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I MILLE IN UNA NOTTE

11. July 2004

I MILLE IN UNA NOTTE

In Vietnam ci vollero 4 anni prima che gli americani contassero 500 morti; in Iraq sono bastati 10 mesi. In 15 mesi dall´invasione dell´Iraq sono mille i soldati imperialisti caduti. Sono le cifre fornite dal Pentagono, cifre che la Resistenza irachena smentisce, poiche´ il numero sarebbe molto piu´ alto (che il Pentagono nasconde la verita´ lo ammettono gli stessi media americani, i quali sospettano che il decesso di molti marines non statunitensi uccisi in Iraq venga deliberatamente occultato, mentre della morte alcuni soldati statunitensi vengono fornite versioni fantasiose).
Anche attenendosi ai numeri forniti degli invasori, tenendo conto che la stragrande maggioranza dei soldati e´ caduta dopo che Bush dichiaro´ di avere vinto la guerra, abbiamo l´immediata percezione della forza della Resistenza irachena e delle terribili difficolta´ che incontrano gli occupanti. Certo la Resistenza irachena e´ divisa in molti gruppi, non riesce ancora ad unificarsi in un unico fronte di liberazione. Tuttavia essa si consolida e, a sentire il Pentagono, e´ continuata a crescere anche dopo il finto passaggio dei poteri del 30 giugno al fantoccio Allawi (25 morti dopo il 1, quasi 3 al giorno, ovvero come la media piu´ alta toccata ad aprile durante l´insurrezione popolare seguita alla battaglia di Falluja). Non solo Falluja, citta´ simbolo, e´ in mano agli insorti, ma decine e decine di cittadine e villaggi. Da giovedi 8 luglio anche l´importantissima citta´ di Samarra e´ stata, dopo aspri combattimenti, praticamente liberata. Solo gli imbavagliati medi italiani dipingono la situazione irachena come in “via di normalizzazione e pacificazione”. La conferma che il congedo del Proconsole Bremer non ha placato la guerriglia viene dagli USA. Parlando al Congresso il generale Cody ha detto che non ci sara´ alcun disimpegno dall´Iraq. Anzi, si aumenteranno le truppe, arriveranno ulteriori unita´ corazzate (200 tank, 6mila gipponi Humvee con il fondo corazzato, dozzine di carri Bradley, nuovi Stryker a ruote). Ma anche molti nuovi elicotteri Apache, 38 Black Hawk e 12 Chinook. E´ evidente che gli americani e i loro alleati sono non solo impaludati ma in una difficile difensiva e che essi, lungi dal pensare al blaterato ritiro si preparano ad una controffensiva su ampia scala. Controffensiva che potrebbe scattare in autunno e alla quale anche i servi italiani dovranno daro il loro contributo.
La seconda conferma che gli americani non si ritirano e si preparano a rafforzare l´occupazione viene infine proprio da Bagdad. Questa mattina, 10 luglio, uno dei luogotenenti del fantoccio Allawi, tale Abdulhamid, ha dovuto dichiarare: “Finora il passaggio della sovranita` agli iracheni e` avvenuto solo formalmente e dall`avvento del nuovo governo non abbiamo ancora visto alcun cambiamento reale”, e ha quindi chiesto… “che gli americani si ritirino dalle citta´ e restino chiusi nello loro basi.” E´ certo un gioco delle parti, ma un gioco delle parti che conferma che l´Iraq e´ un paese occupato, che non c´e´ alcuna normalizzazione, che il governo di Allawi si tiene in piedi solo grazie alla forza armata degli occupanti e che gli americani non se ne andranno solo se sarannao battuti dalla Resistenza.
NB
Nel comunque triste computo dei morti, non dimentichiamo i fratelli iracheni. Agli occidentali non gliene importa molto, quelli sono figli di un Dio minore. Quando i giornali ne parlano essi dicono infatti che “non esistono stime riguardanti i morti iracheni”. Secondo alcune fonti gli iracheni ammazzati sarebbero circa 13mila. Secondo fonti della Resistenza sarebbero molti di piu´, forse 30mila, in larghissima parte civili. A dimostrazione che e´ in atto un massacro, un massacro di cui gli italiani sono complici e parte in causa. Ma su questo si deve tacere. Gli unici massacri di cui in Italia e´ lecito parlare sono quelli “esotici” di cui parlano i Radicali (reparto scelto del partito Americano), nel Darfur o in Uganda. E perche´ se ne parla? Semplice: per giustificare l´occupazione imperialista dell´Iraq. Ovvero: si mostrano le tragedie e le guerre nei paesi piu´ poveri per dire che quei popoli debbono essere messi sotto la patria potesta´ imperialistica e per difendere l´idea che l´Occidente ha il dovere di esportare la democrazia con ogni mezzo (anche coi massacri a fin di bene). I bombardamenti occidentali sono sempre etici, le sue guerre sempre umanitarie…

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