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TROPPI GRILLI (E SBIRRI) PER LA TESTA

18. September 2007
Dove va a parare Beppe Grillo?

Che nel paese serpeggi un diffuso e sempre più cazzuto malcontento non c’era bisogno del “Vaffa.. Day” per saperlo. Beppe Grillo, che certo non ਠun giullare di corte, ha deciso di intercettarlo e, affinchà© esso non evapori, ha proposto che si materializzi in liste civiche alle prossime elezioni municipali. Gli oligarchi della partitocrazia, bersaglio delle sua invettive, sono andati su tutte le furie, accusandolo (da che pulpito!) di populismo, di qualunquismo e di fare… dell’antipolitica. Accusa, oltrechà© miserabile, sintomatica, perchà© segnala come per la casta bipolare la “politica” sia solo una metafora, un sinonimo di se stessa. Non fosse che per questo suo rappresentare un pericolo per il bipolarismo, il movimento di Beppe Grillo merita tutta la nostra simpatia. Tuttavia, il passaggio tra la semplice rappresentazione teatrale del malessere popolare a quello della sua rappresentanza politica, si configura come un doppio salto mortale. Non solo perchà©, come segnalano alcuni nel suo blog, il rischio ਠquello di impaludarsi nel già  visto, di diventare come gli altri. L’atto del rappresentare politicamente le opinioni, le istanze e i desiderata di vasti strati popolari in libera uscita dalla camicia di forza del bipolarismo, non ਠun puro e semplice fotocopiare. Dalla rappresentazione mimetica del malessere alla sua rappresentanza politica c’ਠuno scarto enorme, c’ਠl’obbligo di dichiarare ciಠche si vuole, la propria concezione del mondo, come la società  dovrebbe essere, non solo come portrebbe essere amministrata. Non che Grillo non vada proponendo da anni idee e soluzioni. Esse sono più o meno riconducibili ad una visione eticologica del capitalismo, l’idea vagamente proudhoniana secondo cui il mercato sarebbe il miglior sistema possibile a patto di eliminare le sue escrescenze oligopolistiche e monopolistiche. Un’idea vecchia come il cucco, ma non per questo poco persuasiva o meno contagiosa. Ammesso che Grillo riesca a costruire un movimento su simili fondamenta ideologiche, resta che esso dovrà  misurarsi con la politica, nel senso che dovrà  dirci come pensa di cambiare l’attuale stato di cose. In tempi in cui, come una metastasi, il capitale finanziario ha soppiantato quello industriale, mentre l’economia conosce processi di concentrazione oligolpolistica senza precedenti, mentre gli Stati non sono che comitati d’affari di questi grandi gruppi imperialistici, come pensa Grillo di raggiungere i suoi scopi? Con quali mezzi? Risposte chiare non ne ha date, ma abbiamo ragione di pensare che esse siano strampalate. Prendete ad esempio la condizione che per fare parte delle sue liste civiche occorre, oltrechà© non avere tessere di partito, essere “incensurati”. Questo piccolo dettaglio ਠin realtà  grandemente rivelatore. E’ una spia che vale molto più di tante battute ad effetto contro la partitocrazia. Svela non soltanto un girotondista quanto ingiustificato rispetto per l’operato della magistratura, rivela un perbenismo e un legalitarismo agghiaccianti. La Legge non ਠneutrale, si puo’ essere “censurati” per tanti motivi, tra cui “delitti” contro la proprietà , l’ordine pubblico, le istituzioni e le sue odiose bande armate, ecc. Quanti sono coloro che finiscono ingiustamente tra le maglie della Giustizia? Quanti i cittadini che vengono inquisiti e arrestati per manifestare il loro antagonismo? Quanti, anche solo da Genova in poi, i compagni denunciati e condannati? Che facciamo? Invece di dargli una medaglia all’onore li bolliamo come delinquenti togliendogli addirittura i diritti civili? E dei tanti che non sanno come sbarcare il lunario, costretti a “rubare” nei centri commerciali? Li espelliamo come delinquenti dalla comunità  politica? Siamo in un razzista Stato di Polizia caro Grillo, non puoi inveire contro la carcerazione per i lavavetri e poi limitarti a prenderne atto ostracizzando quelli che saranno eventualmente condannati. Non puoi scagliarti contro la partitocrazia e dimenticare che proprio quest’ultima fa le leggi, stabilisce ciಠche ਠlecito e ciಠche non lo à¨, che stupra lo Stato di diritto proponendo sanzioni penali sempre più crudeli. E’ sintomatico che a causa di questo rispetto devozionale verso lo Stato di Polizia il losco Di Pietro sia il più entusiasta fiancheggiatore dell’avventura grilliana.
Questa del rifiuto di ogni tipo di “censurati” nelle liste civiche si palesa quindi come una specie di bollino di garanzia, come una autocertificazione del proprio legalitario e borghesissimo perbenismo, tesa a mostrare al potere che dietro la maschera del ribellismo non c’ਠnulla, se non il più invertebrato e ossequioso rispetto della sua potestà .
Per questo sono effettivamente inquietanti le similitudini con “L’uomo qualunque”, il movimento fondato nell’immediato dopoguerra, guarda un po’ che analogia, dall’uomo di spettacolo partenopeo Guglielmo Giannini. Questi raccolse sଠl’insofferenza dei cittadini verso i partiti, ma finଠnel rappresentare il timore piccolo-borghese di ogni sovversione, le pulsioni reazionarie di ordine e di sicurezza. Non sono i grilli ma lo sbirro che Grillo ha per la testa a dover preoccupare.

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