi condivisi. Ma le potenze regionali vedono il
piano degli Stati Uniti per quello che à¨: un’astuta mossa del solito
divide et impera..

Mosca respinge l’impegno selettivo

Senza
dubbio queste manovre diplomatiche rivelano anche il deficit di fiducia
nelle relazioni russo-americane. Mosca esprime ottimismo sulla capacità 
d Obama di affrontare in modo costruttivo i problemi accumulatisi nei
rapporti USA-Russia. Ma non si ਠparlato di Russia n੠nel discorso di
insediamento di Obama nà© nel documento sulla politica estera che espone
il suo programma.
Lo scorso martedଠil ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha cosଠsintetizzato le aspettative minime di Mosca: “Spero
che gli elementi controversi delle nostre relazioni, come la difesa
anti-missile, l’opportunità  dell’allargamento della NATO… verranno
risolti sulla base del pragmatismo, senza la presa di posizione
ideologica che ha caratterizzato l’amministrazione uscente… Ci siamo
accorti che… Obama era disposto a prendersi una pausa sulla questione
della difesa anti-missile… e a valutare la sua efficacia e la sua
efficienza in termini di costi
“.
Ma la Russia non ਠtra le
priorità  della nuova amministrazione statunitense. Inoltre, come
osservava la scorsa settimana l’influente quotidiano Nezavisimaja
Gazeta, “Un consistente numero di congressisti [statunitensi] di
entrambi i partiti ritengono che la Russia abbia bisogno di una lavata
di capo
“. L’attuale priorità  della Russia sarà  di organizzare
presto un incontro tra Lavrov e il Segretario di Stato Hillary Clinton,
e prima di questo incontro tutte le questioni – compresa quella spinosa
della rotta di transito verso l’Afghanistan – resteranno in sospeso.
Pertanto,
nella conferenza stampa di Taškent Medvedev ha acconsentito in linea di
principio a concedere agli Stati Uniti il permesso di usare una rotta
di transito verso l’Afghanistan che passi per il territorio russo, ma
al contempo ha precisato che “Questa dev’essere una cooperazione a tutti gli effetti e su base paritaria“.
Ha ricordato a Obama che la strategia del “surge” – l’aumento del
livello di truppe in Afghanistan – potrebbe non sortire gli effetti
auspicati. “Speriamo che la nuova amministrazione abbia maggiore
successo di quella che l’ha preceduta nelle questioni relative
all’Afghanistan
“, ha detto Medvedev.
Evidentemente Petraeus ha
trascurato il fatto che l’inutile ostinazione con cui gli Stati Uniti
mantengono il controllo geopolitico dell’Hindu Kush, proprio nel cuore
dell’Asia, ਠdiventata una questione controversa. Indipendentemente dai
bei discorsi, l’amministrazione Obama troverà  difficile sostenere il
mito che la guerra afghana serva esclusivamente a sconfiggere una volta
per tutte al-Qaeda e i taliban.

*Articolo originale pubblicato il 27/1/2009: Russia stops US on road to Afghanistan

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