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Notiziario del 15 marzo 2007

16. March 2007

Questo Notiziario contiene:

1. LA SINDROME FASCISTA DELLA DEMOCRAZIA
L’Afganistan e la cialtronesca politica estera italiana
2. “PIU’ IN BASSO DI COSI C’E’ SOLO DA SCAVARE”
Il sequestro Abu Omar e il governo amico… Di Bush
3. SCHERZI DA PREITE
Di montature, provocatori e rinvii a giudizio
4. INQUIETANTE TEMPISMO
Un bassotto? Macche’, un cane rabbioso
5. IRAQ: SALVIAMO LA VITA A LIKA, WACEN E ZAINAB
Tre donne irachene condannate all’impiccagione con l’accusa di far parte della Resistenza

1. LA SINDROME FASCISTA DELLA DEMOCRAZIA
L’Afganistan e la cialtronesca politica estera italiana

Com’e’ noto la vituperata guerra infinita comincio’, sotto le lugubri insegne della guerra al terrorismo. proprio in Afganistan nell’ottobre 2001. Lo scimmiotto trovo’ il pretesto: stabilito che Bin Laden era il mandante dell’attacco alle due torri, intimo’ al governo di Kabul di consegnarglielo, pena l’aggressione. Il governo di Kabul chiese degli attendibili riscontri di quelle accuse per valutare se accettare o meno l’ultimatum. La legittima richiesta afgana non venne neanche presa in considerazione: l’attacco, pronto da tempo nei minimi dettagli, letteralmente stuprando il cosiddetto diritto internazionale, fu sferrato, inesorabile e devastante. Compiuto questo nazista blitzkrieg, l’Amministrazione americana ando’ a cercarsi una copertura giuridica. Riusci’ in fretta ad ottenere la solita Risoluzione-truffa ad hoc dell’ONU, ovvero la legittimazione politica e giuridica dell’invasione e, grazie a questa, a fornire una risibile foglia di fico ai propri alleati NATO affinche’ partecipassero direttamente all’occupazione dell’Afganistan.
L’Italietta di Berlusconi, davanti alle grida di vittoria degli angloamericani, si affretto’ anch’essa ad inviare proprie truppe di complemento. In Afganistan come in Iraq Berlusconi mise in mostra la cronica astuzia levantina del capitalismo italiano: quella di salire in fretta e furia sul carro del vincitore per non essere poi esclusi dalla spartizione del bottino coloniale. Col rischio, come accadde a Mussolini nel 1939, di ritenere gia’ vinta una guerra invece destinata a durare molto a lungo, e di trovarsi cosଠdalla parte del perdente. Simili anche gli argomenti ideologici dell’entrata in guerra: il fascista voleva esportare la virile romana civilta’, il liberale l’americana democrazia. Di diverso c’e’ che il fascista era meno ipocrita dei suoi epigoni alla Fini: non turlupinava il popolo chiamando le spedizioni militari missioni di pace e, soprattutto, era un nazionalista verace, deciso a fare dell’Italia una grande e sventurata potenza imperialistica. Questi qui non solo vanno in guerra affermando che vanno a difendere la pace; non solo inviano le loro piu’ agguerrite truppe sostenendo che si tratta di operatori umanitari. Questi qui non sono neanche nazionalisti, sono talmente succubi degli Stati Uniti, che ritengono onorevole credere, obbedire e combattere, non per l’Italia, ma anzitutto per gli USA. Prodi e D’Alema, i trombettieri del Partito Democratico (spalleggiati dal profeta del Partito social-Democratico Bertinotti) hanno deciso di restare in Afganistan rispettando il patto di Berlusconi con Bush. A differenza di Berlusconi, pero’, sanno che la vittoria angloamericana e’ stata di Pirro, che il paese e’ in fiamme, che il popolo afgano odia e disprezza gli invasori, che la guerriglia avanza e che Bush e’ sulla via del tramonto. Avevano quindi ottime ragioni per far tornare a casa i loro soldati. Non l’hanno fatto ne’ vogliono farlo. Essi dicono: le alleanze internazionali non sono in discussione. In verita’ si dovrebbe dire: gli ordini di Washington non possono essere disattesi, anche a costo di far crepare altri soldati, anche a costo di prendere sonore legnate, anche a costo di dare ossigeno ai Talebani —ovvero, in base al loro assioma, al tanto esecrato terrorismo islamista. E siccome cresce l’ostilita dell’opinione pubblica (anche di quella ideologicamente colonialista, di quella che al limite, se in Afganistan ci fosse il petrolio necessario a far circolare le nostre sfavillanti utilitarie, pensa che sarebbe nei “nostri” interessi schiacciare quell’indomabile popolo Pashtun), la coalizione di centro-sinistra intensifica proporzionalmente il fuoco di fila di bugie e menzogne. I nostri amati soldati non fanno la guerra, “aiutano il popolo afgano a mantenere la sicurezza” e “contribuiscono assieme alle ONG al suo progresso civile”. Dove per sicurezza si intende tenere in piedi il governo fantoccio di Karzai e coprire le spalle ai massacratori d’assalto angloamericani. E per progresso si intende affamare un intero popolo affinche’ paghi con l’oppio i costi della guerra contro se stesso. Morale della favola: quando le sinistre si trovano al governo non cambia proprio un cazzo, se non una cosa: la quantita’ di menzogne, che cresce in modo inversamente proporzionale alla fiducia dei cittadini. Davanti a questa colossale pagliacciata progressista, anche l’oscurantismo talebano ci fa una bella figura!

2. “PIU’ IN BASSO DI COSI C’E’ SOLO DA SCAVARE”
Il sequestro Abu Omar e il governo amico… Di Bush

La nostra petizione per chiedere a Mastella di inoltrare la richiesta di estradare in Italia gli agenti CIA colpevoli del rapimento di Abu Omar ha avuto un successo di adesioni insperato. Continuano a giungere, alla casella di posta estradare@email.it, decine e decine di firme. La punta di un iceberg evidendemente, che tanti sono gli italiani stufi dell’acquiescenza delle istituzioni repubblicane verso gli Stati Uniti.
Mala tempora currunt. In barba al comune sentire della maggioranza dei cittadini, in barba alle leggi dello Stato e del codice penale, il governo “amico”.. Di Bush, ha presentato un secondo ricorso alla Corte Costituzionale per violazione del segreto di Stato da parte della magistratura di Milano nel procedimento sul rapimento dell’ex imam Abu Omar. Per bocca dell’Avvocatura generale dello Stato il governo ha reiterato la richiesta di annullamento dell’ordinanza con cui il gup di Milano, lo scorso 16 febbraio, ha rinviato a giudizio 33 persone, tra cui l’ex direttore del Sismi NicolಠPollari e 26 agenti Cia. Se la scusa formale sarebbe la presunta violazione del segreto di Stato da parte dei magistrati milanesi, l’obbiettivo e’ sempre lo stesso: evitare di inoltrare a Bush la richiesta di estradizione dei 26 agenti CIA rinviati a giudizio per il sequestro dell’ex imam Abu Omar. La cosa e’ di una gravita’ senza pari. Infatti l’accoglimento del ricorso e della domanda di annullamento e di una lunga serie di indagini determinerebbe anche il venir meno di parte degli elementi di prova acquisiti nel processo e la regressione di quest’ultimo alla fase delle indagini. Ovvero: l’azzeramento di un’inchiesta giudiziaria che ha provato, al di la di ogni ragionevole dubbio, che CIA e SISMI hanno sequestrato il cittadino Abu Omar, per tradurlo e farlo “cantare” in un carcere della tortura egiziano.
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3. SCHERZI DA PREITE
Di montature, provocatori e rinvii a giudizio

Roba da non crederci. Roba che se non fossimo quadrati dovremmo diventare girotondini. Dopo la sentenza Forleo, dopo la messa in stato d’accusa di CIA e SISMI, un’altra piccola chicca. La Procura di Roma ha chiamato in giudizio quel tale Gianluca Preite che nella primavera del 2004, accompagnato dall’avvocato Taormina Carlo, si presento’ al cospetto dei magistrati romani asserendo di avere le prove inconfutabili che i dirigenti del Campo Antimperialista Wilhelm Langthaler e Moreno Pasquinelli sarebbero stati I mandanti dei sequestri degli italiani in Iraq, non solo dei quattro mercenari, ma pure della Giulina Sgrena. Anzi, per essere precisi, I nostri dirigenti avrebbero istigato I partigiani iracheni ad uccidere sia la Sgrena che Calipari. Dalla Ordinanza del rinvio a giudizio veniamoa sapere che il Preite per due anni di fila e’ riuscito ad introdursi illegalmente nei sistemi informatici di comunicazione usati dalle diverse sezioni del Campo medesimo. Il Preite ha poi contraffatto i materiali intercettati allo scopo di rendere plausbili le sue accuse. Dopo due anni di indagine i magistrati romani Ionta, Saviotti e Amelio sono giunti alla conclusione che Preite ha operato come un provocatore, allo scopo di depistare indagini, di incriminare gli antimperialisti e, infine, di accreditarsi ai servizi segreti come brillante agente provocatore per farsi appunto assumere in pianta organica. Il 10 aprile prossimo si svolgera’ l’udienza preliminare. Andremo a dare battaglia. Non solo per difendere la nostra reputazione, ma anche per svelare chi eventualmente, nel mondo marcio degli apparati di sicurezza (solo italiani?) ha fatto da mandante del provocatore Preite Gianluca, affinche’ venisse creata, proprio nelle settimane in cui gli americani ammazzarono Calipari, una cortina fumogena di depistaggio.
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4. INQUIETANTE TEMPISMO
Un bassotto? Macche’, un cane rabbioso

From: Fulvio Grimaldi
To: Campo Antimperialista
Sent: Wednesday, March 14, 2007 12:39 PM
Subject: Re: Conferenza Internazionale Chianciano Terme (SI), 24-25 marzo 2007

“Peccato che, pur con l’incredibile somma spesa per far arrivare da mezzo mondo relatori, il Campo Antimperialista, che già  ci aveva presentato “rappresentanti” del tutto fasulli e da decenni fuorusciti, della Resistenza irachena, non abbia avuto l’idea e i soldi per far intervenire gli autentici rappresentanti della vera resistenza, armata, cioਠi quadri del Baath e dell’esercito legale iracheno, che, come tutti dovrebbero sapere, sono l’ossatura e l’egemonia della Resistenza. D’altronde ਠabbastanza grottesco credere che Usa, fantocci e D’Alema lascino venire in Italia e circolare senza impedimenti e senza berseli subito, i veri esponenti della Resistenza, per loro “terroristi”. Coloro che sono stati autorizzati, dunque, sono quanto meno ampiamente sospetti di benevolenza da parte degli occupanti e dei loro vassalli..
Fulvio Grimaldi.”

Sono anni che questo Grimaldi ci ci perseguita. Con una puntualita’ sconcertante ci da addosso scegliendo di volta in volta gli insulti piu’ impressionanti. Rosso-bruni, fascisti, qaedisti, antisemiti, froci, trotskysti, agenti della CIA. Il fatto a dir poco inquietante e’ che i suoi strali sono sempre sincronizzati sui tempi di quelli che ci porta la grande stampa imperialista. Il suo sodalizio con Magdi Allam –quando quest’ultimo, dalle colonne del Corriere, ci mosse un attacco furibondo per la nostra campagna di solidarieta’ con la Resistenza irachena (autunno-inverno 2003)– e’ provato. Proprio in questi giorni, Conferenza di Chianciano alle porte, son partite le improperie di quotidiani come Libero, La Padania, Il Giornale, L’Indipendente, Il Tempo. Quindi, se non fosse peccato, uno potrebbe anche pensare male e sospettare, che so, che anche lui sia iscritto su qualche losco libro paga. Forse non e’ cosi. Forse questo tizio e’ solo un sicofante. Uno che denigra a destra e soprattutto a manca, anzitutto chi cerca, in questi tempi duri, di fare qualcosa di giusto, che lasci un segno, fuori dal solito effimero movimentismo piazzaiolo. Non sapendo dove aggrapparsi per sminuire l’indiscutibile spessore della imminente Conferenza di Chianciano, si inventa che ad essa non parteciperebbero i baathisti iracheni. Toppato signor Grimaldi! Si capisce che non sai di che parli, ne di cosa siano oggi la resistenza irachena e il Baath. E passi! La cosa gravissima, l’infamia, e’ che il sicofante sostiene che siccome il governo ha concesso, in ottemperanza alla Costituzione e alle leggi vigenti, i visti ai relatori, non puo’ che trattarsi di individui “sospetti” che godrebbero della benevolenza “da parte degli occupanti”. Che figlio di p.! Il sicofante poteva almeno stavolta tacere, lasciandosi aperta una porta di servizio per venire a Chianciano ad ascoltare e a capire. Ha invece preferito, anche in questa occasione, fare causa comune con i piu’ retrivi ambienti filoUSA e filoIsraele.

5. IRAQ: SALVIAMO LA VITA A LIKA, WACEN E ZAINAB
Tre donne irachene condannate all’impiccagione con l’accusa di far parte della Resistenza
I LEGALI FANNO APPELLO AD AZIONI DI SOLIDARIETA’

La Suprema Corte Criminale di Bagdad ha condannato tre donne alla pena di morte per impiccagione con l’accusa di complicita’ nell’assassinio di poliziotti iracheni leali alle forze occupanti —fatto che la Corte considera “terrorismo”.
Il Sindacato degli Avvocati Iracheni ha reso noti i loro nomi.
Si Tratta di:
Lika Omar Muhammad, 26 anni: accusata, assieme al marito e al fratello, di aver partecipato all’omicidio di alcuni ufficiali collaborazionisti nella Zona Verde;
Wacen Taleb, 31 anni: accusata, durante una sparatoria, di aver ucciso cinque poliziotti;
Zainab Fadhel, 25 anni: accusata, assieme al marito e al cugino, di aver attaccato a Bagdad, nel settembre scorso, una pattuglia congiunta dell’esercito americano e iracheno.

Walid Hayali, avvocato e membro del Sindacato degli Avvocati Iracheni, ha affermato che la Corte ha emanato la condanna esecutiva (n.156) contro le tre donne senza permettere loro di disporre di proprio legale. L’avvocato fa appello all’opinione pubblica mondiale affinche’ si mobiliti per fermare queste esecuzioni e condannare le decisioni della Corte. Egli ha anche reso noto che Lika Omar Muhammad ha dato alla luce un figlio in prigione pochi mesi fa che ella sta ancora allattando, mentre Wacen Taleb e’ madre di un figlio di tre anni. Le tre donne sono adesso carcerate nella prigione “Kazim Yeh”, nel distetto di Kazimiyah di Bagdad.

ACCOGLIAMO SENZA INDUGI L’APPELLO PER SALVARE LA VITA DI LIKA, WACEN E ZAINAB
NELLA PROSPETTIVA DI PROMUOVERE ANCHE IN ITALIA UNA URGENTE MOBILITAZIONE AFFINCHE’ IL GOVERNO PRODI SI ESPRIMA CONTRO QUESTE CONDANNE A MORTE,
Chiediamo a tutti di inviarci la loro adesione e disponibilita’ a prendere parte alla campagna per la vita di LIKA, WACEN E ZAINAB
SCRIVETECI SUBITO: campoantimperialista@virgilio.it

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