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John Negroponte. Lo “zar” dei presidenti

21. February 2005

John Negroponte. Lo “zar” dei presidenti

di Bianca Cerri
18 Feb 2005

Scrivere che W.Bush ha nominato John Negroponte direttore nazionale dell´intelligence ਠcome rifare da capo un pezzo già  battuto cento volte, perchà© sono anni che l´ex-ambasciatore americano all´ONU viene chiamato a spiegare le troppe faccende buie del suo operato ma riesce ad eludere ogni responsabilità . E´ sin troppo facile prevedere che il nuovo incarico offertogli da Bush nell´era post-11 settembre gli concederà  poteri amplissimi, dei quali si servirà  per destabilizzare altri paesi, come già  avvenne in Vietnam e in Honduras.
Prima di fare la sua comparsa come ambasciatore a Baghdad, il sessantacinquenne diplomatico era riuscito a lavare accuratamente il proprio passato di collaboratore delle squadre della morte al soldo di Ronald Reagan dopo aver finto di cadere dalle nuvole davanti alle accuse degli stessi torturatori honduregni.
Con quel misto di flemma e arroganza che lo contraddistinguono, aveva dichiarato alla stampa che, del resto, non ci sarebbero stati motivi per essere gentili con l´Honduras. Che la gentilezza fosse merce rara in Centro America lo avevano già  provato le lacrime della vedova di Nelson Chavarria davanti al corpo del marito appena tirato fuori da una fossa comune nella quale era stato seppellito assieme a centinaia di connazionali.
Lo avevano ucciso le Forze Armate dell´Honduras al comando del Generale Martinez, addestrato appositamente dagli americani. Nel 1983, Martinez fu insignito della Medaglia d´Onore per “meriti democratici” e la medaglia gli venne appuntata sul petto da Reagan in persona, alla presenza del capo della CIA, di cui aveva tenuto a battesimo la figlia.
Non ci sono elenchi ufficiali delle persone scomparse in Honduras o in Argentina ai tempi delle dittature militari ma si sa che vennero rapite ed uccise per placare le fobie anti-comuniste di Reagan e dei suoi uomini, tutti d´accordo nel voler imporre la loro personale visione di democrazia “all´americana” raramente con le buone, molto più spesso con le cattive. Nel 1993, mancavano ancora all´appello 195 esseri umani scomparsi nel nulla e poi ritrovati morti nelle fosse comuni a distanza di oltre dieci anni. Le vittime venivano prese in pieno giorno, da uomini che non temevano di essere visti.
Cosଠcome fa oggi quando viene interpellato sulla strage di Fallujah, Negroponte continuಠa negare di aver mai saputo quanto stava avvenendo. Quando i militari del 316° battaglione parlarono davanti al Senato americano, ammisero che l´ordine di uccidere e torturare era arrivato dalla Casa Bianca e anche quando i loro superiori avrebbero voluto fermarsi, Reagan aveva insistito affinchà© fossero eliminati per sempre tutti coloro che erano sospettati di filo-comunismo.
I quotidiani pubblicavano regolarmente notizie riguardanti sparizioni ed omicidi, e John Negroponte non poteva non sapere, visto che proprio Reagan l´aveva scelto per la sua viscerale avversione al comunismo. Per tutto il tempo che era rimasto in Honduras come ambasciatore, le piazze erano state piene di famigliari che chiedevano disperatamente il ritorno dei loro cari e, anche se Negroponte non ne parlಠmai nei rapporti inviati al suo governo, era lui uno dei pochi a sapere che gli scomparsi non avrebbero mai più fatto ritorno.
Nel 1994, la Commissione per i Diritti Umani dell´Honduras dichiarಠche gli Stati Uniti erano i principali colpevoli degli eccidi, ma, poco dopo, le guardie del corpo del commissario Leo Valladares vennero assassinate e lo stesso Valleras fuggi assieme ai figli dal paese. Fu con queste referenze che Negroponte arrivಠa Baghdad e mise su casa in quella che era stata la residenza di Saddam Hussein. Sarà  una coincidenza ma, da allora, il terrorismo non ha più avuto argine.
In un messaggio diretto all´ONU, ma alquanto scomposto, Negroponte era tornato ad affermare che gli Stati Uniti sarebbero restati in Iraq almeno per un anno ancora e la sua fermezza nel parlare di sovranità  americana ebbe come unico merito quello di spazzare via la retorica di Washington sui semi della democrazia.
Emerse il vero volto dell´imperialismo e furono ripristinati i metodi già  sperimentati in Honduras, a base di omicidi di massa e terrore. Pensare che Gertrude Stein, nei suoi libri, parla di un orgoglio iracheno senza pari…….
Il mandato di John Negroponte in Iraq, come già  quelli precedenti, ਠstato caratterizzato da sterminii e negazione dei più elementari diritti umani, perciಠappare quanto meno ingenuo che la stampa italiana si sia chiesta se l´ambasciatore americano fosse veramente stato a conoscenza di quanto accadde anni fa in Honduras. Non solo aveva alle spalle anni ed anni di carriera diplomatica, ma era stato collaboratore di Kissinger prima e di Reagan poi. Oltretutto, un ambasciatore che non sa cosa accade nel paese dove svolge una missione diplomatica non sarebbe considerato all´altezza del suo incarico.
La scelta di Bush non ਠavvenuta per caso. I fatti drammatici avvenuti in Iraq sono frutto di quella “intelligence” che Negroponte ਠstato appena chiamato a dirigere. Compresi i rapimenti dei giornalisti, una delle tragedie quotidiane di cui, in questo caso, un giorno sarà  chiamato a rispondere non solo lo zar di Washington ma anche il governo italiano.

Bianca Cerri
b.cerri@reporterassociati.org

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