Questo Notiziario contiene:
1. IL PROGRAMMA DEL CAMPO 2006
2. TUTTO IL RESTO E’ ARIA FRITTA
3. MA COME? NON SIETE ISLAMO-FASCISTI?
4. UNA FRASETTINA SINTOMATICA
5. LETTERA DI UN COMPAGNO SU EBREI E ISRAELE
1. IL PROGRAMMA DEL CAMPO 2006
PRIMA GIORNATA – Venerdi 1 settembre
– Inizieremo la mattina di venerdi 1 settembre con una’analisi del mondo politico palestinese dopo due intifade e il fallimento, sia degli accordi di Oslo che della Road Map. Cercheremo di capire le ragioni della vittoria elettorale del movimento di Resistenza Islamica, HAMAS, e le sue cause piu’ profonde, guardando dunque alla crisi profonda, non solo di al-Fatah, ma pure delle tradizionali organizzazioni comuniste come il FPLP e il FDLP. Relatore Wilhelm Langthaler, portavoce internazionale del Campo e un esponente della Resistenza palestinese.
– Venerdi pomeriggio si svolgera’ il primo forum. Di ritorno dal Venezuela Gernot Bodner, dell’Ufficio Permanente del Campo, esporra’ la proposta del Presidente Chavez di costituire un Fronte antimperialista internazionale, obbiettivo, preme ricordarlo, che e’ la ragione per cui venne costituito il Campo negli anni ’90.
SECONDA GIORNATA – sabato 2 settembre
Nella mattina due sessioni d’inchiesta. La prima su Hezbollah. Relatore, di ritorno dal Libano, Leonardo Mazzei. La seconda sulle Corti Islamiche somale, su cui si son dette tante scemenze islamofobe. Relatori Tusio De Iuliis, per anni operatore di pace in Somalia e Miguel Martinez, analista.
– Il pomeriggio, il Forum-tavola rotonda affrontera’ la questione della spettacolare metamorfosi della sinistra italiana e del suo punto d’approdo. Relatori, Marino Badiale, autore del libro Il mistero della sinistra, e il filosofo Massimo Bontempelli.
TERZA GIORNATA – domenica 3 settembre
– In mattinata l’inchiesta si soffermera’ sulla situazione in Iraq. Si fara’ il punto non solo sulla Resistenza, ma sulle complesse dinamiche sociali che stanno portando il paese sull’orlo di una guerra doppia: quella di liberazione contro gli occupanti e quella fratricida che oppone varie comunita’, con uno sguardo rivolto al progetto nordamericano di spezzare l’Iraq in tre protettorati coloniali e alla politica dell’Iran, apparentemente funzionale al disegno imperiale. Relatori: Wilhelm Langthaler, e un esponente della Resistenza irachena.
– Il pomeriggio il Forum sulla scottante questione del sionismo e di come esso utilizza i massacri nazisti per giustificare a posteriori il genocidio israeliano in palestina. Il rabbino ebraico ortodosso Moshe Friedman spieghera’ perche’ si possa essere antisionisti senza con cio’ essere antisemiti, mentre Miguel Martinez si soffermera’ sulla struttura tentacolare del partito americano-sionista in Italia e di come esso sia capace di condizionare e ricattare il mondo politico e culturale occidentale.
QUARTA GIORNATA – lunedi 4 settembre
– L’inchiesta questa volta si appuntera’ sulla recente situazione afgana, partendo dalle forze resistenti, non solo talibane. Lo faremo mettendo a fuoco la storia recente del paese, demolendo i tanti luoghi comuni della propaganda imperialista e mostrando perche’ la pretesa imperiale di esportare la democrazia sia non solo ipocrita ma votata al fallimento. Relatore Moreno Pasquinelli.
Il Forum del pomeriggio avra’ la forma di una tavola rotonda. E’ ancora pensabile e possibile una rivoluzione sociale in Occidente? Sara’ socialista? E quali ne saranno le eventuali forze propulsive? Su questi tempi si confronteranno Silvio Serino di Red Link, Roberto Massari di Utopia Rossa, Moreno Pasquinelli del Campo Antimp. e altri. La tavola rotonda sara’ moderata da Yurii Colombo delle edizioni la Giovane talpa.
QUINTA GIORNATA
Finite le sessioni pubbliche la giornata di Martedi 5 settembre il Campo la dedica a se stesso. Sara’ sottoposto all’attenzione dei militantti un importante Documento generale di bilancio e di orientamento.
2. TUTTO IL RESTO E’ ARIA FRITTA
Mentre l’esercito israeliano, in barba al cessate il fuoco, continua le sue incursioni in Libano, il governo sionista ha intimato alla Middle East Airlines, la compagnia di bandiera libanese, che tutti i suoi voli facciano uno scalo ad Amman, in Giordania. Nel corso della sosta, con il permesso del Re-fantoccio Abdallah, gli aerei verrebbero controllati per accertare… che non trasportino armi per Hezbollah.
Questa notiziola la dice lunga su come i sionisti e gli USA concepiscano il “Nuovo Medio Oriente”. Come ha mostrato il recente conflitto nel sud del Libano, non e’ piu’ sufficiente che Israele abbia, sul piano della forza, l’assoluto predominio nell’area. Israele ha bisogno di una gigantesca cintura di sicurezza composta, almeno, da tutti i paesi confinanti. Una fascia di paesi satelliti, vassalli e innocui. Uno “spazio vitale” di nazista memoria. Egitto e Giordania lo sono da tempo. Con la Road Map lo doveva diventare il Bantustan palestinese. Anche in Libano le cose sembravano mettersi per la meglio: grazie al torbido attentato al primo ministro Hariri non solo pareva possibile mettere il Libano sotto tutela. Il ritiro delle serviva come apripista per il rovesciamento del regime baathista di Damasco. Invece… Invece, grazie prima alla vittoria elettorale di di Hamas in gennaio e alla spettacolare azione armata di Hezbollah del 12 luglio poi, questo progetto e’ andato in fumo. Costretti ad una rabbiosa reazione, gli israeliani si sono dati la zappa sui piedi, sia dal punto di vista tattico che strategico. Mentre Hamas, malgrado un embargo assassino, non si piega; la Resistenza nazionale libanese ha tenuto testa all’assalto di Tsahal (mostrandone le evidenti crepe), mentre, sul piano strategico, Israele ha vanificato un decennio di successi nella sua politica di infeudamento dei suoi paesi confinanti. Cosi si spiega il morboso interesse di Israele ad internazionalizzare il conflitto libanese e, con esso, di quello palestinese. Nell’impossibilita’ di costruirsi uno “spazio vitale”, la cintura di sicurezza sarebbe assicurata dalla presenza ai suoi confini di truppe ONU-NATO, il cui compito sarbbe appunto quello di difendere la vulnerabile fortezza israeliana. Che l’Italia dei prodi berlusconiani si sia offerta prontamente alla bisogna non stupisce, come non puo’ stupire che questa impresa sia presentata, anch’essa, come “missione di pace”. Ci sono, e’ vero, due linee che si affrontano dentro il governo. Non tanto sul fatto che si debba disarmare Hezbollah, ma se a farlo debba essere direttamente la soldataglia europea, o se questa debba perseguire l’obbiettivo per interposta persona, “aiutando” l’esercito libanese. Quello delle “regole d’ingaggio” non e’ che un eufemismo o una metafora. Tutti daccordo sulla sostanza che ci sia bisogno di un “Nuovo Medio Oriente” senza “terroristi”, ovvero spazzando via chiunque sia ostile ad Israele, e quindi alla politica imperiale statunitense. Qui casca il secondo asino, quello di un presunto ruolo interpartes dell’Europa. Non c’e’ mai stato, non ci sara’. Se la Francia di Chirac doveva essere un baluardo dell’indipendenza europea dagli USA, la sua politica libanese, sfacciatamente neocolonialista e anti-Hezbollah, ha confermato che la saldatura atlantica tra USA ed Europa non solo non si sta spezzando ma, con l’eventuale uscita di scena di Bush e della sua camarilla neocon, si conferma come un blocco strategico di ferro. Gli europei vanno in Libano non per evitare che ci vadano gli americani, ma su loro richiesta esplicita e per tutelare comuni interessi imperialistici. L’ultimo asino che cade nella polvere e’ quello dell’ONU. Chi invocava le Nazioni Unite come arbitro imparziale dei conflitti o addirittura come sentinella della pace, ha di che meditare. La Risoluzione 1701 (approvata anche coi voti cinese e russo!) non solo non contempla neanche lontanamente una punizione esemplare di Israele (come la Carta dell’ONU prescrive per ogni paese che ne aggredisca un altro); la mancata condanna dell’inaudita aggressione israeliana non soltanto nega la doverosa legittimita’ della Resistenza libanese, ma ne prevede lo smantellamento.
E’ evidente che tranne pochi paesi, tra cui il Venezuela di Chavez, che ha rotto le sue relazioni dipolomatiche con Israele, tutta la congrega di stati e staterelli che compongono la cosiddetta comunita’ internazionale si trova, al fondo, daccordo almento su un punto, ma che e’ il punto dei punti: spazzare via con Hezbollah ogni forza combattente antimperialista. Il che fa di questa comunita’ una internazionale congrega di vassalli agli ordini dell’impero americano. I colpi portati delle sole forze combattenti, dall’America latina all’Asia, non sono certo sufficienti a far crollare questa nuova santa alleanza globale. C’e’ bisogno che altre crepe si aprano, che nuovi fronti sorgano, ed essi sorgeranno se, come ci auguriamo, nuove generazioni di antagonisti raccoglieranno il testimone delle odierne Resistenze. Non e’ questione di anni, forse occorreranno dei decenni, ma il solco e’ tracciato, la via d’uscita dall’impero indicata. La meccanica dei conflitti condurra’ prima o poi alla costituzione di un unco fronte antimperialista internazionale. Chi non lavora per questo sbocco perde il suo tempo.
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3. MA COME? NON SIETE ISLAMO-FASCISTI?
Una vera e propria tempesta e’ stata scatenata contro l’UCOII a causa di un’inserzione a pagamento in cui i nostri fratelli musulmani hanno avuto la “sfrontatezza” di paragonare le stragi israeliane a quelle naziste. La nostra solidarieta’ e’ piena e incondizionata. L’operazione dell’UCOII e’ stata la adeguata e tempestiva risposta all’assalto scatenato dopo i non-attentati di Londra che hanno consentito all’imperatore Bush-Stranamore di parlare di “fascisti islamici”. E’ bastato riaffermare cio’ che e’ per vasti strati popolari e’ senso comune per far innervosire il partito trasversale americanista-sionista, che infatti e’ caduto nella trappola, costretto in pochi giorni a passare dall’offensiva contro i fascisti islamici, alla penosa difensiva per cui esso non sarebbe fascista ma democratico. I democratici, com’e’ noto, massacrano a fin di bene, per democratizzare e incivilire le loro vittime sacrificali, mentre i fascisti, in quanto “male assoluto”, lo facevano a fin di male. In verita’, se distingueva il fascismo il fatto di massacrare chiunque si opponesse alla sua visione del mondo, la democrazia imperialista non agisce diversamente: in modo ancor piu’ efficiente tende a spazzare via come terrorista qualsiasi cosa osi contestarla avazando un’altra cocezione del mondo. Tirannide era quella fascista, tirannide quella democratica.
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4. UNA FRASETTINA SINTOMATICA
Il quotidiano il manifesto si pretende comunista ma non passa giorno che non faccia incazzare i pochi comunisti in circolazione. Il manifesto e’ la dimostrazione lampante che la discriminante che conta per il potere non e’ dichiararsi o meno comunisti. La discriminante e’ se stai a fianco delle forze che resistono all’imperialismo o meno. Il manifesto, dietro ad una oscillante schizzofrenia filopalestinese non perde occasione, in realta’, per difendere Israele e il suo diritto a difendersi. Lo fa a volte in maniera subliminale, spesso pelosa ed ellittica. Altre in maniera che rasenta il ridicolo, come il 20 agosto scorso, nell’editoriale di Mariuccia Ciotta (??????). Mariuccia e’ costernata dalla logica della guerra, dall’odio che divide palestinesi e israeliani. Tenta di indicare due “immagini” che indicherebbero invece un’altra strada diversa da quella della lotta e della resistenza. Quali sarebbero? La prima e’ quella di D’Alema che passeggia tra le macerie della Beirut proletaria e sciita bombardata da Israele. Li’ mariuccia vede un abbraccio che supera tutti gli schieramenti e che da una lezione “scandalosa” (!?) ai teorici della forza, dove essi sarebbero sia i sionisti che Hezbollah. E quindi viva l’intervento dell’ONU in Libano a sedare il conflitto! Ma e’ la seconda immagine che ci ha fatto letteralmente piegare dalla risate. E’ quando Mariuccia si riferisce al generale libanese Adnan Daoud. Daoud e’ quel signore che il governo ha fatto arrestare come traditore in quanto, all’arrivo degli invasori israeliani, non solo non ha opposto resistenza, ma, bellamente, si e’ fatto immortalare dalla TV sionista mentre offriva il te’ agli stessi ufficiali israeliani che stavano massacrando i suoi connazionali.
Ebbene, sentite quali cervellotiche cazzate si inventa la Mariuccia: “Due atti di guerra mancati, quelli di D’Alema e del generale Daoud, ci congratuliamo con loro. Per la capacita’ di praticare una forma “altra” della politica attraverso il vissuto diretto, senza parlare per conto di altri, e che si fa comunicazione sensibile in prima persona singolare, e scarta dall’enunciazione del “bene” e del del “vero”.”. A quali strambe pippe mentali si e’ costretti a ricorrere per difendere comunisticamente il bombardatore di Belgrado e un generale passato al nemico!
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5. LETTERA DI UN COMPAGNO SU EBREI E ISRAELE
“Nel vostro ultimo notiziario avete usato la formula: “le truppe d’assalto ebraiche passano la frontiera e iniziano, grazie al semaforo verde di Bush e ai
bla-bla-bla delle grandi potenze, una vera e propria invasione”.
Vorrei invitarvi a un utilizzo consapevole del linguaggio. In queste drammatiche circostanze, ਠpiù che mai necessario separare con la massima cura il
concetto di “governo di Israele” da quello di “Stato di Israele”, e entrambi da quello di “ebreo / ebraico”. Anche da parte di chi, come voi (e certo non
come me), ritiene legittima e possibile la scomparsa dello Stato di Israele. A invadere il Libano e a trasformarlo in un campo di macerie sono, in primo luogo, degli “israeliani”, e “israeliane” sono le loro truppe. L’antisemitismo ਠin agguato, e ci vuol poco o niente a passare dalla riprovazione per il comportamento di un governo guerrafondaio (israeliano), all’accusa verso un’intera cultura (israelita). Fare un simile favore agli eredi bolsi del nazifascismo non mi sembra una grande idea”.
Jacopo – Perugia
Caro Jacopo,
Ben sappiamo la differenza che corre tra e categorie “ebraico” e “israeliano”. Al prossimo Campo, tanto per dire, un rabbino ortodosso, spieghera’ come, dal suo punto di vista, l’idea sionista della costituzione di uno stato ebraico in Palestina, non abbia nulla a che fare con l’autentica religione ebraica. Come lui alcune correnti ortodosse ebraiche per cui la Torah e’ la legge suprema, sono radicalmente antisioniste e considerano lo stato d’Israele un crimine contro l’umanita’ e ne propongono la cancellazione (al punto che alcuni di loro sono stati ricevuti da poco a Tehran). Siamo bel lieti di dialogare e lottare assieme a questi ebrei antisionisti, la nostra causa e’ comune: dare la Palestina ai palestinesi. Non possiamo tuttavia ne’ discettare sui tanti ebraismi per stabilire quale sia quello verace; ne’ sostituire ai criteri di giudizio politici quelli religiosi, ne’ infine fare nostra una semantica settaria o teologica. Che ci siano dei cattolici i quali ritengono che il Vaticano abbia tradito lo spirito del Vaticano II. e sia un covo di vipere o che il Papa Ratzinger sia l’anticristo, nulla toglie al fatto che la Chiesa romana e’ una chiesa cristiano-cattolica e non buddista o scintoista. Che il genocidio degli indios in America sia stato un crimine anticristiano non inficia che quel genocodio fu perpetrato dalla cattolicissima Sapagna in nome della croce. La bandiera dello stato israeliano come del suo esercito e’ la stella di Davide, un simbolo religioso. Si diventa cittadini israeliani dichiarando di essere ebrei, a prescindere dalla propria nazionalita’, appartenenza linguistica o “etnica”. E’ anzi sufficiente essere discendenti di qualche ebreo anche da terza generazione. Non e’ colpa nostra se il mostro sionista ha voluto uno stato in base a criteri religiosi. Che poi il sionismo abbia violato o meno Bibbia e Torah non e’ fatto che ci riguardi. Non solo noi, ma tutti quanti considerano gli israeliani ebrei, ed usano infatti i due aggettivi come sinonimi. Che questo tu lo percepisca come sintomo di antisemitismo dimostra non il nostro presunto antisemitismo, ma fino a che punto la campagna di intossicazione in corso (che punta a liquidare come antisemitismo l’antisionismo e a illegalizzarlo) stia scavando a fondo. Noi non facciamo alcun favore a nessuno, mentre tu, senza avvedertene. lo fai ai macellai sionisti.