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Le sue armi sono la sua tastiera, la sua penna e la sua voce

8. February 2007

Messaggio di Deniz, la sua compagna, a tre mesi dall’incarcerazione di Bahar

Pubblichiamo l’appello di Deniz Demirkapi,
compagna di Bahar Kimyongür, ricordando che anche in Italia i
due compagni turchi Avni e Zeynep, in carcere ormai da quasi tre anni, sono
stati condannati in primo grado come terroristi rispettivamente a sette e
cinque anni per le stesse ragioni per cui ਠstato condannato Bahar e che tre
compagni italiani del Campo antimperialista sono tuttora sotto processo con
l’accusa di averli assistiti. La giustizia belga non ਠla sola a
sottomettersi agli interessi della Turchia e degli Stati Uniti d’America.
Campo antimperialista – Italia”

“Le sue armi sono la sua tastiera, la sua penna e la sua voce….”
Messaggio di Deniz,la sua compagna, a tre mesi dall’incarcerazione di Bahar
Mio marito, Bahar Kimyongür, ਠstato da poco condannato da un tribunale belga a cinque anni di prigionia nonostante non abbia mai commesso alcun crimine o violenza. La condanna di mio marito significa che la contestazione ਠpunita, oggi, con molti anni di prigione. àˆ inammissibile!
àˆ diventato cosଠfacile in questo paese essere etichettato come terrorista dalla giustizia e ritrovarsi dietro le sbarre! àˆ questo quel che ਠsuccesso a mio marito.
Nonostante egli non abbia fatto altro che battersi contro la tortura e l’ingiustizia.
Il 7 novembre scorso, la Corte d’appello di Gand ha del resto puramente e semplicemente criminalizzato il suo impegno umanitario con il pretesto della sua appartenenza a un’organizzazione marxista turca, il DHKP-C.
Per sei anni, mio marito ha attraversato il mondo per tentare di sensibilizzare personalità  politiche, scientifiche, associazioni o artisti sulla sorte tragica degli oppositori turchi in sciopero della fame. Il suo unico obiettivo ਠstato salvarli da una morte certa. La disgrazia di mio marito ਠche la quasi totalità  di questi prigionieri resistenti faceva parte del DHKP-C.
Agli occhi della giustizia belga, prendere le loro difese equivale ormai “ad assumere un ruolo dirigente nell’organizzazione”. Mio marito non ha mai rinnegato la sua simpatia per il DHKP-C, la sua boscaglia erano per lui i Parlamenti: il Parlamento europeo, il Parlamento belga, italiano, greco…
Le sue armi erano la sua tastiera, la sua penna e la sua voce. Nel gennaio 2002, insieme incontrammo Javier Solana per invitarlo ad intervenire circa il conflitto nelle prigioni turche. Lo stesso anno, egli ha consegnato le firme di 155.000 cittadini turchi ed europei che esigevano la sospensione dei trattamenti degradanti nelle prigioni, alla presidenza del Parlamento europeo. Bahar ਠun militante sperimentato sempre a caccia di un’occasione per difendere la causa dei prigionieri politici turchi. àˆ intervenuto pertanto in conferenze nel contesto dei Forum sociali europei a Firenze, a Parigi e a Londra e in meetings internazionali organizzati ad Algeri (2001), a Beyrouth (2002), al Cairo e a Caracas (2005).
Nell’aprile 2005, ha organizzato una tournà©e europea di poeti americani in omaggio ai prigionieri politici turchi.
Nessuna sofferenza umana lo lasciava indifferente: cosà¬, nel gennaio 2003, cioਠalcune settimane prima dell’invasione americana, si era recato in Iraq per esprimere la sua opposizione contro l’occupazione di questo paese.
Aveva partecipato all’organizzazione di una manifestazione a Bagdad dinanzi alla sede di rappresentanza delle Nazioni Unite, al fianco di delegazioni pacifiste ed antimperialiste venute dalla Spagna, dall’Austria, dagli Stati Uniti e dall’Italia.
A Bruxelles, ha organizzato decine di manifestazioni davanti all’ambasciata USA, per protestare contro l’occupazione dell’Afghanistan o dell’Iraq.
E l’estate scorsa, marciava al fianco del popolo libanese vittima dei bombardamenti israeliani.
Appena conosciuti, il primo luogo che mi ha portato a visitare ਠstato il forte di Breendonk, perchà© egli sente nel più profondo di sà© stesso il martirio del popolo ebreo e perchà© la fratellanza, ਠla sua religione. Il 19 gennaio scorso, nella prigione di Gand, quando il giornalista armeno Hrant Dink ਠstato assassinato, anche lui si ਠanche sentito armeno.
Firmate l’appello chiedendo libertà  per Bahar, diffondete questa e-mail a tutte le vostre conoscenze perchà© sono la libertà  d’espressione e d’associazione che sono minacciate. Quel che ਠcapitato con un po’ d’anticipo a Bahar, riguarda tutti noi… Agiamo per difendere questo principio, prima che sia realmente troppo tardi.
Nel luglio 2006, nonostante le pressioni dello Stato turco ed il gioco torbido del Belgio che sono costati al mio compagno 68 giorni di carcere, un tribunale olandese ha considerato l’azione militante di Bahar perfettamente legale.
Per evitare l’estradizione di Bahar, cittadino belga, verso il paese d’origine dei suoi genitori dove rischiava almeno 15 anni di prigione e la tortura (perchà© egli dedica tutto il suo tempo a denunciare le violazioni dei diritti dell’Uomo commessi dal regime di Ankara ed in particolare i casi di tortura nelle carceri turche), abbiamo già  sollecitato con il Comitato per la libertà  d’espressione e d’associazione (Clea) il vostro sostegno. In alcune settimane, abbiamo raccolto più di 7000 firme a favore di Bahar.
Oggi, ci permettiamo nuovamente di fare appello al vostro senso di giustizia.
Un semplice clic nel sito www.leclea.be puಠcontribuire a salvare il mio marito. Noi non accetteremo mai la sua condanna perchà© essa significa che i tribunali belgi sacrificano il destino di un uomo per sottomettersi agli interessi delle autorità  turche ed americane, che si fanno beffa delle libertà  sancite dalla Costituzione e dai trattati internazionali, che essi vogliono imbavagliare la contestazione.
Esigere la libertà  per Bahar, vuol dire partecipare all’ampio movimento d’opinione ricordando che esprimersi, organizzarsi, contestare…, non ਠterrorismo!
Grazie di tutto cuore per il vostro sostegno,
Deniz Demirkapi

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