Questo Notiziario contiene:
1. UNA PRIMA VITTORIA
Comunicato stampa del Campo Antimperialista sull’esito dell’Udienza preliminare
2. F.N.P.I.
Il grosso della Resistenza ha dato vita al Fronte Nazionale Patriottico Islamico (FNPI).
3. DA CARACAS A BEIRUT
La lotta antimperialista come forza motrice per una svolta di civilta’
4. PRODI: ” ISRAELE DEVE RESTARE EBRAICO”
Per chi non avesse compreso cosa implichi lo slogan
CONTRO LA GUERRA GLOBALE PERMANENTE
PER IL RITIRO IMMEDIATO DELLE TRUPPE DALL’AFGHANISTAN
Analisi e iniziative per i prossimi mesi del movimento contro la guerra e per la pace, a livello nazionale e locale.
Incontro Nazionale
Sabato 16 dicembre 2006 ore 11.00
Sala Salesiani via Marsala, 42 (di fronte all’uscita laterale della Stazione Termini)- ROMA
Reti e associazioni del Movimento per la pace e contro la guerra
1. UNA PRIMA VITTORIA
Comunicato stampa del Campo Antimperialista sull’esito dell’Udienza preliminare*
Si e’ svolta oggi a Perugia l’udienza preliminare che doveva decidere la richiesta della Procura della repubblica di Perugia di rinviare a processo Maria Grazia, Alessia e Moreno come presunti terroristi (art. 270bis).
Quando il 1 aprile 2004 essi vennero arrestati una impressionante e pilotata campagna di stampa affermo’ che era stata sgominata in Umbria una pericolosa centrale internazionale del terrorismo.
Sempre abbiamo denunciato queste sgangherate accuse come frutto dell’accanimento persecutorio dell’allora governo Berlusconi il quale, sotto le sfacciate pressioni americane, non nascose mai il suo intento di voler eliminare il Campo Antimperialista.
Ebbene, dopo il Tribunale del riesame, dopo la Cassazione, anche il giudice dell’udienza preliminare ha preso atto che il teorema del 1 aprile era criminogeno e che non sussitono nemmeno gli indizi che i nostri compagni facessero parte di una
Una prima, grande vittoria!
Il GUP ha poi ritenuto esistessero sufficienti indizi che proverebbero
Che il Campo avesse relazioni di solidarieta’ con il movimento antimperialista turco noi non lo abbiamo mai negato. Questa solidarieta’ coi movimenti di opposizione ai regimi oligarchico-
Con la stessa serenita’ con la quale siamo andati all’udienza preliminare, con la stessa fermezza con la quale ci siamo opposti alla montatura poliziesca del 1 aprile, andremo dunque al processo la cui prima udienza si svolgera’ il 5 febbraio.
1 dicembre 2006
* Ringraziamo di cuore le centinaia di compagni che hanno risposto al nostro appello inviando messaggi di solidarieta’ a Maria Grazia, Alessia e Moreno.
2. F.N.P.I.
Il grosso della Resistenza ha dato vita al Fronte Nazionale Patriottico Islamico (F.N.P.I.).
Avevamo sempre sottolineato come la divisione e la frammentazione fossero i principali punti deboli della Resistenza irachena. La nascita del Fronte Nazionale Patriottico Islamico (F.N.P.I.), coalizione che raggruppa, ad esclusione dei gruppi qaidisti, la maggior parte delle forze del movimento di popolo che si oppone in armi all’occupazione imperialistica dell’Iraq, non e’ solo una bella notizia, e’ un evento di grande portata, destinato a cambiare molte cose, non solo in Iraq. Esso segna, vogliamo sperare, un salto di qualità della lotta, il passaggio da una guerriglia diffusa e raramente coordinata, alla vera e propria guerra di liberazione. Fanno parte di questo Fronte, oltre al Partito Baath, raggruppamenti islamici sia sunniti che shiiti, le correnti nasseriane, la sinistra comunista, sia araba che curda. I fratelli dell’ Alleanza Patriottica Irachena sono stati protagonisti di questo processo unificativo. Non a caso a Jabbar al-Kubaisy e’ stato affidato il decisivo ruolo di portavoce ufficiale all’estero del F.N.P.I. La notizia era stranamente trapelata un mese fa, diffusa prima da un quotidiano di Bassora vicino al governo fantoccio di al-Maliki e poi subito ripresa dal giornale filosaudita “al-Quds al-Arabi”. Si parlava, facendo nomi e cognomi (tra cui quelli di Jabbar e Awny al-Kalemji), della formazione di un Comando unificato delle forze armate della resistenza composto da 25 persone. Chiaro l’intento provocatorio e criminogeno della rivelazione: esporre tutti al rischio di rappresegalie mirate da parte delle forze antiterrorismo e antiguerriglia americane. Era infine una maniera per sminuire il fatto di eccezionale importanza politica dell’avvenuta formazione del Fronte, riducendolo ad una mera questione militare. In barba a quelle rivelazioni provocatorie gli occupanti e i loro fantocci non hanno in realta’ la piu’ pallida idea di chi siano i cervelli della lotta armata in Iraq. Quel che adesso sanno e’ che le numerose forze guerrigliere non soltanto si sono raggruppate, ma che hanno ora una guida politica autorevole e unitaria. Sanno anche cio’ che questo fatto attesta: che la Resistenza ha fatto passi da gigante e che si prepara ad ulteriori sfide.
3. DA CARACAS A BEIRUT
La lotta antimperialista come forza motrice per una svolta di civilta’
La strepitosa vittoria elettorale di Chavez non e’ un colpo durissimo solo per gli Stati Uniti e il suo presidente. Lo e’ altrettanto per il blocco reazionario che da anni si oppone al processo rivoluzionario e antimperialista bolivariano. La reazione subira’, ne siamo certi, una fase di sfaldamento interno dal quale non si riprendera’ tanto facilmente. Il governo chavista dovra’ approfittarne per imprimere al corso bolivariano una spinta in avanti. Chavez ha assicurato appunto che la rivoluzione andra’ avanti, vincendo resistenze che stanno annidate nello stesso schieramento nazionalista, ben inserite nei gangli decisivi dell’apparato statale, politico, aministrativo e militare. La grande sfida su cui il processo bolivariano si gioca il suo futuro e’ se esso sara’ capace di trasformare il pur massiccio consenso popolare in partecipazione effettiva all’amministrazione della cosa pubblica. Rifiutata a priori la strada bolscevica, quella dell’abbattimento ex abrupto del vecchio apparato statale oligarchico-
Dall’altra parte del mondo, in Libano, un’imponente manifestazione popolare ha paralizzato Beirut chiedendo a gran voce le dimissioni del governo Siniora, accusato di essere un fantoccio degli americanio e di Israele. A conferma simbolica del filo che lega l’America latina al Medio oriente, le centinaia di ritratti di Chavez che i dimostranti alzavano, assieme alle bandiere nazionali, a quelle di Hezbollah, a quelle palestinesi e irachene. La stampa europea e’ stata costretta ad ammettere che nella manifestazione del 10 dicembre si esprimeva la maggioranza del popolo libanese. Costretta ad ammettere, in barba alle cazzate sulla minaccia che Hezbollah fondi una repubblica islamica, il carattere inclusivo e multiconfessionale del fronte di cui fanno infatti parte credenti e non, cristiani e islamici, shiiti e sunniti. Il governo Siniora si tiene caparbiamente in sella solo grazie allo sfrontato appoggio congiunto di Stati Uniti e Francia, e quindi del grosso dell’occidente imperialista, unito come non mai nel voler mettere il Libano sotto la propria tutela. Guai in vista per Unifil 2, una spedizione militare che sperava di legittimarsi per il fatto di essere desiderata da un governo che presumeva di essere di unita’ nazionale. Questo alibi si sta squagliando come neve al sole. Guai, dunque, anche per D’Alema che tenta come puo’ di far apparire la missione italiana come svincolata dall’asse Washington-Parigi.
4. PRODI: ” ISRAELE DEVE RESTARE EBRAICO”
Per chi non avesse compreso cosa implichi lo slogan
Mentre il neo-presidente della Repubblica G.Napolitano —legittimando le scelte neocolonialistiche di Berlusconi e calpestando l’intelligenza e il comune sentire di gran parte degli italiani— dichiara che la partecipazione italiana nell’occupazione dell’Iraq
Queste parole, mentre sono state segnalate con grande importanza dalla stampa israeliana, sono state accolte in Italia da un assordanete silenzio. La stessa sinistra radicale e pacifista ha taciuto. Si spiega il perche’. Esso dipende dal dogma
Come mai tutto l’imponente schieramento liberale, che un giorno si e l’altro pure inneggia alla democrazia, che in nome del rifiuto della fondazione di stati su basi etniche e confessionali ha condotto e giustificato le sue guerre d’aggressione, esonera Israele dal rispettare elementari criteri di diritto internazionale? Come mai il solo evocare la soluzione sudafricana viene tacciato di follia se non di antisemitismo? I sostenitori dell’idea sionista che Israele debba non solo esistere ma esistere in quanto stato degli ebrei, ai tempi della rivolta contro l’apertheid, avrebbero dovuto perorare la souzione di uno Stato nero e di uno dei bianchi. Non lo fecero perche’ cio’ sarebbe parso del tutto assurdo. Oggi, invece, questo assurdo ci viene propinato con lo slogan