Questo Notiziario contiene:
1. HAMAS: AGLI EBREI DICIAMO
parla Khalid Mish’al, portavoce internazionale
2. CON LA PALESTINA, MA PER QUALE?
Riguardo alla prevista manifestazione nazionale del 18 febbraio
3. CHAVEZ SFIDA IL MOVIMENTO NO GLOBAL
“Costruiamo un fronte antimperialista internazionale”
4. TAORMINA 10 FEBBRAIO: MANIFESTAZIONE CONTRO IL VERTICE N.A.T.O.
1. HAMAS: AGLI EBREI DICIAMO
parla
Khalid Mish’al, portavoce internazionale
Inviataci dai nostri fratelli palestinesi pubblichiamo
la prima dichiarazione ufficiale della direzione politica di Hamas, rilasciata
a Damasco da Khalid Mish’al. Ognuno comprendera’ la sua strordinaria
importanza. Non solo per Israele e le potenze che pretendono di determinare
l’evoluzione della situazione in Medio Oriente ricattando il popolo di
Palestina per imporgli accordi-bidone, ma pure per tutti coloro il cui cuore
batte per la sua causa.
“E’ riconosciuto che
i palestinesi sono tra i popoli piu’ politicizzati ed educati del mondo. Quando
si sono recati alle urne essi erano ben consapevoli di cosa gli si
proponeva e coloro che hanno votato per HAMAS sapevano cosa volevamo. Essi
hanno scelto HAMAS per la sua promessa di non svendere mai i legittimi diritti
del popolo palestinese e per il suo programma di riforme. C’erano stati vari
avvertimenti, locali e internazionali, affinche’ non si votasse per
un’organizzazione bandita dagli USA e dalla Unione Europea come terrorista,
che l’eventuale voto per HAMAS avrebbe implicato la cessazione degli
aiuti dall’estero.
Il giorno che HAMAS ha vinto le elezioni democratiche in Palestina, i regimi
“democratici” che guidano il mondo, hanno fallito l’esame di democrazia. Invece
di riconoscere la legittimita’ di HAMAS come la rappresentanza democraticamente
scelta dal popolo palestinese, invece di approfittare dell’opportunita’ creata
dai risultati e di appoggiare lo sviluppo di un buon governo e porre fine al
macello, Usa e Unione Europea hanno minacciato i palestinesi di punizione
collettiva per aver esercitato il loro diritto di scelta dei propri
parlamentari.
Noi stiamo per essere puniti semplicemente perche’ resistiamo all’oppressione e
lottiamo per la giustizia. Quelli che minacciano di imporre sanzioni a nostro
popolo sono le stesse potenze responsabili delle nostre sofferenze e che
continuano a sostenere quasi incondizionatamente i nostri oppressori. Noi, le
vittime, siamo vilipesi mentre i nostri oppressori sono coccolati. Gli USA e la
UE potrebbero utilizzare il successo di HAMAS per aprire un nuovo capitolo
nelle loro relazioni con i palestinesi, con gli arabi e i musulmani, per
capire meglio un movimento che invece vene visto attraverso le lenti
dell’occupante sionista.
Il nostro messaggio agli USA e alla UE e’ questo: il vostro tentativo di
costringerci a sbarazzarci dei nostri principi e della nostra lotta e’ vano. Il
nostro popolo, che ha avuto migliaia di martiri, milioni di rifugiati, che ha
atteso 60 anni per tornare a casa; i nostri 9mila prigionieri politici e di
guerra nelle carceri israeliane; non hanno fatto tutti questi sacrifici per
niente.
HAMAS ha vinto prima di tutto a causa della sua fede inamovibile nella
vittoria. HAMAS e’ immune alla corruzione, alle intimidazioni e ai ricatti.
Mentre siamo disposti ad avere relazioni amichevoli con tutte le nazioni, non
le cercheremo a spese dei nostri legittimi diritti. Noi abbiamo visto come
altre nazioni, inclusi i popoli del Vietnam e del Sudafrica, hanno tenuto fede
alla loro lotta per la liberta’ e la giustizia fino alla loro realizzazione.
Non siamo diversi, la nostra causa non ha meno valore, la nostra determinazione
non e’ meno profonda e la nostra pazienza non e’ meno grande.
Il nostro messaggio ai musulmani e alla nazione araba e’ questo: voi
avete la responsabilita’ di sostenere i vostri fratelli e le vostre sorelle
palestinesi, i cui sacrifici sono stati fatti anche per voi. Il nostro popolo
non ha bisogno di sperare in aiuti da parte di paesi che hanno responsabilita’
storiche e morali per la nostra situazione e i cui dollari o euri sono offerti
a condizioni umilianti. Ci aspettiamo da voi che interverrete compensando il
popolo palestinese per ogi eventuale tagli agli aiuti, e vi chiediamo anche di
porre fine a tutte le restrizioni ai danni delle vostre societa’ civili che
vogliono raccogliere fondi per la causa palestinese.
Il nostro messaggo ai palestinesi e’ questo: il nostro popolo non e’
costituito solo da chi vive vive sotto statao d’assedio in Cisgiordania e a
Gaza, ma anche dai milioni che languono nei campi profughi del Libano, della
Giordania e della Siria; e dai milioni sparsi per il mondo e impossibilitati a
tornare a casa. Noi vi promettiamo che nulla al mondo ci distogliera’ dal
perseguire l’obbiettivo della liberazione e del ritorno. Faremo ogni sforzo per
lavorare assieme a tutte le frazioni e alle istituzioni allo scopo di mettere
ordine nella nostra casa palestinese. Avendo vinto le elezioni parlamentari, il
nostro obbettivo a medio termine e’ quello di riformare l’OLP per
rivitalizzare il suo ruolo come vero rappresentane del popolo palestinese,
senza discriminazion o eccezioni.
Il nostro messaggio ad Israele e’ questo: noi non vi combattiamo
perche’ avete un’altra fede o un’altra cultura. Gli ebrei hanno vissuto nel
mondo musulmano per 13 secoli in pace e in armonia; essi sono per la nostra
religione “il popolo del libro” che ha ricevuto un patto da Dio e il suo
messaggero Muhammad (la pace sia su di lui) ci ha chiesto di rispettare e
proteggere. Il nostro conflitto con voi non e’ religioso ma politico. Non
abbiamo problemi con gli ebrei che non ci hanno attaccato. Il nostro problema
e’ con coloro che sono venuti nella nostra terra, imponendosi con la forza,
distruggendo la nostra societa’ ed esiliando la nostra gente.
Noi non riconosceremo mai il diritto di qualsiasi potenza di rubare nella
nostra terra, ne’ quello di negarci i nostri diritti nazionali. Non
riconosceremo mai la legittimita’ dello stato creato dai sionisti sul nostro
suolo. Non vogliamo espiare colpe per peccati commessi da altri o risolvere
problemi di altri. Ma se voi siete disposti ad accettare il principio di una tregua
a lungo termine, noi siamo pronti a negoziarne i termini. Hamas sta
porgendo una mano di pace a coloro che sono davvero interessati ad una pace
basata sulla giustizia.
Damasco, 31 gennaio 2006
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2. CON LA PALESTINA, MA PER QUALE?
Riguardo
alla prevista manifestazione nazionale del 18 febbraio
Noi aderiamo alla
manifestazione prevista per sabato 18 febbario a Roma con le due parole
d’ordine “No ai ghetti di Israele in Palestina, Uno Stato palestinese adesso”.
Ogni manifestazione di solidarieta’ con il popolo oppresso palestinese e’ la
benvenuta e piu’ gente vi partecipa meglio e’. Tanto piu’ che questa
manifestazione incontra l’ostilita’, oltre che del variegato fronte sionista,
della sinistra cosidetta politicamente corretta. E’ uno scandalo infatti che
oltre al PRC non abbiano aderito le tante associazioni pacifiste, e nemmeno
cio’ che resta dei Social Forum. E pensare chei promotori della manifestazione,
proprio allo scopo di ottenere queste illustri adesioni, abbiano concepito un
Appello decisamente minimalista e di basso profilo. Questo non e’ pero’ stato
sufficiente e si capisce perche’. Le elezioni sono alle porte e l’Unione
capeggiata da Prodi si prepara ad andare al governo, e tutta quella pletora che
si spaccia per “sinistra radicale” non ci pensa nemmeno a creare dei guai alla
coalizione. I promotori dovrebbero riflettere: i loro tatticismi di corte
vedute non pagano, tirare per la giacca la sinistra dell’Unione e’ velleitario:
tanto valeva promuovere una manifestazione con contenuti alti, in sintonia non
con il ceto politico italiano ma con le posizioni e la volonta’ del
popolo palestinese (chiaramente espressi nella recente vittoria di Hamas). Il
popolo di Palestina, votando HAMAS, ha detto chiaramente NO al negoziato a
perdere perseguito da Al Fatah sin dalla meta’ degli anni ’80 e sfociato prima
negli Accordi di Oslo del 1993 e poi nella Road Map. Capiamo che la
manifestazione e’ stata indetta ben prima delle storiche elezioni palestinesi,
ma un terremoto simile avrebbe dovuto spingere i promotori a ricalibrare la
manifestazione. E’ un fatto che adesso il popolo e il governo palestinesi hanno
condannato la via di Oslo, l’idea di siglare una pace perpetua con gli
occupanti nazi-sionisti. Come mai i promotori non hanno avvertito l’urgenza di
sintonizzarsi sulle frequenze della lotta popolare palestinese? E come mai
nell’Appello non si fa dice una parola a favore della Resistenza irachena?… a
pensare male e’ peccato ma spesso si si azzecca. Di che parliamo? Parliamo
anzitutto del fatto che l’Appello, e questo e’ gravissimo, in barba alla
volonta’ palestinese, difende la vecchia linea della sconfessata Al Fath dei
-due popoli due stati-, addirittura chiedendo “sicurezza reciproca tra
palestinesi e israeliani”. Debbono i palestinesi accettare una piena sovranita’
sui territori occupati nel 1967? Certo che si ma, come afferma la nuova
direzione palestinese, mai in cambio del riconoscimento dell’occupazione non
meno genocida e illegale del 1948. L’Appello fa infatti sue le risoluzioni ONU al
riguardo, senza alcuna specificazione, e questo vuol dire accettare come un fait
accompli quel grande crimine contro l’umanita’ che ‘ stata la Nakhba,
l’invasione sionista della Palestina del 1948. Chiediamo troppo ai promotori?
Lo si chieda al popolo palestinese. Lo si chieda alla sinistra palestinese, se
pelosamente si diffida di HAMAS. Come minimo, viste le gravissime minacce
congiunte Israele-USA-UE dopo le elezioni (affameremo il popolo palestinese se
HAMAS non rinuncia alla violenza e se no riconosce Israele), la manifestazione
deve chiedere di:
Togliere HAMAS e le organizzazioni palestinesi dalla Lista nera!
Obbligare i governi occidentali a riconoscere come legittima la vittoria
elettorale del 25 gennaio!
Obbligare il governo italiano e la UE a riconoscere la nuova Autorita’
nazionale palestinese!
Impedire ogni sorta di sanzioni e di ritorsione imperialistici!
Continuare gli aiuti alla Palestina!
Sostenere la Resistenza irachena fino al ritiro di tutte le truppe occupanti!
Promotori: se ci siete battete un colpo.
Ps
Un evento piu’ importante si approssima. Il prossimo 18 marzo, in occasione del
3. Anniversario dell’aggressione imperialista all’Iraq, si svolgernno in tutto
il mondo manifestazioni di protesta e, nella maggior parte dei casi, di solidarieta’
col popolo iracheno che resiste. In Italia, le cose stanno prendendo una brutta
piega. Il vasto arco dei promotori, invece far si che la manifestazione sia
omologa alle altre, in sintonia coi sentimenti e le speranze della stragrande
maggioranza dei popoli oppressi, pare decisa a subire il ricatto dei partiti
dell’Unione (che in quei giorni saranno in piena campagna elettorale), e che
quindi tutto vogliono meno che trovarsi nell’imbarazzo di aderire ad un
corteo antagonista. Ci auguriamo saremo in tanti a fargli la festa, anzi,
ovvero ad impedire un moscio corteo che sarebbe il funerale del movimento
contro la guerra.
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3. CHAVEZ SFIDA IL
MOVIMENTO NO GLOBAL
“Costruiamo un fronte
antimperialista internazionale”
In linea con
l’inquietante e autoreferenziale commento della vittoria elettorale di HAMAS
(testuale: “siamo adesso sull’orlo dell’abisso” —come se i palestinesi non
fossero gia’ nel fondo dell’abisso sin dal 1948), il manifesto del 29 gennaio
ha commentato l’evento con queste parole: “Ma i pericoli di uno
sbandamento del movimento no-global ci sono e devono essere considerati”.
Di quale evento parliamo? Dell’intervento di Chavez al Forum sociale
svoltosi a Caracas. E perche’ mai il Manifesto minaccia lo sfracello del
movimento no-global? Semplice: per le cose che Chavez ha detto e che l’inviato
Matteuzzi, tutto sommato, riporta abbastanza fedelmente. Chavez non ha solo
condannato l’imperialismo americano come terrorista e genocida. Ha affermato a
chiare lettere che i movimenti e i governi ostili agli USA debbono coodinare le
loro azioni di lotta e costituire un “FRONTE ANTIMPERIALISTA INTERNAZIONALE”
allo scopo “di battere gli americani e di fare in modo che questo secolo sia il
secolo in cui l’impero americano sara’ seppellito”. Chavez e’ andato oltre. Ha
apertamente criticato il Social forum di perdersri in troppe chiacchiere, che
deve evitare di diventare un movimento folkloristico. Lo ha poi stimolato ad
uscire dalla sua indeterminatezza, dato che non basta chiedere un nuovo mondo,
dato che la cosa ha un nome, si chiama socialismo. Chavez ha piu’
precisamente affermato, perorando la causa di un’unione dei paesi che rifiutano
il liberismo, che occorre “… Un nuovo tipo di socialismo, un socialismo che
non copi quelli gia’ conosciuti e falliti. Un socialismo, come disse
Mariategui, indigenista e cristiano”. Ha infine concluso insistendo che il
Social Forum adotti subito un programma di lavoro certo e stringente capace di
unire tutte le forze antimperialiste.
PAROLE SANTE! Chi ci segue da tempo sa bene quante volte le abbiamo
ripetute, di contro a tanti che ci rimbrottavano che.. Imperialismo e
antimperialismo sono concetti.. Passati di moda. O altri, piu’ di sinistra, che
rimproveravano il nostro…utopismo
Purtroppo la cupola del Forum sociale (Cassen, Ramonet ecc.) dopo aver fatto
buon viso a cattivo gioco (sedevano accanto a Chavez mentre pronunciava il suo
discorso infiammato), l’hanno spuntata un’altra volta, imponendo un flaccido
documento finale che non solo non ha raccoto le sollecitazioni di Chavez, ma
ripropina la solita minestra antiliberista di maniera. Va bene (anzi male!) che
quando certe cose le diciamo noi ci si risponde con un’alzata di spalle. Ma
adesso e’ stato Chavez in persona a dire le cose come stanno e a chiedere di
passare dal generalismo astratto antigobalizzatore al fronte antimperialista di
tutti i popoli e i soggetti resistenti; di superare la vacuita’ di un mondo
nuovo per parlare apertamente di nuovo socialismo.
Non ci siamo mai illusi che il movimento dei Forum sociali potesse trasformarsi
in un movimento antimperialista. Purtroppo i fatti ci danno ancora una volta
ragione. Solo che questa volta non siamo soli, la crepa e’ ormai aperta.
Un Fronte antimperialista, quali che siano gli ostacoli che verranno
frapposti, prima o poi sorgera’.
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4. TAORMINA: MANIFESTAZIONE CONTRO IL VERTICE NATO
FERMIAMO LA NATO ! FERMIAMO LA GUERRA!
MOBILITAZIONE IL 10 FEBBRAIO A TAORMINA
Il 9 e il 10
febbraio 2006 si riuniranno a Taormina i Ministri della Difesa della Nato.
La Nato ਠun’alleanza militare capeggiata dagli Usa a cui aderiscono 26 paesi
tra cui L’Italia, specializzata nelle guerre con l’uso di armi di distruzione
di massa per il controllo dei mercati e delle risorse. Le ultime
“imprese” dell’Alleanza Atlantica sono state l’intervento contro la
Serbia e l’occupazione dell’Afghanistan entrambe sostenute sia dal centrodestra
sia dal centrosinistra. Ma la cosa più incredibile ਠche l’Italia paga il 37%
dei costi di stazionamento delle basi Usa-Nato sul proprio territorio. Cioਠnoi
precari, lavoratori e disoccupati paghiamo di tasca nostra la presenza di
questi massacratori di popoli a casa nostra.
In preparazione della giornata internazionale contro la guerra e le occupazioni
il prossimo 18 marzo, a 3 anni dalla guerra Usa contro l’Iraq, facciamo appello
alla mobilitazione contro questo vertice (a cui parteciperà anche il ministro
della difesa israeliano) dove continueranno a essere elaborate le stesse
politiche di guerra e razzismo, che insanguinano sempre più il Medioriente ed
il Mediterraneo.
CONTRO LA PROPOSTA D’INGRESSO D’ISRAELE NELLA NATO E PER LO SCIOGLIMENTO
DELL’ALLEANZA ATLANTICA
PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DALL’IRAQ E DA TUTTI GLI ALTRI PAESI SOTTO
OCCUPAZIONE MILITARE
PER LA FINE DELL’OCCUPAZIONE ISRAELIANA DEI TERRITORI PALESTINESI E PER LA CREAZIONE
DI UNO STATO PALESTINESE INDIPENDENTE
PER IL SOSTEGNO AL DIRITTO ALLA RESISTENZA DEI POPOLI CONTRO GLI OCCUPANTI,
SOPRATTUTTO DEGLI IRACHENI E DEI PALESTINESI, IN LOTTA PER LA LORO
AUTODETERMINAZIONE
PER LA SMILITARIZZAZIONE E LA DENUCLEARIZZAZIONE DELLA SICILIA E DEL
MEDITERRANEO E PER LA RICONVERSIONE DELLA BASE USA-NATO DI SIGONELLA IN
AEREOPORTO CIVILE
LA SICILIA NON E’ ZONA DI GUERRA, VIA LE BASI NATO DALLA NOSTRA TERRA
Venerdଠ10/2 concentramento alle ore 15,30 alla stazione ferroviaria di Giardini