Prendiamo atto con rammarico del vostro rifiuto a svolgere l’incontro che vi abbiamo proposto. Insistiamo che quella sarebbe stata la sede adeguata per fornirvi tutti i chiarimenti che ci chiedevate rispetto alla cosiddetta “questione dei comunitaristi”.
Chiarimenti diretti e documentati dei quali dovete fingere di non avere bisogno allo scopo di sorreggere la vostra strampalata accusa secondo cui noi saremmo “infiltrati da elementi fascisti”.
Il rifiuto di una cosa tanto semplice quale quella di svolgere un incontro bilaterale aggiunge errore ad errore, poichà© cos’altro significa questo se non l’interruzione da parte vostra di ogni rapporto di collaborazione con noi?
Non ne facciamo una tragedia. E’ vero che vi abbiamo visto a nostro fianco in alcune delle battaglie da noi ingaggiate, ma non abbiamo mai pensato che i nostri rapporti di collaborazione fossero a prova di bomba, giacchà© non ci sono mai sfuggiti i profondi limiti della vostra visione e azione politica. Limiti che la vostra risposta condensa in maniera quanto mai chiara.
Il vostro ਠun antimperialismo museale, incartapecorito, parolaio. L’alfa e l’omega del vostro discorso ਠinfatti racchiuso nella noiosa litania che tutto va subordinato al partito (comunista), che tutto dipende dal partito, che il tutto ha valore solo in quanto subordinato al partito. E siccome voi e solo voi sareste al contempo incubatrice e levatrice di questo partito, quindi portatori dell’unico messaggio salvifico, giungete a pensare che il mondo intero vi giri attorno. Ovviamente di questo non si avvedono la Resistenza irachena o quella palestinese, i combattenti delle FARC o quelli di Hezbollah. Nà© sanno che voi li avete arruolati d’ufficio nel “campo della rivoluzione proletaria”. Quisquilie! Siccome la storia procede ineluttabilmente verso il socialismo tutti questi rivoli, anche se non lo sanno, anche ove si ponessero altre finalità , questi “rivoletti” finiranno ineluttabilmente nel fiume in piena della rivoluzione socialista mondiale. Il bello non ਠtanto che ancora crediate in questa leggenda. Il bello ਠche in virtù del fatto che vi considerate i soli a crederci, ritenete che la storia vi premierà , affidando a voi e a voi soltanto il compito salvifico di guidare l’umanità , bandiere rosse al vento, verso la propria emancipazione.
I confini tra il soggettivismo e la megalomania, tra il meccanicismo fatalista e l’allucinazione patogena, sono labili. Voi date l’impressione di averli allegramente superati.
Solo se mettiamo in conto questo universo concettuale allucinato possiamo comprendere la vostra mossa politica. Dal momento che volete imporvi come campioni della ricostruzione del partito marxista-leninista-maoista, che cercate di diventare la principale calamita in quella gabbia di matti del gruppettarismo “ultracomunista”, le relazioni con noi non vi risultano utili, anzi sono d’impaccio. Non le “masse popolari”, che se ne fregano di queste beghe, ma questi boriosi gruppettari (il cui odio nei nostri confronti ਠnotorio) sono i vostri committenti. Essi vi hanno chiesto un gesto simbolico e voi, decisi a restare nella loro tribù, glielo avete fornito.
Dovevate trovare in fretta un motivo, un pretesto. Nulla di più facile che mettersi sulla scia della campagna di “rossobunismo” già rovesciataci addosso dai grandi mezzi di comunicazione a partire dall’autunno 2003. La storia si ripete sempre due volte, la prima come tragedia, la seconda come farsa. Allora era da poco che avevamo annunciato pubblicamente l’adesione dei “Comunitaristi” al Campo. Allora era comprensibile che vi fosse chi dubitava della irreversibilità della rottura col passato di alcuni di loro. Sono passati quattro anni. Non solo il collettivo comunitarista non esiste da un pezzo (si sciolse contestualmente all’ingresso nel Campo). Quei compagni hanno compiuto un trasparente percorso politico che li ha portati a superare sia il comunitarismo che il cosiddetto nazionalitarismo. Essendo approdati non solo ad un antimperialismo rivoluzionario, ma ad una concezione comunista del mondo, hanno dato vita al collettivo “Comunità Proletarie Resistenti”. Parlano i loro testi, parla la loro pratica politica, non solo antimperialista e anticapitalista, bensଠantifascista (ciಠche tra l’altro ਠcostato loro un’aggressione subita ed alcuni tentativi non riusciti proprio da parte di fascisti romani).
Questo avremmo voluto significarvi se aveste accettato l’incontro chiestovi. Portando umilmente prove, fatti, circostanze. Cose che avrebbero potuto aiutarvi, se solo foste stati sinceri, se solo davvero aveste a cuore la verità , a fare marcia indietro. Ma marcia indietro non potevate fare, non solo a causa della vostra superbia, quanto a causa della necessità di non subire la stessa condanna all’ostracismo che noi subimmo da parte della gabbia di matti “ultracomunista”.
Tra l’altro, questo vostro atteggiamento irresponsabile ha avuto anche l’effetto di far saltare di fatto il coordinamento contro l’estradizione dei compagni turchi, a dimostrazione di quanto possa nuocere alla stessa causa della solidarietà internazionalista la vostra cecità politica.
Per adesso arrivederci.
Chi ha più filo da tessere tesserà .
il direttivo del Campo Antimperialista