Site-Logo
Site Navigation

Interrogazione parlamentare di Caruso sui compagni turchi Avni e Zeynep

26. September 2007

Abbiamo appreso che l’onorevole
Francesco Saverio Caruso si sta interessando della sorte di Avni e
Zeynep, i due compagni turchi arrestati nel 2004 in Italia insieme a
tre dirigenti del Campo antimperialista nel quadro della più ampia
“operazione” Tracia che provocಠarresti in vari paesi europei e in
Turchia. La posizione dei due compagni turchi ਠmolto delicata: dal 1°
aprile 2004 marciscono nella galere italiane in barba al principio
della presunzione di innocenza e ora, come se non bastasse, la Turchia
ha chiesto l’estradizione di Avni mentre Zeynep ha già  un’estradizione
verso la Germania. Sono tanti i punti su cui divergiamo da Caruso,
punti che investono concezioni e scelte politiche di fondo come anche
le modalità  del fare politica, ma apprezziamo vivamente il suo
interesse per la pesante situazione dei due compagni turchi e ci
auguriamo che continui a lavorare con noi e con tutti gli altri
compagni, organizzati o singoli, per impedire che l’Italia commetta a
danno dei due compagni, già  arbitrariamente detenuti da tre anni, una
ulteriore infamia.

ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/04907
Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 15
Seduta di annuncio: 208 del 20/09/2007
Firmatari
Primo firmatario: CARUSO FRANCESCO SAVERIO
Gruppo: RIFONDAZIONE COMUNISTA – SINISTRA EUROPEA
Data firma: 20/09/2007
Destinatari
Ministero destinatario:
• MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 20/09/2007
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-04907
presentata da
FRANCESCO SAVERIO CARUSO
giovedଠ20 settembre 2007 nella seduta n. 208
CARUSO. –
Al Ministro della giustizia.- Per sapere – premesso che:
in data 1o aprile 2004 sono stati tratti in arresto in Italia due esuli turchi presunti membri
dell’organizzazione DHKP-C, Avni Er e Zeynep Kilic durante un’operazione repressiva di dimensioni
internazionali organizzata dalle Autorità  turche in collaborazione con le Autorità  di vari Stati europei
che ha portato all’incriminazione di 82 persone nella sola Turchia e altre 59 tra Germania, Olanda,
Belgio e Italia;
il 20 dicembre 2006 si ਠconcluso a Perugia il processo di primo grado, che ha visto gli esuli turchi
condannati rispettivamente a 7 e 5 anni di carcere, a causa del loro lavoro di contro-informazione sulla
politica repressiva dello Stato turco, in particolar modo sulle condizioni drammatiche di vita dei
prigionieri politici rinchiusi nelle carceri turche di tipo-F;
si fa presente che gli altri inquisiti nella medesima inchiesta in Europa sono stati tutti rilasciati e
altrettanto ਠavvenuto in Turchia;
mentre il 7 maggio Clemente Mastella, Ministro di giustizia ha firmato l’estradizione verso la Germania
di Zeynep, ed ਠdi giugno la richiesta di estradizione per Avni avanzata direttamente dalle autorità 
turche;
le Autorità  turche accusano Avni Er per la contestazione portata nel 2000 al ministro degli esteri turco
in visita al Parlamento europeo a Bruxelles, contestazione in cui vennero mostrate le foto dell’assalto
militare del 1999 al carcere di Ankara nel corso del quale 10 prigionieri politici vennero torturati a
morte;
in 7 anni di proteste estreme contro l’isolamento carcerario portate avanti con l’unica arma a loro
disposizione, cioਠlo sciopero della fame, nelle carceri turche sono morti 122 detenuti mentre più di 600
sono rimasti invalidi a vita;
il timore per Avni Er e Zeynep Kilic ਠche al loro arrivo in Turchia essi vengano immediatamente
incarcerati e torturati. Avni Er e Zeynep Kilic non possono essere consegnati alla Turchia, paese in cui
essi rischiano la vita;
secondo le indicazioni di Amnesty International e di tutte le organizzazioni internazionali sui diritti
umani ancor oggi nelle carceri turche viene usata sistematicamente la tortura e lo stupro: durante il
periodo di detenzione senza alcun contatto con l’esterno, polizia e gendarmeria praticano nei confronti
dei detenuti ogni tipo di violenza, con anche elettroshock a genitali e seni;
difatti il processo di democratizzazione dello Stato turco va formalmente avanti, nonostante, nella
realtà , i diritti umani e le elementari regole di democrazia siano violate sistematicamente;
anche nei rapporti recenti di Amnesty International sulla Turchia si sottolinea come siano “continuate
a pervenire segnalazioni di tortura, che hanno evidenziato il crescente impiego di metodi che non
lasciano segni visibili sul corpo. I detenuti hanno continuato ad essere sottoposti a trattamenti quali
scosse elettriche, sospensione per le braccia e la falaka (percosse sotto la pianta dei piedi). Altri metodi
di tortura e di maltrattamenti regolarmente segnalati comprendono gravi percosse, abusi sessuali,
l’essere colpiti con violenti getti d’acqua fredda pressurizzata, l’essere denudati durante gli interrogatori,
minacce di morte e di stupro, altre torture psicologiche, privazione del sonno, del cibo, di qualsiasi
bevanda e la proibizione ad usare i servizi igienici. Secondo i rapporti, le donne e le ragazze arrestate
hanno subito frequentemente stupri e abusi di tipo sessuale”;
il rapporto di Amnesty del 2003 segnala ad esempio la vicenda di “Hamdiye Aslan: donna circa di 37
anni madre di cinque figli, fermata a marzo a Mardin, nella provincia di Kà½zà½ltepe e trattenuta per due
giorni presso la sezione anti-terrorismo della polizia di Mardin. Secondo quanto riferito, la donna à¨
stata spogliata e sodomizzata con un manganello, bendata e minacciata, schernita quando ha supplicato
i suoi torturatori. Hamdiye Aslan ਠstata trattenuta nella prigione di Mardin per quasi tre mesi fino al
momento del rilascio in attesa del processo. I referti medici hanno confermato le sue denunce di tortura.
Il procuratore di Mardin ha aperto un’indagine su cinque agenti di polizia accusati di averla torturata,
mentre l’Ordine dei medici turco ha aperto una procedura contro due medici che avevano
precedentemente dichiarato che la donna non era stata torturata”;
nel medesimo rapporto si segnalano altre decine di casi, come ad esempio le torture subite da “Tekin
Demir arrestato insieme al figlio, tenuto bendato, denudato, per diversi giorni ha ricevuto scosse
elettriche, ਠstato colpito con getti d’acqua fredda, percosso e minacciato, gli sono stati strappati i
capelli e i baffi, le dita sono state ustionate con acqua bollente, le mani fratturate con gli stivali mentre
giaceva sul pavimento”;
i rapporti inoltre evidenziano come “le vittime di tortura che hanno tentato di portare le loro denunce
in tribunale hanno continuato ad incontrare grossi ostacoli. Poichà© i detenuti erano frequentemente
bendati, non era possibile identificare i torturatori. Spesso i referti medici che provavano l’avvenuta
tortura sono stati distrutti e i medici che hanno documentato la tortura sono stati minacciati.
L’intimidazione delle vittime e dei testimoni e un clima generalizzato di timore hanno anche contribuito
a mantenere l’impunità , cosଠcome ha fatto la riluttanza dei procuratori ad indagare sul comportamento
dei membri delle forze di sicurezza”;
l’isolamento nelle prigioni di massima sicurezza ha continuato ad essere oggetto di forte critica da parte
delle organizzazioni internazionali in difesa dei diritti umani: le autorità  turche infatti hanno proseguito
nella costruzione di ulteriori penitenziari di tipo F e ad aggiungere, alle carceri già  costruite, nuove
sezioni in cui i dormitori sono stati sostituiti con piccole celle. Migliaia di reclusi nelle prigioni di tipo
F subiscono uno stato di detenzione crudele, tenuti in isolamento prolungato o in isolamento a piccoli
gruppi, trattamenti che possono configurarsi come inumani o degradanti, che disattendono
sistematicamente le raccomandazioni del Comitato europeo per la prevenzione della tortura;
gli scioperi della fame contro le carceri di tipo F sono continuati e nel corso dell’anno hanno causato la
morte di altre decine di detenuti. Sono giunte diverse segnalazioni circa i maltrattamenti subiti dai
detenuti all’interno delle prigioni di tipo F, ma si sono rivelate difficili da verificare a causa dell’accesso
limitato a tali strutture. Sotto la scure della censura ਠfinita finanche l’ex presidente della commissione
parlamentare sui diritti umani, Sema Piskinsut, rimossa dall’incarico non appena ha dichiarato che la
tortura in Turchia ਠpratica sistematica: Piskinsut ha anche scritto un libro sulla tortura, per il quale ha
subito l’incriminazione da parte del tribunale per la sicurezza dello stato;
più in generale sono centinaia i rappresentanti di organizzazioni per i diritti umani, partiti politici e
sindacati che per aver denunciato le condizioni drammatiche di vita nelle prigioni di tipo F sono stati
incriminati secondo l’articolo 169 del codice penale per complicità  con organizzazioni armate illegali;
anche gli arresti di Avni Er e Zeynep Kilic rientrano in questa casistica, tant’ਠche gli arresti e le
perquisizioni si sono svolte esclusivamente nelle sedi rappresentative di associazioni democratiche ed il
materiale sequestrato come prova della loro presunta attività  eversiva sono nella maggior parte dei casi,
semplici dossier, volantini e materiale informativo sulle condizioni di vita nelle prigioni di tipo F;
fra i vari aspetti segnalati nel rapporto della Commissione europea sulla Turchia, emerge l’ancora
preoccupante influenza dei militari nella società  civile e nella politica, e i “casi di tortura fuori dai
centri di detenzione”, le “violazioni dei diritti umani nel sud-est curdo”, i casi di “impunità ” di
“maltrattamenti da parte delle guardie carcerarie” e “l’applicazione troppo estesa dell’isolamento per i
prigionieri”;
per questi motivi, l’estradizione di Avni Er e Zeynep Kilic verso la Turchia, sarebbe ancor più grave
sapendo che questo paese pratica nelle sue carceri la tortura e l’isolamento;
si ricorda che violano il diritto internazionale non soltanto i Paesi che ricorrono a tortura e
maltrattamenti, ma anche i governi che rimpatriano persone ben conoscendo il rischio di tortura cui
esse vengono cosଠesposte;
Louise Arbour, alto commissario dell’ONU per i diritti umani, ha inoltre dichiarato, nel maggio 2006,
di ritenere che le eventuali garanzie diplomatiche non possano costituire una protezione efficace contro
la tortura e i maltrattamenti, cosଠcome Thomas Hammarberg, commissario del Consiglio d’Europa per
i diritti umani, ha rilevato, nel giugno 2006, che le garanzie diplomatiche non sono credibili e non si
sono dimostrate efficaci in merito ad un caso analogo di rifugiati politici turchi per i quali il Belgio ha
rifiutato di concedere l’estradizione -:
se non ritenga il ministro opportuno attenersi per i casi di Avni Er e Zeynep Kilic al dispositivo di
diritto comunitario e internazionale per il quale l’estradizione non puಠessere autorizzata se vi ਠun
pericolo concreto di violare una norma imperativa del diritto internazionale pubblico, quale il divieto
della tortura o di altre pene e trattamenti disumani e degradanti.
(4-04907)

Topic
Archive