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DALLA PARTE DEL POPOLO DI MYANMAR

4. October 2007
Nà© Than Shwe nà© San Suu Kyi
Dichiarazione del Campo Antimperialista. 3 ottobre 2007

Da metà  agosto Myanmar ਠsconvolta dalla protesta popolare.

Il fattore scatenante delle mobilitazioni ਠstata la decisione della Giunta Militare di eseguire le direttive della Banca mondiale e del FMI, ovvero di raddoppiare i prezzi dei carburanti e, a cascata, di svariati generi di prima necessità .

Iniziate spontaneamente nella capitale queste manifestazioni si sono estese e politicizzate. Dalla richiesta di calmierare i prezzi a quella di porre fine alla odiosa dittatura militare, il passo ਠstato breve.

La principale forza politica di opposizione, la “Lega Nazionale per la Democrazia” (LND), di cui la nobel San Suu Kyi ਠda anni l’icona, dopo un primo momento di imbarazzo, ਠscesa in campo nello sforzo di incanalare il movimento di protesta e di usarlo come strumento di pressione per obbligare la Giunta Militare al “dialogo” con l’obbiettivo di dar vita ad un “governo di salvezza nazionale”. Concorde con questa linea negoziale (strumentalmente dipinta come “non violenta”) e allo scopo di evitare une vera e propria insurrezione popolare, ਠentrato in scena anche il potente clero buddista.

La risposta del regime militare (che si spaccia come la sola salvezza per tenere unito il paese) non si ਠfatta attendere. Sorto grazie al bagno di sangue nel quale fu soffocata l’insurrezione dell’agosto-settembre del 1988, temprato dalla pratica di sistematica soppressione dei movimenti guerriglieri maoisti e delle nazionalità  oppresse, esso ha scatenato una brutale repressione, incarcerando i militanti sindacali e studenteschi, soprattutto quelli appartenenti alle numerose minoranze nazionali, ed infine colpendo gli stessi seguaci di San Suu Kyi, ovvero i notabili della LND e alleati.

I media internazionali, ubbidendo alla medesima centrale di disinformazione strategica nordamericana, hanno scatenato una massiccia campagna si appoggio, non tanto alla rivolta popolare, ma alla LND e ai suoi alleati. Lo scopo ਠpalese: isolare e indebolire la infida Giunta Militare con l’obbiettivo di permettere all’opposizione filoimperialista di salire al potere. In questa prospettiva Bush e i suoi zimbelli europei hanno proposto sanzioni immediate contro Myanmar. Non ਠun segreto per nessuno che la coalizione di cui San Suu Kyi ਠil simbolo, gode di potentissimi appoggi negli Stati Uniti, sia da parte di fondazioni neocon che democratiche. Come non ਠun caso che le forze filoimperialiste raccolte attorno alla LND abbiano fondato nel 1995 un governo in esilio che ha sede proprio negli Stati Uniti e di cui il cugino di San Suu Kyi ਠprimo ministro.

Se l’esportazione della democrazia ਠil famigerato cavallo di battaglia degli Stati Uniti per abbattere tutti I governi dei paesi ostili per poi afferrarli nella propria sfera geopolitica, San Suu Kyi e la LND sono in Myanmar il loro Cavallo di Troia.

L’alto rischio che la rivolta faccia da apripista all’ascesa al potere di forze asservite agli interessi nordamericani non puಠtuttavia giustificare alcun atteggiamento di ostilità  verso il movimento popolare e le sue legittime aspirazioni democratiche.

Nà© puಠgiustificare un atteggiamento di indifferenza verso la rivolta popolare il rischio che Myanmar, nel caso i filoamericani giungano al potere, diventi una base militare puntata contro la Cina e, in subordine attrezzata per controllare l’India.

Myanmar interessa infatti sia la Cina che l’India. Per Pechino questo paese ਠun vitale sbocco strategico sull’Oceano indiano e una piazzaforte per controllare le autostrade oceaniche dove passa il petrolio per le sue industrie. Per l’India ਠl’unico corridooio per far trabsitare le sue merci verso i mercati emergenti dell’Indocina e dell’arcipelago indonesiano. Se Pechino sostiene la Giunta Militare con ogni mezzo, Nuova Delhi teme l’eventuale collaso del regime militare il quale potrebbe sfociare nell’esplosione su linee etniche di Myanmar, la quale avrebbe conseguenze disgregatrici sui suoi territori del Nord Est (Assam, Nagaland, Tripura, Meghalaya, Manipur, Mizoram and Arunachal Pradesh) dove sono attivi potenti movimenti di liberazione nazionale, sialmici e antimperialisti. Cina e India temono cosà¬, non solo che giungano al potere le forze filoamericane, temono altrettanto che Myanmar sia scovolta da una vera rivoluzione dal basso. Cinesi e indiani usano Myanmar come una pedina nel loro gioco strategico e geopolitico e se ne infischiano dei bisogni delle masse di Myanmar, come del resto delle loro proprie.

Siamo al fianco del popolo di Myanmar e anzitutto alle organizzazioni rivoluzionarie democratiche, ai sindacati, alle nazionalità  oppresse, nelle quali un ruolo di punta svolgono i militanti comunisti e socialisti.

Sosteniamo in particolare quelle forze popolari che respingono sia l’ipotesi di un regime “democratico” narcotrafficante asservito agli Stati Uniti, sia quella di un regime di condominio tra l’esercito, il clero buddista e la LND di San Suu Kyi.

Ci auguriamo che il popolo continuerà  a combattere fino alla vittoria della rivoluzione democratica, una rivoluzione che consegnando il potere al popolo, porrà  finalmente fine sia all’oppressione sociale dei poveri che a quella delle minoranze nazionali.

Nà© servi degli USA nà© della Cina!

Con la rivolta popolare fino alla Rivoluzione democratica!

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