Segretariato dello Stato Maggiore Centrale delle FARC-EP
Montagne della Colombia, 4 maggio del 2006
Le
denunce pubbliche conosciute in questi giorni, e che ancora una volta confermano
i nessi di Alvaro Uribe con il narco-paramilitarismo, rafforzano le evidenze
esistenti sui veri interessi che rappresenta e difende il
Presidente.
Dai
tempi in cui era direttore dell’Aeronautica Civile, passando per quelli in cui
era sindaco di Medellàn e poi governatore di Antioquia, fino ai giorni nostri in
cui ਠil Presidente in carica, i rapporti e comportamenti del signor Uribe sono
stati letalmente e profondamente impregnati di paramilitarismo. A nulla gli sono
serviti i diversivi come l’indignante estradizione, usata contro più di 300
colombiani e meticolosamente risparmiata alle sue
amicizie.
Fatti concreti quali la responsabilità del DAS nella
guerra sporca e nel terrorismo di Stato contro i suoi oppositori, gli scandali
di FINDETER, FINAGRO ed INCODER in cui si fanno favoritismi agli amici del
governo e specialmente ai paramilitari, la mille volte denunciata ingerenza
cospiratrice negli affari interni del Venezuela, evidenziata pienamente dal
momento del sequestro di Rodrigo Granda a Caracas, l’uso della Sovrintendenza di
Sicurezza per sviluppare il paramilitarismo, i brogli elettorali nella costa
caraibica che ribadiscono l’illegittimità della sua elezione alla presidenza, il
finanziamento alla sua campagna con soldi della nota paramilitare conosciuta
come “La Gata”, ed i provati vincoli tra i tesorieri della sua campagna -come il
signor Montoya- ed il sicariato narco-paramilitare, sono abbondanti evidenze che
spiegano perchà© il regime abbia messo in piedi una farsa come quella del Ralito,
o si sia prostrato ai gringos con il
fallito Plan Patriota e l’approvazione dell’anti-nazionale Trattato di Libero
Commercio.
La
legalizzazione dei capitali mafiosi, l’impunità per i responsabili delle
atrocità commesse dietro il paravento della “difesa delle istituzioni” ed il
nullo indennizzo alle vittime della violenza paramilitare, sono il complemento
di una strategia neoliberale che ha riempito le tasche di transnazionali,
banchieri, commercianti e politici uribisti, a detrimento della maggioranza
della popolazione che vive sulla propria pelle la disoccupazione, la violenza
quotidiana e l’assenza di garanzie sociali mentre in televisione le mostrano,
come se fosse realtà , un inesistente mondo di
felicità .
Il
nostro paese reclama un nuovo governo che riconcili la famiglia colombiana, la
unisca per intraprendere i compiti della ricostruzione e ci proietti verso il
progresso su basi di democrazia, sovranità e giustizia
sociale.
Mentre Alvaro Uribe insiste sulle sue proposte di guerra
e si ostina a negare l’esistenza del conflitto sociale ed armato, abbiamo
ascoltato dagli altri candidati la determinazione di lavorare, con serietà ed
urgenza, all’Interscambio Umanitario ed alla soluzione politica del conflitto,
cosa che valutiamo positivamente e per la quale invitiamo chi ਠdeciso ad andare
alle urne a depositare il proprio voto per l’opzione più coerente di pace e
dialogo.
42
anni fa, Washington ed il governo di Bogotá promisero, sprigionando odio ed
erigendo steccati insuperabili per una società che voleva in primo luogo la
pace, di schiacciare in pochi giorni la protesta e la sollevazione popolare. Ma
la realtà ha dimostrato fedelmente che non ਠquella la
soluzione.Gli
interessi che rappresenta Alvaro Uribe stanno portando la Colombia non solo
all’incremento delirante della guerra interna, ma anche ad impegnarla in un
conflitto più ampio in cui gioca il ruolo di facchino dei gringos contro i regimi latinoamericani
poco affetti alla Casa Bianca.
Rielezione significa molti altri anni di corruzione,
ingiustizie, violenza antipopolare, sfollamento, caccia alle streghe in nome
della “Sicurezza democratica”, guerra fratricida, dissanguamento e mancanza di
dignità .
Montagne della Colombia, 4 maggio del
2006