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Notiziario del Campo Antimperialista del 27 gennaio 2003

28. January 2003

Il Diavolo e l`acqua santa

1. Firenze: successo del convegno teorico

Positivo il bilancio del convegno di Firenze su “Imperialismo, guerra e lotta di classe”. 200 circa i presenti, tra le sessioni mattutina e pomeridiana. Impegnative e stimolanti le dissertazioni degli oratori, i quali hanno mostrato come, nella lotta contro l`imperialismo e la tirannide nordamericana, dalla nostra abbiamo cultura, intelligenza, senso storico. Il momento più toccante e` stato quando ha preso la parola Abd al-Jabbar al-Kubaysi, esponente dell`Alleanza Nazionale Irachena (opposizione patriottica), il quale dopo aver narrato la lunga lotta della sinistra irachena contro il regime di Saddam Hussein, ha mostrato copia del protocollo di accordo raggiunto a dicembre con il governo di Bagdad, in base al quale quest`ultimo si e` impegnato a porre fine alla repressione e a consentire alle migliaia di oppositori di tornare in Iraq allo scopo di combattere in prima fila contro l`aggressione USA.
Entro tre mesi saremo in grado di pubblicare gli atti del convegno.

2. Appello in difesa della Repubblica Bolivariana del Venezuela

Continuano a giungere numerose le adesioni. Tra i firmatari segnaliamo quella di 47 poeti latinoamericani:

1. Alejandra Zarhi Garcà­a (poeta), 2. Alejandra Ziebrecht (poeta), 3. Ana Marà­a Martà­nez (poeta), 4. Bruno Serrano (poeta), 5. Carlos Norberto Carbone (poeta), 6. Cecilia Bustamante (poeta), 7. Clemente Riedemann (poeta), 8. Edgar E. Ramà­rez (poeta), 9. Elà­as Letelier (poeta), 10. Elsie Wood (poeta), 11. Endre Farkas (poeta), 12. Enrique Ulises Silva Rodrà­guez (poeta), 13. Estrella Del Valle (poeta), 14. Etnairis Rivera (poeta), 15. Francisco Carrasco Iturriaga (poeta), 16. Gabriel Impaglione (poeta), 17. Hans Schuster (poeta), 18. Heddy Navarro Harris (poeta), 19. Ingrid Odgers Toloza (poeta), 20. Isnaà­r Ruiz (poeta), 21. Ivanovich Torres F. (poeta), 22. Jean-Paul Daoust (poeta), 23. Jorge Bousoño González (poeta), 24. Jorge Etcheverry (poeta), 25. Juan Pablo Riveros (poeta), 26. Katharine Beeman (poeta), 27. Lina Zerà³n (poeta), 28. Luciano Escanilla (poeta), 29. Marcelo D. Ferrer (poeta), 30. Marco Massoni-Oyarzún (poeta), 31. Mario Garcà­a (poeta), 32. Mario Melà©ndez (poeta), 33. Mauricio Pà©rez Ruz (poeta), 34. Mà³nica Alejandra Vargas Aguirre (poeta), 35. Nelly Davis (poeta), 36. Pablo Henrà­quez (poeta), 37. Pablo Mora (poeta), 38. Raúl Mellado Castro (poeta), 39. Rosa Candia Alderete (poeta), 40. Sandra Mariel Lavallen (poeta), 41. Santiago Azar (poeta), 42. Sergio Mouat Maldonado (poeta), 43. Thomás Bles (poeta), 44. Iván Barrios Veas (poeta), 45. Vicente Rodrà­guez Nietzsche (poeta), 46. Walter Griguoli (poeta), 47. Yolanda Duque Vidal (poeta). Per saperne di piu` sull`associazione dei poeti antimperialisti americani vai a: http://www.poetas.com

In difesa della Repubblica Bolivariana del Venezuela

La grande maggioranza del popolo venezuelano soffre da sempre una miseria profonda. Eppure il Venezuela, essendo uno dei principali produttori di …³oro nero…² avrebbe risorse sufficienti per uscire dal cronico sottosviluppo, per debellare la sottoalimentazione e l’analfabetismo, per assicurare a tutti i suoi cittadini il diritto alla casa, alla salute, ad una vita dignitosa.
I proventi delle risorse del paese, nonostante l’industria del petrolio sia stata a suo tempo nazionalizzata, finiscono invece nelle tasche di un’oligarchia locale ricca sfondata (che li porta all’estero) o in quelle delle grandi multinazionali occidentali che usano la loro posizione monopolistica per obbligare il Venzuela a vendere i suoi beni a prezzi stracciati.
Il potere politico venezuelano, proprio grazie al sistema truccato del bipolarismo all’americana e al servilismo del ceto politico tradizionale, ਠsempre stato saldamente nelle mani di poche e potenti famiglie capitaliste. Chiamiamo quest’oligarchia parassitaria perchà© i suoi guadagni sono stati realizzati a spese del popolo, cioਠcollaborando con l’imperialismo a depredare le risorse del paese.

La musica ਠcambiata quando, sull’onda di travolgenti successi elettorali, ਠgiunto al potere Chavez, il quale si ਠposto gli obbiettivi di porre fine alle politiche neoliberiste (le stesse che hanno causato la catastrofe argentina) e di riformare da cima a fondo il paese. Come? Cessando la tradizionale sudditanza alle potenze imperialistiche, USA in primis, espropriando e distribuendo le terre incolte in mano ai potentissimi proprietari terrieri, imponendo alle banche finanziamenti agevolati ai contadini poveri, stimolando la formazione di un sistema cooperativo, sovvenzionando i baraccati a costruirsi una casa, investendo risorse nel sistema scolastico e sanitario, affrontando il razzismo della minoranza bianca dominante e assicurando pari diritti a indios e neri. Mettendo infine le mani sulla PDVSA, la compagnia petrolifera nazionale (i cui utili solo in piccola parte vengono investiti nel paese per essere stornati all’estero o venire imboscati dalla mafia che l’amministrava con l’avallo della corrotta burocrazia sindacale).

E’ contro questi cambiamenti sociali e politici che la putrida oligarchia venezuelana ha scatenato la sua insolente sedizione. Sfruttando il proprio potere economico e finanziario, forte dell’appoggio della Casa Bianca, usando in modo indegno il monopolio dei media; la mafia capitalista ਠriuscita a formare una coalizione reazionaria in cui sono entrati a far parte non solo le associazioni padronali (industriali e agrarie), le corporazioni come quelle dei medici e degli avvocati, i suoi partiti tradizionali di centro-destra e centro-sinistra, ma pure le potenti burocrazie sindacali (che per un intero quindicennio non avevano mosso un dito contro le politiche neoliberiste). Quest’accozzaglia reazionaria ਠgiunta nell’aprile scorso, dopo mesi di sabotaggio sistematico, ad invocare e ottenere, in perfetto stile pinochettista, un colpo di stato. Tuttavia, nonostante l’ aperto sostegno degli USA e della Spagna (gli imperialisti non perdonano a Chavez la sua amicizia con Cuba e con la resistenza palestinese, la sua solidarietà  all’Iraq e a tutti i paesi aggrediti da USA e NATO) il golpe ਠfallito miseramente, grazie anzitutto alla straordinaria mobilitazione degli strati più umili del popolo la quale ha dato poi forza ai settori patriottici e antimperialisti dell’Esercito che sono restati fedeli a Chavez.

Nonostante il governo non abbia scatenato alcuna repressione contro le forze golpiste, malgrado esso si sia mostrato pronto a trovare un accordo di …³riconciliazione nazionale…², il variegato fronte delle opposizioni reazionarie, proprio approfittando della tolleranza del governo, ਠpassato nuovamente all’offensiva.
Dal 2 dicembre il paese ਠsemiparalizzato da uno …³sciopero generale ad oltranza…² che richiama alla memoria quello organizzato a suo tempo contro Allende in Cile. L’obbiettivo dichiarato ਠspingere Chavez ad accettare le elezioni anticipate. Dopo il fallimento del loro golpe i reazionari chiedono in pratica un… autogolpe. Pretendono che Chavez si faccia da parte, non solo violando la Costituzione vigente, ma venendo meno al patto che ha sottoscritto con la maggioranza del popolo venezuelano che chiede che si vada avanti con le …³riforme bolivariane…².

Gli avvenimenti venezualani non ci lasciano indifferenti. Considerandoci compagni e fratelli di tutti i militanti della sinistra antimperialista del Venezuela,
– Esprimiamo pieno appoggio, non solo al movimento popolare bolivariano, ma al governo e alle autorità  di questo paese, di cui Chavez ਠlegittimo dirigente.
– Ci auguriamo che masse e governo resistano all’offensiva reazionaria (che ਠpossibile vincere con una politica inflessibile ma pronta al dialogo con i settori popolari irettiti dalla mafia oligarchica) e non deraglino dalla strada delle riforme sociali e della difesa intransigente della sovranità  nazionale.
– Ci battiamo per obbligare i governi di USA e Spagna come a quelli di tutti i paesi occidentali di cessare l’appoggio, diretto o indiretto, alle forze controrivoluzionarie.
-Esigiamo che l’ONU voti una risoluzione di condanna delle interferenze nordamericane e in difesa della sovranità  nazionale

E siccome la controrivoluzione potrà  essere battuta solo con una forte risposta internazionale, accogliamo l’appello del Evo Morales (dirigente delle grandi mobilitazioni popolari in atto in Bolivia) a svolgere a Caracas, per il marzo prossimo, una grande manifestazione internazionale di appoggio alla Repubblica Bolivariana del Venezuela.

I firmatari
……
Segnala la tua solidarieta` con il Venezuela di Chavez inviando un mail a: campoantimperialista@libero.it

3. Porto Alegre: il diavolo e l`acqua santa

Un altro mondo e` possibile. Ma quale?
Che ci sia bisogno di un`alternativa di sistema, che questo sistema altro non possa essere che socialista, cioe` basato sull`abolizione dello sfruttamento dell`uomo sull`uomo. Questo il “movimento dei movimenti” non puo` e non vuole dirlo. Il socialismo e` un tabu`. Come dice Negri siamo entrati nella , dove il pensiero debole la fa da padrona, dove domina il relativismo culturale, dove sarebbero morte le pretese di dare un senso e un fine alla storia. Siamo in questo periodo grigio in cui ha sfondato il nichilismo borghese, per cui ogni idea forte e` certamente… foriera di totalitarismo. Noi siamo vicini al “movimento dei movimenti”, dal momento che pone sul tappeto i problemi di fondo di cui soffre l`umanita`, gli siamo al contempo molto distanti perche` esso ha introiettato l`offensiva ideologica dell`ultimo ventennio e al pensiero davvero forte dei neoliberisti risponde balbettando, opponendo vuote declamazioni morali, un pacifismo che mette nello stesso sacco il terrorismo dei ricchi e quello dei poveri, la violenza sionista e quella palestinese. Sappiamo bene che dentro ci sono tante anime, che nel movimento ci sono anche forze antimperialiste. Il precario punto di sintesi su cui queste anime si tengono per mano e` tuttavia incondivisibile: la moralizzazione del capitalismo o la umanizzazione della globalizzazione. Non e` per caso se Lula e` stato acclamato, nonostante il suo governo sia pieno di liberisti, malgrado sia volato a Davos (al cenacolo degli imperalisti) affermando: “… Se P. Alegre e Davos si riunissero intorno ad uno stesso tavolo scoprirebbero di avere piu` cose in comune di quanto non credano”(La repubblica del 26/1). Dopo aver gettatto un ponte tra il Movimento e la plutoacrazia mondiale, Lula non ha esitato a perorare la favola del capitalismo giusto: “Vogliamo il commercio libero ma nella reciprocità , i flussi di capitali devono essere più disciplinati e non ostaggi di voci e speculazioni.” Vaglielo a spiegare che il sottosviluppo e` il risultato delle leggi di mercato capitalistiche, che i popoli come quello brasiliano non saranno mai liberi fino a quando l`imperialismo sara` dominante. In barba a tutte le contestazioni al neo-presidente (Astrit Dakli su il manifesto del 24/1) Bertinotti la spara grossa: “Ci vorrebbe un Lula mondiale!”.
Una testimonianza di quale coacervo sia il “movimento” ce la da`, pensate un po`, Gianni Vattimo, in una sua testimonianza dalla citta` brasiliana. (Si, proprio lui, il filosofo di Stato, quello che aveva spiegato la necessita` dei bombardamenti etici contro la Jugoslavia, oggi girotondino e no-global). “Sfilavano accanto partiti e gruppi politici organizzati, gruppi piu` o meno informali che pero` convivevano in amicizia. c`erano, per dire, sostennitori dell`OLP e pacifisti israeliani che agitavano la stella di davide. C`erano anticastristi e filocubani. C`erano i giudici e gli anarchici”. (l`unita` 25/1). Sempre Vattimo ci informa che il Forum dei parlamentari (che Casarini e caruso stavolta non hanno contestato come promesso), ha approvato una risoluzione che per …”amore di saggezza” non ha voluto spingersi allo “estremo di condannare l`aggressione all`Iraq nel caso fosse sancita dall`ONU”.
In questa Babele sono senza dubbio suggestive le affermazioni del compagno Bernocchi, che al pari di Bertinotti considera questo Movimento come il non plus ultra:
.
Peccato che nessuno abbia capito quale sia.
L`unica voce dissonante a Porto Alegre, anche quest`anno (e anche quest`anno non e` stata invitata dal FSM, ma da Via Campesina e da Sem Terra) e` stata quella di Ebe de Bonafini la quale, nei forum organizzati in parallelo a quelli ufficiali, oltre a difendere la decennale guerriglia colombiana e la FARC –un altro dei giganteschi tabu` di porto Alegre–, ha affermato che “Un`altro mondo e` possibile, solo con la rivoluzione e il socialismo” (in: www.madres.org).
Provate a dargli torto.

4. Una lettera a Marcos dai Paesi Baschi

Lo scambio di lettere tra Marcos e ETA, e` piaciuto poco, sia ai sostenitori dell`EZLN (pare che l`EZLN abbia affermato che le missive del sub siano frutto di iniziativa personale) che ai militanti baschi. A noi ha stupito soprattutto la seconda lettera di Marcos, con quell`infelice storia che l`avrebbe scritta… “mentre cagava”.
Riteniamo utile far circolare la Lettera Aperta a marcos di Joxe Garcà­a, membro dei Komite Internazionalistak dei Paesi Baschi.

Salve, subcomandante.

Spero di non beccarti, in questo momento, mentre stai cagando sulla memoria di Rosa Luxenburg, Durruti, Likiniano, il Che, Argala o del primo che ha circumnavigato la Terra. Spero che tu non stia cagando sulla memoria di Pioquinto (morto ad Ocosingo il 2 gennaio 1994), nà© su mio nonno, uno dei primi Andalusi che si ਠribellato al franchismo (gli fecero scavare la sua stessa fossa e gli tirarono un colpo). E, questo sà¬, spero che tu sia in compagnia dei tuoi allegri amici affinchà©, con il buon umore che avete, secondo quanto si apprende dai tuoi comunicati, vi possiate intrattenere a piacere e divertirvi molto con questa umile lettera.
Noi, Baschi e Basche, parliamo se abbiamo qualcosa da dire; quanto alle sciocchezze, diciamo solo quelle inevitabili e, anche cosà¬, ci sbagliamo parecchio. Il rispetto soddisfa molto di più, quando proviene dall’umile.
Assisto con raccapriccio alla polemica che tu, solo soletto, hai imbastito a spese del mio popolo, della sua sofferenza della sua lotta e delle sue speranze. Tanti secoli di carcere accumulati, milioni di ore di tortura, da Torquemada a Garzà³n, tanto sangue versato e molte più ore di parola di quante tu ne possa contare. Sà¬, hai letto bene, di parola. E tu, prepotente, te la giochi con Garzà³n. Scommettendo di mostrare il tuo viso!
Tacho ti chiede: “Perchà© dicono …³sappiamo che non sempre hanno colto nel segno…²”. E qui inizia il bello. Scherzi a parte e, benchà© non sappia se spetta a me, ti rispondo, Marcos, se non ti offendi.
Che non sempre abbiate colto nel segno, sembra evidente. Come in Euskal Herria (Paese Basco, N.d.T.) non possiamo ancora decidere il nostro destino, i vostri bambini e bambine continuano a morire di fame. A meno che questo non sia il vostro obiettivo, pare, ripeto, che non sempre abbiate colto nel segno, per quanto afflitto sia il generale di divisione Absalà³n Castellanos.
Neppure per quanto concerne il nostro popolo, avete colto nel segno. La mancanza di conoscenza complessiva del nostro Paese e dei suoi problemi si fa evidente, lettera dopo lettera, per qualsiasi Basco o Basca di qualunque segno politico e che sia dotato di un minimo di comprendonio (come ciascuno vuole interpretare ਠun’altra questione). Gli sbagli sulla Navarra o il saluto con un “Gora euskera” (Euskera ਠla lingua basca, probabilmente Marcos voleva scrivere “Gora Euskadi” che vuol dire “Viva il Paese Basco”, N.d.T.) sono solo dettagli, ma abbastanza sintomatici. Eppure, avete dimostrato una gran faccia tosta nel lanciare la vostra proposta di dialogo senza fare i conti, previamente, con nessuno degli attori, stabilendo le condizioni, il luogo, la data e, infine, facendo quella stupida scommessa che non riguarda per nulla il popolo basco.
Per questo, forse, molta gente ti rimprovera, Marcos, e ti dice, e molta ancora te lo dirà  (compresa gran parte del movimento sociale basco) che hai mancato di rispetto al popolo basco. E per questo nelle riunioni, nelle strade e nei bar di Euskal Herria si discute più su questa mancanza di rispetto che sulla “proposta di Marcos”.
Vi siete sbagliati anche nel dimenticare che siamo a migliaia, Baschi e Basche, ad essere passati per la vostra terra e che, benchà© possiamo sembrare “biondini stupidi ed imbranati”, non siamo nà© sordi, nà© ciechi. Non ਠvero, o meglio, ਠuna bugia che gli zapatisti non facciano cose “nell’ombra”; agiscono “nell’ombra” anche rispetto alla loro stessa base. àˆ una bugia anche che si limitino a parlare ed ascoltare per sapere chi sono. A volte i machete e le armi saltano fuori anche per svolgere la loro funzione (per non parlare del negozio di alimentari). Quindi non facciamola lunga sul bene e il male. Marcos mente anche quando dice che non vi nascondete “dietro a supposte rappresentanze”. Lo fa semplicemente nella sua ultima lettera a ETA. Chiunque direbbe, leggendola, che tutti i Tzotziles sono zapatisti o che non esistono Tzotziles priisti e guardie bianche.
Vi sbagliate anche nel pensare che gli unici oppressori siano quelli che portano pistole e sarebbe bene (me lo permetto, date le circostanze) che, oltre a tutte le cose buone che insegnate ai vostri bambini, insegnaste loro che ci sono parole che uccidono, lo dico affinchà© siano premuniti nel caso non doveste vincere presto come pensate.
E poi…Š Marcos ha forse l’esclusiva della verità , della “poesia” o della demagogia? Noi Baschi e Basche amiamo i nostri figli e figlie. Vale per i fascisti e per coloro che non lo sono. Il primo giocattolo dei nostri bambini e bambine ਠsempre una carezza e amore ਠil modo in cui li chiamiamo. Le nostre mamme conservano questa abitudine per sempre e chiamano “amore” l’uomo del gas, la fornaia, il pescivendolo e, come no, il figlio della vicina. La nostra nobiltà  à¨, nà© più, nà© meno, quella dei Tzotziles, dei pipistrelli, degli scarafaggi o della terra. Perà², inoltre, c’ਠgente di questo popolo che insegna ai suoi bambini e bambine ad amare la loro terra, la casa del padre, la nostra libertà  di esistere. Ad amare la libertà  per poter esistere. I diritti non si danno e non si concedono e non dovrebbe neppure essere negoziati. Si hanno per natura o si strappano, ognuno come puà².

Insulti, quando metti sullo stesso piano oppressori ed oppressi, e un esempio particolarmente grave ਠla comparazione che fai fra il popolo palestinese e lo Stato di Israele.

Forse in Messico non ਠcosà¬, ma qui libero non ਠla stessa cosa che indipendente. Libero ਠessere libero di decidere se si sale, se si scende, se si viene o se si và . Libero ਠessere libero da oppressori.
In ogni modo, ho conosciuto abbastanza il popolo Maya, in Messico ed in Guatemala, e mi ਠrimasta la sensazione che il concetto di stato-nazione occidentale, almeno come lo conosciamo oggi, sia stato imposto a colpi di garrota e obbligando la gente a cantare molti inni dei quali non capivano neppure i testi.

Joxe Garcà­a, membro dei Komite Internazionalistak

P.S.: non ha la minima importanza, ma quando il popolo Maya costruiva le sue piramidi, il popolo basco era qui. Quando attraversava lo Stretto di Bering, il popolo basco era qui. Quando i vostri dei discutevano se l’uomo fosse di mais, oro o non so che altro, il popolo basco era qui, fatto di carne, ossa, sangue e anima. Ai nostri bambini e bambine insegniamo anche a rispettare gli anziani. Le scortesie e la malignità  costituiscono la parola-arma più facile, stupida e volgare.

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