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L’INDIPENDENZA CHE?

12. February 2008

Il Kosovo, la Serbia e l’Imperialismo
Dal Notiziario dell’11 Febbraio 2008

Carissimi,
respingere l’autodeterminazione dei popoli ਠsbagliato e non sta a voi decidere arrogantemente quali popoli hanno diritto all’autodeterminazione e quali no. Prendete esempio dai Baschi, che con tutti i distinguo del caso, sono comunque favorevoli all’autodeterminazione, anche del Kosovo, perch੠ਠun diritto inalienabile di tutti i popoli. Sul Kosovo, oltre a vaghi e fumosi distinguo, la verità  à¨ che siete schierati acriticamente con i serbi, che sono storicamente gli “imperialisti” dei Balcani. I diritti inalienabili valgono per tutti, non a sono a vostra discrezione… le eccezioni le fanno gli imperialisti, secondo ciಠche loro conviene e… voi… ciಠvi rende poco credibili secondo me.
Cordiali saluti“.
Carmine C.

Questo telegrafico quanto fulminante giudizio ci e’ stato inviato da un nostro lettore a commento dell’ultimo Notiziario, in particolare al pezzo intitolato “L’ECCEZIONE E LA REGOLA. Perche’ siamo contrari alla secessione del Kosovo”.

Tra pochi giorni, pare il 17 febbraio, per bocca del primo ministro in pectore Hashim Thaci (che se il Tribunale dell’Aja non fosse una pagliacciata avrebbe dovuto incarcerare come il numero un nella lista dei criminali di guerra balcanici), Pristina proclamera’ la sua indipendenza. Potra’ farlo perche’, in barba alla Risoluzione ONU 1244, Stati Uniti e Unione Europea, lo hanno spinto su questa strada.
Che l’autodeterminazione sia un diritto inalienabile di tutti i popoli ਠun principio sacrosanto, quanto il divorzio per un componente di una coppia che voglia decidere di andare per conto suo. A differenza di un semplice divorzio, che attiene ai diritti dell’individuo, l’autodeterminazione di una nazionalita’ (di cui l’indipendenza statale ਠsolo una delle modalità  possibili) chiama in causa interessi generali, riguarda la sfera geopolitica dei rapporti tra Stati e, quel che per noi piu’ conta, tocca le sorti della lotta globale all’imperialismo.

In generale noi pensiamo:

Nessun principio democratico, per quanto legittimo in linea generale, puo’ essere considerato astrattamente, come fosse un sacro comandamento religioso.
La rivendicazione di un diritto e il suo fattuale esercizio non sono la medesima cosa. Concedere un diritto non significa prescriverlo.
Riconoscere un diritto in linea di principio non vuol dire ammetterlo in qualsiasi momento storico, a prescindere dalla concreta situazione politica.
Esercitare un diritto alla autodeterminazione, e’ legittimo e lecito se e solo se la sua attuazione da parte di un popolo non pregiudica quello di altri.

Concretamente:
noi riteniamo che ove l’indipendeza di un popolo sia funzionale agli interessi generali dell’imperialismo, ove cioe’ essa aiuti il tiranno nella sua politica globale di oppressione di altri popoli e nazioni, l’esercizio di questo diritto, ovvero la fondazione di uno Stato, vadano respinti. Quando la parte confligge col tutto, la parte va subordinata al tutto. Se uno schiavo accettasse vantaggi dal proprio padrone a danno di altri schiavi, questo diventa in realtà  servo non un uomo libero. Possono esserci popoli che attraverso dirigenti al servizio dell’Impero svolgono una funzione di crumiraggio? Sà¬, possono esserci. Il Kosovo ਠuno di questi casi sciagurati. Come quello dei curdi iracheni, che in nome della loro “libertà ” non solo hanno appoggiato l’occupazione americana, ma hanno messo le loro milizie al servizio degli occupanti. E’ simile il caso del Kosovo a quello del Kurdistan iracheno? Si, lo e’.

Il Kosovo puo’ infatti pensare di secedere solo grazie alla presenza, di 17mila soldati della NATO, ovvero della piu’ potente coalizione militare di ogni tempo, braccio armato di nazioni imperialiste che campano grazie all’oppressione di gran parte dell’umanità . Svolge forse la NATO la funzione di garante e sentinella degli albanesi del Kosovo per amore della liberta’ e del pricipio di autodeterminazione? No! La svolge perche’ staccare il Kosovo dalla Serbia risponde ad un precisio disegno geopolitico di potenza, di controllo strategico dei Balcani.
Da questo punto di vista, il Kosovo ਠuna pedina del grande gioco imperiale, mentre la Serbia svolge una funzione indiscutibile di contrasto.
Sorge la domanda: da che parte debbono stare gli altri popoli oppressi se quelli che li opprimono, dall’indipendenza del Kosovo, usciranno decisamente piu’ forti? Alle persone che vogliono davvero porre fine alla tirannide euroamericana, la (poco) ardua sentenza.
Se i baschi, la cui causa abbiamo notoriamente a cuore, sostengono la secessione del Kosovo, sbagliano. Sbagliano di brutto se pensano di ottenere qualche punto a favore dal fatto che ਠstato stabilito un precedente. Non conta che qualcuno abbia ottenuto un diritto, come come questo sia stato ottenuto. I baschi non otterranno alcun vantaggio da un popolo che si ਠmesso al servizio dell’imperialismo e della NATO. Lo loro causa sara’ piu’ forte solo nel caso in cui un popolo ottenga con la lotta i propri diritti. O i baschi pensano di ottenere anche loro l’indipendenza chiedendo l’arrivo di 17mila o 50 mila soldati della NATO?
Quella del Kosovo ਠuna finta indipendenza. Una finta indipendenza che dara’ vita ad una nazione fantoccio, ad un protettorato coloniale, ad una repubblichetta bananiera tenuta in piedi dai mercenari NATO.
Piu’ nello specifico.

In kosovo vivevano anche i serbi e, assieme loro altri minoranze nazionali. E’ vero o non ਠvero che sotto gli occhi degli occupanti a suon di pistolettate e bombe tutte le minoranze sono state espulse? E’ vero o non e’ vero che il Kosovo ਠdiventata con la forza una enclave nazionalmente ripulita? Che fine fanno i diritti democratici delle minoranze cacciate via? Hanno o non hanno essi il diritto al ritorno come i palestinesi nella palestina occupata? Certo che ce l’hanno, ma gli albanesi, con l’appoggio occidentale, fregandosene altamente della democrazia e dei diritti degli altri, negano apertamente questo diritto e si vantano anzi della “bonifica” compiuta.

Nei casi di regioni con nazionalita’ coabitanti (e il Kosovo e’ uno di questi) il diritto all’autodeterminazione, se deve valere per tutti, puo’ solo essere applicato attraverso un sistema federale democratico e una convivenza reciprocamente rispettosa degli altrui diritti. Ove questo non sia possibile, e in Kosovo oggi non e’ possibile, non resta che dividersi, ma dividersi dando ad ogni nazionalità  il dirito a decidere con chi eventualmente convivere.
Gli albanesi vogliono staccarsi dalla Serbia, che riconoscano allora ai serbi il diritto di restare con Belgrado. Non possono pretendere di prendersi sia il Kosovo che la Metohja. Un movimento di liberazione nazionale ਠdemocratico se riconosce al popolo da cui decide di separarsi lo stesso diritto ad autodeterminarsi. Se no diventa annessionista, ovvero antidemocratico. E questo ਠil caso dei kosovari.
Perche’ la NATO non riconosce questa elementare reciprocita’?
Semplice: perche’ dovrebbe ammettere la scomparsa dell’altro suo protettorato bosniaco, riconoscendo ai suoi due terzi di cittadini serbi la facolta’ di unirsi a Belgrado. Perche’ dovrebbe anche accettare di ridisegnare gli artificiali confini della Croazia e riconoscere il diritto al ritono dei serbi delle Kraijne e della Slavonia orientale cacciati a forza nella seconda meta’ degli anni ’90.

Dicendo questo siamo forse troppo sbilanciati dalla parte della Serbia?
La verita’ e’ che ognuno ha dei fini e conduce una lotta per realizzarli. Questa lotta implica farsi dei nemici e avere degli alleati. Saremmo contro la Serbia se questa fosse una pedina della NATO se, come ਠaccaduto solo un anno fa in Kosovo e Albania, fosse stata l’unico posto al mondo che invece di contestare Bush l’avesse osannato svetolando bandierine a stelle e striscie.

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