Intervista ad Ahmed Karim, leader della Opposizione Patriottica del Partito Comunista Iracheno
“Noi comunisti iracheni partecipiamo alla resistenza senza i dirigenti reazionari del partito”
Intervista ad Ahmed Karim, leader della Opposizione Patriottica del Partito Comunista Iracheno.
Campo Antimperialista: Come valuti lo sviluppo della resistenza?
Ahmed Karim: Francamente non mi aspettavo una espansione talmente rapida del movimento di resistenza. Molti avevano riposto tutte le loro speranze nell´esercito iracheno e sono rimasti frustrati dal tradimento dell´alto comando. Sul piano dell´organizzazione popolare, prima dell´attacco non ਠstato possibile preparare quasi nulla, nonostante avessimo chiesto al regime di Saddam Hussein di garantirci un minimo di libertà elementari in cambio del nostro sostegno contro l´aggressione americana. In ogni caso, al di là della reazione riluttante di Saddam, era comunque troppo tardi. Considerando queste circostanze, lo sviluppo della resistenza ਠmaggiore di quanto ci saremmo aspettati. La resistenza militare ha radici salde ed ਠsostenuta dalle grandi masse delle classi povere e non solo da queste. E la resistenza continua ad aumentare – anche grazie alle terribili atrocità perpetrate dall´esercito occupante. Non dobbiamo inoltre dimenticare che abbiamo il forte sostegno delle masse arabe e almeno la simpatia della maggioranza della popolazione mondiale. Anche in Europa molte persone sono dalla nostra parte anche se non osano esprimersi apertamente. Ora ਠdavvero troppo tardi perchà© gli Stati Uniti possano prendere una posizione più morbida e riuscire ad addormentare la resistenza. Ogni iniziativa da essi adottata porta verso una nuova escalation.
CA: Pensi che il “Consiglio Provvisorio” possa riuscire a stabilizzare la situazione ad un punto tale da permettere agli Stati Uniti di trasmettere il potere ad un regime fantoccio?
AK: No, il Consiglio ਠdiventato parte del problema e non la sua soluzione. L´esercito americano ne deve proteggere i componenti, li deve nutrire e pagare ed essi cominciano a chiedersi se non sia meglio tornare a casa. Il Consiglio ha perso anche la minima parvenza di credibilità tra le masse popolari, se mai ne ha avuta. Questo si comprende anche dal fatto che alcuni elementi delle forze irachene che sostenevano gli Usa ed erano da loro organizzate nell´alleanza di Londra, oggi si oppongono al Consiglio. Cià³ non indica in alcun modo un cambiamento del loro subdolo ruolo, ma con questa mossa essi cercano di accrescere il loro peso davanti ai loro padroni.
CA: Come commenti la partecipazione del Partito Comunista Iracheno al Consiglio Provvisorio americano?
AK: Si tratta della peggior cosa che avrei mai potuto immaginare. Prima di questo incredibile tradimento la leadership era già moribonda a causa del suo implicito sostegno all´embargo genocida e all´aggressione militare. Con questa nuova scelta i dirigenti del partito si sono completamente bruciati, sono morti. Ogni comunista degno di questo nome deve essere in prima fila nella resistenza, con le masse. Chiunque serva l´occupazione ਠun nemico del popolo e merita di essere combattuto.
CA: Non credi che ciಠevochi opposizioni e divisioni all´interno del Partito Comunista e dell´ambiente comunista?
AK: Mentre la leadership del partito sta aprendo uffici nei luoghi che si trovano sotto la protezione delle forze di occupazione americane, molti comunisti voltano le spalle al partito e raggiungono le fila della resistenza. Il partito comunista che un tempo fu il più forte partito dell´Iraq ਠora come un cadavere. Ma questa crisi mortale, questa agonia del partito sta producendo opposizione anche all´interno del comitato centrale. Non tutti sostengono questa linea suicida. Presto ci saranno delle divisioni.
CA: Cosa pensano di fare i comunisti antimperialisti per costruire un´ala comunista della resistenza?
AK: Innanzitutto parteciperemo con ogni mezzo alla resistenza e ai suoi tentativi di costruire un fronte comune di liberazione nazionale. Soltanto attraverso la lotta potremo riuscire a ricostruire il movimento comunista. Per quanto riguarda i resti del Partito Comunista, organizzeremo una conferenza proprio a Baghdad. La leadership tenterà di sabotare i nostri tentativi ma noi procederemo con o senza di essa. All´iniziativa si affiancherà una lettera aperta dei comunisti patriottici che ha ricevuto il sostegno da parte di quasi tutti i partiti comunisti arabi. Nessun partito sostiene l´occupazione americana e il suo Consiglio Provvisorio. Essi sostengono la nostra posizione.
CA: Quali ritieni siano le possibilità per la costruzione di un fronte nazionale di resistenza?
AK: Il fronte rappresenta una urgente necessità ed io sono sicuro che presto o tardi nascerà . Alla fine riusciremo a trovare un ponte per superare le differenze esistenti tra i dirigenti delle forze nazionaliste, islamiche e comuniste. Al livello popolare la cooperazione ਠgià evidente poichà© la resistenza non ਠun fatto religioso o confessionale ma un problema di autodeterminazione nazionale e sociale. Tuttavia non ਠpossibile prevedere quanto tempo sarà necessario a forgiare il fronte. Occorre tenere presente che l´occupazione dura soltanto da sei mesi mentre noi siamo stati privati della vita politica per decenni. Abbiamo bisogno di tempo per costruire la dirigenza e il comando centrale necessari.
CA: àˆ vero che il problema politico principale per la resistenza ਠla relazione con la leadership sciita?
AK: Non esiste una leadership sciita comune. Da una parte vi ਠil clero che pensa soltanto a mantenere il proprio ruolo. Esso si oppone all´occupazione non per principio ma in quanto essa ne mette in pericolo gli interessi. Dal canto loro gli Stati Uniti hanno già capito che il loro Consiglio Provvisorio non li condurrà lontano e che hanno bisogno di altri pilastri. Per questo motivo stanno corteggiando alcuni leader del clero come hanno fatto con l´Ayatollah al-Hakim. D´altra parte occorre tener presente che ci sono milioni di sciiti estremamente poveri. Essi erano comunisti ed ora seguono Muqtada al-Sadr il quale si sta opponendo realmente all´occupazione. Essi difendono principalmente i loro interessi di classe ivi compresa l´indipendenza dall´imperialismo e cià³ indipendentemente dal fatto che seguano il Partito Comunista o al-Sadr. A tal riguardo basti ricordare quanto diversa ਠstata la reazione delle masse sciite nelle due occasioni dell´uccisione di al-Hakim e dell´attacco ad al-Sadr. Per al-Hakim essi hanno espresso il proprio dolore in modo tradizionale, per testimoniargli onore, ma quando gli Stati Uniti hanno minacciato al-Sadr essi hanno circondato la sua casa costituendo una sorta di resistenza militare contro il suo arresto, arresto che infatti ਠstato impedito. Il processo in merito alla definizione del ruolo politico del clero non ਠancora terminato e sarà oggetto di ulteriori conflitti. Il suo risultato ਠdecisivo per la resistenza – come sanno bene anche gli Stati Uniti. Purtroppo essi sono potenti e troveranno sempre qualcuno pronto a collaborare.
CA: Cosa ti aspetti dal movimento mondiale contro la guerra?
AK: Abbiamo assolutamente bisogno di questo movimento e su più livelli. Innanzitutto negli Stati Uniti e in Gran Bretagna per esercitare pressione nei confronti dei guerrafondai e per forzarli a ritirare le truppe. In secondo luogo per esercitare pressione sui governi europei affinchà© non giustifichino retroattivamente l´aggressione e l´occupazione dando soldi o inviando truppe, anche se ciಠdovesse essere fatto sotto la copertura delle Nazioni Uniti. I cani da guardia americani e britannici devono essere progressivamente isolati. In terzo luogo la resistenza ha bisogno di sostegno politico diretto come quello dato dal Campo Antimperialista. La risoluzione adottata ad Assisi che invoca apertamente la vittoria della resistenza e che ਠstata sottoscritta da decine di organizzazioni in tutto il mondo ਠstata diffusa in Iraq e ha incoraggiato il movimento di resistenza. Attendiamo anche i risultati della manifestazione internazionale contro l´occupazione e in favore della resistenza prevista il 6 dicembre a Roma. Se migliaia e migliaia di persone dovessero manifestare per esprimere il proprio sostegno sarebbe un colpo politico importante contro i nostri nemici e i loro collaboratori europei, mediorientali e iracheni.
Vienna, 27 ottobre 2003