Chador: quel potente pezzetto di stoffa
Notiziario del Campo Antimperialista – 16 gennaio 2004
itacampo@antiimperialista.org
“L`Iraq ਠil fronte principale. I nemici della libertà ci oppongono laggiu` una resistenza disperata e devono essere sconfitti”. G.W. Bush
Questo Notiziario contiene:
1. Bombay: non solo W.S.F.
2. 10 Euro a testa per la resistenza Irachena (adesione di ASKAPENA)
3. Chador: quel potente pezzetto di stoffa
1. Bombay: non solo W.S.F.
Una delegazione internazionale del Campo Antimperialista ha raggiunto Bombay, dove domani, 17 gennaio, in contemporanea al Social Forum Mondiale, si svolgera` per quattro giorni il piu` grande forum internazionale degli antimperialisti. Il Forum sara` concluso da una grande marcia che vedra` certo protagoniste le combattive organizzazioni della sinistra antimperialista indiana.
Il Forum antimperialista (*Mumbay Resistance 2004*) non vuole contrapporsi ma dialogare e lottare congiuntamente col Forum sociale. Se gli antimperialisti hanno deciso di organizzarsi autonomamente e` perche` le istanze dei popoli oppressi e dei movimenti nazionali e rivoluzionari di liberazione non hanno di fatto diritto di cittadinanza nel WSF. Protagonisti di *Mumbay Resistance 2004* saranno infatti i rappresentanti di quei movimenti di Resistenza che si trovano sulla prima linea della lotta contro l`imperialismo, anzitutto quelli iracheni e palestinesi, le decine di e decine di organizzazioni di massa che dall`Asia all`America Latina sono costrette a lottare in armi e per questo vengono tacciate di essere *terroriste*. Purtroppo il WSF tiene i piedi su due staffe: dichiara a parole di essere contro la *guerra permanente* nordamericana; dichiara (qualche volta) di rifiutare l`equiparazione della Resistenza armata al terrorismo, ma poi decide di tenersi alla larga da coloro che resistono, abbandonandoli alla rappresaglia dell`Impero a stelle e striscie e dei suoi lacche`.
Tutti sanno che il Campo non solo ritiene cruciale la battaglia in corso in Iraq, ma sta conducendo una campagna internazionale di sostegno alla resistenza irachena. In diversi paesi iniziano a muovere i primi passi comitati nazionali di sostegno –tra cui in Italia, dove da poco si e` costituito IRAQ LIBERO – Comitati per la Resistenza irachena www.iraqlibero.net. I nostri sono andati a Bombay con il mandato di allargare a livello internazionale la campagna per l`Iraq, tra cui quella per la raccolta di fondi in favore della Resistrenza stessa.
A questo scopo una delegazione ampia di *Mumbay Resistance 2004* partrecipera` anche ai lavori del WSF, quando esso discutera` dell`Iraq e della Palestina.
Visita il sito web di *Mumbay Resistance 2004*: www.mumbairesistance.org troverai il programma dei lavori e i protagonisti.
1. 10 Euro a testa per la resistenza Irachena (adesione di ASKAPENA)
Continua la raccolta di fondi per la Resistenza irachena. Essa ha presoi piede in almeno dieci nazioni. Tra questi i paesi baschi: e` di pochi gionri fa la bella notizia che l`Organizzazione ASKAPENA ha formalmente deciso di aderire e iniziare la raccolta dei fondi.
La cifra raccolta sara` devoluta alla Alleanza Nazionale Irachena (Opposizione Patriottica), il cui Presidente e` Jabber al Kubaysi, al tempo fondatore del partito Baath, dalla meta` degli anni `70 noto oppositore di sinistra del regime di Saddam Hussein. Garante di questa raccolta e` il compagno Awni Al Kalemji, primo rappresentante all`estero e portavoce ufficiale della Resistenza.
Invitiamo chiunque abbia a cuore la causa della liberazione dell`Iraq a sostenere la campagna a favore della Resistenza irachena. Chi voglia farlo versi i dieci euro (o piu`) sul conto corrente postale. Queste le coordinate:
Emanuele Fanesi, CCP n. 46676698. Nella causale specificare: IRAQ.
3. Chador: quel potente pezzetto di stoffa
Il governo francese ha vietato alle studentesse di fede islamica, di indossare il velo a scuola. Si tratta di un provvedimento discriminatorio verso le comunita` di immigrati maghrebini e africani, repressivo e razzista, nonostante il governo di destra (con l`assenso vergognoso bypartizan di gran parte delle sinistre francesi) l`abbia presentato come un provvedimento di carattere democratico, in nome della laicita` della scuola pubblica. Il carattere reazionario del provvedimento e` stato platealmente confermato dall`annuncio ministeriale che l`accesso alle lezioni non sara` consentito nemmeno ai giovani che dovessero indossare la maglietta con il …. Che (chi ha votato Chirac e abboccato alla sua trappola laicista e` servito!).
In Italia, ne siamo certi, dopo il polverone sul crocifisso, i razzisti e le destre di governo passeranno all`attacco tentando di emulare il Monarca (laico-repubblicano!?) Chirac. Hanno gia dei lanzichenecchi: i leghisti alla Borghezio, i fascisti di Forza Nuova e di Fiamma Tricolore, che vogliono impedire il velo, piu` che per rispetto della laicita` della scuola pubblica (che e` una finzione giuridica) per imporre il loro becero fondamentalismo cristiano.
Pubblichiamo qui sotto, allo scopo di aprire una discussione tra tutti i nostri compagni e fratelli, un blog di un`insegnante italiana al Cairo.
Negoziare sulla testa delle donne.(Chiedendo perdono di esistere)
Esistono valanghe di veli diversi, come diversi sono i motivi (o gli insiemi di motivi) per cui viene indossato, da quelli spirituali a quelli materiali, da quelli politici a quelli più maliziosamente seduttivi. Ed esistono anche pressioni, attorno al suo uso. Parlo di hijab, che ਠil pezzetto di stoffa più potente del mondo, si sa. Tra le classi più basse si spinge affinchà© venga indossato e, in effetti, ਠlo strumento più efficace per non farsi troppo tampinare dai focosissimi giovanotti dei quartieri. Le professioniste, invece, subiscono pressioni affinchà© non lo indossino, fino al punto di vedere addirittura in pericolo la propria carriera. Pressioni o non pressioni, tuttavia, lo hijab ਠuna scelta. Rappresenta, al di là di ogni altra considerazione, la precisa volontà di manifestare apertamente la propria religione, ed ਠun modo di porsi nei
confronti della vita in generale. Di dichiarare ciಠche si ਠe ciಠche si desidera. Una donna che sceglie di indossarlo, come chi sceglie di non indossarlo, sta dicendo qualcosa, e lo dice in modo chiaro e aperto. Per esempio, sta dicendo che non vuole essere considerata un oggetto
sessuale. Sta comunicando i suoi valori. Sta affermando di essere una musulmana praticante. Per esempio.
E` arrivata una copia dell`Espresso, in Dipartimento, e ha fatto inc…are tutti. C`ਠun articolo di Tahar Ben Jelloun che, tra altre cose anche molto condividibili, si schiera perಠfuriosamente a favore della proibizione del velo nella laica scuola francese. La questione ਠstravecchia, risale agli anni `80. E si basa su un equivoco, secondo me: “scuola laica” non vuole mica dire
imporre agli alunni di essere laici! Vuol dire solo che, proprio perchਠਠlaica, accoglie gli studenti a prescindere dalla loro religione e senza imporgliene nessuna.
Quello che mi colpisce stavolta, perà², ਠl`esercizio di captatio benevolentiae verso la società francese ad opera di esponenti, maschi, del mondo intellettuale musulmano presente in quel paese. Non voglio avanzare sospetti su semplici (e squallidi) motivi di pura ricerca di consenso. Potrebbero valere per Ben Jalloun, ma non per altri. Capisco che questa sia una risposta alla fobia antislamica, senza precedenti nella sua violenza, che ha colpito l`Occidente. E` come dire:
“Trattiamo, siamo disposti a tutto pur di fare pace”. Specie con la Francia, di questi tempi.
Ok, trattiamo. E qual ਠla merce di scambio? Ma le donne, che domande! Chi ਠche ferisce gli occhi dei razzisti comunicando apertamente di essere ciಠche à¨? Le donne con lo hijab. Come ਠpiù visibile, una musulmana? Con lo hijab o senza? Come la rendi invisibile, come la nascondi allo sguardo degli occidentali impauriti? Togliendole lo hijab, mimetizzandola tra mille altre donne. Facendola sembrare un po` più cristiana. Un po` meno quello che à¨. Restituiamo alle donne la loro invisibilità , suvvia.
Questi intellettuali musulmani non possono non sapere che, se una sceglie di indossare lo hijab, lo indossa e basta. Non puಠtoglierlo fuori da scuola, rimetterlo prima di prendere il tram, ritoglierlo per le attività pomeridiane. questi intellettuali stanno dicendo alle donne di toglierselo, e basta. O di metterselo nella clandestinità delle proprie case.
Senza considerare, vorrei aggiungere, che allo hijab ਠlegato un preciso senso del pudore e del rapporto con il proprio corpo. E, da donna, vorrei fare notare che, se ਠvero che obbligare una donna a coprirsi ਠuna violenza, obbligare una donna a scoprirsi ਠuna violenza infinitamente peggiore.
La posizione di questi intellettuali verrà salutata da molti come un meraviglioso contributo all`emancipazione delle donne arabe in Francia, scommetto. Visto che non sanno pensare, ci voleva proprio, qualcuno che pensasse al posto loro.
(A questo punto, perà², io desidererei che tutte noi occidentali che insegniamo in scuole e università dei paesi islamici, fossimo obbligate ad indossarlo, lo hijab. Tutte. Mi sembrerebbe il minimo della reciprocità . E sarebbe una violenza comunque minore di quella che si desidera infliggere a queste ragazze)