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La Germania conferma l’espulsione di Awni al Kalemji

18. November 2006


Nella primavera del 2006 Awni al Kalemji, portavoce dell’Alleanza Patriottica Irachena (API), era atteso per un giro di conferenze che l’avrebbe portato a Berlino e Amburgo. Era stato invitato dal “Comitato Iraq Libero” della Germania insieme alla sezione tedesca del Campo Antimperialista.
Tuttavia, il giro di conferenze non potà© svolgersi a causa dei massicci dispiegamenti di polizia che impedirono l’accesso alle sale. Kalemji venne arrestato ed espulso dalla Germania. La polizia sostenne che avesse istigato ad atti criminali, riferendosi al suo sostegno alla Resistenza irachena.

Kalemji procedette per via legale, ma oggi alla misura di polizia si ਠaggiunta la sentenza del Tribunale amministrativo per gli stranieri che ha confermato l’espulsione insieme al diniego di qualsiasi ammissione futura. Gli argomenti esposti dal tribunale tedesco dimostrano quanto essa appoggi la guerra del terrore degli Stati Uniti, violando i diritti democratici. La Germania, da stato in prima linea nell’anticomunismo, ha una lunga tradizione di repressione in continuità  con il nazismo. Alle forze antagoniste, reali o anche presunte, dai comunisti ai nazionalisti curdi, sono sempre stati negati pieni diritti politici.

L’accusa a Kalemji consiste nel fatto che sostenere politicamente la Resistenza irachena comprometterebbe “la pubblica sicurezza e l’ordine della Repubblica Federale di Germania (RFG)”. Il giudice si spinge ad ammettere che Kalemji si era limitato ad esprimere la sua opinione politica: non si fa quindi riferimento ad alcun reato risultante da un codice penale democratico. Il giudice, con una certa franchezza, ammette che la ragion di Stato viene prima delle libertà  politiche. “Il sostegno di Kalemji alla Resistenza irachena danneggia gli interessi della RFG, specialmente per quanto riguarda le relazioni internazionali nei confronti di Iraq e Stati Uniti”.

In mancanza di argomenti razionali, Kalemji ਠstato semplicemente bollato come “estremista islamico”, nonostante si dia il caso che sia notoriamente un nazionalista laico con simpatie a sinistra. Ma siccome la credenza imposta che fa dell’Islam un nemico pubblico puà², ormai, difficilmente essere messa in discussione, il giudice spera, utilizzando il termine “estremista islamico”, di essere esentato da un’elaborazione razionale della sua sentenza. Il paragrafo usato contro Kalemji stabilisce che i cittadini stranieri che appoggino crimini contro la pace o contro l’umanità , crimini di guerra o atti terroristici possono essere puniti con l’espulsione. In una dichiarazione scritta, Kalemji ha accusato, di rimando, gli Stati Uniti di essere colpevoli di tutti i crimini elencati. Questo argomento politico, nonostante sia condiviso da milioni di europei e dalla grande maggioranza della popolazione mondiale, viene trasformato nella prova che Kalemji “non ha abbandonato le sue posizioni di estremista islamico”. Come nei medievali processi alle streghe, l’argomentazione, ermetica e circolare, ਠblindata contro qualsiasi obiezione. Cosà¬, anche il riferimento alla legge internazionale e alla carta delle Nazioni Unite, che riconoscono esplicitamente la resistenza contro l’occupazione straniera, inclusa quella armata, semplicemente non viene preso in considerazione.

L’apice del cinismo viene raggiunto quando l’obiezione che si stesse violando il diritto costituzionale alla libera espressione viene accantonata spiegando che il verdetto non si applicava a tutti i firmatari del trattato di Schengen. Libertà  d’espressione sà¬, ma non in Germania!

Questo attacco nei confronti di Kalemji dimostra ancora una volta che la Germania ਠcompletamente asservita agli Stati Uniti e alla loro guerra imperialista e illegale.
L’Euroamerica criminalizza la resistenza attiva contro il potere imperiale chiamandola terrorismo, calpestando cosଠsistematicamente i diritti democratici. La guerra del terrore contro i popoli oppressi ਠaccompagnata da una guerra contro l’opposizione antagonista all’interno dell’impero, che si trasforma sempre più in una tirannia dichiarata.

Campo Antimperialista

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