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EBREI E NAZISTI

25. September 2007
Un’ossimoro e una cartina di tornasole

Si puo’ essere ebrei, nonchà© cittadini israeliani, e allo stesso tempo militanti nazisti? Si tratta davvero, come affermato dal Corriere della Sera del 9 settembre, di un “ossimoro”?
Questa ਠla domanda che si stanno ponendo le autorità  israeliane dopo la cattura, avvenuta l’8 settembre, di un gruppo neonazista formato da otto giovani, tutti cittadini israeliani, responsabile di aggressioni a stranieri, punk, gay e tossicodipendenti, ebrei ortodossi, nonchà© di aver sfregiato una sinagoga a Tel Aviv.
La risposta ਠvenuta quasi subito: assolutamente NO. Il ministro dell’Interno israeliano, Meir Sheerit, ha infatti chiesto che agli otto sospetti sia revocata la cittadinanza. Gli ha fatto eco il leader del partito religioso Shas, Elyahu Yishai, il quale ha ha affermato che se le accuse troveranno conferma sarà  necessario annullare la loro cittadinanza israeliana e quindi espellerli.
Chiediamoci per un attimo: in quale altro paese del mondo fondato sullo Stato di Diritto verrebbe in mente di sanzionare l’adesione al nazismo revocando la cittadinanza? Ovviamente a nessuno. Perchà© questo sia invece possibile in Israele ਠsemplice: perchà© Israele, lungi dall’essere un paese democratico fondato sullo Stato di diritto, ਠpiuttosto uno stato ideocratico, più esattamente sionista.
Israele si considera infatti un “Jewish State”, uno Stato Ebraico. Secondo la definizione ufficiale Israele “appartiene” solo a quelle persone che le autorità  israeliane definiscono ebrei, indipendentemente da dove vivono. Per cui, un arabo nato e cresciuto in Israele, gode di molti meno diritti di un ebreo che sia nato e viva in Papuasia o in Uganda. Su questo principio si fonda un autentico regime di apartheid, l’esclusione dei non-ebrei e la loro discriminazione. Ci si risponderà : ma anche gli arabi del ’48 o gli armeni hanno passaporto israeliano. Si ma in Israele conta molto di più il documento d’à¬dentità  che ognuno ਠtenuto a portare con sà© e ad esibire in qualsiasi momento. In questo documento figura la propria cosiddetta “nazionalità “. Da esso i poliziotti o qualunque altro funzionario pubblico possono vedere se sei ebreo, arabo, druso, circasso, caraita o samarita. E’ qui che scatta la discriminazione. Se sei non-ebreo sarai escluso dal diritto di possedere terra, di accedere a questo o a quell’incarico pubblico, di godere o meno di sussidi, ecc. Da notare che la distribuzione ineguale dei diritti lo Stato israeliano l’ha recepita accogliendo in toto le regole dell’Organizzazione Sionista Mondiale (WZO). Che dice questo decalogo concepito ai tempi delle prime colonizzazioni della Palestina? Che nelle zone amministrate dagli ebrei, ਠproibito ai non-ebrei di stabilire la propria residenza, di esercitare attività  commerciali, di comprare o affittare la terra, o di godere del diritto al lavoro.
La “nazionalità ” decide dunque la percentuale di diritti di cui si puಠdisporre. La discriminazione cessa ove ci si converta al giudaismo. La prova del nove di questo costitutivo regime di apartheid ਠil l’apparente paradosso per cui Israele. nel documento d’à¬dentità , nega se stesso, ovvero non contempla la dicitura “nazionalità  israeliana”.
E’ come se l’Italia decidendo di definirsi uno “Stato cattolico”, obbligasse i suoi cittadini a dichiarare nella propria carta d’identità  se si ਠcattolici, musulmani, Testimoni di Geova, atei, ecc., e giungesse all’assurdo di considerare “nazionalità ” queste fedi religiose facendo addirittura sparire la categoria della nazionalità  italiana.
La conseguenza di una simile abnorme discriminazione sarebbe che solo se si convertissero al cattolicesimo gli italiani non cattolici sarebbero cittadini a pieno diritto, ovvero considerati italiani al cento per cento. Davanti ad una simile mostruosità  giuridica potete immaginare quante accuse di antisemitismo giungerebbero dalla potente conventicola sionista. En passant: i paesi occidentali giustificano la loro ostilità  verso l’islam invocando il criterio della reciprocità , affermando che saranno più tolleranti quando i paesi musulmani faranno altrettanto coi cristiani. Come mai non chiedono la stessa cosa ad Israele? Come mai strillano contro il fondamentalismo musulmano ma tacciono sul carattere ideocratico e confessionale dello stato di Israele?
L’ossimoro per cui un gruppo di ebrei sia nazista rimanda all’ossimoro che ਠlo Stato stesso d’Israele e alla duplicità  con cui esso definisce l’ebreo. Per Israele, infatti, si puಠessere ebrei non solo per linea di sangue (avere una madre, una nonna, una bisnonna o una… trisavola ebrea), ma pure chi sia di religione ebraica. Tuttavia tra i due criteri quello davvero decisivo non ਠquello matrilineare ma quello religioso, e da questo discende il diritto di cittadinanza. Controprova: chi si converta dal giudaismo ad un’altra religione, ad esempio all’Islam, non ਠpiù considerato ebreo, perdendo dunque gran parte dei suoi diritti di cittadinanza. Cosଠsi spiega come sia possibile che agli otto nazisti israeliani gliela si voglia togliere con tanto di deportazione. Non decide che essi abbiano madre ebraica, decide che l’adesione al nazismo ਠconsiderata alla stregua di una “apostasia”, all’ abbandono della religione. Da notare che per la legge israeliana (“Legge dell’ingresso” e “Legge del ritorno”) la deportazione ਠinfatti applicabile solo agli stranieri non-ebrei —tant’ਠche il Ministero dell’Interno non ha l’autorità  di impedire ad un ebreo, anche un pericolosissimo criminale comune, di stabilirisi e vivere in Israele.
Questo fa venire a galla l’altro ossimoro, quello del sionismo: l’assurdo apparente per cui una dottrina politica nata laica scelga come proprio presupposto e criterio costituivo dell’israelianità  il principio confessionale dell’appartenenza religiosa. La conferma del carattere ideocratico-sionista dello Stato d’Israele ਠscolpita nella legge che il Knesset approvಠnel 1985. Essa stabilଠche i partiti che si oppongono al principio per cui Israele ਠuno Stato ebraico o propongono di modificarlo, anche per via democratica, non possono presentare candidati da eleggere al Parlamento.
Conclusione: Israele non ਠaffatto uno Stato democratico poich੠si fonda sul sionismo, ovvero discrimina ed esclude non solo gli arabi o i seguaci di altre fedi, ma pure i cittadini israeliani che pur essendo ebrei non si considerino sionisti.

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