Diceva Carlo Marx: “Ci vorrano 20 o 30 ani di guerre civile affinchਠil proletariato europeo si liberi da tutta la merda che si porta addosso”.
Una cupa metafora che perಠci aiuta a descrivere la drammatica situazione in cui siamo. La svolta reazionaria di massa che covava da tanti anni si ਠpalesata, liberandosi dei suoi ultimi tabù.
La scomparsa dal Parlamento della sinistra “radicale” ci dice fino a che punto l’Italia si sia americanizzata. Ciಠfa premio a quanto da tanto tempo, di contro a insulti e ostracismi, andavano sostenendo. Ma c’ਠdell’altro.
Qui non ਠsolo che abbiamo due destre e cge quella peggiore ha vinto le elezioni. Questa vittoria, coronata da quella capitolina, fotografa un paese che sprofonda nel baratro delle proprie paure, una plebaglia che andati in fumo i propri sogni piccolo borghesi di ascesa sociale, lungi dal pigliarsela col sistema capitalistico, mette in piazza i suoi lati più oscuri, le sue pulsioni securitarie più ripugnanti. Se la prende con gli immigrati che vorrebbe ridotti a schiavi, coi poveri che non vuole trovarsi tra le palle, coi musulmani colpevoli di non genuflettersi ai piedi del Moloch Occidente e dei cretini che lo abitano. Verrà , non c’ਠda dubitarne, il momento della caccia alle streghe, della persecuzione di tutti i sovversivi.
Siamo davanti a quella che potremmo fascistizzazione sui generis. Non c’ਠbisogno di squadracce, nà© di manganelli e olio di ricino. Se allora il sistema dovette ricorrere all’uso extralegale dei fascisti era perchà© esso barcollava sotto la spinta proletaria che veniva dalla Russia bolscevica. Adesso il sistema ਠforte, l’apparato sistemico di repressione non ਠmai stato cosଠefficiente, della minaccia bolscevica non c’ਠnemmeno l’ombra. La fascistizzazione non possiede infatti solo il lato reattivo, preventivo (nel senso di antirivoluzionario); procede motu proprio dalle viscere dell’Europa, emerge dai più sperduti recessi della propria storia. E’ il conato reazionario, totalitario all’interno, colonialista e imperialista verso l’esterno. Posta davanti al suo tramonto, l’Europa capitalistica non solo si stringe attorno al suo aborto, gli Stati Uniti d’America, essa ha dimostrato di saper fare di peggio, di trovare rimedi estremi, fino ad affidarsi alla dittatura più crudele.
Gli impulsi securitari, che entrambi i poli sistemici hanno avallato e interpretato, non simboleggiano solo l’avidità proprietaria dei parvenus. La xenofobia non ਠche un lato della questione. Essa ਠanzi la metafora di appetiti colonialistici. La caccia al rom o al musulmano nasconde un istinto revanchista, la spinta a portare la guerra alla fonte, là dove nasce il pericolo (nero, verde o giallo che sia), a riprendersi con la forza la posizione dominante perduta.
Una lunga marcia attende le forze ribelli che si annidano dentro l’impero. Esse conosceranno un esodo doloroso. Dovranno abbandonare le casematte dove pensavano di poter sopravvivere, cercheranno altri luoghi in cui mettere radici e consolidarsi. Una Resistenza faticosa, che procederà in parallelo, sul piano pratico e quella teorico. La possibilità di sopravvivere ਠdunque legata, non solo alla capacità di fare fronte, di unire le forze, di abbattere vecchie barriere ideologiche e identitarie, ma di ripensare la rivoluzione europea, le sue forze motrici, le sue alleanze. à‰ legata infine alla necessità di ancorarsi alle Resistenze del primo fronte, ai movimenti antimperialisti che si trovano a combattare sulla prima linea.
Occorre prepararsi al peggio, sapendo che il male minore ਠsempre stato l’alibi di chi rinuncia in partenza a lottare, il velo dietro al quale si nasconde chi ha già introiettato la disfatta.