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Notiziario del Campo Antimperialista … 18 novembre 2004

18. November 2004

CRISTO SI E` FERMATO A FALLUJA, ALLAH NO

Notiziario del Campo Antimperialista … 18 novembre 2004
itacampo@antiimperialista.org

“Una sconfitta, per quanto sanguinosa e´ pur sempre preferibile alla vergogna della capitolazione senza combattimento”
Carlo Marx

Questo Notiziario contiene:

1. CRISTO SI E´ FERMATO A FALLUJA, ALLAH NO
2. BAGNO DI SANGUE NELLA CITTA´ SANTA, (CITTA´ MARTIRE)
3. IRAQ: 100.000 I MORTI DELLA GUERRA ANGLOAMERICANA
4. RESISTERE OGGI PER ESISTERE DOMANI

CONVEGNO NAZIONALE, Firenze 27 novembre
5. FALLUJA VIVRA´!
Incontri in Italia con la Resistenza irachena
6. SCHEDE su Alleanza patriottica Irachena e Sammi Alaa´

1. CRISTO SI E´ FERMATO A FALLUJA, ALLAH NO

Sotto i nostri occhi sta avvenendo una massacro annunciato. Il legionario Kerry non aveva terminato il discorso con cui riconosceva la vittoria al crociato integralista Bush, che il Pentagono sferrava l´attacco promesso a Fallujia. Una carneficina e´ in corso e il mondo assiste inerme. Non tutti sono colpevoli ma nessuno e´ innocente. Non lo sono le Nazioni Unite ne´ i governi che hanno condannato l´aggressione angloamericana e che adesso non alzano un dito. Non sono innocenti i partiti della sinistra che non osano dichiarare una “guerra umanitaria” contro I nacellai americani e il cui silenzio fa eco a quello delle strade sventrate della citta´ martirizzata di Falluja. Non ਠinnocente il Papa che riceve Allawi e gli dice di andare avanti con la sua missione, mostrando in tal modo che non il grido di sofferenza di un popolo ha a cuore, ma solo le sorti della Chiesa irachena, che saranno meglio assicurate dalla Pax Americana. La Chiesa cattolica afferma di stare dalla parte degli ultimi e dei diseredati, ma solo in quanto accettano di essere servi. Quando essi alzano la testa, quando essi impugnano le armi per la loro liberazione, la Chiesa li abbandona, anzi li condanna a passare dall´inferno di fuoco americano a quello ultraterreno. Tuttavia alcuni combattenti questo Papa li ha santificati: i preti-guerrieri che combattereno dalla parte dei franchisti in Spagna e da quella dei macellai fascisti Ustascia in Croazia. Mentre non c´e´ perdono per i ribelli iracheni, loro sono “tagliatori di teste”, volgari terroristi islamici che “ammazzano in nome di Dio”. Come se l´umanità  avesse dimenticato i fiumi di sangue fatti scorrere nei secoli, dalle crociate in poi, in nome di Cristo Re. Nella guerra imperialista di civilta´ la Chiesa Apostolica Romana ha scelto la sua barricata. Essa si sente solidale con le sette fondamentaliste protestanti americane di cui Bush ਠcomesso imperatore. Un cristianismo oscurantista e reazionario per cui l´uomo non ha alcun libero arbitrio, la giustizia apparterrebbe solo all´al di là , la libertà  dono di una Provvidenza mosaica che premia i forti e punisce i deboli, mentre la fratellanza ਠlegame esclusivo dei credenti che in virtù della fede sono in diritto di sterminare o schiavizzare gli “infedeli senz´anima”, siano essi i nativi indiani o i neri africani di ieri, o gli arabo-musulmani di oggi. Ci sara´ forse un Papa che nel prossimo millennio chiedera´ scusa per l´operato di quello attuale, per un Papa che si rifiuta di vedere la Passione di Falluja e il Cristo che e´ nel supplizio in ogni iracheno. Sara´ troppo tardi.
Non ਠinnocente il pacifismo europeo, che riempiva le piazze prima dell´aggressione americana e che adesso che la guerriglia irachena da filo da torcere agli occupanti, si ਠinabissato. C´e´ una simmetria tra la posizione etica del clero cattolico e di quello pacifista. Come per i cattolici la salvezza ਠun dono della provvidenza e dunque l´oppresso deve patire per ottenerla, per il clero pacifista la pace ਠun´elargizione che la “seconda potenza mondiale” dara´ in beneficenza ai popoli oppressi i quali, nell´attesa, dovrebbero, se non sventolare bandierine a stelle e striscie, chiudersi in casa, sopportare con spirito ghandiano il tallone di ferro dell´impero. Come ha detto Barengo Balengo, meglio la democrazia americana che almeno tollera le omelie pacifiste, piuttosto che i “tagliatori di teste” iracheni. A Falluja non muore solo Dio, muore il pacifismo, che si dimostra una cattolicesimo depotenziato, di basso rango. Almeno i cattolici, in cambio della fatalistica accettazione delle angherie dei potenti, tentano di dare un senso alle pene terrene e promettono agli ultimi la salvezza delle loro anime nel regno dei morti. I pacifisti non hanno niente da offrire ai vivi, ne´ alcuna salvezza ultima da promettere ai morti. Da loro salotti ovattati dell´Occidente chiedono agli iracheni di deporre le armi, di non combattere. Vorrebbero che diventassero tutti santi, disposti a soffrire ancor piu´ e ad accettare il martirio in nome di una purezza etica superumana. Ma gli iracheni, che per fortuna seguono un Profeta che non mise una muraglia tra questo mondo e l´al di la´, sono uomini in carne e ossa, e da uomini lottano per la libertà  e la dignita´ del loro popolo. Siano per sempre lodati per il loro coraggio.

2. BAGNO DI SANGUE NELLA CITTA´ SANTA (CITTA´ MARTIRE)

“A Falluja, secondo la denuncia di Amnesty International, sta avvenendo un bagno di sangue che coinvolge indiscriminatamente la popolazione civile. Secondo l`organizzazione internazionale nella città  sunnita si stanno violendo tutti i principi del diritto internazionale e delle regole di guerra.”

“Sul pavimento diversi cadaveri e, appoggiati al muro, alcuni feriti che chiedono soccorso. E` a questo punto che scatta la furia omicida e partono i colpi alla testa esplosi da almeno uno del soldati americano. Il video Nbc da Falluja: http://www.corriere.it/av/galleria.html?2004/novembre/falluja2&1

“Poco dopo la denuncia di Amnesty International arriva la testimonianza dei genieri del corpo dei Marine, che hanno cominciato la valutazione dei danni sofferti dalla città . “La distruzione ਠincredibile. Qualcosa di impressionante”, ha detto il sergente Todd Bowers, ingegnere civile inquadrato nel Quinto Reggimento. Edifici in briciole, strade ricoperte di rottami, zero servizi. Il quadro che si ਠpresentato loro ਠimpressionante, secondo quanto riferiscono i testimoni e quei giornalisti che hanno avuto finora un limitato accesso alla zona. Oltre ai danni provocati dalla battaglia nelle strade cittadine fra insorti e militari, bisogna infatti contare quelli provocati dai lunghi cannoneggiamenti, dalla terra e dall´aria, cui la città  santa sunnita ਠstata sottoposta per settimane. Non c´à¨ strada che non sia coperta di macerie, pile di mattoni, lampioni divelti, arredi urbani contorti. Le mura dei palazzi sono crivellate di colpi”.

“Le testimonianze di chi ਠriuscito a raggiungere i campi profughi sono drammatiche. A Falluja, da sette giorni non vi ਠacqua, cibo, elettricità . Per le strade, giacciono cadaveri in decomposizione. I morti non sono rimossi e i feriti non vengono soccorsi”.

“Amnesty Internazional ha rivolto accuse durissime contro il comando dell`esercito Usa. Le regole di condotta in guerra, che proteggono i civili e i combattenti feriti, sono state tutte violate nella battaglia in corso per espugnare la roccaforte sunnita. Amnesty chiede che venga immediatamente aperta un`indagine internazionale sul dramma di Falluja: le truppe americane ed irachene – accusa l`organizzazione – non hanno preso le necessarie precauzioni per far sଠche i civili non fossero colpiti, ed anche gli insorti hanno abusato della bandiera bianca ed hanno sparato in maniera indiscriminata”.

“Circa 200 mila persone – ha detto l`Ics, il consorzio italiano di solidarietà  – sono fuggite dalla città  prima della battaglia ma non hanno trovato alcun tipo di assistenza logistica. Sono all`addiaccio o rifugiati nei villaggi che si trovano nmella zona. Di altre 100 mila persone non si hanno più notizie, anche “se ਠimprobabile – ad avviso dell`Ics – che si trovino tutte ancora in città “. Paul Wood,corrispondente della Bbc al seguito delle truppe, ha confermato che l`immagine della città  à¨ quella della distruzione: cumuli di macerie, mozziconi di case e e di moschee ovunque. Prima di alzare bandiera bianca e andarsene via, la Mezzaluna Rossa ਠtornata a parlare di “catastrofe umanitaria“. àˆ stata rimbeccata subito dal Ministero della Sanità  iracheno: “l`organizzazione islamica – ਠdetto in una nota – non ha alcun titolo per fare simili affermazioni, in quanto, per l`appunto, non ਠentrata in città “.

“In realtà , hanno affermato fonti del Ministero della Sanità  irachena “i civili feriti sono stati solo 20”.

Dal Corriere della Sera del 16 novembre 2004

3. IRAQ: 100.000 I MORTI DELLA GUERRA ANGLOAMERICANA

Secondo uno studio condotto dai ricercatori dalla Johns Hopkins University, dalla Columbia University e dalla Al Mustansiriya University di Baghdad, i morti causati dalla guerra in Iraq non sarebbero 20mila, ma piu´ di centomila. Vittime delle bombe e della violenza seguita all´invasione dell´Iraq, raramente in divisa, più spesso donne e bambini. Il 95% dei decessi ਠattribuibile a bombardamenti e fuoco da elicottero: la maggior parte delle vittime irachene muoiono per mano delle forze della coalizione. Il dato che balza agli occhi ਠche un terzo delle vittime sono concentrate nell´area di Falluja, ormai da mesi esposta a pesanti e pressochà© quotidiani bombardamenti con il preteso di colpire “i covi dei terroristi di al-Zarkawi”. Da mesi e mesi ormai dobbiamo infatti sentire la litania dei criminali di guerra americani per cui i bombardamenti “mirati” su Falluja e la sua provincia sarebbero allo scopo di “annientare le basi del terrorista giordano”. Siccome i bombardamenti si susseguono da otto mesi alla media di almeno un al giorno noi dovremmo credere che al-Zarkawi aveva a disposizione qualcosa come 260 basi guerrigliere. La guerra non ਠsolo fatte di bombe, ma di menzogne, specialita´ in cui gli americani sono insuperabili. Del resto che volete che gliene importi, a coloro (inglesi) che spianarano al suolo Dresda facendo in una notte 120mila morti civili, o a quelli (americani) che in cinque minuti attuarono l´unico genocidio atomico?
E che volete che gliene importi a Berlusconi e ai suoi sodali di sinistra. Loro vedono solo i “terroristi”. Loro hanno scelto da che parte stare: “meglio la imperfetta democrazia americana che i tagliatori di teste con la kefhia”. Poiche´ in guerra per questi cinici non vale la democrazia (una testa un voto), vale quella della romana decimazione ma alla decima potenza. Per cui per una testa di collaboratore degli occupanti che fa notizia ce ne vogliono almeno mille degli iracheni.

4. RESISTERE OGGI PER ESISTERE DOMANI
Ragioni e orizzonti del sostegno alla lotta del popolo iracheno
Per ulteriori informazioni: www.iraqlibero.at

CONVEGNO NAZIONALE per la libertà  e l´autodeterminazione
FIRENZE – SABATO 27 NOVEMBRE 2004
SALA DEL DOPOLAVORO FERROVIARIO – VIA ALAMANNI 4 (S. M. Novella)

Relazioni di:

SAMMI ALAA (Alleanza Patriottica Irachena) – I comunisti nella Resistenza irachenaALDO BERNARDINIL´Iraq che non si ਠarreso nel 2003 continua a resistereGIOVANNI BACCIARDILa questione irachena e il movimento per la paceANDREA CATONELa sinistra italiana di fronte alla guerra infinitaLUIGI CORTESIL´imperialismo oggROBERTO GABRIELELa rottura della tradizione antimperialista ed antiamericana della sinistra italianaUGO GIANNANGELILo spettro del terrorismo. I nuovi paradigmi del diritto imperialeALESSANDRA KERSEVANLa Resistenza al nazifascismo e quella all´imperialismo USA: differenze e similitudiniWILLI LANGTHALERLa Shia irachena tra liberazione e soggezioneALESSANDRO LEONIL´internazionalismo nell´epoca della guerra infinitaDOMENICO LOSURDOVecchie e nuove ideologie coloniali, appoggio alla resistenza irachena e lotta per la paceMIGUEL MARTINEZLe radici della vittoria di BushROBERTO MASSARILotta armata, resistenza e globalizzazioneGIANCARLO PACIELLOYasser Arafat, da Oslo alle “offerte generose” di Camp DavidMORENO PASQUINELLIL´ultima crociata. La guerra imperialista e lo scontro di civiltà COSTANZO PREVEGlobalizzazione, Indipendenza nazionale e Resistenza. Riflessioni sul disorientamento della cultura europeaPIETRO VANGELILotte dei lavoratori e resistenza antimperialista – Conclude LEONARDO MAZZEI – Presiede ALESSIA MONTEVERDI

Promuovono:

COMITATI IRAQ LIBERO, Rivista ROSSO XXI, Rivista PRAXIS, Rivista LA MONTAGNE (già  ERNESTO TOSCANO), AMR PROGETTO COMUNISTA-SINISTRA DEL PRC, CAMPO ANTIMPERIALISTA Italia, AGINFORM, UTOPIA ROSSA, UMBRIA CONTRO LA GUERRA, Rivista RAPPORTI SOCIALI, LUPO di Osimo, ASSOCIAZIONE PELLEROSSA Cesena, CAMPO ANTIMPERIALISTA Sardegna, ASSOCIAZIONE ITALO-ARABA ASSADAKAH Roma, ANTIMPERIALISTI MARCHE, UTOPIA CONCRETA Brescia

5. FALLUJA VIVRA´! LIBERTA´ PER KUBAISI!
Incontri con SAMMI ALAA della Alleanza Patriottica Irachena

Martedଠ23 novembre ore 21,00 – ROVATO (BS) Centro Sociale 28 Maggio – Via Europa

Mercoledଠ24 novembre ore 21,00 – MILANO Csoa Cox – Via Conchetta 18

Giovedଠ25 novembre ore 21,00 – TORINO Centro Culturale Princip. Isabella (Circoscr. 5) – Via Verolengo 12

Venerdଠ26 novembre ore 21,00 – FABRIANO S. Antonio Fuori le Mura – Via Veneto 22

Sabato 27 novembre ore 9,30 – FIRENZE Sala del Dopolavoro Ferroviario – Via Alamanni 4

Domenica 28 novembre ore 10,30 – FOLIGNO Sala della Corte – Palazzo comunale

Lunedଠ29 novembre ore 17,00 – RAVENNA Sala da confermare

Lunedଠ29 novembre ore 21,00 – CESENA Sala Avis – Via Serraglio 14 (zona teatro)

Martedଠ30 novembre ore 21,00 – POGGIBONSI Sede del Circolo Prc – Via Trento 47

Mercoledଠ01 dicembre ore 21,00 – PIETRASANTA Sala della Croce Verde

Giovedଠ02 dicembre ore 17,00 – PIOMBINO Saletta Rossa del Municipio

Venerdଠ03 dicembre, ore 19,30 – SASSARI preso “Link” – via G. Galilei, 9

Sabato 04 dicembre ore 17,00 – CATANIA Casa Trinakria (via Garibaldi 241)

Domenica 05 dicembre – CATANIA Interviste con giornali ed emittenti siciliane

6. SCHEDE su Alleanza patriottica Irachena e Sammi Alaa´

CHE COS´E´ L´ALLEANZA PATRIOTTICA IRACHENA

L´Alleanza Patriottica Irachena (API) venne fondata nel giugno del 1992 con la prima conferenza in Svezia. Essa raggruppa, nel folto ambiente degli iracheni che a varie riprese furono obbligati all´esilio, baathisti di sinistra, socialisti, curdi, e molti fuoriusciti dal Partito Comunista. I fondatori dell´API, Jabbar al-Kubaysi e Awni al-Kalemji, erano prima esponenti di spicco del “Fronte Popolare Iracheno” formatosi nel 1979 in opposizione al regime di Saddam Hussein. Del Fronte facevano parte, oltre al Partitito Comunista, socialisti di varia osservanza, i nasseriani e i due movimenti nazionalisti curdi: il PUK di Talabani e il PDK di Barzani. Jabbar al-Kubaysi, Awni al-Kalemji e molti altri escono nel 1982 dal Fronte quando esso, su pressione di Damasco e Tehran, adotta una posizione antirachena di appoggio all´Iran nella fratricida guerra in corso tra i deu paesi. Davanti all´aggressione del 1991, mentre coloro da cui si erano separati dieci anni prima danno il benvenuto all´invasione imperialista pur di rovesciare Saddam Hussein, Jabbar al-Kubaysi e Awni al-Kalemji si schierano dalla parte dell´Iraq e da allora, pur nelle difficoltà  dell´esilio, si battono contro le sanzioni e l´embargo e denunciano come filoimperialisti i vari raggruppamenti politici degli esiliati iracheni. Davanti all´imminenza della seconda aggressione, nel novembre-dicembre 2002, una delegazione dell´API si reca a Bagdad, dove svolge incontri ad alto livello con le autorità  politiche irachene. Il governo di Saddam Hussein chiede all´API di rientrare nel paese e di partecipare legalmente alla vita politica. L´API condiziona il rientro ad un accordo su tre punti: adozione di una nuova costituzione democratica, pluripartitismo e libertà  di parola e di stampa. Il Governo accetta in linea di massima e promette di onorare gli acccordi entro il 15 aprile del 2004. Nel frattempo scatta l´aggressione e gli americani occupano Bagdad. L´API, mentre intensifica i suoi sforzi per sensibilizzare l´opinione pubblica mondiale e anzitutto europea, decide difar rientrare, nell´Iraq appena occupato, alcuni suoi dirigenti, tra cui Jabbar al-Kubaysi. Jabbar svolge subito un ruolo di punta nella Resistenza e, a partire da Falluja, tenta di unificare i vari gruppi partigiani in un fronte di liberazione unito. Per questo verrà  finalmente arrestato il 3 settembre scorso dagli americani, che ora lo detengono illegalemente e in violazione dei più elementari diritti umani.

CHI E´ SAMMI ALAA´

Sammi Alaa´ crebbe in un ambiente familiare comunista. Nel 1982 si trasferଠper ragioni di studio in Ungheria, dove divenne membro del Partto Comunista Iracheno. Con un gruppo di altri compagni animatida uno spirito guevarista, abbandona il partito per fondare a Budapest un Comitato Patriottico Iracheno. Dal 1986 al 1988 visse in Siria per poir trasferirsi in Danimarca come rifugiato politico. Proprio negli anni del crollo dell´URSS si impegna nell´ambiente dei rifugiati iracheni ed entra in contatto con la sinistra danese di cui scoprirà  con disappunto il deficit di antimperialismo, soprattutto davanti all´aggressione all´Iraq del 1991. Dal 1994 ਠtra i fondatori del Comitato contro le sanzioniall´Iraq che raggruppa le varie forze che erano contro l´embargo contro l´Iraq decretato dalll´ONU. Raggiunge l´Alleanza Patriottica Irachena nel febbraio 2003, in occasione della sua terza conferenza di Parigi. Nel settembre 2003, dopo la seconda aggressione imperialista al suo paese, ਠtra i fondatori, assieme alla sinistra marxista-leninista, del Comitato Iraq Libero di Danimarca, di cui diventa Presidente. Compie diversi viaggi in Scandinavia, Austria e Italia partecipando a varie manifestazioni e assemblea contro la guerra e in difesa della Resistenza popolare irachena, di cui ਠuno dei portavoce europei.

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