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Siamo tutti fascisti?

8. February 2005

Notiziario del Campo Antimperialista … 8 febbraio 2005

Notiziario del Campo Antimperialista … 8 febbraio 2005
itacampo@antiimperialista.org

MANIFESTIAMO IL 19 MARZO! IL CAMPO ANTIMPERIALISTA ACCOGLIE LA PROPOSTA FATTA DALLO I.A.C. STATUNITENSE E DALLA RETE EUROPEA DEI COMITATI IRAQ LIBERO A MANIFESTARE SABATO 19 MARZO NEL SECONDO ANNIVERSARIO DELL´AGGRESSIONE IMPERIALISTA ALL´IRAQ. FINIAMO LA GUERRA! CON IL POPOLO IRACHENO CHE RESISTE! FUORI LE TRUPPE DALL´IRAQ! (APPELLO SU: www.iraqlibero.at)

Porto Alegre: manifestazione per la Resistenza irachena. Reportage di Berta Joubert-Ceci and John Catalinotto dell´I.A.C. (USA)
www.antiimperialista.org/view.shtml?category=9&id=1107809617
Spagna: i parlamentari di Izquierda Unida e dei Verdi presentano interrogazione congiunta al governo sul caso Jabbar al-Kubaisi
www.antiimperialista.org/view.shtml?category=9&id=1107643721
Condoleezza Rice non e´ benvenuta in Turchia. Manifestazione antimperialista
www.antiimperialista.org/view.shtml?category=30&id=1107783524

Questo Notiziario contiene:

1. DA BAGDAD PER GIULIANA SGRENA
2. CARO LETTA, NON C´E´ PROBLEMA
3. SIAMO TUTTI FASCISTI?

1. DA BAGDAD PER GIULIANA SGRENA

Il rapimento della Sgrena ha dato subito la stura a nuovi virulenti attacchi alla Resistena irachena e alla causa della liberazione. Questo linciaggio si e´ ben presto sbriciolato. Ora si parla, sommessamente, di banditismo comune o di… banditismo guerrigliero. Che certi sequestri siano opera della controguerriglia di Negroponte e´ invece un inviolabile tabu´. Non solo noi ma tutti gli iracheni pensanti accusano invece le forze paramilitari filoamericane, le quali hanno contatti strettissimi con diverse cosche malavitose sunnite. Ci sara´ pure una ragione, una logica, dietro ai sequestri recenti, le cui vittime sono stati giornalisti di sinistra, o pacifisti, o reporter di paesi ostili all´aggressione. Come mai nessun pennivendolo americano o filoamericano (e in Iraq ce ne sono a spasso alcune dozzine) sono stati rapiti?

Ai nostri lettori offriamo una importante testimonianza, quella dell´amico Muhamad T.A., Direttore Esecutivo del Centro Studi sui Diritti Umani e la Democrazia di Fallujah ma da mesi residente a Bagdad e che Giuliana ben conosceva:

“Cari amici del Campo Antimperialista,

Stiamo cercando di fare del nostro meglio per la liberazione della giornalista italiana, ma lei stava lavorando con i rifugiati di Falluja, a Ghaderia (Università  di Baghdad) e noi pensiamo che questo rapimento sia stato fatto per evitare di far conoscere la verità  circa la pessima situazione dei civili di Falluja. Notate che questo luogo ਠconsiderato particolarmente sicuro dal governo iracheno e al suo interno si trovano molte abitazioni di alti dirigenti governativi e diverse caserme della polizia irachena.
Come ਠpossibile per qualsiasi gruppo rapire questa giornalista senza la complicità  del governo? (…)
Giuliana ha sempre documentato in modo professionale la violenza dell´occupazione. Durante l´aggressione e´ stata tra i primi giornalisti occidentali a scrivere sui migliaia di casi di civili colpiti descrivendo come gli iracheni venivano uccisi dalle forze armate americane. Giuliana ha duramente condannato le violazioni dei diritti dei detenuti con particolare attenzione al dramma dei bambini.
Lei ha sempre rispettato le tradizioni e la cultura irachene e le sue interviste provavano quanto fosse rispettosa per il nostro paese e il nostro popolo. Era sempre pronta ad ascoltare con umilta´ e ad imparare da coloro che intervistava. Arrivo´ a Bagdad il 24 gennaio per testimoniare la verita´ sulla farsa delle elezioni ed e´ stata rapita subito dopo aver visitato il campo dei profughi scappati da Falluja, come sempre Giuliana voleva dire la verita´ sulle condizioni dei profughi e sulla tragedia che subiscono. Da oggi il mondo sara´ meno informato sul dramma dell´occupazione in Iraq”.

Bagdad, 5 febbraio.

Cordiali saluti
Con affetto
Muhamad T.A.
Direttore Esecutivo
Studies Center of Human Rights & Democracy Iraq – Fallujah Iraq

2. CARO LETTA, NON C´E´ PROBLEMA

Il governo Berlusconi fara´ del tutto per salvare la vita a Giuliana Sgrena. Che voglia fare un´altra bella figura, come accadde con le due Simone, non ne dubitiamo. Cosà¬, per pararsi il di dietro e mettere in piedi il baldacchino dell´italica Union sacree´, ha sguinzagliato il factotum del primo ministro, Gianni Letta, a destra e a sinistra, piu´ che altro a sinistra, financo a casa di Fausto Bertinotti. Tutti uniti (ricordate l´inciucio del 8 setembre?) quando c´e´ di mezzo la vita di un compatriota. Letta chiede l´avallo. Ma l´avallo a che cosa? A lasciar lavorare i servizi di sicurezza italiani in Iraq, che con la loro astuzia levantina, i soldi di Berlusconi e le dritte degli americani, hanno gia´ risolto un paio di casi importanti. In questo pellegrinaggio a sinistra Gianni Letta ci ha inviato, via Corriere della Sera, un chiaro avviso: leggiamo:
“Letta ha chiesto (a Bertinotti e Fassino, ndr) interventi piu´ o meno diretti per impedire qualsiasi tentativo di negoziato parallelo che potrebbe pregiudicare il buon esito della vicenda.
C´e´ il timore che alcune formazioni della sinistra estrema, le stesse che piu´ volte hanno manifestato solidarieta´ alla resistenza irachena, si muovano per cercare un collegamento e per accreditarsi come medioatori. Proprio come fece il leader del Campo Antimperialista Moreno Pasquinelli durante il sequestro di Agliana, Stefio e Cupertino. Azioni di questo tipo, avrebbe spiegato Letta, “devono essere scoraggiate. Occorre ricreare invece il clima di collaborazione che segno´ il sequestro di Simona Parie Simona Torretta, per arrivare a scelte condivise anche su un eventuale pagamento di riscatto o sull´impegno dell´Italia per soddisfare possibili istanze di tipo politico” (Corriere del 7 febbraio). La Sarzanini non solo si lascia scappare la bestemmia (Resistenza irachena) ma pure conferma cio´ che sempre abbiamo denunciato, ovvero che in almeno due accasioni il governo ha pagato dei riscatti generosi (in barba allla conclamata linea della fermezza –alibi per i fessi). Stabilisce infine la cosa piu´ importante: che sulla vicenda irachena, al di la della piazzate in Parlamento, il governo agisce di concerto con l´Ulivo, PRC compreso. Dobbiamo pero´ deludere Letta, ne´ Fassino ne´ Bertinotti hanno alcuna possibilita´ di condizionare la nostra linea di condotta. E tuttavia deve stare tranquillo: non ci sara´ alcuna nostra interferenza nella vicenda della Sgrena, per la semplice ragione che non puo´ esserci. E non puo´ esserci perche´ i raggruppamenti resistenti con cui il Campo e´ in contatto combattono si contro gli occupanti ma non si dedicano ai sequestri, men che meno di giornalisti pacifisti. Noi siamo agli antipodi di chi ha compiuto questo rapimento, ovvero la controguerriglia agli ordini dei servizi segreti di Allawi-Negroponte.

3. SIAMO TUTTI FASCISTI?

ABBIATE PAZIENZA E FORTI CAPACITA´ DIGESTIVE,
LEGGETE ATTENTAMENTE QUEST´ARTICOLO APPARSO SULLA PRIMA PAGINA DEL Corriere della Sera di Lunedଠ7 Febbraio 2005.

I fascisti di Bagdad
L´Iraq e il crollo degli stereotipi
di Pierluigi Battista

“Sul New York Times, Thomas L. Friedman ha definito “fascisti” gli “insorti” iracheni che si oppongono con le armi del terrore al nuovo governo di Bagdad e hanno minacciato di morte chiunque partecipasse alle elezioni. Non guerriglieri, o terroristi, o “resistenti”, secondo le distinzioni imposte dall`oramai stucchevole disputa terminologica che ammorba il dibattito italiano, non senza la coda di drammatiche baruffe giudiziarie. Ma “fascisti”, semplicemente e brutalmente “fascisti”. Si annuncia, con l`irrompere di questa definizione, non solo la crisi di una similitudine storica entrata di prepotenza nella consuetudine linguistica, ma il tracollo di un quadro concettuale che ha sinora fornito la più frequentata chiave interpretativa della vicenda irachena, dall`inizio della guerra in poi. Se poi si aggiunge il giudizio formulato da Piero Fassino, secondo il quale “resistenti” sono piuttosto gli iracheni che si sono recati alle urne e non quelli che ne hanno promesso la morte nel caso si fossero avvalsi del loro nuovo diritto democratico, si puಠcapire che lo straordinario esito della mobilitazione elettorale in Iraq ha traumaticamente sconvolto l`attitudine politico-culturale sin qui dominante, costringendo a ribaltare persino il senso delle vecchie analogie storiche.

L`evocazione della “Resistenza” come paradigma esplicativo della lotta armata antiamericana in Iraq non ਠinfatti solo un richiamo simbolico o una pur logora suggestione storiografica, ma rappresenta inevitabilmente una rilettura della vicenda irachena secondo un modulo che tende a distribuire con perentorietà  il ruolo dei “buoni” e dei “cattivi”. Implica infatti che le truppe d`”occupazione” angloamericane incarnino un ruolo storicamente simile a quelle tedesche in Italia nel `43-45 e assegna ai “resistenti” uno status politico e morale simile a chi, in quel biennio cruciale, si batteva per la libertà , l “indipendenza” del Paese e la cacciata dell`invasore. Il voto della scorsa settimana ha drasticamente sbriciolato questa chiave di lettura e non solo perch੠ਠcomunque un`enormità  paragonare ai “partigiani” i decapitatori e i seminatori di terrore che infestano l`Iraq. Questo si sapeva da prima, e infatti non sono stati molti a seguire Gianni Vattimo quando ha gratificato Al Zarkawi del nobilitante epiteto di “partigiano”.

Queste elezioni abbracciate con tanto entusiasmo dal popolo iracheno hanno invece reso quel paragone improponibile perchà© fanno somigliare l`Iraq del 2005 sଠall`Italia, ma all`Italia del dopo 25 aprile 1945 o, se si preferisce, a quella parte d`Italia progressivamente liberata (“occupata”, ma “liberata”) dagli Alleati ancor prima del 1945. Con la conseguenza che i “resistenti” appaiono più simili ai combattenti di Salಠche ai “partigiani”, testimoni armati di un passato che oppongono certo “resistenza”, ma resistenza alla democrazia e alla nuova libertà . “Fascisti” come li ha definiti Friedman, appunto: in senso tecnico, se si vuole, e non per attribuire connotati demonizzanti al nemico.

Con la conseguenza che questo cambio di prospettiva dovrebbe suggerire il risarcimento simbolico per quegli osservatori di sinistra, da Bernard Lewis a Oriana Fallaci, da Paul Berman a Andrew Sullivan a Fiamma Nirenstein, che nel mondo e in Italia si sono affannati a definire, in solitudine e spesso accompagnati dal dileggio, “antifascista” la guerra contro Saddam e per l`Iraq libero”.

Molti lettori ricorderanno la tempesta che ci venne scatenata addosso prima durante e dopo la manifestazione del 13 dicembre 2003: CON IL POPOLO IRACHENO CHE RESISTE. Tutti i giornali di regime, ma anche il manifesto e Liberazione, come pure alcune frangie dell´estrema sinistra, sbraitarono contro la “manifestazione rosso-bruna”. Ancora adesso ci sono degli imbecilli che affermano che quella coraggiosa manifestazione era organizzata assieme ai nazisti.
Bene. Mai come in quest´articolo era stato espresso in chimica purezza quale sia il paradigma, l´argomento simbolico dei manipolatori delle menti, dei columnist di Sua maesta´: gli americani sarebbero costitutivamente, per divina missione, dei liberatori, di converso, chiunque rifiuti di farsi “liberare” manu militari ਠun fascista, un repubblichino. Fascisti sarebbero tutti coloro che hanno combattuto in armi contro le numerose aggressioni yankee e dei loro scherani. Sarebbero stati fascisti i comunisti coreani o vietnamiti, i movimenti di liberazione sandinista, libanese e palestinese. Fascisti sarebbero stati Che Guevara o Allende (ammazzati da sicari americani). Fascisti sarebbero ovviamente Castro e Chavez, Milosevic e Saddam, le FARC e ovviamente tutto l´islam politico, con alla testa Khomeni. In altre parole: chiunque si opponga all´imperialismo USA, chiunque non si converta alla religione americanista e´ un fascista, cosଠcome chiunque contesti Israele e´ un antisemita.
La storia, si sa, la scrivono sempre i vincitori. I momentanei vincitori, nella loro paranoica euforia, stanno riscrivendo la storia, ma lo fanno in una maniera rozza, demenziale, allucinata. Hanno sollevato per un secolo intero lo spettro del comunismo, ma adesso veniamo a sapere che si erano sbagliati, che il comunismo non c´e´ mai stato, che la lotta era ed e´ tra gli americani e il fascismo. Non riusciranno tuttavia ad affossare la verita´: che Hitler era un notoe estimatore della società  segregazionista e razzista degli USA; che alla Conferenza di Monaco del 1938 proprio gli anglo-americani diedero ad Hitler il semaforo verde per sbranare l´URSS; che il piu´ grande contributo alla sconfitta del fascismo lo diedero proprio l´esercito sovietico e i movimenti partigiani, quello jugoslavo in primo luogo, e che gli americani si decisero ad intervenire in Europa solo nel 1944, non per “liberarci” dal fascismo, ma per fermare l´avanzata dell´Armata Rossa e della rivoluzione sociale.
Non sappiamo se coloro che scrivono queste stronzate ci credano davvero. Certo essi pensano che quanto scrivono serva ad ostracizzare e criminalizzare chiunque si ostini a detestare gli USA e cio´ che rappresentanto. Picchiano duro perche´ sanno che l´avversione al tracotanate imperialismo americano cresce, ma piu´ picchiano duro, piu´ cercano di violentare l´intelligenza delle persone, piu´ cresce l´avversione. Vogliono farci amare gli Stati Uniti con una pistola puntata alla tempia, ma l´amore a comando l´offrono solo le puttane, oppure e´ uno stupro.
Seguendo l´esempio del popolo iracheno non abbiamo nessuna intenzione, ne´ di farci stuprare ne´ di venderci al nemico.

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