Carcere di Jerico
Comunicato di Ahmad Saadat, segretario generale del FPLP, e dei suoi compagni dal carcere di Jerico
Due anni sono trascorsi da quando i miei compagni e io stesso fummo incarcerati. La nostra carcerazione rappresenta la sottomissione dell´Autorità Palestinese (AP) alle esigenze illegali degli USA e di Israele. Ugualmente, rappresenta la negazione della legislazione e dei valori [nazionali] palestinesi. Disconosce tutte le istituzioni palestinesi, inclusi il Consiglio Nazionale Palestinese (CNP) e il Consiglio Centrale Palestinese (CCP). La nostra carcerazione nega ugualmente la legittimità della nostra resistenza all´occupazione israeliana.
L´intento di internazionalizzare il denominato Accordo di Jericà³ fra la AP, gli USA, la Gran Bretagna e Israele per tenerci rinchiusi, ha condotto la AP a offrire ulteriori concessioni alle esigenze statunitensi e israeliane relative alla sicurezza. Questo accordo non solo ha messo in pericolo gli affari interni palestinesi ma rappresenta anche il peggior modello per la “supervisione internazionale”. Tale supervisione si dovrebbe esercitare per proteggere il popolo palestinese dai massacri quotidiani portati a termine dal governo di Sharon.
Illegalità assoluta
Gli aspetti illegali della nostra carcerazione cominciarono dall´esclusione assoluta dal contesto di legalità e lo stesso si puಠdire della sentenza per i nostri quattro compagni, priva non solo di giustificazione legale ma che non concordava neanche col procedimento in accordo ai principi di legge.
L´Accordo di Jericà³ dimostrಠancora una volta di essere privo di alcuna leggitimità , specialmente dopo che il Tribunale Supremo di Giustizia palestinese si pronunciasse contro la nostra carcerazione, lo considerasse illegale e sollecitasse la nostra liberazione immediata. Tuttavia, la AP non considerಠla decisione del Tribunale e tradଠla propia costituzione [Legge di Base] che garantisce l´indipendenza del potere giudiziale e il rispetto delle sue decisioni. E non solo questo: la AP non ha comunque scarcerato il compagno Ahed Abu Ghulma, membro del Comitato Centrale del FPLP, nonostante abbia scontato la sua condanna. Per un ulteriore esempio, ai nostri compagni non ਠstato permesso presentare appello contro la decisione iniziale del giudizio malgrado che tale appello ਠgarantito ed ਠun diritto legittimo secondo la legislazione palestinese.
Di fronte a questi fatti, vogliamo nuovamente affermare ciಠche segue:
1. La nostra lotta per poner fine a questa carcerazione illegale e per dare un termine al vergognoso Accordo di Jericà³ –che si suppone ne sia il precedente- ਠmotivata dalla sola necessità di proteggere il nostro popolo e i suoi diritti.
2. La AP ha inteso giustificare le sue violazioni della legge palestinese con false scuse riguardanti la nostra protezione. Vogliamo affermare che noi non abbiamo sollecitato la protezione ne della AP ne di nessun altro corpo dei servizi di sicurezza. La necessità di protezione deve essere volontaria; quando viene imposta, risulta peggiore della stessa decisione di carcerazione.
3. E´ legittimo dichiarare che la continuazione della nostra carcerazione rappresenta il compromesso dell´AP con le esigenze degli USA e di Israele, e non riguarda la nostra protezione, per di pù quando le giustificazioni dell´AP non ci convincono. Come si puಠcontinuare ad essere ostaggi dei compromessi politici e della sicurezza della AP? La necessità di rispettare la legge con l´indipendenza del potere giudiziale palestinese, corrisponde alla nostra unità nazionale? Com´à¨ possibile che si protragga la nostra carcerazione senza una base legale?
4. Nonostante la dichiarazione di intenti dell´AP, il luogo di carcerazione, la prigione di Jerico, non ਠsotto il controllo ne politico ne legale dell´AP ma ਠ[controllato] da ufficiali statunitensi e britannici. Il mantenimento di tali accordi significa che il nostro destino ਠpraticamente nelle mani di Israele.
In tali condizioni, facciamo un´appello perchà© si ponga fine a questa situazione che pregiudica la causa nazionale palestinese a livello politico, legale e nazionale.
Per finire, salutiamo il nostro popolo palestinese, le forze nazionali e islamiche e tutte le organizzazioni arabe ed internazionali che sono al nostro fianco rifiutando il protrarsi della nostra carcerazione ed esigendo la sua fine.
Carcere di Jerico, 15 gennaio 2004