Osama Hamdan (Hamas):
OSAMA HAMDAN (HAMAS): LA TREGUA NON PUO` DURARE DEI MESI SENZA NULLA IN CAMBIO
Beirut, febbraio – E` sorridente e disponibile, e come sempre molto preciso nelle sue risposte. Osama Hamdan ਠdi fatto il portavoce di Hamas, oltre a essere il rappresentante ufficiale del movimento in Libano e membro tra i più autorevoli della direzione del gruppo palestinese. Tutti celebrano i progressi che sarebbero stati compiuti sul terreno nelle trattative tra l`Autorità nazionale palestinese e lo Stato israeliano. Arabmonitor ha voluto raccogliere in proposito, in un colloquio approfondito, ciಠche Hamas pensa della fase attuale del conflitto israelo-palestinese.
-Esiste in questo momento qualche pericolo per voi che siete tra i responsabili del movimento islamico?
“Esistono pericoli fisici e politici. Non abbiamo certo una buona esperienza con gli israeliani. Non ci fidiamo di loro. In questi ultimi quindici anni non hanno rispettato alcun impegno preso, se non i propri interessi. Se Sharon sentirà di non riuscire a sopravvivere politicamente nell`arena israeliana, violerà la tregua e tornerà alla pratica degli assassini. Sul piano politico, la stagione che stiamo attraversando ਠancora più pericolosa, perchà© quello che adesso si vuole mostrare al mondo ਠche nei Territori occupati tutto sta procedendo nel migliore dei modi, che le parti dialogano e affrontano i problemi esistenti. In realtà succede che gli israeliani trascinano, come hanno sempre fatto anche in passato, i negoziatori palestinesi a perdersi nei dettagli, senza voler affrontare le questioni principali, quelle che dovrebbero costituire la soluzione del conflitto, il Muro, il territorio occupato da restituire, il problema dei rifugiati, le colonie da smantellare, Gerusalemme. Loro creano dei fatti sul terreno, mentre l`Autorità nazionale si ritrova a dover discutere di questioni minime che non finiscono mai”.
Che giudizio date del nuovo presidente dell`Autorità nazionale palestinese ?
“Abu Mazen non crede nella resistenza. Negli anni Settanta sosteneva l`idea di creare un unico Stato per ebrei e palestinesi, pensando che i palestinesi potessero vivere da pari in uno Stato del genere. Abu Mazen ਠanche un uomo debole che non ਠin grado di far fronte all`aggressività degli israeliani. Ma ਠuna persona franca, diretta, che non fa manovre strane, come usava Arafat”.
-Che sensazione si ਠfatto del vertice di Sharm el Sheikh?
“Sharm el Sheikh ਠstato un fallimento. Noi siamo sinceramente convinti che solo una reale unità tra i palestinesi possa far fronte ad Israele. A Sharm el Sheikh Abu Mazen ha dato senza ricevere nulla. Ha creato nell`opinione pubblica internazionale l`impressione che Israele sia la vittima che viene attaccata e non noi palestinesi. Sappiamo che Sharm el Sheikh gli ਠstato imposto, che ha subito delel pressioni per partecipare, che avrebbe voluto e ha cercato di evitarlo in tutti i modi, ma lo hanno costretto a partecipare. Gli americani, l`Unione europea, alcuni Paesi arabi. Ma avrebbe potuto e dovuto esigere alcune cose. Per esempio, a Sharm el Sheikh gli israeliani non si sono assunti alcun impegno e Sharon non ha modificato nemmeno nei dettagli la sua condotta politica. Gli Stati Uniti erano contenti, perchà© il loro sforzo ਠquello di offrire una certa immagine della situazione, non importa se sia reale o meno. In Iraq, tutto viene coperto con le azioni di Abu Musab al Zarqawi da una parte e le elezioni dall`altra. In Palestina, lo sensazione che si vuole dare ਠquella di un Nuovo inizio. Intanto, perà², la terra viene sottratta, il Muro continua ad avanzare, la violenza nei confronti dei palestinesi rimane quotidiana, e non c`ਠnemmeno l`impegno a riconoscere i diritti sottratti ai palestinesi”.
-Tutti si chiedono, sin quando puಠreggere la tregua?
“Non a lungo, se non vengono soddisfatte delle precise richieste palestinesi. Direi almeno due richieste: il rilascio di tutti i prigionieri palestinesi da parte israeliana e la cessazione di ogni forma di violenza israeliana nei confronti dei palestinesi. Abu Mazen ci aveva chiesto qualche settimana fa di accettare la calma e di dargli un pಠdi tempo per avere almeno qualche speranza di ottenere qualcosa. Gli abbiamo concesso trenta giorni a partire, se ricordo bene, dagli ultimi di gennaio. Bisogna ricordare che tra i novemila prigionieri palestinesi ci sono 485 minorenni, 250 donne, 15 di loro sono in stato di gravidanza, 300 sono quelli che sono affetti da gravi malattie. Gli israeliani possono rilasciare 500 detenuti oggi e arrestare 1000 domani. Il problema in questo modo non si risolve mai”.
-Ma Abu Mazen ਠfiducioso di ottenere concessioni?
“Lo era. All`inizio ci aveva detto: stiate certi. Ora, ਠpiù cauto. Dopo Sharm el Sheikh ha detto: farಠdel mio meglio nel prossimo incontro con Sharon”.
-Ma delle conclusioni di Sharm el Sheikh vi ha riferito qualcosa?
“Si, affermando che non ci sarebbero stati altri assassini di militanti palestinesi da parte israeliana. Gli abbiamo risposto che questo ਠniente”.
Come Hamas, avete avuto diversi incontri con rappresentanti egiziani. Qual ਠsecondo l`Egitto l`azione che i palestinesi dovrebbero adottare in questo momento?
“L`Egitto vuole una cosa: che venga dichiarato lo Stato palestinese, anche se dovesse essere creato su un territorio minimo e frammentato. Gli egiziani sono convinti che sia il primo passo da adottare, il più velocemente possibile. Dopo, secondo loro, ci sarebbero la possibilità di ingrandire questo Stato”.
-E` un`idea egiziana o dietro c`ਠqualche suggeritore?
“Penso che l`Unione europea sostenga l`idea”.
-A luglio sono previste elezioni politiche nei Territori palestinesi: ci sarete?
“Siamo vicini alla decisione finale di partecipare alle elezioni. Ma non intendiamo avere responsabilità di governo nei Territori nà© prima, nਠdopo le elezioni. I nostri deputati lavoreranno in Parlamento su due soggetti: la riforma dell`Autorità nazionale palestinese e la salvaguardia degli interessi nazionali palestinesi. Temiamo fortemente che tra Autorità nazionale palestinese e Israele si arrivi nei prossimi mesi a un accordo che rimandi ad almeno dieci-quindici anni la soluzione delle questioni centrali del conflitto. Non potremmo mai accettarlo”.
-Che risultato puಠottenere Hamas alle elezioni?
“Penso che potremmo raccogliere dal 30 al 35 per cento dei voti, soprattutto se riusciamo a costruire una lista unica con la Jihad islamica e il Fronte popolare per la liberazione della Palestina”.
Il trenta per cento dei voti a Hamas, in una competizione elettorale democratica, non sarebbe molto gradito dagli Stati Uniti.
“Yasser Arafat era stato eletto presidente con un voto democratico, ma non gli ਠstato sufficiente a garantire il riconoscimento internazionale. Gli Stati Uniti non si rendono conto che il processo democratico palestinese avviene senza nessuna fiducia in loro”.
-Se le chiedo ancora: la tregua attuale quanto a lungo puಠsopravvivere?
“Già qualche mese ਠinaccettabile senza avere nulla di importante in cambio”.
-Siete sulla lista nera europea, ma si dice che abbiate dei contatti con diversi Paesi dell`Unione. E` vero?
“Si, c`ਠuno scambio con alcuni Paesi. I contatti non si svolgono, perà², attraverso le ambasciate, ma sono diretti. Non posso dirle altro”.