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SIAMO OPPOSITORI MA LOTTEREMO CONTRO L`ATTACCO U.S.A.

20. January 2003

Intervista con Abd al-Jabbar al-Kubaysi, componente di spicco dell´opposizione patriottica antimperialista irachena

“Anche se il regime vuole ucciderci dobbiamo lottare insieme con esso contro l´aggressione. Se non lo facciamo, perderemo la ragion d´essere della nostra esistenza”.

Baghdad, 13 dicembre 2002
a cura di Ibrahim Alloush.
traduzione a cura del Campo Antimperialista

Sig. Abd al-Jabbar al-Kubaysi, puà³ presentare se stesso e spiegarci come à© diventato un oppositore?

Mi chiamo Abd al-Jabbar al-Kubaysi. Mi sono laureato in ingegneria civile all´universitá americana di Beirut nel 1967. Ricordo che sostenni l´ultimo esame di quell´anno il 5 giugno, il giorno del grande attacco [inizio della guerra dei sei giorni].
Avevo aderito al Partito Arabo Socialista Baath nel 1958 all´etá di 15 anni. Fui arrestato nel 1959 sotto il governo di Abd al-Karim Qasim [Kassem], e di nuovo nel 1960 a causa del mio attivismo studentesco. Nel 1961 mi trasferii a Beirut e ritornai in Iraq dopo aver conseguito la laurea.
Dopo il mio rientro, dovetti assolvere gli obblighi militari. Entrai nella scuola degli ufficiali riservisti, corso che terminai come primo della classe. Cià³ mi diede il diritto di scegliere il luogo nel quale assolvere agli obblighi del mio periodo di servizio militare. Scelsi la base di al-Walid vicino al confine giordano.
A quei tempi il movimento di resistenza palestinese era ai suoi inizi. Io ero solito trascorrere i miei permessi in Giordania,10 giorni ogni tre settimane. La natura del mio lavoro in qualitá di ingegnere di piste di atterraggio e di rifugi antibombardamento comportava frequenti viaggi in Giordania e poichà© guidavo un veicolo militare che non era soggetto ad ispezioni doganali, durante i miei viaggi trasportavo oltre confine tutte le armi che potevo.
Dopo il 17 luglio 1968, quando Ahmad Hasan al-Bakr prese il potere in Iraq, io fui arrestato per un periodo di nove mesi e mezzo. Un mese dopo il mio rilascio fui nuovamente arrestato e rimasi in carcere un anno e sette mesi. Fui poi rilasciato nel giugno del 1971.

Perchà© i suoi compagni di partito che avevano appena preso il potere l´arrestarono? Le veniva mossa un´accusa specifica, o fu perchà© lei apparteneva all´altra corrente del Partito Baath?

Non c´erano accuse specifiche. Probabilmente il primo arresto fu fatto in mdo precauzionale perchà© essi avevano appena preso il potere. Il secondo periodo di carcerazione giunse invece dopo che qualcuno aveva confessato che io appartenevo al braccio militare della nostra corrente del Partito Baath. Si trattà³, comunque, di un arresto senza processo.
Tuttavia, dopo il mio rilascio tornai a lavorare nella compagnia petrolifera dove lavoravo precedentemente al mio arresto e si trattava, casualmente, di una compagnia petrolifera di proprietá del governo. Restai in Iraq a lavorare nell´organizzazione clandestina dell´altra corrente del Partito Baath fino all´agosto del 1976.

Cosa successe nell´agosto del 1976?

Il principale incaricato del lavoro clandestino del partito in Iraq, Ahmad al-Azzawi, fu assassinato a Damasco. Egli era membro della leadership panaraba del Partito con sede in Siria. Io fui chiamato a prendere il suo posto a Damasco.

Scoprà­ quindi il suo gioco?

Andai a Damasco con l´intenzione di non rientrare. Stavo lavorando clandestinamente. Lasciai il paese per il Cairo e da là­ andai a Damasco per diventare ufficiale dell´organizzazione clandestina in Iraq…

E non fece ritorno in Iraq fino al?

Fino all´11 novembre 2002, quando ritornai a Baghdad.

Cosa faceva in Siria?

Ero membro della leadership panaraba del Partito Baath, responsabile dell´ufficio incaricato per le relazioni con i gruppi iracheni di opposizione, sia arabi che curdi. Nel 1980 a Damasco nacque il Fronte Patriottico Nazionale Democratico che univa tutti i gruppi dei partiti iracheni di opposizione. Non vi era un capo, ma una segreteria generale, ed io ero uno dei suoi componenti insieme a Jalal al-Talibani [uno dei leader curdi], Aziz Muhammad del Partito Comunista Iracheno, Awni al-Qalamji e altri. L´appartenenza alla segreteria non spettava al singolo individuo ma ai partiti e ciascun partito poteva scegliere il proprio rappresentante alla segreteria.

Dopo la nascita del Fronte le relazioni con il regime siriano iniziarono a guastarsi?

Il 13 luglio 1982 facemmo una dichiarazione a nome del Partito Baath e del Fronte con la quale si condannavamo i tentativi da parte dell´Iran di attaccare il territorio iracheno. Nel caso specifico avevamo, fin dall´inizio, preso posizione contro la guerra e anche contro l´ingresso di forze irachene in Iran. Cosà­ non sarebbe stato ragionevole per noi condividere l´ingresso di forze iraniane in Iraq. Cià³ peggiorಠi nostri problemi con il regime siriano. Le cose arrivarono ad un punto di rottura alcuni anni piú tardi, quando l´Iran occupಠFaw Island e noi facemmo una dichiarazione che condannava i tentativi di occupazione del territorio iracheno. Come conseguenza di ciಠio fui messo agli arresti domiciliari a Damasco. Un certo numero di miei compagni iracheni di partito leali all’ala del Partito Baath che governava a Damasco furono arrestati e non furono rilasciati che 1989.
Successivamente ci fu la questione del Kuwait, cioà© quando il Kuwait ritornà³ all´Iraq. In quell´occasione ci furono incontri con i leader siriani. Essi mi chiesero di tornare a lavorare con loro, ma io rifiutai. Cosà­ fui di nuovo posto agli arresti domiciliari, dopo che ero stato per breve tempo rimesso in libertà . Tale situazione si protrasse fino ad una settimana dopo la fine della Seconda Guerra del Golfo. Dopo di allora le guardie di sicurezza che controllavano la zona dove vivevo furono richiamate. Io perà³ non avevo la possibilitá di viaggiare al di fuori del paese perchà© non avevo passaporto. Durante la Prima Guerra del Golfo [la guerra Iran-Iraq] le forze irachene di opposizione iniziarono a lasciare la Siria, tra queste anche i partiti che avevano un carattere arabo nazionalista e alcuni comunisti che avevano rotto il loro legame con il Partito Comunista che stava lottando a fianco dell´esercito iraniano e perchà© il Partito stesso era caduto sotto il controllo dei curdi e dell´influenza politica della leadership siriana. Dopo la fine della Seconda Guerra del Golfo [l´aggressione Usa contro l´Iraq, 1990-1991] gli oppositori iracheni lasciarono numerosi la Siria per trasferirsi in Europa. Io rimasi in Siria fino al 1997. Nel 1996 mi fu restituito il passaporto diplomatico siriano. Dopo averlo usato non feci piú ritorno in Siria.

Com´erano a quel tempo i suoi rapporti con i gruppi iracheni di opposizione?

Condividevamo una posizione comune contro il regime iracheno in favore della democrazia e della libertà  in Iraq. Ma gli sviluppi politici portarono ad una divisione in due blocchi dell´opposizione. I due blocchi si cristallizzarono nel secondo periodo della Prima Guerra del Golfo e durante l´aggressione dell´Iraq da parte delle 30 nazioni. Uno dei blocchi era formato dai comunisti ufficiali e le due ali del movimento nazionale curdo. L´altro blocco di opposizione rappresentava le forze nazionaliste arabe e quei comunisti che si rifiutavano di collaborare con l´Iran.

Sig. Abd al-Jabbar, lei à© venuto in Iraq come rappresentante dell´Alleanza Nazionale Irachena e come componente di una delegazione che comprende altri cinque membri in rappresentanza di altre correnti della leadership dell´Alleanza. Cos´à¨ esattamente l´Alleanza Nazionale Irachena e chi ne fa parte?

Gli stessi gruppi che presero posizione in Siria contro l´aggressione americana dell´Iraq e che si erano in seguito trasferiti in Europa. Sono le stesse persone che avevano precedentemente preso posizione contro l´invasione dell´Iraq da parte dell´Iran. Tutti questi gruppi tennero un congresso in Svezia nel giugno del 1992 dove formarono l´Alleanza Nazionale Irachena sulla base di una medesima interpretazione degli avvenimenti accaduti, della condanna dell´embargo contro l´Iraq e della richiesta per una diffusione in Iraq delle libertá. I gruppi che formano l´Alleanza Nazionale Irachena sono:
1. L´altra corrente del Partito Arabo Socialista Baath
2. Il Partito di Unitá Socialista (di orientamento nasseriano)
3. Il Partito Arabo Laburista (nazionalista arabo-marxista)
4. Il Movimento Arabo Socialista (cià³ che resta del movimento dei Nazionalisti arabi, per lo piú di orientamento marxista)
5. L´Esercito Islamico Curdo
6. Il Partito della Pace del Kurdistan (una à©lite di intellettuali e giornalisti curdi)
7. La corrente patriotica del Partito Comunista Iracheno,
8. Un gruppo di personalitá politiche ed intellettuali indipendenti

Quale peso concreto hanno tutte queste organizzazioni tra gli emigrati iracheni?

Non ha senso porre la domanda in questi termini. I cittadini iracheni all’estero hanno lasciato il proprio paese per potersi guadagnare da vivere e nessuno dei partiti dell’opposizione ha davvero un peso concreto. Cià³ vale non solo per noi ma anche per le forze irachene di opposizione che ricevono fondi dai regimi arabi del golfo e che godono di agevolazioni politiche che l’America impone agli stati del mondo. Essi hanno mezzi, ma non hanno un seguito di massa. Le organizzazioni irachene di opposizione all’estero sono 173, l
a maggior parte delle quali mercenarie e senza un autentico radicamento in Iraq o all´estero.

Va bene, ma avete un seguito popolare all´interno dell´Iraq?

Sà­, abbiamo un seguito popolare in Iraq. E questo perchà© non proveniamo dal nulla. Ma non abbiamo forze organizzate. Storicamente, la corrente nazionalista araba in Iraq aveva due ali: il Baath e il Movimento dei Nazionalisti Arabi. Noi abbiamo raggiunto e poi abbandonato la corrente attualmente al potere del Baath. Le nostre masse concordano con il regime in termini patriotici e arabo-nazionalistici intesi in senso lato, ma non sulla questione delle libertá, su cui ancora ci sono tra noi differenze. Il partito al potere governa da solo. Le masse che abbiamo incontrato quando siamo venuti in Iraq sostengono il regime nel suo orientamento patriotico e arabo-nazionalista, e sono pronte a lottare per difendere l´Iraq contro l´embargo e l´aggressione. Ma esse ritengono che la diffusione dell´apertura politica rafforzerá la capacitá di resistenza della patria contro l´aggressione e l´embargo. Queste masse hanno ben accolto il nostro arrivo. Esse lo considerano un passo nella giusta direzione. Anche se il regime vuole ucciderci dobbiamo lottare insieme con esso contro l´aggressione. Se non lo facciamo, perderemo la ragion d´essere della nostra esistenza.

Lei ha anticipato la mia domanda riguardante le ragioni del vostro ritorno in Iraq…

Fin dal 1992, la nostra linea politica à© stata rivolta contro i piani americani e per la condanna di quelle forze che cooperano con gli stranieri. Noi abbiamo sostenuto la risolutezza del nostro popolo, la ricostruzione del nostro paese e il loro resistere all´embargo. Fin da allora eravamo convinti che l´Iraq avesse iniziato una lunga lotta e che l´ultima parola non fosse stata scritta nel 1991. Si tratta di uno scontro che continuerá in molti modi diversi. Noi non crediamo che l´embargo verrá tolto tra uno o due anni. Questo scontro richiede quindi che venga data un´opportunitá all´affermazione delle libertá politiche. Su questa base abbiamo fatto appello per una riconciliazione patriottica in modo da rafforzare la capacitá di resistenza del nostro popolo contro l´embargo e l´aggressione.
Nel settembre 2000 abbiamo tenuto a Londra il Secondo Congresso dell´Alleanza Nazionale Irachena. Erano presenti 104 delegati da altri paesi. E ci tengo a sottolineare che il congresso à© stato interamente auto-finanziato dai suoi partecipanti.

Gli americani hanno tentato di avere contatti con lei o di costruire dei ponti con l´Alleanza Nazionale Irachena?

Mai. Questo perchà© la nostra posizione à© ben nota. Noi facciamo appello affinchà© li si combatta. Abbiamo fatto manifestazioni contro di loro davanti alle ambasciate Americane nell´Europa occidentale per chiedere di porre termine all´embargo e per protestare contro il continuo genocidio da parte dell´America dei bambini iracheni.

E per quanto riguarda le altre forze di opposizione, come per esempio il Congresso Nazionale Iracheno, che collaborano con l´America? Vi sono stati tentativi di raccordo con voi?

Esse sono creature della Cia. Si tratta di gruppi vecchi e surgelati che hanno tirato fuori e cercato di scongelare un po’. Tra l’altro, molti di questi personaggi facevano parte del regime. Quando nel paese le cose iniziarono ad andare male essi hanno semplicemente …³fatto i loro bagagli…² e hanno abbandonato il paese per raggiungere altri lidi.

Cosa mi dice del Consiglio per la Rivolzione Islamica in Iraq (il principale movimento sciita). Hanno tentato di contattarvi?

Il Consiglio per la Rivoluzione Islamica à© un’arma dell´Iran. La sua base à© costituita da alcuni prigionieri iracheni catturati nel corso della guerra Iran-Iraq e dalla Guardia Rivoluzionaria Iraniana. Tra i suoi leader non vi à© alcun iracheno di nascita. Anche Baqir al-Hakim à© originario di Isfahan in Iran e non in Iraq. In ogni caso, essi non hanno tentato di stabilire contatti con noi.

E il nord curdo dell´Iraq?

Lassú vi sono i comunisti ufficiali e le due correnti curde che esistevano prima del 1991. Questi movimenti sono originari dell´Iraq. Per quanto riguarda i movimenti curdi, siamo in contatto con alcune individualitá, mentre con i movimenti politici abbiamo interrotto i rapporti nel 1991.
Per quanto riguarda i comunisti: tra di loro si sono formati due blocchi patriottici, uno di questi à© con noi nell´Alleanza Nazionale (il blocco di Khalid Salam e Ahmad Karim) mentre l´altro blocco ha dato origine al Quadro Avanzato (si tratta del blocco di Baqir Ibrahim al-Mousawi, membro dell´ufficio politico del Partito Comunista Iracheno).
Con loro abbiamo contatti settimanali, tuttavia essi non vogliono entrare a far parte di alcuna coalizione prima che la loro stessa organizzazione si sia stabilizzata. Il Partito Comunista Iracheno ufficiale à© sotto l´influenza del Movimento Nazionale Curdo, ma oltre la metá dei suoi semplici aderenti sono persone patriottiche sulle quali non vi puà³ essere alcun dubbio.
Se ci fosse in Iraq un appello per la riconciliazione, e se noi fossimo capaci di creare un’atmosfera di tolleranza e di rispetto reciproco, credo che questi fratelli del Partito Comunista Iracheno non accetterebbero il percorso seguito dai loro attuali leader (e ritornerebbero nel proprio paese per formare un proprio blocco comunista patriottico. La vera base nel Partito Comunista à© senza dubbio patriottica. Ma le attenzioni americane dirette verso gli iracheni all´estero e la mancanza di distensione all´interno dell´Iraq spiegano le difficoltà  e le divisioni di questo blocco patriottico. Per quanto riguarda i leader del Partito Comunista, essi sono ormai affogati nel denaro del Kuwait. In risposta ad una richiesta di informazione da parte del Congresso degli Stati Uniti in merito a quali partiti iracheni oltre al Congresso Nazionale Iracheno stessero ricevendo fondi dagli USA, il Dipartimento di Stato Americano ha stilato una lista di 17 organizzazioni irachene. La lista comprendeva anche il nome di un club o una piattaforma di intellettuali …³comunisti…² iracheni a Londra.

Dobbiamo quindi ritenere che non esiste un´opposizione irachena all´estero che abbia peso politico o credibilitá e che possa costituire un´alternativa al regime?

No, non c´à©.

Neanche chi sta con gli iraniani?

Lei ha detto opposizione …³irachena…², non una propaggine degli iraniani. Occorre essere consapevoli del fatto che l´opposizione all´estero ਠdivisa su basi etniche e confessionali. Se l´America riesce ad introdurre questa opposizione in Iraq ci saranno massacri perchà© si tratta di un´opposizione le cui componenti sono strettamente individuate in termini di appartenenza religiosa o etnica. Ci sono inoltre sei o sette partiti turcomanni e tre organizzazioni assire. Queste non hanno mai dato origine a organizzazioni irachene, ma piuttosto hanno creato il clima e la base per la crescita di una vera e propria lotta civile. Ci sará spargimento di sangue se questi saranno un giorno destinati a prendere il potere. Da cià³ si capisce l´importanza dei movimenti presenti nella nostra Alleanza Nazionale Irachena e dei semplici militanti del Partito Comunista (i cui leader stanno ora seguendo una via distruttiva e antipatriottica).
I veri oppositori patriotici iracheni sono oggi coloro che non devono niente agli stati esteri e non sono da essi sostenuti. Se verranno in Iraq, verranno insieme in base alla loro comune linea patriottica. Anche i curdi. Non dico che il movimento curdo nel suo complesso sia una creatura del Mossad e della Cia, ma non vi à© alcun dubbio che il Mossad e la Cia traggono vantaggio dal movimento curdo.

Se queste sono le sue posizioni, come mai ha tardato tanto a rientrare in Iraq?

Innanzitutto voglio chiarire che io non sono un criminale che à© rientrato grazie ad una sorta di amnistia. Vi era in Iraq un clima di lotta intestina i cui costi sono stati molto alti. Per esempio, i miei due fratelli furono giustiziati nel 1981 per il solo fatto di essere miei fratelli. Un tale clima di lotta intestina richiede molto tempo per ricreare un´atmosfera di fiducia. Gli incontri con la leadership irachena nel passato sono avvenuti mentre essa era totalmente concentrata sul lavoro per rimuovere l´embargo. Il nostro punto di vista era che la precondizione per la lotta contro l´embargo fosse la diffusione di un´atmosfera di riconciliazione con i patrioti iracheni e non la posposizione di tale riconciliazione. Voglio chiarire inoltre che non aspiriamo a prendere il potere, nà© accetteremo di prendere parte ad esso. Ma vogliamo avere la possibilitá di lottare per la difesa della nostra patria. Dopo anni di incontri occasionali abbiamo ricevuto un invito ufficiale a rientrare basato su una risoluzione da parte della leadership irachena con la quale essa si impegna alla preparazione di una legislazione che, come ci à© stato detto, consenta il pluralismo politico e la libertá di stampa per i partiti politici, e l´avvio di una serie di misure atte a creare un´atmosfera di tolleranza.
Saremmo dovuti arrivare due mesi fa, ma abbiamo ricevuto i visti necessari solo all´inizio di novembre.

Come siete stati accolti qui in Iraq? Come sono andati i vostri incontri ufficiali?

Siamo stati ben accolti e gli incontri sono stati calorosi. I rappresentanti ufficiali hanno elogiato lo sforzo fatto nel venire in Iraq. Noi abbiamo esposto la necessitá del rispetto reciproco, della diffusione di un´atmosfera di riconcililazione, del diritto alla formazione di partiti politici e della nascita di una stampa libera SULLA BASE DELLA RESISTENZA ALL`AGGRESSIONE E CONTRO I PIANI AMERICANI NELLA REGIONE. Abbiamo enfatizzato l´importanza di lavorare per il raggruppamento delle forze e per rendere l´unitá nazionale di nuovo stabile, facendo notare che questi sono gli strumenti base per la resistenza. Potremmo non essere in grado di vincere militarmente, ma possiamo resistere e la resistenza puà³ fare alzare il costo dell´aggressione fino al punto di costringere il nemico a ritirarsi. Abbiamo detto che speriamo che la leadership sia flessibile nel trattare la questione delle armi e delle ispezioni perchà© il fatto che non scoppi la guerra sarebbe in se stesso una vittoria per l´Iraq.

Avete trovato la leadership ricettiva alle vostre proposte di pluralismo su base patriotica e sono giá stati intrapresi dei passi in tal senso? E’ stato fissato un calendario specifico?

E’ stato formato un Comitato Supremo, sotto la direzione del Dr. Izzat Ibrahim, per preparare una costituzione ed una legge sul pluralismo dei partiti politici e una legge sulla stampa che dia ai partiti il diritto di pubblicare dei quotidiani. Ci à© stato detto che la preparazione delle bozze richiederá almeno un mese. Successivamente queste leggi dovranno essere portate al Consiglio Legislativo e anche questo comporterá del tempo. Per quanto riguarda l´Alleanza Nazionale Irachena, ci ਠstato detto che possiamo fin da ora usufruire di questi diritti in base alla clausola che essi sono …³via di preparazione…².

Approfitterete di questa offerta?

Dobbiamo tornare in Europa e discutere queste problematiche con i nostri fratelli. E’ possibile che sulla base di queste offerte alcuni di noi verranno nei prossimi tre mesi a lavorare in Iraq, e che all´inizio della prossima estate seguirá un numero maggiore di noi. Ma fino ad allora lo stato iracheno puà³, e deve, decidersi ad incrementare queste leggi per facilitare la vita dei cittadini e per cancellare tutte le misure di natura coercitiva. Per esempio, in relazione alla lotta intestina tra le forze patriottiche che sta andando avanti fin dal 1959, noi speriamo che verrá emesso un decreto per il quale tutti coloro che sono caduti o sono stati uccisi in questa lotta interna vengano considerati martiri morti per l´Iraq e non martiri di questo o quel partito politico.
Questo aiuterebbe molte famiglie a riguadagnare il proprio status e ridurrebbe gli ostacoli amministrativi per l´esercizio dei loro diritti naturali e civili, e al regime non costerebbe nulla. Analogamente, ci dovrá essere un indennizzo per le famiglie di coloro che sono stati giustiziati e le cui proprietá sono state espropriate. Anche il linguaggio usato con tutti i gruppi dell´opposizione deve essere il linguaggio della riconciliazione. Ci hanno detto che ogni oppositore iracheno, per quanto avanti si sia spinto nell´attaccare il regime, potrá tornare senza essere interrogato o perseguito. Ci hanno detto che gli unici che verranno perseguiti saranno coloro che collaboreranno con i tentativi di spionaggio americani o sionisti. Noi speriamo che questa posizione trovi riscontro nelle dichiarazioni ufficiali. Per quanto un iracheno all´estero possa aver sbagliato, cià³ va attribuito agli sforzi americani e all´assenza di un discorso riconciliatorio all´interno dell´Iraq. Dobbiamo rompere il tentativo americano per mezzo di una riconciliazione interna. La maggior parte di loro non sono traditori, ma patrioti.
Noi ci differenziamo da alcuni di loro, à© vero, ma lottare tra di noi, considerandoci l´un l´altro nemici? Questo no. Nonostante alcuni di loro ci abbiano attaccato durante le nostre manifestazioni noi non abbiamo cambiato la nostra opinione nei loro confronti. Dobbiamo salvarli dalla spirale dell´errore, e lo stato iracheno ne à© responsabile.
L´Iraq à© un paese che à© diventato grande all´estero ingaggiando una lotta a nome degli arabi e di tutta l´umanitá contro l´aggressione americana. à‰ doveroso per questo paese avere anche un progetto interno che sia ugualmente grande.

Vuole aggiungere qualcosa per concludere?

Si. Voglio dire che limitare la lotta contro l´aggressione all´interno dei confini geografici iracheni non à© nell´interesse della nazione araba. Non sto parlando in questo caso di combattare gli aggressori al di fuori dell´Iraq. Intendo dire, piuttosto, che dobbiamo costruire un modello di vita politica in Iraq che leghi a sà© l´intera nazione araba. Deve essere un modello positivo per l´intera patria araba. Dobbiamo costruire un modello di vita politica di cui possiamo essere fieri, un modello per il Terzo Mondo oltre che per la Patria Araba. Tutta l´umanitá scoprirá un giorno di essere in debito con gli iracheni per avere lottato contro la barbarie americana. Percià³ dobbiamo far sà­ che la …³carta della dittatura…² cada dalle mani dell´America, nello stesso modo in cui abbiamo fatto cadere la scusa delle …³armi di distruzione di massa…². Noi sappiamo che essi non vogliono la democrazia. La democrazia non viene dai missili e dalle navi da guerra. Noi abbiamo un progetto nazionale arabo di rinascita e vogliamo lottare contro il progetto sionista nei nostri paesi. Dobbiamo percià³ costruire una forza politica combattente. La questione non à© solo un problema di stabilitá del regime. La questione à© come diffondere il progetto della rinascita araba per tutta la patria araba. Non desidero avere un posto di governo per tutta la vita. Voglio soltanto il diritto ad avere un´opinione indipendente, non soggetta alle autoritá. Sappiamo che circa due settimane prima della risoluzione 1441 del Consiglio di Sicurezza dell´Onu alla leadership irachena à© stato detto che il problema dell´Iraq poteva essere risolto qualora essa avesse accettato di stabilire relazioni con …³Israele…² nel quadro di una cosiddetta …³pace giusta e duratura…² e che la leadership irachena ha rifiutato senza esitazioni la proposta. Essi mantengono fermo questo rifiuto e noi non possiamo che essere d´accordo con loro.

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