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Notiziario del 26 Agosto

30. August 2008

 

1. GAZA VIVRA’
2. “La responsabilità  à¨ interamente di Saakashvili”
Dichiarazione del Comitato georgiano per la pace
3. IRAN: LA REPUBBLICA ISLAMICA E I POTERI DELLA GUIDA

1. GAZA VIVRA’

“Avvistando le coste di Gaza, ci siamo avvicinati
alla più grande prigione che sia mai stata edificata –
dove i secondini, l’esercito israeliano che ne presidia
i confini, impongono la fame come punizione collettiva
ai civili, commettendo crimine contro l’umanità “
(dal testo inviato dalla Free Gaza da Vittorio Arrigoni)

Nel pomeriggio di sabato le due imbarcazioni Free Gaza e Liberty sono finalmente approdate sulla spiaggia di Gaza.
Dopo mesi e mesi di tentativi, questa volta il governo israeliano ha dovuto cedere.
E’ un risultato importante, frutto delle mobilitazioni di questo ultimo anno. Un risultato notevole per il suo valore simbolico di solidarietà  e vicinanza al popolo di Gaza.
Nel dicembre 2007 ed alla fine dello scorso mese di marzo siamo stati tra i protagonisti di due analoghi tentativi via terra: il primo da nord attraverso il valico di Eretz, il secondo da sud dal valico di Rafah. In entrambi i casi le delegazioni di solidarietà  vennero respinte dall’esercito israeliano e da quello del servile Egitto.

Siamo perciಠfelicissimi dell’esito positivo di questo tentativo via mare. E’ il segno delle difficoltà  del governo israeliano, ma soprattutto quello di una volontà  di opporsi all’embargo genocida che non si ferma davanti alle difficoltà .
Ad accogliere le due imbarcazioni c’erano i militanti del “Comitato popolare contro l’assedio”, che molti in Italia hanno potuto conoscere nel maggio scorso negli incontri organizzati in diverse città  dal Comitato Gaza Vivrà .

Il successo di questa spedizione ha avuto anche il merito, tutt’altro che secondario, di richiamare con forza l’attenzione sull’attuale situazione a Gaza. Una situazione che la cosiddetta “tregua” non ha cambiato di molto. Certo, le incursioni israeliane si sono ridotte, ma le terribili condizioni umane, sociali e sanitarie che hanno fatto di Gaza un enorme campo di concentramento non sono affatto mutate.

Il lento genocidio del popolo palestinese continua, come pure l’indifferenza dell’occidente.
Rilanciare la mobilitazione contro l’embargo ਠperciಠurgente e necessario. Questo ਠil messaggio fondamentale che ci giunge dalle due barche arrivate a Gaza.

2. “La responsabilità  à¨ interamente di Saakashvili”
Dichiarazione del Comitato georgiano per la pace

“Ancora una volta la Georgia ਠprecipitata in una situazione di caos e spargimento di sangue. Una nuova guerra fratricida ਠesplosa con rinnovata forza sul suolo georgiano.

Con nostra grande delusione, gli avvertimenti del Comitato georgiano per la pace e di personalità  progressiste della Georgia sul carattere pernicioso della militarizzazione del paese e il pericolo di una politica simil-fascista e nazionalista non sono stati ascoltati.

Le autorità  della Georgia hanno organizzato un’altra guerra sanguinosa, sentendosi sostenute da alcuni paesi occidentali e da organizzazioni regionali e internazionali. Ci vorranno decenni per lavare la vergogna di cui i detentori del potere hanno macchiato il popolo georgiano.

L’esercito georgiano — armato e addestrato da istruttori statunitensi e dotato di armi statunitensi — ha barbaramente distrutto la città  di Tsinvali. I bombardamenti hanno ucciso civili osseti, i nostri fratelli e sorelle, bambini, donne e anziani. Più di 200 abitanti di Tsinvali e dei suoi dintorni sono morti.

Sono morti altresଠcentinaia di civili di nazionalità  georgiana, sia nella zona del conflitto sia nell’intero territorio della Georgia.

Il Comitato georgiano per la pace esprime le sue sentite condoglianze ai familiari e agli amici delle vittime.

Tutta la responsabilità  di questa guerra fratricida, della morte di centinaia di bambini, donne ed anziani, delle sofferenze inflitte agli abitanti dell’Ossezia del Sud e della Georgia, ricade esclusivamene sull’attuale presidente, sul parlamento e sul governo della Georgia.

L’irresponsabilità  e l’avventurismo del regime di Saakashvili non hanno limiti. Il presidente della Georgia e la sua squadra, senza subbio, sono criminali e vanno considerati responsabili.

Il Comitato georgiano per la pace, insieme a tutti i partiti e ai movimenti sociali progressisti della Georgia, lotterà  per assicurarsi che gli organizzatori di questo mostruoso genocidio abbiano una punizione severa e legittima.

Il Comitato georgiano per la pace chiede alla pubblica opinione di non identificare l’attuale governo georgiano col popolo georgiano, con la nazione georgiana, e chiede a tutti di sostenere il popolo georgiano nella lotta contro il regime criminale di Saakashvili.

Ci appelliamo a tutte le forze politiche, i movimenti sociali e il popolo in Georgia perchà© si uniscano per liberare il paese dal regime antipopolare, russofobo e filofascista di Saakashvili!”

Tbilisi, 11 agosto 2008

Comitato georgiano per la pace / Georgian Peace Committee
0182. Apt. 2, quarter 8, house 10, massif 3, Tbilisi, Georgia
Tel: ++ 995 93 761363 Fax/Tel: ++ 995 32 731516
E-mail: pc_of_georgia@yahoo.com

3. IRAN: LA REPUBBLICA ISLAMICA E I POTERI DELLA GUIDA

Nel Notiziario del 29 luglio nel pezzo dal titolo “L’IRAN, AHMADINEJAD E NOI”, affermavamo:

“Ci divide da Ahmadinejad … il principio dello Stato islamico il quale, per quanto si autodefinisca Repubblica, consegna la piena supremazia ad un Consiglio di esperti religiosi con poteri di veto assoluti e insindacabili e in cima ai quale c’ਠuna Grande Guida (oggi Khamenei) che per costituzione ਠinfallibile (come il Papa) e ha l’ultima parola su tutto. Ci divide infine da Ahmadinejad, come dalle correnti islamiche salafite conservatrici, l’idea che la democrazia come il socialismo siano entrambi “sataniche fabbricazioni” dell’Occidente, ovvero che l’Islam sia incompatibile con la prima e col secondo”.

Abbiamo ricevuto, e volentieri pubblichiamo, questa nota critica

“Nessun Wali Faqih, si tratti dell’Imam Khomeyni o di Ayatullah Khamenei, ਠritenuto dai suoi seguaci “infallibile”, nà©, tanto meno, vi ਠalcun accenno in proposito nella Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran. Secondo il credo sciita, soltanto i Profeti, Fatima Zahra ed i 12 Imam successori del Profeta Muhammad sono infallibili (masumin). Tutti gli altri, compresi i più grandi sapienti sciiti di ogni epoca, sono ritenuti fallibili.
Quanto alla Wilayat al-Faqih, sebbene la sovranità  spetti ai sapienti religiosi (fuqaha), che laddove esistono le condizioni scelgono il più sapiente nel campo religioso e socio-politico come Guida, non bisogna comunque dimenticare che il Consiglio degli Esperti (Majlis Khubregan), che ha la facoltà  di scegliere ed anche destituire il Wali Faqih, ਠeletto direttamente dalla popolazione.

Alcuni musulmani sciiti di Roma”

Approfittiamo di questa nota critica per chiarire ogni possibile equivoco.

Per “costituzione” non si voleva intendere la “Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran”, si voleva significare piuttosto costitutivamente, ovvero che la Guida (Rahbar) in quanto fiduciario e vicario del Profeta nonchà© delegato dell’Imam nascosto (Nayeb-e Imam), tende ad essere considerato dalla comunità  dei fedeli colui che ha l’ultima parola su tutto, sia sulle questioni di fede che politiche. L’aggettivo “infallibile”, l’abbiamo quindi usato più in senso letterario ed evocativo che scientifico.

Detto questo, andiamo alla sostanza.

Quando Khomeyni formulಠla sua tesi del Governo Islamico (in sintesi “Velayat-e faqih”) in maniera inequivocabile affermಠche la sovranità  politica non appartiene al popolo ma a Dio, che il popolo non deve fare le leggi ma deve solo obbedire a quelle date da Dio (Sharia). Ma chi dovrebbe esercitare questa sovranità  politica visto che Dio non pare voglia occuparsi direttamente degli affari umani? E dato che il Profeta e gli Imam non sono più? Spetta appunto a colui che gli esperti religiosi, ovvero il clero sciita, scelgono tra di essi e solo tra di essi, come il più adatto a governare, come Guida suprema.

Khomeyni non lasciಠdubbio sul fatto che questa Guida dovesse avere “… gli stessi poteri che Dio diede al Profeta ed all’emiro dei credenti”, e che il popolo dovesse obbedire a questo governante dal momento che “… egli altro non ਠche un esecutore degli ordini e della volontà  divina”.

E’ infine un dato di fatto che Khomeyni, una volta salito al potere, venne subito qualificato non solo come Ayatollah (segno di Allah) ma come Imam e questa qualificazione, i fratelli sciiti lo sanno bene, viene attribuita solo ai “Quattorici purissimi”: il Profeta, sua figlia Fatima e di Dodici Imam. In altre parole il “Velayat-e faqih” pare essere una torsione decisamente ierocratica e autocratica della tradizione califfale sunnita. Ed ਠun altro dato di fatto che questa qualificazione, dopo la morte di Khomeyni, ਠstata trasmessa a Khamenei.

Ora chiediamo ai fratelli sciiti: in che senso e fino a che punto puಠconsiderarsi fallibile un esecutore della volontà  divina?

Per quanto concerne i poteri che la “Costituzione della Repubblica Islamica dell’Iran” (vedi l’Art. 110), affida alla Guida suprema, malgrado le modificazioni del 1989 e la presenza di organi a legittimità  politica (parlamento e presidenza della Repubblica), essi restano enormi.
Vogliamo elencarli? “Determina le linee generali che ispirano la politica del paese; vigila sull’applicazione di tali linee politiche; indice I referendum; conferisce l’incarico, o ritira la nomina, ai giuristi islamici del Consiglio dei Guardiani (ovvero di coloro che decidono se le leggi approvate daà²l Parlamento possano diventare effetive o annullate); nomina il capo dell’apparato giudiziario e, nel campo del monopolio della forza, il Capo di Stato maggiore dell’esercito; il comandante dei Corpi delle Guardie della Rivoluzione (Pasdaran), I capi delle forze armate, di cui ਠcomandante supremo, e della polizia; dichiara la guerra e ordina la mobilitazione generale; risolve le eventuali dispute tra I poteri dello Stato; firma il decreto di nomina del presidente della Repubblica dopo la sua elezione e ne decreta eventualmente le dimissioni…”. Controlla infine tutte le principali Fondazioni sociali, economiche e culturali, che sono i pilastri della Repubblica Islamica dell’Iran.

Che poi questa Guida suprema sia eletta da un Consiglio di esperti (anche il Papa ਠscelto dal Conclave dei Cardinali) non contraddice che nel quadro del “Velayat-e faqih” il Consiglio in questione alieni i suoi poteri e li conceda tutti, alla Guida suprema. Ed ਠvero che gli ottantasei membri del Consiglio degli Esperti (Majlis-e Khebregan) vengano eletti a suffragio universale, ma i candidati sono tutti clericali e le liste decise dal clero medesimo.

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