Una vittoria travolgente, del tutto inattesa nelle sue proporzioni. Alle elezioni dello scorso 10 aprile per l’Assemblea Costituente che porrà fine al regime monarchico, il Partito Comunista del Nepal (maoista) ha ottenuto 118 seggi su 245, quasi il 50%. Se questa vittoria farà da apripista ad una trasformazione sociale vera e propria, ovvero ad una nuova e libertaria forma di socialismo, ਠcerto presto per dirlo. Noi ce lo auguriamo. Da queste elezioni escono con le ossa rotte in molti. Il corrotto regime monarchico anzitutto, ovvero l’oligarchia semifeduale e brahaminica che lo sosteneva. Ne esconobattuti il regime indiano che fino all’ultimo ha sperato di evitare una vittoria dei guerriglieri maoisti di Prachanda come gli Stati Uniti che considerano il PCN (m) un’organizzazione terrorista. Ne esce fortemente ridimensionato il Partito Comunista (Marxisti-leninisti uniti), che combattà© da posizioni opportuniste e governative la guerriglia rivoluzionaria. Ma escono dalla scena anche i settari di ultra sinistra che attaccaroo frontalmente il PCN maoista di Prachanda per aver consegnato le armi e sottoscritto gli accordi del dicembre 2006 che hanno portato a questo storico successo.
Una rondine non fa primavera. Il segnale che dal Nepal giunge alle Resistenze di tutto il mondo ਠtuttavia inequivocabile: solo con la lotta, se necessario anche armata, ਠpossibile spazzare via i regimi asserviti all’imperialismo. Giunge il messaggio che ਠpossibile vincere senza rinnegare i propri ideali, senza ammainare la bandiera del socialismo, a patto di sapere coniugare tattica e strategia, la lotta per la democrazia con quella di liberazione.