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“Qualcuno era comunista perchà© sognava una libertà diversa da quella americana.
Qualcuno era comunista perchà© credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri”
Giorgio Gaber
Se c’ਠun appuntamento al quale gli antimperialisti non possono mancare, questa ਠla manifestazione di Vicenza.
Saremo in mezzo agli altri perchà© condividiamo i motivi della loro opposizione alla nuova base.
Saremo con gli altri perchà© dietro ad un No si celano infiniti SI.
“Cosa volete che sia concedere agli americani un altro pezzo di terra italiana per costruirci sopra una base militare strategica?
Ce ne hanno già tante che una un più non fa testo. E poi, mica possiamo far cadere il governo Prodi per Vicenza!”.
Cosଠragiona la sinistra “radicale”, radicale oramai solo nell’abbracciare un turpe realismo politico che fa scempio degli ideali e delle aspettative di tanti cittadini che invano hanno sperato che l’esonero di Berlusconi annunciasse una svolta reale, nella politica estera e in quella interna.
Il governo Prodi non poteva dimostrare in maniera più secca che si tratta di due facce della stessa medaglia: se nella politica estera ubbidisci agli americani, in quella interna non puoi che assecondare gli interessi di una borghesia che da sempre considera gli Stati Uniti la propria patria elettiva.
Qui non si tratta di una base, si tratta della base… della base di ogni discorso politico, di ogni visione sul futuro dell’Italia, dell’Europa e del mondo.
Vicenza tira anzi in ballo due opposte visioni del mondo.
Da una parte chi ritiene irreversibile la collocazione del nostro paese a fianco degli americani, e quindi intruppata come forza di complemento nella Guerra Infinita.
Dall’altra tutti quelli che a vario titolo e con le idee più diverse, ritengono che l’Italia possa e debba cessare di essere una nazione a sovranità limitata, una gigantesca servitù militare. Di quelli che sostengono che come l’occupazione tedesca finଠnel 1945, anche a quella americana che la rimpiazzಠandrà posto termine.
Di questo campo noi facciamo parte, ma non siamo neutralisti o, come si diceva ai tempi della Guerra Fredda, terzocampisti.
Fino a prova contraria, la Guerra Infinita made in USA non si svolge contro un altro paese o blocco imperialista. Se lo scontro fosse tra due briganti che si azzuffano per saccheggiare i paesi più poveri, per spartirsi il bottino; se cioਠla guerra in corso fosse una guerra tra blocchi imperialisti, il terzocampismo, “nà© con questo nà© con quello”, sarebbe una posizione legittima.
Ma le cose non stanno cosà¬.
Le cose stanno che la Guerra infinita si svolge contro popoli e paesi i quali, per dirla in breve, hanno governi che contrariamente a Prodi hanno il coraggio e la fermezza di opporsi all’Impero americano e alle sue pretese egemoniche ed espansionistiche.
Vi ਠtra noi, lo sappiamo, chi non ama certi governi, chi non si schiera con certe nazioni per via del fatto che non sono sufficientemente democratici e liberali. Neanche noi amiamo il dispotismo, in nessuna maniera esso si manifesti. Ma la democrazia e la libertà dei singoli non possono esservi in nazioni schiavizzate. Lo dimostra il fatto che tutti i paesi di prima linea schierati con Bush soffocano sotto il tallone di feroci dittature.
La libertà i popoli se la conquistano con la lotta, la libertà non sarà mai vera ove venisse conferita da un tiranno. Un popolo puಠconsiderarsi libero solo se consente agli altri il diritto di scegliersi il futuro che preferisce. Se non puಠesserci democrazia senza sovranità popolare, un popolo ਠsovrano solo quando ਠpadrone a casa propria.
C’ਠdi più. La Guerra Infinita si accanisce anzitutto, bollandoli come “terroristi” contro tutti quei movimenti popolari che alla capitolazione all’Impero hanno scelto la via della Resistenza. Ebbene, le Resistenze palestinese, libanese o irachena, per quanto possano essere riprovevoli i metodi che esse sono costrette ad usare data la spaventosa disparità di mezzi rispetto ai nemici che combattono, sono cento volte più gravide di liberà e democrazia dei regimi imperialisti occidentali i quali possono permettersi questo lusso solo in quanto essi sono paesi dominanti —e lo sono solo grazie alla schiacciante superiorità militare con la quale minacciano e poi annientano ogni popolo che osi respingere il loro strapotere.
Sotto il cielo di Vicenza non ci sarà dunque solo l’Italia che si ribella alla nuova base militare americana, base che ਠsolo l’aspetto più eclatante di un’occupazione proteiforme che ਠpolitica, economica, culturale e ideologica. Sotto il cielo di Vicenza vorremmo giungesse la voce di tutti quei nuovi partigiani che nel mondo resistono e combattono, con modestissimi mezzi ma con grande forza morale, contro le truppe imperiali e i loro ascari (anche italiani). Dalla loro lotta, tutti lo sapete, dipende il nostro futuro, non certo da questa o quella “verifica”, da questa o quella manovretta parlamentare.
Il cielo di Vicenza confina con quello di Gaza, di Beirut, di Baghdad, di Caracas. Voi tutti lo sapete.
Il vento della rivolta contro l’Impero americano soffia ancora da Sud verso Nord, nessuno potrà fermarlo