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Intervista a Mauro Bertini, Sindaco di Marano di Napoli

30. March 2006

Fortunatamente non ਠfrequentissimo che i toni della polemica politica
diventino pesanti come quelli raggiunti recentemente nei confronti dell’attuale
sindaco di Marano di Napoli, Mauro Bertini, esponente dei Comunisti Italiani,
il quale ਠstato fatto bersaglio di diverse accuse infondate, essendo stato
definito “pazzo”, “nazicomunista”, per alcune sue prese di
posizione riguardo soprattutto le attuali drammatiche vicende in Iraq ed in
Palestina. Comunista convinto, noto anche comunque per la sua apertura mentale,
Mauro Bertini ਠnoto pure per il suo impegno a favore della legalità  sul
terreno di Marano: risultato del tutto estraneo ad alcune presunte
infiltrazioni camorristiche nella sua amministrazione, ਠal terzo mandato nella
sua funzione di governo in questo importante centro del napoletano. Premiato
inoltre per il suo impegno a favore dei diritti civili da un’associazione
islamica, Mauro Bertini esprime in questa intervista i suoi punti di vista
sulle principali vicende che di recente lo hanno coinvolto.

D.) Sindaco Bertini, lei si ਠrecentemente espresso a favore
dell’annullamento della deliberazione con cui il commissario prefettizio aveva
stabilito d’intitolare una via ai soldati italiani morti nell’attentato di Nassiriya,
definendo invece come un vero martire della pace il leader palestinese Yasser
Arafat. Soprattutto da ambienti politici di destra, le sono giunte diverse
critiche. Puಠspiegare precisamente la sua idea sulla missione a Nassiriya, sui
motivi per cui la ritiene sbagliata, ed il senso specifico del paragone con
Arafat?

R.) Io ci provo: ਠil caso comunque anche di precisare un pochettino la
genesi di questa storia. Io non mi ero certo dichiarato favorevole, anzi ho
ritirato assieme alla mia giunta tutte le delibere fatte dalla Commissione
Straordinaria, mandata dopo lo scioglimento del consiglio comunale, prima di
tutto per un’affermazione di ripristino della democrazia, siccome quelli erano
corpi estranei alla realtà  democratica di Marano, abbiamo ritirato tutti gli
atti che avevano prodotto. Infatti, si trattava dei commissari straordinari,
mandati dal prefetto dopo lo scioglimento del consiglio comunale per una
presunta infiltrazione della camorra sull’amministrazione. Tra questi atti
ritirati c’era appunto quello di dedicare una strada ai caduti di Nassiriya:
non ai martiri, perchਠquesta parola non fu usata. Noi ritirammo quindi tutte
le delibere, compresa questa: non c’era nessun particolare problema, perchਠla
decisione fu presa all’unanimità  da parte della giunta comunale.

D.) Questa decisione doveva essere
collegiale, a livello comunale?

R.) Poteva anche non esserlo, ma lo fu. Quindi questa via <> fu annullata dalla giunta all’epoca del nostro rientro alla
guida del comune di Marano dopo che il T.A.R. aveva ripristinato
l’agibilità  democratica, le giuste condizioni democratiche di governo di
Marano. Successivamente ci fu l’inaugurazione di via Yasser Arafat.

D.) Erano una scelta indipendentemente
dall’altra? Intendo nel senso che non fosse stata scelta l’una al posto
dell’altra: ਠcosà¬?

R.) Assolutamente sà¬. Al posto della strada che i commissari avevano
destinato ai caduti di Nassiriya fu scelto un altro nome, ma dal consiglio
comunale, successivamente, su richiesta di un comitato di cittadini: il nome era
quello di Mario Mosella, che ਠun cantante degli showmen di Marano, nato a
Marano…che fu ritenuto un personaggio illustre cui dedicare una strada: tutto
cià², appunto, molto prima che noi dedicassimo una strada a Yasser Arafat.
Durante la cerimonia per l’inaugurazione della strada io feci questo paragone,
che in ogni caso continuo a fare senza problemi: affermo che Yasser Arafat à¨
un’importante figura di persona che ha sacrificato la esistenza per tenere
unito il suo popolo, e per la libertà  del suo popolo, e niente ha a che vedere
con altri episodi, tipo quelli di Nassiriya, dove quelli che sono morti non à¨
che sono da considerare eroi, perchਠcomunque usai la frase: “sono morti a
pagamento”. Naturalmente la frase suscitಠscandalo, per cui ho dovuto precisare
che intendevo che sono morti per fare un lavoro pagato…
D.) Era presente anche Giovanni Russo
Spena di Rifondazione Comunista all’inaugurazione di via Arafat, giusto?

R.) Sà¬, Russo Spena era presente all’inaugurazione di via Arafat…

D.) C’era anche il vescovo di Antiochia,
Hilarion Capucci, il quale ਠdi nazionalità  palestinese: quindi ਠstato un
momento molto partecipato?

R.) Sà¬, e’ stato un grande momento. Dicevi poi che alcune forze di destra
avevano protestato… Il problema ਠche non sono state solo quelle, ma ce
n’erano anche di sinistra. Non ਠsolo una certa destra che si ਠrisentita….
Anche Russo Spena, subito dopo, quando i suoi gli hanno detto: “Ma come,
tu eri presente, glielo hai lasciato dire?”, ha preso le sue brave
distanze, e tutti questi miei cari compagni dopo, quando li ho reincontrati in
incontri personali, hanno tutti affermato che quello che io ho detto era quello
che loro pensavano, ma che non ritenevano opportuno dirlo. E allora, fra una
persona che dice cose che non pensa, ma che sono opportune, ed uno che dice le
cose che pensa, e magari inopportune, io sono per il secondo.

D.) Tornando più specificamente ai morti
italiani a Nassiriya, voleva sottolineare che il loro ruolo ਠdiverso da quei
soldati resi tali dalla leva obbligatoria?

R.) In effetti ਠun lavoro quello che hanno fatto, e che certi loro
colleghi stanno continuando a fare…

D.) Qualcuno aveva paragonato i morti di
Nassiriya a quelli della Prima Guerra Mondiale, eppure c’ਠappunto la
differenza della volontarietà  della partecipazione ad alcune situazioni: che ne
pensa?

R.) Io non considererei eroi neppure quelli della Prima Guerra Mondiale, perchà¨
nessuno di loro ਠmorto per fare l’eroe… li hanno mandati per forza, e li hanno
mandati casomai a combattere ben impasticcati, in situazioni per le quali
vincessero la paura: sono comunque stati vittime.

D.) Quindi lei sottolinea che a
Nassiriya ci fu invece una scelta, oltretutto in una missione sbagliata perchà¨
al servizio degli americani, cioਠdegli occupanti, già  autori della guerra di
aggressione illegale all’Iraq?

R.) Certo che ਠstata una guerra sbagliata… Se si vogliono chiamare
eroiche le persone cadute a Nassiriya, li si puಠchiamare “eroi
dell’attaccamento familiare”, nel senso che loro per garantire un futuro
alla famiglia, magari per necessità  familiari che gli si erano create, hanno
accettato di andare a lavorare in una zona a rischio, perchਠin quella zona si
lavorava ad un prezzo superiore, quindi potevano cosଠdare una risposta
migliore alle esigenze della famiglia. I caduti di Nassiriya sono quindi
persone morte sul lavoro, facendo i carabinieri, facendo i soldati, e sono
morti perchà© erano a risolvere le necessità  della famiglia in una zona dove
morire era una delle cose possibili, cioਠuna zona ad alto rischio, dove c’era
di conseguenza un alto ritorno economico. Vorrei fare a questo proposito un
esempio: noi abbiamo a Marano una strada intitolata a Salvatore Nuvoletta… a
parte il cognome molto scomodo in comune con l’omonimo clan camorristico, si
tratta di un carabiniere morto a 28 anni, ammazzato dalla camorra, fratello di
un nostro attuale assessore. Per la morte di questo carabiniere, la famiglia
riceve un vitalizio di 1000 euro al mese: allora se si fa il carabiniere e si
muore facendo il carabiniere in Italia, se tutto va bene la propria famiglia ha
questa somma al mese, se si muore andando a Nassiriya, in circostanze
drammatiche, si portano in casa risultati economici assolutamente non
confrontabili. Gli italiani hanno un ruolo di aggressori, impegnati a difendere
le raffinerie, i serbatoi dell’Agip. Non abbiamo assolutamente missioni
realmente umanitarie. Ancora a proposito della situazione in Iraq, abbiamo
visto recentemente, dai servizi di Rainews24 i crimini col fosforo bianco a
Falluja, ed i “nostri eroi” che sparano ai feriti irakeni che stanno
a terra, urlando di gioia se li colpiscono, mostrando di essere veramente poco
eroi e poco umanitari: insomma, non si tratta certo assolutamente di eroi…

D.) Lei ha partecipato alla manifestazione
del 18 febbraio 2006 a Roma a favore della libertà  e dell’indipendenza del
popolo palestinese: da parte dei suoi avversari si ਠutilizzata anche questa
circostanza per demonizzarla. Eppure, si trattava di una manifestazione con
intenti meritori: in che modo si spiega che i suoi avversari non abbiano
trovato altri argomenti nei suoi confronti?

R.) Non hanno trovato di meglio non tanto nei miei confronti, non hanno
trovato argomenti più interessanti per tentare di creare un pendent a quello
che era capitato in casa della destra, quando Calderoli, un irresponsabile
diventato ministro, si ਠcomportato come lo scemo del villaggio, facendosi
responsabile di un certo carico di morti. Lui dette le dimissioni, ed era
normale, per salvarsi la faccia: certo perಠnon ero in qualche maniera
confrontabile al problema di Calderoli, perಠc’ਠstato chiaramente il tentativo
di far succedere a sinistra qualcosa di simile. Hanno scelto un soggetto
più debole, perchਠio sono un sindaco, non sono un ministro, sono una figura
istituzionale in quanto locale, ed anche per questo, di conseguenza, non c’era
proprio paragone tra i due soggetti. Hanno sparato su un soggetto di calibro
molto più piccolo, pensando di fare una “calderolata”, ma non à¨
andata cosଅ Naturalmente il fatto che alcuni abbiano bruciato le bandiere e
che io abbia detto che capisco la rabbia di uno che, avendo visto come vengono
trattati i palestinesi, possa aver perso il controllo e possa anche aver
bruciato una bandiera, ਠstato strumentalizzato: ma tra il capire la rabbia e
il dire “hanno fatto bene a bruciare la bandiera” c’ਠuna distanza
come quella tra la notte e il giorno.

D.) Tra i non pochi che hanno condiviso
invece le sue posizioni c’ਠstata la Islamic Anti-Defamation-League (IADL),
organizzazione impegnata a favore del dialogo e dei diritti civili, che in
dicembre l’ha premiata a Firenze con la Mezzaluna D’Oro, assieme ad altre
persone impegnate contro la criminalizzazione dell’Islam, tra cui la gip
Clementina Forleo, nota per la sua sentenza che ha sancito la differenza tra
terrorismo e Resistenza in Iraq. E’ fiducioso sulla possibilità  che iniziative
del genere si diffondano maggiormente?

R.) Beh, io credo che iniziative del genere possano diffondersi
maggiormente. Finchਠnon si diffonde una coscienza sociale e una coscienza
civile maggiore non si risolvono certamente i problemi. A me naturalmente
l’attribuzione di questo riconoscimento ha commosso in maniera superiore alle
aspettative, a quello che ci si immagina: prima di tutto perchਠnon ho mai
avuto in vita mia nemmeno un diploma, insomma, non sono avvezzo a queste
cose…secondo, perchਠio sono un estimatore accanito della cultura islamica,
una cultura che affonda le radici anche tra gli assiri ed i babilonesi, che
sono poi la culla della nostra cultura, e in più sento il bisogno che qualcuno
corregga le posizioni abbastanza idiote espresse dal geometra Berlusconi, il
quale si ਠpermesso di dire, in un momento in cui sarebbe stato bene fosse
stato zitto, che la nostra cultura occidentale ਠsuperiore a quella orientale,
a quella del Medio Oriente, ecc…. Ora, lui faceva il geometra e si puಠanche
capire, avrà  saputo ragionare da geometra, ma non ਠdetto che sappia di cultura
in senso più ampio. E mi sembra necessario che ci sia un atteggiamento più
saggio, più intelligente, più ragionevole, nei confronti di una cultura che à¨
appunto tale, non ਠuna sottocultura: quindi a me il fatto che gli islamici mi
abbiano accettato fra di loro, riconoscendomi la Mezzaluna d’Oro, mi ha
gratificato in una maniera assolutamente fuori dal comune…

D.) Lei viene dal P.C.I., e da Rif. Comunista ha aderito ai Comunisti
Italiani: cosa l’ha spinta a preferire questo partito rispetto ad altri? Ed ha
sentito solidali i suoi compagni di partito dopo le vicende che l’hanno
coinvolta?

R.) Sà¬, ogni partito ਠuna realtà  composita, quindi ci sono le cosiddette
varie sensibilità , che poi spesso e volentieri si chiamano correnti: io
fortunatamente ne vivo al di sopra e al di fuori, seguo le mie opzioni e vado
avanti. Nel mio partito ci sono state molte posizioni a mio sostegno, tra cui
quella del segretario generale Diliberto, e questa ovviamente ਠuna cosa che
riconcilia con la vita. Naturalmente il fatto che ci possano essere state anche
posizioni diverse non ਠche modifichi granchਠnel mio rapporto generale col
partito. Il mio passare dal P.C.I. a Rifondazione Comunista ai Comunisti
Italiani esprime la mia continua ricerca verso un comunismo autentico: sono
comunista dentro, sono un comunista convinto, sono un comunista…tutto il
resto, i vari aggettivi che ci si possano mettere dietro, mi risultano
assolutamente accessorii. Allora, nell’evoluzione che si sta avendo nella
politica italiana, sto cercando una sponda di comunismo autentico: sono
approdato ai Comunisti Italiani dopo aver visto il viraggio verso destra di
Bertinotti e di Rifondazione Comunista: quando ormai, con la ricusazione del
Novecento, si ਠconsiderato come non illuminato quel secolo, comunque da non
apprezzare più, assieme a ciಠche il comunismo del Novecento ha fatto, ivi
inclusa la Resistenza, ivi inclusi i morti per la difesa della giustizia, a
questo punto, a mio parere, Bertinotti ha abbandonato la sponda ideale nella
quale era nato, e si sta trasferendo nella sponda dell’opportunismo politico…

D.) Quindi lei vede più a sinistra i
Comunisti Italiani, ormai, rispetto a Rif. Comunista…in effetti lo hanno
notato in molti, anche a proposito spesso dei rapporti con il Campo
Antiimperialista. In che modo lo spiega?

R.) E’ cosà¬, ma non tanto perchਠnoi ci siamo spostati più a sinistra, à¨
Bertinotti che si ਠspostato al centro: Bertinotti in questo momento ਠun
signore dei salotti buoni che ਠcome se mettesse con tanta compassione e
passione la mano sulla spalla dello stuprato, dimostrando una solidarietà  che
porta consensi, perಠpoi ਠcome se andasse a braccetto con lo stupratore,
perchਠਠlui che ti apre i salotti buoni, ਠlui che ti dà  potere, ਠlui,
casomai, che ti fa presidente della Camera.

D.) Passando alla situazione interna del
suo comune, Marano di Napoli, il 28 luglio 2004 la sua giunta fu sciolta dal
presidente della Repubblica Ciampi per infiltrazioni camorristiche, in
particolare legate al clan dei Nuvoletta, originario di questa città  del
napoletano. In seguito, ਠstato dimostrato che lei fosse assolutamente estraneo
a legami con la camorra. Inoltre, il suo impegno a favore della legalità  era
noto anche prima di quella data, e lo scorso anno ha anche guidato la marcia
per la legalità . All’epoca dello scioglimento, lei fu particolarmente difeso
anche dal segretario nazionale del suo partito Oliviero Diliberto, che parlಠdi
complotto politico ai suoi danni. A distanza di quasi due anni da questi fatti,
ritiene ciಠplausibile?

R.) Sul fatto che ci fu un complotto non ci sono dubbi. Questo complotto
sul mio caso ha visto coinvolta Marano, ma ਠun complotto vasto, organizzato da
alcune forze del centrodestra con l’aiuto del prefetto per mandare a casa le
amministrazioni di centrosinistra, ed ਠun complotto specifico nei miei
confronti, che dura da quando io sono diventato sindaco la seconda volta,
perchਠnon riuscendo a battermi, o a battere, diciamo, la democrazia maranese
sul piano elettorale, hanno provato con tutt’altri sistemi. Lo scioglimento del
consiglio comunale ਠsemplicemente l’ultimo anello di una catena molto
continua, molto destabilizzante, molto deprimente. Io ho avuto anche
un’imputazione, la più grave imputazione che prevede il codice penale:
sono stato accusato di associazione a delinquere di stampa camorristico.

D. ) Forse nel senso di concorso esterno
in associazione camorristica?

R.) No, ho avuto proprio un’imputazione per l’articolo 416bis. Quindi una
mattina ho trovato i carabinieri… C’ਠstato un pentito che ha affermato la
mia funzionalità  ai clan camorristici maranesi, e quindi qui ਠscattato il 416
bis, che à¨, lo ripeto, il più grave capo d’imputazione che prevede il codice
penale italiano. Fortunatamente il giudice che ha preso in mano l’indagine ha
fatto delle profonde verifiche prima di arrestarmi, perchਠaltrimenti Poggioreale
sarebbe stata senz’altro un’esperienza che avrei dovuto fare… Quando il
giudice si ਠaccorto che era tutto inventato, fortunatamente, ha archiviato il
caso in istruttoria. Dopodichà¨, c’ਠstata un’accusa per corruzione aggravata,
per cui ho dovuto subire un processo: due anni di processi, per alla fine
sentir dire che il fatto non sussiste, e alla fine ho avuto cosଠil
proscioglimento. Nelle intenzioni dei miei calunniatori, quindi, bisognava
cancellare l’anomalia che rappresentavo secondo loro a Marano.

D.) Lei tra l’altro ਠstato anche
riconfermato quale sindaco di Marano, vero?

R.) Sà¬, sono al terzo mandato.

D.) Quali sono i punti principali del
suo programma politico che ha attuato e vuole attuare per Marano, ed
eventualmente in altri ambiti?

R.) Posso indicare solo alcuni dei punti, i principali, perchਠsono molti:
in questi giorni stiamo distribuendo tra le famiglie il resoconto dell’attività 
amministrativa… sono 84 pagine di cose fatte, non ਠquindi una piccola cosa. Io
ho cercato di creare, se ci fossi riuscito, e penso mi sia venuto bene, un
rapporto fra le istituzioni e la città  che fosse immediato, spontaneo e
semplice, per cui oggi, praticamente, nella mia stanza entra chiunque, senza
trovare nemmeno l’usciere. E questo riporta nelle stanze del potere i titolari
del potere, cioਠi cittadini, quando prima invece nelle stanze del potere
potevano intervenire solo i politici ed i camorristi. Questa ਠla cosa in cui
mi sono impegnato di più, anche perchਠspero, adesso che siamo alla fine del
mandato, che questa esperienza i cittadini in qualche maniera la vogliano
salvare e salvaguardare, e quindi evitare di ritornare alle condizioni
precedenti. Questo ਠsicuramente uno degli elementi politicamente più
significativi…Dopodichਠc’ਠstata la “costruzione” di una città : quindi il
cercare di portare a misura d’uomo una città  che era nata esclusivamente a
misura di camorrista, con quindi palazzi, palazzoni, e niente servizi.

D.) Tra l’altro Marano ne aveva
particolarmente bisogno, dato che ਠmolto grande, avendo circa 70.000
abitanti…

R.) Sà¬, ed ho visto in questi giorni che ਠla quarta città  più importante della
provincia di Napoli, anche a livello di dichiarazione dei redditi: il comune di
Marano versa allo Stato tramite i suoi cittadini 57 milioni di euro all’anno,
sotto forma di Irpef. Marano, in questo ambito, ਠimmediatamente dopo Napoli,
dopo Castellammare, dopo Giugliano.

D.) Quindi ਠuna città  particolarmente
produttiva?

R.) E’ una città  importantissima, secondo me.

 

Antonella
Ricciardi, 27 marzo 2006

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